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Autore: tins_    31/10/2013    1 recensioni
La solita routine: ti alzi per andare a scuola, ti vesti, carichi la tua migliore amica Alice in macchina e ti ritrovi nel bel mezzo di una apocalisse zombie, così ti chiedi se sarai davvero più intelligente di quei personaggi stupidi che ti propinano i film horror.
Let's kick some zombie ass
Genere: Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando i morti camminano, signori, bisogna smettere di uccidere.
Altrimenti si perde la guerra.

-Zombie
 

Sento i battiti.
Dopo tutto non è mai troppo tardi per riprendere a sperare.
 
Non so cosa stia succedendo tra  quei due ma non voglio che questo vada ad incidere sulla missione. Sembra ridicolo dirlo. Missione. Stiamo giocando a Call of Duty?
Entriamo in un vicolo abbastanza stretto che apre la strada al quartiere. Troviamo un solo zombie che sbatte la testa contro al muro, incerto sulla direzione che vuole prendere.
Daniel mi fa cenno di accomodarmi e malgrado sia tremendamente spaventata mi faccio avanti. Il problema è che non ho idea di come usare queste cesoie, così mentre passo affianco a Max faccio uno scambio silenzioso e mi cede la sua falce.
Mi avvicino cercando di non fare rumore ma lui mi sente e inizia ad incamminarsi verso di me un po’ troppo poco lentamente per i miei gusti. In pochi secondi mi ha raggiunta e con un po’ di incertezza gli pianto l’arma in mezzo alla fronte.
Tutti i film sugli zombie ti insegnano che l’unico modo per ucciderli è beccare il cervello ed è straordinario quanto ci abbiano preso.
Un’altra regola fondamentale del genere horror è MAI dare le spalle al tuo aggressore prima di esserti assicurata che sia veramente morto. In questo caso che sia morto per la seconda volta.
Ovviamente non è una di queste due cose che ignoro.
Il vero problema è che quella cazzo di falce si è incastrata e cado su quell’ammasso di carne putrefatta che non sono riuscita ad ammazzare completamente.
Quindi mi ritrovo faccia a faccia e mi ringhia cercando di mordermi. Il suo alito è qualcosa che somiglia molto all’odore di pesce marcio rimasto a seccare al sole per quaranta giorni. I suoi occhi mi fissano, gialli e maligni ma quando riprendo la presa sull’arma noto un barlume di emozione umana. Mi sta forse chiedendo pietà?
Non ho il tempo di rispondermi che conficco brutalmente più in giù la lama e il morto smette di muoversi sotto di me.
Mi rialzo in pochi secondi e senza incrociare lo sguardo dei ragazzi riprendo la via. Prima di approdare sulla strada principale cerco di vedere che cosa ci offre la situazione. Per poco non grido.
-Non possiamo passare da qui!- sussurro ai miei compagni.
La strada è piena di zombie e quando intendo piena voglio dire che non c’è un pezzo libero in cui passare.
Max ci guarda e ride. Non vedo cosa ci sia da ridere.
Si avvicina si soppiatto a una delle due case che fanno da limite al vicolo e si mette a litigare con le finestre. Sembrano quasi tutte chiuse e Daniel inizia ad innervosirsi. –Grazie mille per la tua splendida idea…- annuncia scocciato. Proprio in quel momento una di essere si sblocca e l’altro sfodera un sorriso degno di una pubblicità della Mentadent.
Per evitare una possibile discussione irrompo nella casa senza aspettare l’indicazione di nessuno.
Dentro sembra tutto tranquillo. O più tranquillo di quello che succede fuori comunque.
La grazia divina, più semplicemente conosciuta come “colpo di culo”, fa si che la finestra sia proprio quella della cucina e senza aspettare gli altri inizio a guardarmi attorno.
Cerco di fare meno confusione possibile e apro tutti le ante. Nella prima trovo qualche cibo in scatola, dolci. Metto tutto di fretta nella borsa e passo al punto successivo. Nel frattempo gli altri mi hanno raggiunta ma ho già fatto piazza pulita.
In seguito cerchiamo di attraversare il corridoio per andare nella cantina. È tutto così silenzioso. Possibile che non siano entrati? Non faccio in tempo a finire questo pensiero  che Max mi prende per il colletto della maglia e mi tira indietro. Lo guardo con fare interrogativo e lui mi indica la fine del corridoio.
La porta  principale è aperta e di fronte ad essa camminano in cerchio tre zombie. Faccio un rapido calcolo e capisco che per arrivare dal lato opposto bisogna per forza passare davanti a loro.
Daniel non ci pensa due volte, per lui è di vitale importanza riuscire a scovare qualche arma, e parte correndo verso la porta. Riesce a non farsi sentire così si addentra nella cantina.
Noi lo guardiamo increduli. Non posso farmi bloccare da una cosa del genere, devo far vedere quanto valgo. Parto anche io e riesco ad arrivare indenne dall’altro capo. Decido di aspettare Max così gli faccio cenno di muoversi. Il quel preciso istante una mano dall’ombra mi afferra il piede sinistro e combatto contro tutto il mio sistema nervoso per riuscire a non urlare come una disperata. Sento dietro di me lo smascellare potente dello zombie e smetto di connettere il cervello. Non so più cosa fare, non posso fare rumore e non ho più un’arma abbastanza silenziosa da usare.
Vedo Max affrettarsi ed impugnare con forza la cesoia  che spacca in un solo colpo il cranio del morto. Non si sente nemmeno il rumore. Solo schizzi vermigli coprirmi l’intera gamba.
Dopo di ché corro giù per la scala e raggiungo Daniel. Dietro di me l’altro ragazzo è palesemente furioso. Cercando il più possibile di non urlare si adira contro il figlio del capo. –Perché quella cosa non era morta!? Mi dici come mai vagava liberamente sulle scale se tu sei qui giù sano e salvo?!- cerco inutilmente di dividerli mentre sono in procinto di scannarsi.
All’improvviso noto qualcosa che potrebbe aiutarmi nell’intento.
-Ragazzi… armi!-.
Quelle uniche due parole fanno si che l’attenzione sia tutta per quei quattro fucili con pallottole allegate.
Sopra ad esse c’è un set da collezione di spade. Max accorre a vedere di  che cosa si tratta e si fionda tutto felice su una katana.
-Ne ho sempre voluta una- mi rivela entusiasta.
Non vorrei ridere di lui ma è quello che faccio e facendo il finto offeso ricambia con una linguaccia.
Apriamo il borsone infilandoci dentro il più possibile: i quattro fucili, due pistole e tre caricatori. Non è molto ma per oggi può bastare.
Decidiamo di ritirarci e torniamo in strada senza troppi problemi.
Sulla via di casa Max mi si avvicina e mi fa rallentare l’andatura.
-Jess, non capisco perché tu ti sia messa in mezzo- mi sussurra preoccupato
-Invece io non capisco perché tu l’abbia attaccato, non credo che abbia arbitrariamente deciso di sguinzagliarmi quello zombie addosso- gli confesso io leggermente apatica nei suoi confronti
-Non l’ha ucciso…- cerca di dire lui
-Senti, non so quale sia il tuo problema, grazie per avermi salvata ma me la so cavare benissimo da sola-.
Mi allontano brusca affrettando il passo.
Il viaggio prosegue in silenzio e in dieci minuti siamo di nuovo sani e salvi in casa.
Spargiamo sul tavolo quello che abbiamo trovato dopo di ché torno sulla piattaforma di sorveglianza per esercitarmi con la pistola.
Dopo qualche tiro a vuoto sale Max a farmi compagnia.
-Non volevo offenderti davvero… lascia che ti insegni- mi sorride e io non posso restare arrabbiata con lui.
Con delicatezza mi prende le mani tra le sue e preme il grilletto.
Il colpo va a segno e trattengo la mia esultanza per quando riuscirò a farlo da sola.
-Devi solo rilassarti, ispira e… espira!-. Di nuovo centro.
Restiamo per un po’ lì sopra a fare pratica ma a grande sorpresa arriva Daniel.
-Senti Jess, sono davvero dispiaciuto, non so come sia potuto sfuggirmi… ah, ci sei anche tu- guarda con disprezzo Max che si alza e se ne va senza proferire parola.
Non mi interrogo sulla loro situazione, voglio solo godermi quello che posso così accetto le scuse di Daniel e restiamo a parlare fino al tramonto.


Angolo della vergogna: CIAO DI NUOVO :) capitolo di halloween. Niente da dire a parte enjoy!!
  
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