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Autore: Nocturnia    30/10/2013    6 recensioni
"Come mai accendiamo le zucche ad Halloween, mamma?"
"Per dire allo spirito errante di stare lontano dalle nostre case."
"E perché non possiamo farlo entrare? Fuori è freddo."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Selina Kyle aka Catwoman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A luci spente Disclaimer: Bruce Wayne, Selina Kyle e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.



A Keiko, perché senza di lei il mio mondo da fangirl e fanwriter sarebbe più vuoto e più oscuro. 

A Kuma_cla, una compagna di viaggio e di passioni irrinunciabile e bellissima.

A Stonk, anima affine e lettrice impagabile.

A Callie_Stephanides, che mi scalda il cuore ogni volta e con ogni parola.

A tutti voi, lettori vecchi e nuovi, che mi seguite per le strade di Gotham, un grazie di cuore.

Questa storia è per voi.



"Il buio e l'attesa hanno lo stesso colore."

- Giorgio Faletti -


A luci spente



"Come mai accendiamo le zucche ad Halloween, mamma?"
"Per dire allo spirito errante di stare lontano dalle nostre case."
"E perché non possiamo farlo entrare? Fuori è freddo."
"Ha commesso troppi peccati per meritarlo, Bruce. Troppi, per scorgere lo spiraglio di alcun futuro. Non possiamo permettere che si nutra delle nostre speranze solo perché ha perso le sue. Un giorno, forse, lo capirai."
E la perplessità d'un bambino era stata l'unica risposta.

****

Osservi Gotham, intrappolata nella sua ragnatela di fumi tossici e sbavature di nebbia.
Ne osservi i contorni, mani grandi e ruvide di guerriero ad accarezzare un corpo di pietra e buio.
Ne percepisci il sapore, un insieme di sangue rappreso e occhi vuoti, anime stanche e fiducie svendute.
Espiri con forza, nel petto l'arrogante riverberare d'un ruggito trattenuto.
"È una bella notte, non trovi, pipistrello?"
"Non abbastanza." replichi parco "Non lo sarà mai abbastanza, Selina."
Lo strillo acuto di un bambino ti riporta oltre il cornicione del palazzo, ma è Halloween e Gotham si è già popolata di mostri ridenti e felici, non assassini di paglia e clown senza alcuna allegria.

Per una notte. Una sola.

"Oh, ma che carino." tuba Selina "Si è vestito da Batman!" e sorride mentre lo dice, dondolando un piede oltre la gargolla e togliendosi la maschera.
Mormori una risposta che pare più il ringhio d'una bestia messa alla catena, ma la gatta non è nuova a queste esternazioni, per cui scrolla le spalle e non smette di sorridere.
"Perché sei qui, Selina?" le rivolgi un'occhiata in tralice "Nessuna rissa nell'East End?"
"Qualcuna." ribatte, fissandosi le unghie del guanto "Ma ho saputo sistemarle." conclude, flettendo le dita e lasciandole scorrere sull'impiantito.
"Traffico di droga? Prostituzione? Qualche affare di..."
"Da come parli..." e la sua voce ha assunto una sfumatura irritata "sembra proprio che sia stata una scortesia venirti a cercare."
Silenzio.

Click click click click.

Selina continua a graffiare il cemento del terrazzo, non concedendoti alcuna tregua.
"Non intendevo quello."
"Io invece sì." ribatte, alzandosi in piedi e sistemandosi il visore notturno sul volto "Chiamami quando Gotham sarà al sicuro, Bruce."  
"Selina..."  
Ma l'oscurità non ha alcun conforto da regalarti.

Grayson ha un sorriso furbo sulle labbra e il telefono tra le mani.
"Siamo di ronda." gli ricordi piccato "Metti via quel palmare."
Ti ignora, twittando qualcosa a Tim (l'hai visto con la coda dell'occhio) e ridacchiando leggermente.
"Dick." lo ammonisci, usando il tono alla sono-il-dannato-Batman-e-faccio- pisciare-addosso-i-criminali.
"Un attimo, un attimo." risponde "Non è fortissimo?"
Alzi un sopracciglio, irritato.
"Che cosa? La tua deliberata negligenza oppure il fatto che..."
Quando Nightwing ti mostra il tweet, ti zittisci all'improvviso.
"Non è divertente."
"Nemmeno tu lo sei, eppure sono ancora qui."
"Sei un dannatissimo ragazzino troppo intelligente."
"Lo prendo come un complimento, papà."
Una bambina vestita da arlecchino attraversa la strada e la madre la insegue con un cestino pieno di caramelle e biscotti.
"Oh, guarda: una piccola Harley Quinn."
Un grugnito è la tua unica risposta.

Gotham ha un rituale tutto suo per officiare l'arrivo della festa di Samhain.
È la sua notte, d'altronde - quel pugno di stelle cieche e orbite morte nelle quali può essere, finalmente, ciò che è sempre stata: una madre e un mostro.
Apre l'armadio Gotham, e sposta ossa vecchie e nuove per trovare il suo vestito migliore.
È la cenere dei sogni dimenticati a farle da corona, nelle mani uno scettro di dolori mai sanati e ferite sempre aperte.
Cammina sui corpi della sua gente e viene acclamata; viene amata.
Sorride, denti marci e affilati a dispensare parole già stanche, ma è bello.
Per una volta - una sola - è bello poter essere un mostro tra i mostri.
Un uomo - una donna, una città - che non ha paura della propria pelle.

Nightwing assicura le corde attorno al polso del criminale, accendendo poi il segnale per Gordon.
"Manca mezz'ora all'alba." annuncia "Sicuro di non voler andare da lei?"
"Non so di cosa tu stia parlando."
Dietro la mascherina Dick rotea gli occhi al cielo, saltando sulla ringhiera e sciogliendosi i muscoli tesi della schiena.
"Pinguino non ci darà più problemi: non questa sera, almeno. E sai benissimo a cosa mi riferisco, Bruce."
"Non sono comunque affari tuoi."
"Forse no." accondiscende Grayson "ma persino Jack-o'-lantern merita un po' di riposo, di tanto in tanto."
Storni lo sguardo dall'orizzonte, posandolo sul profilo dritto e regolare del vecchio ragazzo meraviglia.
"Non avrei mai dovuto raccontarti quella leggenda."
Si stira pigramente Grayson, passandosi una mano tra i capelli.
"Ci sono cose che non puoi evitare, Bruce. Essere Batman è una di queste, il tuo premio e la tua punizione." estrae il rampino con una rapida torsione del polso, assestando un calcio al gregario di Cobblepot che si stava risvegliando "L'altra, è quella di dividere i tetti con una gatta irriverente e senza paura."
Di Nightwing, un uccellino che era diventato falco spietato.

Selina si arrotola dentro l'asciugamano, godendosi il tepore della doccia appena conclusa.
Isis le corre incontro, scivolando tra le sue gambe e cominciando a fare le fusa.
Gli dispensa una carezza distratta, aprendo la finestra della camera e appoggiandosi sul bordo del telaio.
Halloween non ha fatto prigionieri e sebbene Julian Day abbia omaggiato l'East End con la sua presenza, Selina è stata abbastanza veloce da neutralizzarlo, una chiamata al pettirosso e una fuga tra i vicoli di Gotham.
Sospira, frugando dentro un cestino a forma di strega e mettendosi in bocca le caramelle rimaste.
Scompone il cielo Selina, alla ricerca d'un pipistrello brutale e feroce, d'un amore che aveva mendicato anche troppo a lungo.
La liquirizia ha un sapore freddo sulla lingua e il primo sangue dell'alba le sfiora gli zigomi.
La zucca che Holly ha intagliato il giorno prima è ancora al suo posto, illuminata da una fiamma vorace quanto il suo stesso cuore.

Eppure sono le briciole quelle di cui ti accontenti.

Stira le labbra in una piega contrariata Selina, e ricorda una vecchia storia di fantasmi e debiti mai pagati.
Ricorda rapidi momenti felici e lampi di speranza, fugaci quanto i baci d'un uomo che a Gotham doveva - voleva - dare tutto.
Ricorda e le si affolla la mente d'inutili domande, perché la risposta l'ha sempre avuta, racchiusa tra dita intrecciate e l'umido di voglie sfogate l'uno sull'altro.
La zucca sembra quasi sorriderle e Selina ne spegne ogni luce, perché lui sappia.
Perché lui possa trovarla, oltre Gotham e oltre le maschere d'un Halloween senza fine.
Perché possa, almeno per quella notte, amarla.

"Quindi, se spengo la candela, Jack-o'-lantern potrà trovare rifugio nella nostra casa, giusto?"
"Sì, Bruce, esatto."
"Posso farlo?"
"Il cuore è tuo, Bruce. Non posso dirti cosa fare, piccolo mio, ma solo di seguire ciò che ritieni giusto."
Aveva annuito il bambino, occhi già grandi e le mani strette a quelle di sua madre.
"Allora lo farò." e aveva soffiato sulla candela, lasciando che Jack - quello solo, quello disperato, lo sperduto - seguisse l'oscurità da lui tanto bramata.
Perché era un figlio del nulla Jack, una leggenda e un simbolo, un tutto e un niente.
Era una creatura della notte e alla notte tornava, orbite cave e sorriso sdentato.
Fuori, un pipistrello aveva appena lanciato il suo grido.
Dentro, un giuramento che non sapeva d'essere già stato pronunciato.

Non è difficile per te evadere i sistemi di sicurezza di Selina, ancora meno entrare nel suo appartamento senza fare rumore.
Isis è una palla di pelo sulla sedia e socchiude un occhio, omaggiandoti con uno sbadiglio e uno sguardo più che eloquente.

Toh, l'umano scemo è di nuovo qua.

Ti sfili il mantello e il cappuccio, buttando a terra la cintura e scivolando tra le ombre delle stanze.
La zucca riposa ancora sul davanzale, spenta.

"Persino Jack-o'-lantern merita un po' di riposo, di tanto in tanto."

La sua faccia arancione e intagliata malamente ti fissa stolida, un invito e un ricordo.

"Se la spegniamo, Bruce, Jack saprà di aver trovato un rifugio: una casa in cui poter, finalmente, trovare un po' di pace."

"Non pensavo saresti venuto."
"Credevo d'essere stato più silenzioso."
Un risata, passi leggeri e il caldo d'una stretta familiare sull'avambraccio.
"Non per me, pipistrello."
Ti volti, compiendo un mezzo giro su te stesso.
"Prima non ero dell'umore giusto per parlare, Selina. Volevo solo che tu lo sapessi."
"È il tuo modo di chiedere scusa?"
"Dick mi ha detto che devo... come dire, fare pratica."
"Adesso segui i consigli di un ragazzo di appena venticinque anni? Se lo sapessero i criminali là fuori, Bruce."
E non c'è scherno nelle sue parole, solo il sollievo d'un desiderio - d'una speranza - avverata.
"Selina..."
È morbida la sua bocca, esigente e prevaricatrice.
Le sfiori il fianco con le dita, affondando in quella pelle che sa di pioggia e buio.
Si inarca contro il tuo petto, la gatta, e sorride sulle tue labbra.
"Halloween è appena finito." mormora nella piega del tuo collo "Chi sarai adesso, pipistrello?

È costretto a vagare da solo, ad attraversare il filo che divide la vita dalla morte senza alcuna compagnia.

Cade il tuo simbolo e si ripiega sul tappeto, sgualcito e inerte.

Cerca e cerca, occhi disperati e palmi aperti, supplici d'un rifugio.

Selina sussulta debolmente quando sfrega la schiena contro il muro, mani sulle tue spalle e tra le ciglia il riflesso spietato del tuo stesso desiderio.

Cerca e non trova, fino a quando un'anima randagia - disperata - come la sua non spegne la propria di luce e gli mostra una via lastricata di tenebra e oscurità.

Le schiudi le gambe, lasciando che ti avvolgano i fianchi in una presa languida e invitante.

Lo prende per mano quell'anima e gli mostra la bellezza d'un mondo sfumato nelle infinite declinazioni della notte.

"Bruce..."

Un mondo in cui è nero il colore di ogni cuore.
Un mondo in cui non c'è bisogno di luce - di inganni - per vedersi davvero.

E affondi.


Ha raggiunto Gotham l'alba, e corrode ogni spigolo, ogni ombra.
Cancella una bellezza d'ossidiana e acciaio, mostrando una femmina che muta a ogni occhio, perché Gotham è tutto e niente.

Come Jack-o'-lantern. Come te. Come voi.

Si è nascosta la città, dietro contabili affidabili e facciate di vetro, edifici luccicanti d'oro e visi perfettamente simmetrici, riponendo il vestito del ballo e indossando la lorica della guerriera.
Fissa le sue sorelle e torna a essere la sbagliata, la bruttina.
Fissa te, figlio e nemico, ed esibisce un sorriso raccapricciante, piega e sfregio d'un volto che ha sempre saputo chi essere, oltre la fede di Metropolis e gli ammonimenti di Star City.
Nel ventre della bestia, un bambino che ha visto compiersi il suo destino.

"Chi sarai adesso, pipistrello?"

La zucca è ancora al suo posto quando l'avvolgi nel lenzuolo stropicciato, un corpo caldo e il rumore di un cuore che non ha mai smesso di battere per te; con te.

"Cosa sarai adesso, pipistrello?"

Ha ancora il tuo odore addosso, il sapore d'un orgasmo che si fa cifra di mille parole mai dette.
Si raggomitola contro la tua schiena e il suo respiro si confonde con il rumore del traffico di Gotham.
"Non hai ancora risposto alla mia domanda." mormora insonnolita, passandoti una mano sull'addome e strofinandoti il naso nell'incavo del collo "Ma immagino che non lo farai."

Un condannato. Un'anima senza strada, senza luogo.

"Selina..."

Fino a quando qualcuno non sceglierà la sua stessa sorte.
Fino a quando qualcuno non si condannerà per essere come lui.
Per essere con lui.

Ed è al silenzio di quella stanza senza più pareti - di quel cuore senza più catene - che consegni la tua risposta.



Nota dell'autrice: tecnicamente parlando, Jack-o'-lantern sarebbe la zucca intagliata, ma per ovviare al problema della mancanza di un cognome al fabbro della leggenda (di cui viene riportato solo il nome, Jack appunto) ho deciso di usarlo come nome proprio.
   
 
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