L'eterno nascondino tra Kira ed L è giunto al capolinea. Tra i corridoi spettrali, rieccheggiano i passi di un assassino a metà. Sullo sfondo, un temporale che sa di sangue, una nuova bugia all'orizzonte. Un sogno. Il sogno di un dio.
Il linguaggio può risultare intenso per chi possiede una maggior sensibilità. Questo è il motivo del rating. Ringrazio in anticipo tutti coloro che supereranno questa prefazione e giungeranno alla fine. E il mio adorato prof. di filosofia, che non sa neanche cosa sia un manga, ma si commuove leggendo Socrate.
********
“Ti
pare proprio, o divino, che gli mancherebbe qualche parte di virtù a un uomo
che conoscesse tutti i beni in tutte le forme, nel presente, nel futuro e nel
passato, e così tutti i mali? Credi tu che costui mancherebbe della temperanza,
della giustizia e della pietà, lui che, solo, sia verso gli dèi che verso gli
uomini con i quali sa rettamente comportarsi, è in grado di guardarsi
accuratamente da quel che s’ha da temere e da quel che no, e di procurarsi i
beni?
(…)
Il coraggio di cui parli non sarebbe una parte della virtù, ma la virtù tutta
intera.”
[Platone, per i Dialoghi Socratici,
“Lachete”]
Uno dietro l’altro, passo lieve.
C a d e n z a t o.
Luce che squarcia il silenzio.
Taglia a fette la penombra.
Parziale.
V u o t a.
E’ pazzo, è pazzo, è
pazzo.
Accelerazione.
Acido lattico alle rotule.
Trema trema trema.
Taglia e grida.
Con gli occhi.
Nei pugni stretti.
Pugni che stringono gli occhi.
Occhi che s a n g u i n a n o.
Ne sente il rumore.
Raccapricciante.
Non vuole altro.
Non chiede altro.
Ha già tutto.
Luce che squarcia il riserbo.
Luce che strappa, che finge, che…
Luce.
Light.
Cede e corre.
Mantenere anche quel controllo è troppo.
Irrompe dove non c’è più nulla.
Tranne una sabbia, una polvere, che non è nulla, poi, alla fine.
Vibrano le dita sottili.
Quanto hanno conosciuto, le sue mani.
Toccato ed e s t i r p a t o.
La copertina rigida scorre docile, docile torna al suo proprietario.
Come la più letale fiera cela le zanne al padrone.
Tutto bene.
Rientra lo stato d’emergenza.
Non c’è proprio nulla di cui curarsi.
Perché dovrebbe?
Ditelo, avanti.
Cavatemi questo cuore
dal petto e poi studiatelo.
Ditemi se non è
perfezione.
Tutti.
Sono andati tutti.
Anche l’ultimo riflesso del suo specchio deformante.
Sayonara…
Il suo nome.
Una scia d’amaro in bocca, l’unica, l’unica, l’unicalogiuro.
Nessun rimorso.
Perché dovrebbe?
Il suo nome, però.
Però.
Però.
Che cosa significa,
però?
Ancora dubbi, ancora,
ancora, ancora, dopo avermi letto in volto?
Non fa che confermarlo.
Eri solo uno dei
tanti, L.
Un p a t e t i c o u m a n o.
No, così non va.
Ancora non va.
Di più, Light.
Di più, sempre, come sempre, per sempre, logiuro, logiuro, non si torna indietro, mai più, per sempre, per sempre, logiuro.
Riprendi.
Il.
Controllo.
Tocca, dio santo.
Toc-ca.
La copertina, la fiera.
Ora va bene.
Stato rientrato.
Rilascia quel sospiro che ha serbato.
Come si trattiene un veleno sulla lingua, per gustarne il sapore prima di inghiottire.
Per prendere tempo e illudersi di poter cambiare idea.
Non è finita finché non è finita.
Per me comincia
adesso.
C’è tanto da fare.
Ma nel tunnel di specchi ora cammina da solo.
Non vi è più nulla a frapporsi tra l’oggi e il domani.
Incalza il cielo con gli occhi, all’imbrunire.
E’ solo il giorno che
muore.
E’ solo il giorno che muore.
Sorride, ansante.
E’ solo il giorno che
nasce.
Il giorno di Kira.
Il primo giorno di dio.
Sekai no Kami.
Incalza il cielo con gli occhi.
Chissà poi dove
finisce, il cielo.
Forse…dove dormi tu?
Uno dietro l’altro, passo svelto.
Non ha un istante da perdere.
C’è una vendetta da ostentare.
Vendicare lui.
Il suo corpo morbido.
Non l’aveva mai sentito, non in quel modo.
Il corpo morbido, già inerte, fra le braccia.
Più forte, più veloce.
Le dita intrecciate agli artigli del tempo.
Ardente di roseo crepuscolo.
La vedi questa pioggia
di fuoco?
E’ solo il giorno che
muore, L.
Sayonara…
Light s’arresta sull’uscio.
Per un attimo lo sente, ancora, sempre, come sempre, per sempre.
La sua presenza bagna ogni parete.
Sayonara…
Pronuncia il suo discorso, in un ringhio che reclama giustizia.
Ningen.
Umano.
Così lontana, la giustizia.
Non per lui.
Non per me, però.
La vedi questa pioggia
di fuoco?
E’ solo il giorno che
muore, L.
All’arrivo dell’alba
afferrerò gli orli del cielo, e lo rovescerò.
Cosicché non una
goccia risparmi l’antro degli angeli.
Te la farò sentire, L.
E allora sì che avrò
vendetta.
All’arrivo dell’alba
esploderà una vita.
Fino ad allora,
prendimi le mani.
Sfiora gli artigli di
dio, la sua virtù.
E goditi l’ultimo cielo, che termina là, dove riposi.
“L’uomo possiede la capacità di distinguere
tra bene e male,
e la facoltà di non tenerne conto.”
[A. Morandotti]