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Autore: Edward    16/04/2008    9 recensioni
Un botto, un rumore, un singhiozzo.
Un ricordo, nostalgico.
Due fantasmi, un ragazzino. E una Lady che si è persa di sotto.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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I passi risuonavano piatti, secchi, sotto i suoi piedi

Titolo: Tricksy

Serie: D.Gray-man

Personaggi: Lavi, Allen, Kanda, Lenalee

Rating: Giallo

Genere: Generale, Drammatico, Sovrannaturale, Suspense

Avvisi: Alternative Universe, One-Shot

Note: Ho infilato anche la Lady in questa fic. Per favore, non odiatela. E’ talmente puccia (L)

Tutti la amano, vero, ma non siate gelose. Fanno bene, semplicemente, perché anch’io la amo <3

Non odiatela.

Per favore.

 

 

 

 

Tricksy

 

 

 

 

I passi risuonavano piatti, secchi, sotto i suoi piedi. Abbassò lo sguardo, corrucciando il viso, notando parecchi metri sotto di se un pavimento a scacchi bianco e nero.

«Toh, un ospite!» chioccò una voce il lontananza, affianco a suo orecchio sinistro.

«Non mi interessa» rispose un altro alla sua destra, in fondo alla sala.

«Chi c’è?»

Allen si voltò, lentamente, incerto.

«Lenalee?»

«La lady non c’è. E’ rimasta di sotto» ridacchiò la prima voce, con un distratto gesto della mano.

«Ma siamo venuti insieme!»

Precisò il ragazzino, confuso, puntando i piedi per terra con aria stizzita.

«E’ andata, non c’è. Non rompere, moccioso» la seconda voce, dura come prima, lo infastidì.

«Tu stai zitto, nessuno ti ha chiesto niente»

«Ti faccio a fette, prova a ripeterlo!»

«Suuu, Yu-chan, non fare il bambino! E’ un ospite, è un ospite!»

Una mano gli si poggiò con confidenza sulla spalla, e una lingua schioccò con tono divertito al suo orecchio.

Si sentì un rumore sordo, in lontananza, delle risate acute e qualche borbottio indistinto.

«Chi c’è?» chiese ancora una volta il ragazzino, voltandosi a guardare il ragazzo dai capelli rossi che gli sorrideva sornione. «Lavi, sei stato tu?»

«Oh, ci conosciamo?»

Allen corrucciò lo sguardo, riflettendoci. No, non lo conosceva. Però gli sembrava familiare.

«No»

«Yu-chan, questo ospite è stupido!»

«Ehi!»

«L’ho detto io» replicò seccata l’altra voce.

«La volete piantare? Lenalee!»

«Che rumoroso che sei, Allen-chan»

«Non chiamarmi così, non ti conosco neanche!»

«Concordo, piantala di usare questi vezzeggiativi. O ammazzo anche te.»

Lavi rise, però fece un passo indietro per allontanarsi del ragazzo con i capelli scuri.

Poi rimase per un po’ in silenzio, guardando in giro con aria annoiata.

«Beh?» chiese il rosso.

«“Beh” cosa?»

«Mi annoio!»

Il moro gemette, sconfortato. «Ti ammazzo» ripetè.

«Ma così mi annoierei ancora di più!»

Allen scosse la testa, lasciandoli battibeccare, allontanandosi con uno sbuffo infastidito. Fissò per terra, di nuovo, e vide una ragazza, dai lunghi capelli scuri, che camminava sotto di loro, sul pavimento a scacchi.

«Oh» si lasciò sfuggire, sorpreso. Corrucciò lo sguardo, guardò verso i due ragazzi che si azzuffavano più o meno seriamente dietro di lui, poi provò a toccare sotto i propri piedi. «Ehi, voi due!» chiamò quasi subito dopo, quando si rese conto di non poter scendere in nessun modo.

«Sìììì?» rispose candidamente Lavi, anche se un po’ affannato dallo sforzo di allontanare il giapponese che cercava di strozzarlo. Sempre più o meno seriamente.

«Come faccio a scendere?»

«Con tante cattive azioni?» propose il rosso con un ghigno.

«Prova a buttarti, moyashi!» ribattè invece Yu, a sua volta affannato.

«Ah.ah.» rispose sarcastico il più piccolo. «Bakanda»

«Te la strappo quella fottutissima lingua che-»

«Le-na-lee!» lo interruppe il più piccolo, scandendo il nome, mentre ancora una volta batteva un piede per terra con aria stizzita. «Perché non mi sente?» chiese rivolto agli altri due.

Altre risate, un po’ più vicine, fastidiose. Ragazzi che ridono, scherzano, urlano.

«Perché tu non senti lei, forse.»

«Ma…»

«Non vi stancate mai di guardarla?» chiese Yu.

«Io no» rispose l’inglese.

«Neanche» ripetè il rosso.

«Non proprio.» continuò.

«Mi piace» aggiunse.

«E’ carina!» disse come commento totalmente inopportuno.

«Maniaco» sbuffò Allen.

«Ma-»

«Maniaco» concordò il giapponese.

«Ma siete voi che…sei tu che ci esci, Allen-chan!»

«Ci uscivo» replicò imbarazzato quello, serrando i pugni. «E poi io ho la sua età, tu no!»

«Però tra un paio d’anni la differenza non sarà più così ovvia!»

Il ragazzo dai capelli bianchi, sbuffò, esasperato. Poi gli tornò in mente qualcosa, e corrucciò lo sguardo. «Ehi!»

«Che c’è?»

«Ma mi hai chiamato di nuovo “Allen-chan”! Ti ho detto di non farlo!»

«Toh, sveglia la mammoletta!» borbottò distrattamente Kanda, scuotendo la testa.

«E neanche così, bakanda!»

«Non è bakanda, è Yu-chan!» si intromise Lavi, quasi offeso.

«Io vi ammazzo! Lo faccio sul serio, vi massacro, tutti e due!»

Il rosso rise, evitando con agilità un calcio ben mirato al suo stomaco, avvicinandosi poi al più piccolo con un balzo, afferrandolo per la vita e usandolo come scudo.

«Ehi!»

«Scusa tanto, è per il bene supremo!» chioccò prontamente l’altro, ghignando in direzione di Yu.

«Lasciami! Piantala! Anzi, piantatela tutti e due, devo andare da Lenalee!»

Ci fu uno scoppio, secco, un fracasso infernale e poi un singhiozzo. Qualcosa di familiare, di doloroso.

«…cos’è stato?»

Lavi fece finta di starnutire. «Cosa?» chiese distrattamente.

«Quel botto!» l’inglese fece per staccarsi del rosso, ma quello lo tenne saldamente contro di se, bloccandogli le braccia. «Lasciami!»

Kanda fece schioccare le labbra, stizzito.

Il rosso invece poggiò il mento contro la sua spalla, sospirando. «Non è stato niente, Allen-chan. Lascia perdere»

«Non….ditemi cos’è stato!»

Provò a divincolarsi, inutilmente, arrivando persino a scalciare come un bambino.

«Diglielo» disse improvvisamente il giapponese, seccato. «Prima o poi lo capirà»

«No!» replicò quasi scandalizzato l’altro. «Se non lo sa è meglio così!»

«Dirmi cosa? Lavi, dannazione, lasciami!»

«Diglielo»

«No»

Ripeterono entrambi ancora una volta.

Allen gemette, confuso, piegando la testa in avanti, non potendo far altro.

Vide un polverone, sotto i loro piedi, e dei codini scuri che si muovevano nella confusione.

«LENALEE!»

Neanche Lavi riuscì a tenerlo, quando il pavimento crollò, alla fine, sotto i loro piedi.

«LENALEE!» gridò di nuovo il ragazzo, atterrando finalmente in mezzo alla polvere, ai pezzi di legno e alla macerie, correndo verso la ragazza.

Le risate smisero di premergli contro il cervello, sostituite da urla e altri schianti in lontananza. Un ricordo, forse.

La ragazza si voltò, mentre una lacrima spaventata le bagnava il viso. Lo abbracciò, quando fu abbastanza vicino, premendosi contro di lui, singhiozzando.

«Allen-kun!» pianse lei «Loro…io…non sono riuscita…stavo…»

Lui la strinse, istintivamente, guardando con occhi sgranati e una smorfia di dolore sul viso i pezzi di muro e le travi davanti a loro.

«Scusa» borbottò la voce di Lavi, dietro di lui, nell’istante in cui una mano stanca si poggiava sulla testa tramante della ragazza.

«Siete degli stupidi, tutti quanti» rispose la voce amara di Allen, mentre inghiottiva a forza un groppo alla gola che gli doleva.

Lanciò un’occhiata dietro di sé, incrociando lo sguardo impassibile e scontroso di Kanda.

«Diglielo» disse ancora una volta, lentamente. Sembrava l’unico a suo agio, in un certo senso. «Se ancora non ha capito»

Ci furono altre grida, preoccupate, e i ragazzi si fecero istintivamente da parte, lasciando passare i soccorsi.

«Non fa niente» rispose l’inglese, scuotendo la testa con aria stanca. «Non fa niente…»

«Lavi» la ragazza tirò su con il naso, ricacciando indietro le lacrime. «Mi dispiace, io…»

Lui sorrise, rassicurante, passandole una mano tra i capelli. «Non è niente, Lenalee.»

Ci fu ancora un attimo di silenzio, poi, Allen ridacchiò, anche se sembrò che piangesse.

«Maniaco»

«Maniaco» concordò Kanda, avvicinandosi ai tre.

«Ehi!»

Lenalee rise, pacatamente, contro la spalla di Allen. Poi tornò a sorreggersi sulle proprie gambe, prendendo un grosso respiro.

«Andiamo?»

Il giapponese annuì, prendendo il rosso per la sciarpa quando non si mosse, scrutando invece seccato l’altro ragazzo.

«Muoviti, tu. Tanto non possiamo più fare niente.»

Quello annuì, impercettibilmente, seguendo gli altri che si stavano già allontanando. Lanciò un’ultima occhiata al proprio corpo, pressato tra le macerie e quello di Lavi, Kanda e Lenalee, sospirando. Neanche in tre erano riusciti a salvarla da quello stupido muro.

«Stupidi» disse, poi si girò e sparì dietro il muro della Casa degli Orrori.

 

 

 

Tricksy

End

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