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Autore: Ambros    31/10/2013    4 recensioni
OS senza pretese per Halloween :)
Kurt e Blaine sono migliori amici, ma gli Warblers non sembrano d'accordo con questa situazione ...
Dal testo:
-Un lamento sommesso, quasi un mugolio, cominciò a provenire dalla porta alle spalle di Blaine, interrompendolo.
Ci fu un grattare di unghie contro il legno, lento, ritmato.
Il suono si ripeteva sulla porta della stanza accanto.
E su quella dopo. E quella dopo ancora.
I due ragazzi si guardarono negli occhi un attimo.
Poi cominciarono a correre.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ho già detto, questa OS è senza pretesa, scritta più per divertimento che per altro :)
Fatemi comunque sapere cosa ne pensate, per favore!

Trick or ... Truth?

Un urlo stridulo squarciò il silenzio con violenza, penetrante, acuto.
Anche se sembrava venire da lontano, rimbombò nella stanza, rotolò sulle pareti, nere per la completa assenza di luce.
Fu seguito immediatamente da una risata alta, che non aveva niente di allegro: era solo vuota e fredda, crudele.
Il cigolio di una porta che si apriva lentamente, scivolando piano sui cardini non oliati.
Il tonfo della stessa porta che sbatteva con violenza, con un suono secco e crudele, definitivo.
Una sottile striscia di luce ferì l’oscurità proiettando una pozza chiara al centro della stanza.
Ci fu un suono gracchiante, che precedette una voce vagamente metallica e distorta che affondò nel silenzio e nell’aria quasi con delicatezza rispetto al grido di poco prima.
Le parole rimasero sospese nel buio:

Se da qui tu vuoi uscire
Queste parole stai a sentire.
Me dovrai ascoltare,
Se le trappole vorrai evitare.
In coppia da qui è meglio andare:
Con qualcuno potrai urlare.
Camminate piano e senza fretta,
C’è un indizio che vi aspetta;
Ogni porta indenni varcherete
Se le istruzioni seguirete.
Coraggio state al nostro gioco,
E il fato aiuteremo un poco!


“Oh Signore” borbottò una voce cristallina, vagamente scocciata “Lo sapevo che quei pazzi avrebbero organizzato una follia.”
“Oh, andiamo Kurt! Non fare il guastafeste!” Esclamò un’altra voce dall’oscurità.
“Non sto facendo il guastafeste, Blaine. Dico solo che hai degli amici malati.”
“Sono anche i tuoi amici, ricordi? Siete andati a scuola insieme per qualche mese!”
“I mesi più strani della mia vita” mormorò risentita la voce cristallina.
“E dai, sei il mio migliore amico da quanto, due anni? Non vorrai lasciarmi da solo!”
“In realtà, il piano è esattamente quello. Ho sentito che c’è una festa di Halloween anche al Bel Grissino …”
Blaine mise su un broncio adorabile, appena visibile nella penombra della vasta sala.
“No, niente broncio … Blaine, no … No, Bla-- … Oh, e va bene! Accidenti a te.” Si arrese Kurt, scrollando le spalle.
Il riccio batté le mani, visibilmente eccitato; Kurt sbuffò, alzando gli occhi al cielo “Allora, che dobbiamo fare?”
“Non so … Che diceva la filastrocca?”
“Qualcosa su un indizio … E delle trappole … E il fatto che dovremmo essere in due … E che dovremmo seguire delle istruzioni” Kurt strinse gli occhi, concentrandosi per ricordare “Ma che diamine diceva sul fato?”
Coraggio state al nostro gioco/E il fato aiuteremo un poco!” Recitò Blaine, visibilmente fiero di sé.
“E che vorrebbe dire?” Chiese il castano, scettico, sollevando un sopracciglio.
“Ah, non saprei. Però sembra divertente!”
“Mi sto sbellicando” sbuffò Kurt.
“Cambierai idea, vedrai” Blaine gli fece l’occhiolino “E ora andiamo!”
Lo afferrò letteralmente per una manica, trascinandolo a tentoni attraverso tutto l’ampio salone d’ingresso; per fortuna, conosceva la villa di Jeff piuttosto bene ed evitarono di andare a sbattere contro qualche mobile.
Dovettero tastare la parete per un tempo considerevole, prima di trovare la maniglia della porta che li condusse al salotto.
Di nuovo si sentì quel suono gracchiante.

Fin qui è stato facile arrivare,
Ma non vi dovete rilassare!
Adesso arriva il bello della sera:
Vedete questa stanza nera?
Andate avanti, camminate;
E se dovete… urlate!


“Sul serio? Tutto qui?” fece Kurt, scrollando le spalle.
“Io non li sottovaluterei …”
“Blaine, stiamo parlando degli Warblers. Voglio dire, Wes per Halloween scorso ha travestito il proprio martelletto. Il martelletto di legno, Blaine.”
“E allora?” Anderson gli fece una linguaccia “Era carino!”
“Era inquietante.
“Su Hummel, smettila. Lo so che vorresti sorridere; ti è venuta la fossetta sulla guancia.”
“Io non ho nessuna fossetta sulla guancia! La mia pelle è perfetta.
“Certo che è perfetta” constatò Blaine, come se fosse ovvio “Ma con le fossette sei ancora più adorabile.”
Il cuore di Kurt fece una piccola capriola, e si morse le labbra per non sorridere.
Migliori amici, migliori amici, si ripeté come un mantra, finché il riccio non lo tirò di nuovo per una manica.
Andate avanti, camminate, no? Coraggio!” esclamò Blaine, con convinzione.
Mossero insieme qualche passo, le braccia a contatto, ma ben presto si resero conto che non c’era niente di cui preoccuparsi.
Sembrava tutto normale.
Finché dei fili labili e inconfondibili non sfiorarono il viso di Kurt; gridò scompostamente, facendo un balzo indietro.
“Che c’è?!” Esclamò Blaine preoccupato, voltandosi verso di lui per quanto glielo permettesse il buio.
“Ragnatele” mugolò il castano, disgustato, strofinandosi la faccia per scacciare quella sensazione fastidiosa che ancora gli tormentava la pelle.
Il riccio camminò verso il punto in cui era passato Kurt poco prima, mulinando le braccia davanti a sé in maniera abbastanza ridicola; le sue mani incontrarono subito ciò che aveva turbato l’amico; ridacchiò piano, tirando uno di quei fili “Non sono ragnatele, tranquillo. Sono finte.” Gliene agitò uno davanti agli occhi, facendolo indietreggiare ancora di più.
“Odio gli insetti” piagnucolò Kurt, guardandosi attorno con timore, cercando invano di distinguere qualcosa nell’oscurità.
“Ti proteggo io!” esclamò Blaine, prendendolo a braccetto.
Il castano lo guardò sollevando un sopracciglio “Tu? Ma se l’ultima volta che hai visto un ragn—”
“AAAAAAAAAAAAAAAH!”
“Ecco, appunto.”
Blaine si era portato le mani alla testa, scompigliandosi freneticamente i capelli, dopo aver sentito un peso poco rassicurante atterrare dall’alto sull’immancabile strato di gel.
“Aspetta, sta’ fermo!” esclamò Kurt afferrandogli i polsi “Ecco. Ora i tuoi capelli sono un disastro” sospirò, prima di prelevare a fatica dal pavimento l’oggetto che era stato la causa di tanto scompiglio: un bitorzoluto ragno di gomma, nero, con degli inquietanti occhi rossi. Glielo agitò davanti al naso con aria canzonatoria “E tu dovresti proteggermi, eh?”
Blaine gli rivolse un’altra linguaccia, prima di assumere un’espressione preoccupata “Davvero i miei capelli sono così disastrosi?” chiese, angosciato.
Kurt gli lanciò un’occhiata, cercando di nascondere il proprio orrore: sembrava che una rondine gli avesse fatto un nido in testa.
Sorrise “Stanno bene come sempre.”
Blaine gli rivolse un’occhiata colma di gratitudine: era palese che Kurt stesse mentendo; gli afferrò una mano, prima di voltarsi a fronteggiare l’oscurità davanti a loro “Andiamo!”

Venti minuti, un’innumerevole quantità di urli e salti dopo riuscirono a raggiungere la porta, ansanti; erano andati a sbattere con le gambe contro il divano, si erano ritrovati finte ragnatele negli occhi e ragni di gomma sotto i piedi, pronti a farli cadere ad ogni passo, ma erano soddisfatti per avercela fatta.
“A noi, prossima follia!” esclamò Kurt, poggiando una mano sulla porta –l’altra era ancora stretta in quella di Blaine.
“Così ti stai divertendo, Hummel?” chiese il riccio, con uno scintillio divertito negli occhi.
“Affatto, Anderson!” ribatté il castano, guardandolo con superiorità “Voglio solo che questa pazzia finisca al più presto.”
“Certo, certo.” Ridacchiò Blaine “Allora, andiamo o no?”
Kurt abbassò la maniglia di fronte a sé.       
                                                                                     §§§                                           

Una corrente gelida li colpì in pieno non appena varcarono la porta che conduceva ad un lungo corridoio; Kurt rabbrividì vistosamente, e non solo per il freddo: l’ambiente era immerso nell’oscurità tranne che per una luce blu elettrico che si diffondeva tenue sul pavimento, rendendo traslucida una curiosa nebbia.
Ghiaccio secco, pensò Kurt, scosso da un altro brivido.

Tenetevi stretti gonne e cappelli,
Ora potreste incontrare dei venticelli!
Ma che dico, è solo un corridoio innocente;
… Forse, se hai ben chiusa la mente.
Coraggio, andate ancora avanti,
Qui non risuonano certo urla e pianti …


“Okay, adesso sono molto inquietato.” Disse il castano, stringendosi le braccia attorno al torace.
“Ma figurati!” esclamò Blaine allegro “È solo un corridoio! Ci affacciano le camere da letto, se non sbaglio.”
“Sì, be’ … La cosa non mi rassicura affatto.” Kurt si strofinò energicamente le braccia coi palmi.
“Freddo?” chiese innocentemente il moro, scoccandogli un’occhiata divertita.
Il castano rispose con un’occhiataccia “Già.” Borbottò, socchiudendo gli occhi.
Blaine gli avvolse la schiena con un braccio, avvicinandolo a sé, strofinandogliela con una mano, cercando di scaldarlo “Su, non fare l’offeso. Ti ricordo che d’inverno, alla Dalton, dovevi rubare le mie coperte e aggiungerle alle tue per non morire assiderato.” Sorrise al ricordo; Kurt borbottò sommessamente qualcosa di indefinito, arrossendo vistosamente: ricordava chiaramente il profumo che impregnava quelle coperte, come ricordava che quello era uno dei principali motivi per cui se le faceva prestare; altro che il freddo. Sbuffò lievemente, scuotendo il capo e maledicendo dentro di sé la sciocca cotta che aveva per il proprio migliore amico.
“Vediamo di andare avanti e basta.” Disse, alzando gli occhi al cielo.
Blaine lo spinse gentilmente in avanti con un sorriso felice, senza allontanare la mano dalla sua schiena.
Mossero ben due passi, prima che Kurt sobbalzasse violentemente, raggomitolandosi ancora di più tra le braccia dell’altro: la porta che si era aperta a qualche centimetro da lui con un cigolio raccapricciante si richiuse di colpo, facendogli emettere un piccolo mugolio esasperato, mentre il rumore secco si disperdeva nel silenzio.
Arrossì ancora, ringraziando la penombra che lo nascondeva, quando si girò e vide che Blaine lo fissava con un’espressione a metà tra l’intenerito e il divertito.
“Che c’è? I rumori forti mi danno fastidio.” Borbottò, impacciato, cercando di divincolarsi dalla presa dell’altro; il suo cuore fece l’ennesima capriola quando Blaine lo trattenne con delicatezza.
Quella sera sarebbe sicuramente morto d’infarto. E non per la paura.
“Va bene Blaine, credo che noi dovremm---”
“OH MIO DIO, COS’ERA QUELLA?!”
Il moro gli si precipitò praticamente in braccio, facendolo quasi cadere a terra per l’impeto della sua spinta.
“Quella cosa?!”
“Una mano! Ho sentito una mano che mi stringeva il braccio!”
“Una mano?!”
“Una mano!”
“E di che colore era?!”
“Come faccio a saperlo?! E poi cosa c’entra?!”
“C’entra! E se fosse stata verde?!”
“Perché una mano dovrebbe essere verde?!”
“Magari era uno zombie!”
“Kurt, non dire assurdità, gli zombie non esisto---”
Un lamento sommesso, quasi un mugolio, cominciò a provenire dalla porta alle spalle di Blaine, interrompendolo.
Ci fu un grattare di unghie contro il legno, lento, ritmato.
Il suono si ripeteva sulla porta della stanza accanto.
E su quella dopo. E quella dopo ancora.
I due ragazzi si guardarono negli occhi un attimo.
Poi cominciarono a correre.
                                                                                        §§§

“La prossima volta” disse Kurt, ansimando, chiudendosi alle spalle la porta che li avrebbe separati da quell’incubo che era stato il corridoio “Andiamo a fare ‘dolcetto o scherzetto’ con tua cugina di cinque anni.”
“Completamente d’accordo” sbuffò Blaine, prendendo lentamente fiato “Questa cosa è totalmente folle.”
“Non vorrei dirlo, ma …”
“Me l’avevi detto. Lo so.” Sorrise il riccio “Ma è inutile che provi a convincermi del contrario. Lo so che ti stai divertendo, perché ci sono io e con me ti diverti sempre!”
In effetti, pensò Kurt, la logica è schiacciante.
Ma non l’avrebbe mai detto ad alta voce. Si limitò a rivolgergli una smorfia “Allora, dove siamo?”
Blaine si guardò un attimo attorno: non che servisse a molto, in verità: anche quella stanza era immersa nell’oscurità.
“Dovrebbe essere il salotto …”
“Ma nessuno dei tuoi amici abita in un monolocale senza bagno?!”
“Ehm … No, non direi.”
Kurt non ebbe tempo di ribattere, perché una voce si fece sentire, gracchiante come sempre.

E bravi i nostri piccioncini,
Ora vediamo se siete bravi ballerini.
Due indietro ed uno avanti,
I passi non sono così tanti.
Un valzer improvvisate,
Ma occhio a dove vi poggiate:
Se un piede metterete in fallo,

Il vostro cavaliere ne pagherà il danno!

“Ma danno e fallo non fanno nemmeno rima!” esclamò Kurt, sollevando un sopracciglio.

“Non rompere Hummel. Già devi ballare un valzer, fossi in te non mi lamenterei ulteriormente.” Borbottò una voce tremendamente simile a quella di Thad dall’altoparlante nascosto.

Kurt e Blaine si guardarono negli occhi, scioccati, rendendosene conto solo in quel momento “Un valzer?!” esclamarono in coro.

“No, Blaine, la mano va … Ecco, bravo. No, aspetta, dobbiamo muovere tutti e due in avant--- Ahi! Il mio piede.” Mugugnò Kurt, allontanando per un attimo la mano dalla spalla del riccio.
“Oddio, scusa!” esclamò il moro, tendendosi verso di lui “Ti ho fatto male?”
“N-No, tranquillo” borbottò il castano, mordendosi un labbro “Riproviamo, okay? Stavolta allontaniamoci dalla porta, però. Non possiamo rimanere qui in eterno.”
“Ma non hai sentito la filastrocca? Se un piede metterete in fallo/Il vostro cavaliere ne pagherà il danno!”
“Be’, e di cosa ti preoccupi? Io il valzer lo so ballare, quindi sei al sicuro.”
“Appunto!” ribatté il riccio energicamente “Io invece sono pessimo! Ne pagherai tutti i danni!” Sembrava seriamente preoccupato.
Kurt gli sorrise, sorpreso e divertito “Blaine, tranquillo; non importa, davvero. In fondo è una festa di Halloween, no? E poi, sapevo a cosa andavo incontro quando ho accettato di venire qui con te.”
“Diciamo che ti ho costretto …”
“Nessuno può costringermi a fare nulla, Anderson, pensavo che ormai l’avessi capito” ridacchiò Kurt, consapevole dell’enorme bugia che aveva appena detto; Blaine avrebbe potuto fargli fare qualsiasi cosa. Ma non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
Siccome il moro sembrava ancora poco convinto, Kurt gli appoggiò con decisione la mano sulla spalla, sorridendo furbescamente “Coraggio Anderson. Non fare il fifone.”
Prima che potesse ribattere, mosse un passo in avanti, costringendolo a fare lo stesso.
Procedettero cauti per i primi due metri, estremamente attenti ad ogni singolo movimento.
Poi Blaine perse l’equilibrio durante una giravolta, e poggiò il piede su una specie di pedana. Non ci pensò nemmeno due volte; si era preparato all’evenienza da quando lui e Kurt avevano cominciato a volteggiare comicamente per il salotto. Scambiò le loro posizioni in meno di un secondo, strappando all’altro un’esclamazione sorpresa; ringraziò mentalmente la propria prontezza di riflessi quando un liquido dal sapore zuccherino gli precipitò sulla faccia, costringendolo a chiudere gli occhi: Kurt sarebbe andato su tutte le furie, se fosse successo a lui.
Sputacchiò la sostanza che gli era finita in bocca, temendo che potesse essere qualcosa di decisamente poco salutare, e si passò le mani sugli occhi per poterli poi aprire.
“Io quelli li ammazzo.” Biascicò, risentito, sentendo che il liquido gli stava colando fastidiosamente nel giubbotto.
“Blaine! Ma che hai fatto?” Kurt lo stava fissando incredulo, gli occhi spalancati.
“Be’, te l’ho detto … Non mi andava che ti succedesse qualcosa per colpa mia.” Scrollò le spalle “E poi tu adori i tuoi capelli …”
Kurt fece per rispondere, ma una voce lo bloccò.

“Bravissimo Anderson, hai capito tutt--- Ahi, Nick, Wes, ma per la miseri---” La comunicazione si interruppe bruscamente.

“Non era la voce di Jeff, quella?” chiese il castano, sollevando le sopracciglia.
“Sì, mi pare …” Rispose Blaine, altrettanto perplesso.
“Chissà cosa stanno combinando quei matti.” Kurt scrollò il capo, rassegnato.
“Che dici di continuare?” chiese timidamente il riccio, riavvicinandosi all’amico.
Il castano lo guardò con aria divertita “Ho un’idea migliore.”
Lo prese per mano di slancio, e cominciò a correre ridendo, incurante di tutte quelle strane pedane che erano sparse sul pavimento.
Kurt ricevette in pieno viso quella che sembrava un’intera fabbrica di brillantini, e la maggior parte gli finirono in bocca, costringendolo a tossicchiare per cinque minuti buoni.
Blaine venne cosparso di piume, che si attaccarono al liquido zuccherino di poco prima, conferendogli un aspetto piuttosto ridicolo.
Entrambi furono investiti da un altro liquido, stavolta di un blu brillante, poco prima che arrivassero alla fine del salotto.
Si appoggiarono pesantemente alla porta, con le mani sullo stomaco per la corsa e per il troppo ridere.
“Tu … Sei … Pazzo!” ansimò Blaine, cercando di riprendere fiato.
Kurt scosse la testa, continuando a ridere “Tanto, visto come balli, sarebbe successo comunque!”
Il riccio si finse offeso, ma cedette immediatamente di fronte a quei brillanti occhi azzurri , e scrollò le spalle “È probabile.”
Il castano fu scosso da un’altra ondata di risate quando vide i capelli ricci dell’altro completamente ricoperti di piume.
“Che c’è?” chiese il moro, confuso, vedendolo in preda ad un’ilarità irrefrenabile.
“I tuoi … I tuoi capelli!”
“Che hanno?” Blaine si portò le mani alla testa, ritraendole immediatamente nell’avvertire la strana consistenza delle piume.
“Lascia, faccio io” disse Kurt, pratico, ridacchiando sommessamente.
Gli si avvicinò, e cominciò a sfilare dolcemente le piume che si erano incastrate tra i ricci bagnati; arrossì quando si rese conto di trovarsi molto più vicino a Blaine di quanto non si aspettasse. I loro volti erano ad un soffio di distanza.
Cercò di continuare facendo finta di nulla, con scarso successo perché il suo cuore aveva deciso di provare a sfondare la cassa toracica, e si chiese come fosse possibile che Blaine non lo sentisse.
“Il blu sui capelli ti dona” soffiò il riccio, con una strana luce negli occhi che li rese persino più luminosi.
“Ah sì?” mormorò Kurt, sforzandosi di non distogliere lo sguardo dalle proprie mani e dalle piume che stava sottraendo alla prigione dei capelli dell’altro.
“Già. I tuoi occhi sembrano persino più azzurri. Sono bellissimi.” Sussurrò in risposta, quasi come se non volesse farsi sentire davvero.
Il castano cercò di mettere su un sorriso tremolante, mentre le ginocchia gli tremavano.
Stupida, stupida cotta adolescenziale.
“Magari potrei tingermeli permanentemente.” Mormorò, poco sicuro di come sarebbe risuonata la propria voce.
“Mmmh … No. Sono molto belli anche così.” Affermò Blaine, convinto.
Kurt abbassò le braccia; le piume erano scomparse.
Si guardarono negli occhi per un istante che parve infinito.
Migliori amici, migliori amici.
Si allontanarono con uno sforzo che parve immane ad entrambi.
“Allora …” Fece Blaine, con voce incerta “Vogliamo continuare?”
Il castano annuì; la voce e le facoltà intellettive l’avevano abbandonato da tempo.

                                                                                          §§§

Eccovi all’ultima tappa del vostro cammino,
Manca uno sforzo piccino piccino.
Solo una cosa vi rimane da fare,
Se alla festa vera vorrete arrivare:
Guardatevi attorno con attenzione,
Poi riflettete senza apprensione;
Soltanto una cosa dovrete dire,
Una verità che all’altro avete lasciato sfuggire.

“P.S.”
aggiunse la voce di Wes “Ci ringrazierete più tardi. E Hummel … Lascia in pace me e il mio martelletto!”

“Perché mai dovremmo ringraziarli? E poi come facciamo a guardarci attorno? È buia come tutte le altre stanz---”
Kurt non fece in tempo a finire la frase, che una luce si accese abbagliandoli per qualche secondo. Quando si furono abituati, si resero conto di essere in una sorta di piccola biblioteca, con un camino, delle poltroncine e numerosi scaffali pieni di libri.
“Ma cosa …?” Blaine mosse qualche passo incerto verso le librerie, allungando una mano per staccare una fotografia attaccata al legno con dello scotch.
Anche Kurt si era avvicinato agli scaffali, con gli occhi spalancati per la sorpresa, e aveva cominciato ad accarezzare quelle immagini senza osare toccarle davvero.
Erano foto loro.
Decine di foto che li ritraevano nelle pose più impensabili.
Mentre ballavano sul palco delle Provinciali, negli assurdi blazer che non avrebbero voluto rivedere mai più.
Una foto mossa che li ritraeva al Lima Bean, intenti a sorseggiare un caffè.
Nella sala comune della Dalton, con i libri aperti sul tavolino di fronte a loro, evidentemente durante una sessione impegnativa di compiti.
Quel Natale sotto la neve, quando entrambi avevano deciso di rimanere alla Dalton.
Nella mensa: Blaine visibilmente impegnato a trangugiare un piatto di pasta e Kurt che lo osserva con l’immancabile sopracciglio alzato.
In macchina, probabilmente diretti alle Regionali, mentre ascoltavano la musica dallo stesso I-Pod.
Sul letto della camera di Blaine alla Dalton, mentre dormivano beatamente, abbracciati.
E altre, molte altre.
Così tante che ad entrambi mancò il respiro.
Perché era così ovvio.
In ogni foto, in ogni singola foto –tranne quella in cui dormivano-, si stavano guardando negli occhi.
Con attenzione e profondità, come se avessero potuto rimanere così per sempre.
Non ce n’era una in cui i loro sguardi non fossero intrecciati in modo inequivocabile.
E lo realizzarono.
Blaine non realizzò in quel momento di essere innamorato del proprio migliore amico, così come non lo realizzò Kurt: entrambi lo sapevano già da molto tempo. Si resero conto di essere stati ciechi: perché non avevano capito di essere innamorati l’uno dell’altro.
Avevano sempre pensato che fosse una cotta a senso unico.
Si voltarono contemporaneamente, replicando esattamente la scena che era ripetuta decine di volte in quelle foto: si guardarono negli occhi.
Calò il silenzio per qualche secondo.
Soltanto una cosa dovrete dire/Una verità che all’altro avete lasciato sfuggire.” Mormorò Blaine, piantando i propri occhi dorati in quelli azzurri di Kurt.
Il castano si limitò a mordersi il labbro inferiore, senza sapere cosa rispondere.
“Non c’era nessuna mano.” Disse il riccio, di getto.
“C-Cosa?”
“Prima … Nel corridoio … Nessuna mano mi aveva afferrato il braccio.” Sussurrò Blaine, continuando a guardarlo negli occhi “Volevo solo abbracciarti perché stavi morendo di freddo, e non mi andava che stessi male. E poi mi piace abbracciarti. Mi fa sentire al sicuro.” Arrossì, ma non distolse lo sguardo dal suo.
Gli occhi azzurri si fecero grandi per la meraviglia e l’emozione.
Anderson gli si avvicinò lentamente, fino ad arrivare ad un soffio dal suo viso.
“Mi piaci, Blaine.” Non poteva credere di averlo detto davvero.
Due anni passati a sforzarsi di nasconderlo, per arrivare a questo.
E solo per una festa di Halloween che sembrava tutto fuorché una festa di Halloween.
Ormai, il danno era fatto.
“Mi piaci da quando ci siamo conosciuti sulle scale della Dalton. Ma non te l’ho mai detto, perché …”
“Perché non volevo rovinare la nostra amicizia.” Completò la frase il riccio, avvicinandoglisi ancora di più.
Kurt annuì; la voce l’aveva abbandonato di nuovo.
Ormai era completamente perso, da qualche parte sul fondo di quegli occhi dorati.
“Anderson, ti decidi a baciarlo o no?!”
Le voci impazienti di Jeff, Nick, Thad e Wes li fecero ridacchiare entrambi, ma per poco.
Blaine si sporse verso di lui con un sorriso dolce sulle labbra “Sì” mormorò “Mi decido assolutamente.”
Fu Kurt ad annullare la distanza fra loro, baciandolo come desiderava fare dal primo momento in cui l’aveva incontrato.
E fu, semplicemente, la cosa più giusta e perfetta che avessero mai fatto in tutta la loro vita.

Forse non sempre felici e contenti,
Ma certamente sempre pazienti,
La nostra storia finisce così,
Just because they’re meant to be!










Insomma, potete vedere anche voi che di Halloween qui c'è ben poco ... Ma ogni scusa è buona, in sostanza!
Spero abbiate apprezzato le filastrocche, perché sono state veramente un parto ...

Comunque! Alla prossima, fatemi sapere se vi è piaciuta o l'avete odiata, baci a tutti!
 
  
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