Titolo: Tricksy
Serie: D.Gray-man
Personaggi: Lavi, Allen, Kanda, Lenalee
Rating: Giallo
Genere: Generale, Drammatico,
Sovrannaturale, Suspense
Avvisi: Alternative Universe, One-Shot
Note: Ho infilato anche
Tutti la
amano, vero, ma non siate gelose. Fanno bene, semplicemente, perché
anch’io la amo <3
Non
odiatela.
Per
favore.
Tricksy
I passi
risuonavano piatti, secchi, sotto i suoi piedi. Abbassò lo sguardo,
corrucciando il viso, notando parecchi metri sotto di se un pavimento a scacchi bianco e nero.
«Toh,
un ospite!» chioccò una voce il lontananza,
affianco a suo orecchio sinistro.
«Non
mi interessa» rispose un altro alla sua destra, in fondo alla sala.
«Chi
c’è?»
Allen si
voltò, lentamente, incerto.
«Lenalee?»
«La
lady non c’è. E’ rimasta di sotto» ridacchiò la
prima voce, con un distratto gesto della mano.
«Ma
siamo venuti insieme!»
Precisò
il ragazzino, confuso, puntando i piedi per terra con aria stizzita.
«E’
andata, non c’è. Non rompere, moccioso» la seconda voce,
dura come prima, lo infastidì.
«Tu
stai zitto, nessuno ti ha chiesto niente»
«Ti
faccio a fette, prova a ripeterlo!»
«Suuu,
Yu-chan, non fare il bambino! E’ un ospite, è un ospite!»
Una mano
gli si poggiò con confidenza sulla spalla, e una lingua schioccò
con tono divertito al suo orecchio.
Si
sentì un rumore sordo, in lontananza, delle risate acute e qualche
borbottio indistinto.
«Chi
c’è?» chiese ancora una volta il ragazzino, voltandosi a
guardare il ragazzo dai capelli rossi che gli sorrideva sornione. «Lavi,
sei stato tu?»
«Oh,
ci conosciamo?»
Allen
corrucciò lo sguardo, riflettendoci. No, non lo conosceva. Però
gli sembrava familiare.
«No»
«Yu-chan,
questo ospite è stupido!»
«Ehi!»
«L’ho
detto io» replicò seccata l’altra voce.
«La
volete piantare? Lenalee!»
«Che
rumoroso che sei, Allen-chan»
«Non
chiamarmi così, non ti conosco neanche!»
«Concordo,
piantala di usare questi vezzeggiativi. O ammazzo anche te.»
Lavi rise,
però fece un passo indietro per allontanarsi del ragazzo con i capelli
scuri.
Poi rimase
per un po’ in silenzio, guardando in giro con aria annoiata.
«Beh?»
chiese il rosso.
«“Beh”
cosa?»
«Mi
annoio!»
Il moro
gemette, sconfortato. «Ti ammazzo» ripetè.
«Ma
così mi annoierei ancora di più!»
Allen
scosse la testa, lasciandoli battibeccare, allontanandosi con uno sbuffo
infastidito. Fissò per terra, di nuovo, e vide una ragazza, dai lunghi
capelli scuri, che camminava sotto di loro, sul pavimento a scacchi.
«Oh»
si lasciò sfuggire, sorpreso. Corrucciò lo sguardo, guardò
verso i due ragazzi che si azzuffavano più o meno seriamente dietro di
lui, poi provò a toccare sotto i propri piedi. «Ehi, voi
due!» chiamò quasi subito dopo, quando si rese conto di non poter
scendere in nessun modo.
«Sìììì?»
rispose candidamente Lavi, anche se un po’ affannato dallo sforzo di
allontanare il giapponese che cercava di strozzarlo. Sempre più o meno
seriamente.
«Come
faccio a scendere?»
«Con
tante cattive azioni?» propose il rosso con un ghigno.
«Prova
a buttarti, moyashi!» ribattè invece Yu, a sua
volta affannato.
«Ah.ah.»
rispose sarcastico il più piccolo. «Bakanda»
«Te la strappo quella
fottutissima lingua che-»
«Le-na-lee!» lo interruppe il più piccolo,
scandendo il nome, mentre ancora una volta batteva un piede per terra con aria
stizzita. «Perché non mi sente?» chiese rivolto agli altri
due.
Altre
risate, un po’ più vicine, fastidiose. Ragazzi che ridono,
scherzano, urlano.
«Perché
tu non senti lei, forse.»
«Ma…»
«Non
vi stancate mai di guardarla?» chiese Yu.
«Io
no» rispose l’inglese.
«Neanche»
ripetè il rosso.
«Non
proprio.» continuò.
«Mi
piace» aggiunse.
«E’
carina!» disse come commento totalmente inopportuno.
«Maniaco»
sbuffò Allen.
«Ma-»
«Maniaco»
concordò il giapponese.
«Ma
siete voi che…sei tu che ci esci, Allen-chan!»
«Ci
uscivo» replicò imbarazzato quello, serrando i pugni. «E poi
io ho la sua età, tu no!»
«Però
tra un paio d’anni la differenza non sarà più così
ovvia!»
Il ragazzo
dai capelli bianchi, sbuffò, esasperato. Poi gli tornò in mente qualcosa,
e corrucciò lo sguardo. «Ehi!»
«Che
c’è?»
«Ma
mi hai chiamato di nuovo “Allen-chan”! Ti ho detto di non
farlo!»
«Toh,
sveglia la mammoletta!» borbottò distrattamente Kanda, scuotendo
la testa.
«E
neanche così, bakanda!»
«Non
è bakanda, è Yu-chan!» si intromise Lavi, quasi offeso.
«Io
vi ammazzo! Lo faccio sul serio, vi massacro, tutti e due!»
Il rosso
rise, evitando con agilità un calcio ben mirato al suo stomaco,
avvicinandosi poi al più piccolo con un balzo, afferrandolo per la vita
e usandolo come scudo.
«Ehi!»
«Scusa
tanto, è per il bene supremo!» chioccò prontamente
l’altro, ghignando in direzione di Yu.
«Lasciami!
Piantala! Anzi, piantatela tutti e due, devo andare da Lenalee!»
Ci fu uno
scoppio, secco, un fracasso infernale e poi un singhiozzo. Qualcosa di
familiare, di doloroso.
«…cos’è
stato?»
Lavi fece
finta di starnutire. «Cosa?» chiese distrattamente.
«Quel
botto!» l’inglese fece per staccarsi del rosso, ma quello lo tenne
saldamente contro di se, bloccandogli le braccia. «Lasciami!»
Kanda fece
schioccare le labbra, stizzito.
Il rosso
invece poggiò il mento contro la sua spalla, sospirando. «Non
è stato niente, Allen-chan. Lascia perdere»
«Non….ditemi cos’è stato!»
Provò
a divincolarsi, inutilmente, arrivando persino a scalciare come un bambino.
«Diglielo»
disse improvvisamente il giapponese, seccato. «Prima o poi lo
capirà»
«No!»
replicò quasi scandalizzato l’altro. «Se non lo sa è
meglio così!»
«Dirmi
cosa? Lavi, dannazione, lasciami!»
«Diglielo»
«No»
Ripeterono
entrambi ancora una volta.
Allen
gemette, confuso, piegando la testa in avanti, non potendo far altro.
Vide un
polverone, sotto i loro piedi, e dei codini scuri che si muovevano nella
confusione.
«LENALEE!»
Neanche
Lavi riuscì a tenerlo, quando il pavimento crollò, alla fine,
sotto i loro piedi.
«LENALEE!»
gridò di nuovo il ragazzo, atterrando finalmente in mezzo alla polvere,
ai pezzi di legno e alla macerie, correndo verso la
ragazza.
Le risate smisero
di premergli contro il cervello, sostituite da urla e altri schianti in
lontananza. Un ricordo, forse.
La ragazza
si voltò, mentre una lacrima spaventata le bagnava il viso. Lo
abbracciò, quando fu abbastanza vicino, premendosi contro di lui,
singhiozzando.
«Allen-kun!»
pianse lei «Loro…io…non sono riuscita…stavo…»
Lui la
strinse, istintivamente, guardando con occhi sgranati e una smorfia di dolore
sul viso i pezzi di muro e le travi davanti a loro.
«Scusa»
borbottò la voce di Lavi, dietro di lui, nell’istante in cui una
mano stanca si poggiava sulla testa tramante della ragazza.
«Siete
degli stupidi, tutti quanti» rispose la voce amara di Allen, mentre
inghiottiva a forza un groppo alla gola che gli doleva.
Lanciò
un’occhiata dietro di sé, incrociando lo sguardo impassibile e
scontroso di Kanda.
«Diglielo»
disse ancora una volta, lentamente. Sembrava l’unico a suo agio, in un
certo senso. «Se ancora non ha capito»
Ci furono
altre grida, preoccupate, e i ragazzi si fecero istintivamente da parte,
lasciando passare i soccorsi.
«Non
fa niente» rispose l’inglese, scuotendo la testa con aria stanca.
«Non fa niente…»
«Lavi»
la ragazza tirò su con il naso, ricacciando indietro le lacrime.
«Mi dispiace, io…»
Lui
sorrise, rassicurante, passandole una mano tra i capelli. «Non è
niente, Lenalee.»
Ci fu
ancora un attimo di silenzio, poi, Allen ridacchiò, anche se
sembrò che piangesse.
«Maniaco»
«Maniaco»
concordò Kanda, avvicinandosi ai tre.
«Ehi!»
Lenalee
rise, pacatamente, contro la spalla di Allen. Poi tornò a sorreggersi
sulle proprie gambe, prendendo un grosso respiro.
«Andiamo?»
Il
giapponese annuì, prendendo il rosso per la sciarpa
quando non si mosse, scrutando invece seccato l’altro ragazzo.
«Muoviti,
tu. Tanto non possiamo più fare niente.»
Quello
annuì, impercettibilmente, seguendo gli altri che si stavano già
allontanando. Lanciò un’ultima occhiata al proprio corpo, pressato
tra le macerie e quello di Lavi, Kanda e Lenalee, sospirando. Neanche in tre
erano riusciti a salvarla da quello stupido muro.
«Stupidi»
disse, poi si girò e sparì dietro il muro della Casa degli Orrori.
Tricksy
End
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