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Autore: Shinkocchi_    31/10/2013    1 recensioni
[MinaMana] {a Cate, perchè tv1kdb(?)}
C’era una volta un piccolo principe che viveva in una stanza completamente bianca.
In questa stanza c’era una parete, e su questa appesa una piccola cornice vuota, così il piccolo principe ogni notte si sedeva a terra e la osservava con attenzione.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla cacchina mia Mina-hoo, tanti auguri <3 





 
Di una cornice vuota su una parete bianca e ricordi sfumati sparsi nel vento
 


 
C’era una volta un piccolo principe che viveva in una stanza completamente bianca.
In questa stanza c’era una parete, e su questa appesa una piccola cornice vuota, così il piccolo principe ogni notte si sedeva a terra e la osservava con attenzione.
 
Manabe non aveva nemmeno avuto tempo di venire al mondo che già gli era stato chiesto di diventare un adulto. Non che avesse avuto scelta, in fondo, quindi aveva sin da tenera età assecondato le aspettative dei suoi genitori, senza chiedersi se tutto ciò fosse giusto oppure no.
In fondo, che poteva saperne un bambino di quattro anni di cosa fosse meglio per lui?
Semplicemente si chiudeva in camera come da direttiva e cercava di applicarsi con tutta la buona volontà sui libri per migliorare le sue già ottime capacità, senza mai lamentarsi, almeno apertamente.
La sua stanza non ne aveva di quadri, al contrario delle altre di casa sua, non aveva variopinte figure a decorarla, né altro che potesse risaltare su quel bianco immacolato delle pareti, solo libri collocati in scaffali e attestati appilati gli uni sopra gli altri con un ordine tale che gli aveva permesso di impararne la singola collocazione a memoria durante tutte le notti passate insonni nel corso degli anni.
 
Si trovava sulla piccola parete trasversale di fianco alla finestra, quella a cui quasi nessuno faceva mai caso. Una piccola parete bianca e inutilizzata, se non fosse stato per quella cornice argentea.
Era una cornice vuota, e come tale, il piccolo principe pensò andasse riempita.
 
A volte poi Jinichirou la notte sgusciava fuori dalle coperte, silente, girava e rigirava per la stanza come in cerca di qualcosa, apriva il secondo cassetto del suo comodino tirandone fuori un vecchio foglio stropicciato dal fondo e dopo averlo osservato con fare contrito lo rimetteva al suo posto. Era l’unico disegno che avesse mai fatto, prima e ultima ingenua prova che suo padre aveva liquidato senza troppi complimenti, perché se aveva tutto quel tempo da perdere in facezie come quelle, allora avrebbe potuto benissimo rimettersi a studiare.
E quindi si era convinto che rappresentare le loro tre figure un po’ goffe e stilizzate che si tenevano sorridenti per mano su un grande prato fiorito non fosse il modo giusto per dire “ti voglio bene”.
A suo padre non piaceva che Manabe disegnasse, allora Manabe di disegnare aveva smesso.
 
Un giorno, durante una passeggiata, il piccolo principe incontrò un vispo bambino del villaggio vicino e, colto di sorpresa da un temporale, chiese gentilmente di potersi riparare a casa sua.
Allora il bambino lo condusse con sé con un sorriso, e il piccolo principe vedendo la sua stanza fu preso da grande stupore.
 
La prima volta che aveva varcato la soglia della camera di Minaho non aveva potuto fare a meno di sentirsi completamente spaesato. Frastornato. Ovunque, sulle pareti, sulle ante dei mobili e persino sulla porta, erano attaccati una moltitudine di fotografie e disegni dei più svariati colori, quasi al punto da far sembrare tutta la stanza nulla più che un enorme puzzle.
L’altro lo aveva fatto accomodare per poi scendere a prendere qualcosa da mangiare al piano di sotto e Manabe, poggiate le sue cose e seguitolo con lo sguardo, aveva poi spostato nuovamente la sua attenzione a quelle pareti così piene, che sembravano creare un tale contrasto con le sue, vuote, da non essere neanche definibili davvero la stessa cosa.
Era rimasto in piedi, fissando in silenzio sotto la luce vermiglia del tramonto le foto e quei disegni un po’ storti, con quel caratteristico tratto infantile di tutti i bambini, senza proferir parola.
Anche su quei fogli c’erano tre persone, anche quella era una famiglia, anche loro sorridevano come le figure del suo disegno e Manabe si chiese con una punta di invidia perché allora, al contrario, il suo disegno fosse relegato in fondo ad un cassetto come un qualcosa da gettare.
 
Vedendo tutte quelle figure variopinte a decorare la stanza il piccolo principe chiese cosa volessero indicare e il bambino fu ben lieto di rispondere.
“Sono legami, ricordi”, disse, “Li tengo sempre con me, appesi alle pareti, così non rischio di perderli per strada quando apro le finestre e soffia forte il vento. Me ne rattristerei molto.”
 
-È tuo padre quello alla tua destra, Minaho-kun?- domandò dopo diversi minuti di discorso di convenienza, facendo un cenno con il capo a uno dei disegni sopra il suo letto, quello un po’ più grande degli altri.
L’altro seguì il suo sguardo, intento a mangiare una fetta di torta, annuì –Tutti questi disegni e queste foto le ho fatte quando ero ancora piccolo. Mio papà ne era così entusiasta che decise di appenderli ai muri perché io non me ne scordassi mai.- fece un sorriso radioso e sollevò la forchetta rivolgendo la punta verso l’alto –“I ricordi saranno la tua guida in futuro”, mi ripeteva, “Ne ricaverai molti indizi per vivere la tua vita al meglio!”- rise, dondolandosi sulle ginocchia ai piedi del tavolino -Anche se forse la sua mentalità da detective in questo lo aveva un po’ influenzato.-
-Capisco.- il giovane si perse con lo sguardo fra decine di fogli davanti ai suoi occhi, serrando senza volere le labbra in un’espressione leggermente risentita e stringendo i pugni sui pantaloni fino a far sbiancare le nocche, sentendo pervaderlo dalla bocca dello stomaco una spiacevole sensazione che gli bloccò dolorosamente il respiro nel petto, congelandolo quasi -Disegnavi davvero molto, tu.- si risolse a sussurrare solo, flebilmente.
-Beh, tutti i bambini di solito lo fanno, no?- rispose, e Jinichirou tacque, mentre Kazuto osservò pensieroso una smorfia contrarsi sul suo viso, senza proferire parola –Tu non lo facevi, Manabe-kun?- rimase una domanda posta a mezza voce e senza enfasi, destinata a riecheggiare fra quelle mura senza ricevere risposta.
 
 “Regalamene uno!”, ordinò, “Così finalmente avrò qualcosa con cui riempire la mia cornice vuota!”, ma il bambino scosse il capo “Ma ne hai tanti! Uno in meno che differenza fa?”
“Mi dispiace. Ogni ricordo è diverso da un altro, non posso separarmene, sarebbe come lasciare indietro una parte di me”, rispose, poco dopo il bambino e il piccolo principe si separarono.
 
La consapevolezza che Minaho non avesse più il padre aveva fatto spezzare qualcosa dentro l’animo di Manabe. Non tanto perché si sentisse in colpa, non perché lo invidiasse per essere stato amato, non lo sapeva neanche lui in vero.
Minaho aveva perso ciò che lui aveva sempre desiderato, ma lo aveva vissuto.
Manabe viveva nella cieca illusione che le cose andassero bene così, senza controbattere.
A Jinichirou piaceva pensare che la sua vita fosse perfetta, prendere buoni voti ed avere successo per lui ne era la dimostrazione, o per lo meno di questo si illudeva.
Eppure Kazuto l’aveva inconsapevolmente messo di fronte a certezze che ora non apparivano più tali.
Fissò tutti i certificati appesi alle pareti della sua stanza, senza batter ciglio, gli si chiuse lo stomaco nel ripensare a tutti quei disegni e quelle foto in camera dell’amico. Era così fastidioso tutto ciò.
Le voci al piano di sotto degli inservienti lo riportarono alla realtà, e tornò sui propri passi, avvicinandosi alla scrivania su cui stavano appilati fogli e libri.
-Tutti i bambini disegnano.- constatò nel ripensare alle parole di Minaho, quasi fosse un sillogismo. Ma lui non era un bambino come gli altri, giusto? Non aveva tempo da perdere in tali stupidaggini, non aveva tempo. Non aveva tempo.
Prese in mano una matita e la portò a pochi centimetri dal foglio, poi si bloccò e trattenne il respiro, la mano tremò.
-Ah, io non sono capace a disegnare.-
Più che una risata, parve una mera constatazione di un’infanzia mai vissuta davvero.
 
Ma un giorno il piccolo principe, geloso dei disegni dell’amico, aprì la finestra della sua camera durante una terribile tempesta, facendo così volare via i fogli, che cominciarono a volteggiare turbinosamente nella stanza.
Quando comprese cos’aveva fatto, potè solo limitarsi a trattenere quei disegni che erano rimasti.
 
L’orologio nella stanza del dormitorio di Minaho doveva avere le pile scariche, riflettè Manabe, perso nel movimento fluido delle dita del compagno intente a liberare i bottoni della sua camicia dalle asole. Doveva averle scariche davvero perché il suono delle lancette era poco armonioso, ritmato, ogni tanto pareva arrestarsi all’improvviso, riprendendo il proprio corso subito dopo.
Si ritrovò a sussultare appena, a carponi sopra l’altro sdraiato sul letto, pensando quando fosse assurdo e insensato tutto ciò.
Le dita pallide percorsero febbrilmente il braccio del compagno, sostando sul gomito glabro, tornando poi alla spalla in un movimento il cui ritmo, se fosse esistito, sarebbe stato probabilmente simile a una ninnananna.
-Sei triste, Manabe-kun?- gli occhi dell’interpellato si spostarono lentamente sull’altro, che lo scrutava con quel suo solito fare indagatorio.
-Perché mai dovrei essere triste?- rispose fingendosi piccato, accennando una smorfia che gli creò un solco infantile fra le sopracciglia che fece accennare un sorriso a Minaho, screziare le guance di rosso all’altro.
-Niente, niente.- scosse piano il capo il numero tre, poi il palmo della sua mano si accostò alla guancia dell’altro, carezzandola, mentre l’indice andava a sfiorare fiaccamente la punta infreddolita del naso, la gota arrossata, sistemandogli qualche ciuffo dietro l’orecchio –È che hai la faccia di uno che sta per piangere.-
Il ticchettio dell’orologio rallentò un momento e si ritrovò a socchiudere gli occhi, Jinichirou, abbandonandosi alle sue attenzioni placide, il respiro regolare. Non rispose.
-Se tu…avessi bisogno, mettiti in testa che io ci sono, per te.- continuò –Anche se non vuoi, perché sei orgoglioso, ma io me ne accorgo, sai? Lo deduco. Sei così facile da leggere Manabe-kun, tu in particolare fra tutti. Credo sia perché ho passato tanto tempo ad osservarti.-
Kazuto accennò un sorriso, e solo allora Manabe si accorse che le lancette dovevano essersi fermate definitivamente.
 
“Volevo solo riempire la mia cornice”, singhiozzò, si coprì il volto, pentito di quanto appena fatto “Ora i tuoi ricordi sono stati spazzati via dal vento. Ora i tuoi legami sono stati sciolti.”
Il bambino scosse il capo “C’è un segreto, sai?” confessò prendendogli la mano, poi sorrise senza spiegare quanto appena detto “Creiamo dei nuovi legami, assieme.”
 
Manabe qualche volta aveva pensato sarebbe stato divertente prendere tutti i disegni di Minaho e gettarli via. Strapparli. Bruciarli. Cancellare ogni traccia di loro in modo da annullarli e non doversi sentire tanto inferiore. Lo aveva pensato e immediatamente dopo si era vergognato di sé, così tanto da evitare lo sguardo dell’altro per tutto il giorno seguente.
Probabilmente era davvero una persona meschina, probabilmente Kazuto se ne sarebbe accorto a breve, dato il suo intuito, o forse faceva solo finta di non vederlo.
Jinichirou si lasciò andare a un sospiro stanco adagiandosi sul materasso, le braccia piegate ai lati del corpo, vicino la federa , lo sguardo vacuo fisso al soffitto.
Voleva solo chiudere gli occhi e dormire, lasciarsi sprofondare piacevolmente e dimenticare.
Il ticchettio dell’orologio lo riportò alla realtà, non era scarico come quello in camera del compagno, il suo; lanciò un’occhiata quasi istintiva alla parete poco distante, sulla cornice appena adombrata dal mobiletto. Non gli piaceva fosse vuota, ancora, perché una cornice che non aveva nulla da incorniciare era qualcosa di inutile, e lui detestava le cose inutili.
Chiuse gli occhi in un sospiro, ripensando alle parole di Minaho, ripensando al suo sorriso, e sentì qualcosa sciogliersi all’altezza dello stomaco, facendolo arrossire stupidamente. Fu poi un pensiero immediato. La tenda si gonfiò poco distante sotto un alito di vento e Manabe si ritrovò a fare forza sui gomiti per tirarsi su, leggermente frastornato dalla luce fioca della lampadina sulla scrivania.
Barcollò fino alla scrivania, assonnato, fissando lo sguardo sul foglio candido di fronte i suoi occhi.
Forse, pensandoci, un po’ di tempo ce l’aveva, così Manabe prese la matita e cominciò a disegnare.
 

 
C’era una volta un piccolo principe che viveva in una stanza completamente bianca.
In questa stanza c’era una parete, e su questa appesa una piccola cornice vuota, così il piccolo principe ogni notte si sedeva a terra e la osservava con attenzione.
 
L’allineamento dell’angolo rispetto la parete non gli quadrava.
Manabe lo osservò con occhio cinico qualche secondo in piedi, di fronte, spostandosi di qualche passo a destra e sinistra per cambiare prospettiva. Storse il naso e si avvicinò, sistemò meglio la cornice sulla parete, annuendo appena con il capo quando fu soddisfatto del risultato.
I lavori manuali non erano il suo forte, doveva ammetterlo dopo un’intera mattinata di lavoro, ma si sentì ugualmente e stupidamente gratificato nell’osservare la cornice argentea sulla parete bianca.
Stava davvero bene, si trovò a constatare con un sorrisetto a fior di labbra, sospirando.
Quando poi il cellulare squillò all’improvviso, rischiò di ingambarsi per raccoglierlo: era un messaggio di Minaho, se l’aspettava, in fondo.
Sospirò a fondo rivolgendo un occhiata fuori dalla finestra, poggiandosi al davanzale e stiracchiando un sorriso impacciato quando si ritrovò a rispondere al suo invito.
 
Si trovava sulla piccola parete trasversale di fianco alla finestra, quella a cui quasi nessuno faceva mai caso. Una piccola parete bianca e inutilizzata, se non fosse stato per quella cornice argentea.
Era una cornice vuota, e come tale, il piccolo principe pensò andasse riempita.
 
-Certo...- cominciò il ragazzo, sistemandosi gli occhiali sul naso con fare seccato –Non mi aspettavo questo, quando mi hai chiesto di uscire, Minaho-kun.-
L’interpellato distolse l’attenzione da Kousaka che stava aiutando Morimura a togliere le erbacce da terra, poco distante, fissando gli occhi attenti su di lui –Come, prego?-
-Hai capito.- rimarcò, dando per scontato che non fosse il massimo passare un pomeriggio di vacanza a pulire il parco, sebbene fosse per una buona causa, sebbene dire di no a Konoha era impossibile, soprattutto a causa delle pressioni del numero sei della squadra.
-Ah! Pensavi forse ti avrei postato in giro a fare tutte quelle cose che fanno di norma i fidanzati, vero? Magari a prendere un gelato o vedere un film!-
-T-Taci.-
-Mh, non è così?- chiese portandosi l’indice alle labbra –Ma in fondo, finchè siamo insieme, ogni posto va bene.-
Manabe sospirò rumoroso, accovacciato a terra, grattandosi la guancia imbarazzato –Lascia stare.-
-Quel cerotto.- lo interruppe poi curioso Kazuto indicandogli il dito –Ti sei fatto male?-
Jinichirou accennò una risata dopo un momento di stupore –In camera mia c’è una cornice.- cominciò stiracchiandosi –È una cornice sola appesa a un muro bianco. È sempre stata vuota.- continuò con tono rilassato, sistemandosi gli occhiali sul naso –Così ho pensato di riempirla.-
L’altro lo guardò interdetto un momento, l’indice e il pollice della mano a reggere il mento –E così ti sei ferito nel mentre.- sintetizzò.
-…Non è questo il punto.-
-Però sei proprio imbranato, Manabe-kun, insomma—
-Non è questo il punto, Minaho-kun.-
Kazuto si zittì allo sbuffo seccato dell’altro, comprendendo probabilmente di aver parlato un po’ troppo, come al suo solito –E che cosa ci hai appeso?- chiese allora curioso, Jinichirou arricciò le labbra, poi portò le braccia dietro la schiena.
-Un disegno.-
 
Poi però un giorno le cose cambiarono. Il piccolo principe incontrò un vivace bambino dai capelli arancio e capì che i ricordi non erano semplici schizzi sfumati della memoria, ma legami che univano le persone oltre il tempo e lo spazio, e che nessun vento, nessuna tempesta o tormenta avrebbe potuto strapparglieli, se li avesse tenuti sempre vicino al cuore.
 
Kazuto parve rimanerne sorpreso, per cercando di non darlo a vedere, subito dopo arrivò la domanda che Jinichirou a quel punto si aspettava -E cos’hai disegnato?-
Manabe rivolse un’occhiata fugace all’altro, mentre nella sua memoria, su una piccola parete bianca se ne stava una cornice argentea con un foglio, anch’esso bianco, e sopra abbozzate impacciatamente le figure di undici ragazzi, due disegnati un poco più grandi mentre si stringono quelle che, stilizzate, parevano le loro mani. Una macchiolina arancio e una lilla sorridenti.
 
C’era una volta un piccolo principe che viveva in una stanza completamente bianca, dove stava appesa una piccola cornice.
 
-Il mio legame.-
 
Una cornice non più vuota.
 

















Buongiorno <3 come va? Allour, questa è la prima vera e propria MinaMana che pubblico *nasconde* e omg ansia, non so esattamente nemmeno cosa ho scritto ceh insomma, non doveva uscire nulla di così lungo e intrippato i Kan't- [cit.]
Comunque, pls, io li amo, OTP, gente, ma come si fa, litigano come una coppietta sposata e- io- non posso- *morde mani
Questa fic la dedico alla Cate (_helianthus), la  mia cacchina che oggi compie gli anni <3 e ti dedico questa MinaMana non solo perchè te sei il mio Minaho e pls, ti lovvo un sacco e vorrei spupazzarti *scoccola(?)*, ma anche perchè -idk se ricordi- l'headcanon sui disegni l'abbiamo tirato fuori tu e io quest'estate- mi era piaciuto così tanto che all'epoca avevo deciso di scriverci qualcosa, infatti, se devo essere sincera ho cominciato questa fic mesi fa- nonostante portarla a compimento sia risultato un trauma perchè non sapevo come cacchium impostarla e amo lo stile favola ma plssssss *sbatte testa*-- infatti l'ho finita solo ogg- *impreca*
Io, boh, ceh non sono brava con le dediche e non so mai che scrivere, infatti se noti sto usando tante parole a caso giusto per far sembrare tutto più lungo di quanto non sia, come ora, uhuhuhuh *muore* comunque, tanti auguri, sì- (?) tvb e spero ti sia piaciuta e difvndfiugn *abbracc
E spero sia piaciuta anche a tutti coloro che hanno letto e che ringrazio, i lov u <3
Jaa ne <3

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