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Autore: Madotsuki    31/10/2013    3 recensioni
- Jean, hai dimenticato la merenda!
Ma il suo nome era George!
- Mangerò in mensa, Ma'!
La madre invece non voleva sentire storie e quindi iniziò a sbraitare parole senza alcun senso logico, sopra la finestra. George sospirò e fece per rientrare a casa, quando sua madre gli buttò il pranzo sopra la testa.
Ma non è la storia di cui voglio parlarvi oggi. Scusa George.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry
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Teenage Mutant New Ninja Turtles (TMNNT)- Nuove Tartarughe sono arrivate in Città

 

Cap. 01: Chi sono le Nuove Tartarughe?

 

New York, La Grande Mela. Un gran bel posto, affascinante senza dubbio, ma anche pieno di pericoli da cui difficilmente si può star lontani.
Era un giorno come tanti altri: strade trafficate, persone che andavano avanti indietro per negozi, o semplicemente per farsi una bella passeggiata. C'era chi tornava da scuola o chi andava a lavorare. Era un continuo viavai, una routine. Ma la gente non si lamentava, non tutta, perlomeno.
- Jean, hai dimenticato la merenda!

Ma il suo nome era George!

- Mangerò in mensa, Ma'!

La madre invece non voleva sentire storie e quindi iniziò a sbraitare parole senza alcun senso logico, sopra la finestra. George sospirò e fece per rientrare a casa, quando sua madre gli buttò il pranzo sopra la testa.

Ma non è la storia di cui voglio parlarvi oggi. Scusa George.

 

George guardò l'Autore e fece spallucce, poi andò a scuola.

 

Scuola Media/Superiore delle belle Arti di New York.

Cortile:

- Oi, Coll! Come mai quel muso lungo?

La diretta interessata alzò gli occhi ch'erano di un castano cioccolato intenso, alzò un sopracciglio e grugnì. Non aveva voglia di parlare.

- Vuoi tenere il broncio al tuo adorato fratellone, eh?

Coll rispose solamente con un secco e annoiato – Sì. -

La voce, che era un alto ragazzo dalla pelle abbronzata, si chinò, con le mani dentro le tasche dei pantaloni neri dell'uniforme, e un leggero sorrisino sulle labbra.
- Lasciami in pace, Fivian! - esclamò, spingendolo via bruscamente; in realtà aveva ancora le mani appoggiate sulle sue braccia. Fivian era nettamente più alto e più forte di lei.

- Ok, Colette. Non parlarmene tanto leggendo il tuo diario lo scoprirò...

- Non azzardarti!

- Scherzavo! Scherzavo!

Fivian era un burlone, si divertiva a prendere in giro sua sorella Colette. Si divertiva da matti.

 

Fivian, occhi castani perennemente nascosti dai suoi inseparabili occhiali da sole scuri. Nemmeno il buio poteva toglierglieli. E se qualcuno provava solo ad avvicinarsi ad essi, Fivian diventava una iena.

Portava i capelli acconciati a dreads, raccolti tutti da una grande coda. Sotto l'occhio destro aveva una lunga cicatrice, messa ben in evidenza. Tutta colpa delle risse che lui era solito fare, presso bar, discoteche, super-market. Ormai il posto non faceva differenza.
In realtà a lui piaceva “allenare i muscoli”, come diceva molte volte quando doveva affrontare qualcuno.

 

Colette invece, era un vero e proprio maschiaccio. Occhi castani ma sempre nascosti da un forte eyeliner nero. Una gomma-americana sempre dentro la bocca e uno skateboard più grande di lei sotto ai piedi, non se ne separava mai. Nemmeno per andare a scuola. Al massimo cercava di farlo entrare dentro lo zaino (insieme ad una mazza da baseball), facendolo fuoriuscire.

Portava corti capelli neri che le arrivavano fin sotto le orecchie. Odiava il rosa, odiava essere femminile. Tutto il dolciume romantico e l'amore stesso la disgustava...

 

Colette si sistemò il suo cappello da baseball con su scritto “Rock” in grossetto e si alzò dalla panchina.

- Non scocciarmi.

Detto questo, Colette affrettò il passo per entrare a scuola. In quel momento la campanella suonò.

- Che tempismo, sorellina. - Affermò Fivian, sorridendo beffardo.

 

 

Casa O'Neil, ore 14:54Cantina

 

- Ricardo, sei troppo lento. Scattare!
Raphael, con le braccia incrociate e con uno sguardo severo, guardava la figura che si muoveva agilmente davanti a sé. Ma non era ancora abbastanza.

Ricardo digrignò i denti e strinse i pugni, diede un veloce calcio per aria, facendo un'alta capriola.

Cadde per terra.

- Tsk, sembri una femminuccia.

- Tsk. - Ripetè Ricardo, involontariamente.

Avevano lo stesso carattere quei due.

- A volte mi chiedo come tu faccia ad essere mio figlio!

Appunto.

 

Ricardo sbuffò e si passò una mano fra i capelli albini, socchiudendo seccato un paio d'occhi color miele. Con l'altra mano si lisciò il bianco kimono da combattimento, come per togliere dello sporco che c'era finito sopra.

 

- Dovresti trattarlo con più riguardo, Raph. Anche noi avevamo problemi all'inizio. -

Leonardo sorrise e diede una fievole pacca sulla spalla del giovane Ninja, aiutandolo ad alzarsi. - Col tempo migliorerai, non temere! -

Ricardo roteò gli occhi e accennò un piccolo “grazie” con il capo, mettendosi in piedi. Poi girò i tacchi, dirigendosi in un'altra stanza. Oramai la cantina di casa O'Neil era stata del tutto modernizzata. Senza contare che Casey e April non avevan avuto problemi, a parte quello di nascondere ogni cosa ai loro due figli, Colette e Fivian.

 

- Hey, Primo. Sai dov'è finita Delizia? - domandò la Tartaruga adolescente, con le mani ai fianchi.

 

Primo, figlio di Donatello. Il secondo dopo Ricardo ad uscire dall'uovo. Era quello più intelligente nel gruppo dei suoi fratelli e modestia a parte, se ne vantava pure. Il suo unico difetto forse potrebbe essere quello di avere una grande passione per i giornaletti o vedere programmi vietati ai minori. Più manie di perversione... come, rubare biancheria intima, farne addirittura una sua collezione. Per questo April era costretta ogni settimana a comprarne di nuova.

 

- Non ne ho idea, Rick. Forse starà giocando ad “Attacca l'Unicorno” con Dai. Ogni volta si divertono un mondo...

 

 

Ricardo fece un verso stizzito e si sedette sul divano, con le braccia che ricadevano sopra lo schienale. Con la coda dell'occhio, intravide quello che il fratello stava leggendo. - Lasciatelo dire, Primo. Fai proprio schifo. -

- Ad ognuno i suoi pregi. - Ironizzò il genio.

 

- Vola-vola unicorno, vola! -

Una raggiante risatina raggiunse i due fratelli.

Ricardo si portò una mano sulla fronte.

- Visto? Era così ovvio. - Affermò Primo.

Primo vestiva con una tuta da meccanico viola, degli scarponi marroni e degli occhialetti uniti con la benda viola del padre per tenerli saldi sulla testa. Era un modo ingegnoso. Aveva l'oggetto più importante del padre, con una utilità annessa. Non poteva trovar di meglio! Primo era biondo con gli occhi castani.


Invece Ricardo la benda la portava sulla fronte.

 

L'esile figura si fermò di scatto davanti ai due, ormai raggiunta dal suo inseguitore.

- Presa! - Ridacchiò (l'inseguitore).

- Delizia, Daisuke. Siate seri. - Sbuffò Ricardo.

- Scusaci Rick... - Disse Daisuke. Una grande tartaruga dalla grossa muscolatura, chiamato anche “Big 'Suke” perché era il più alto del gruppo (e anche il più enorme). Aveva un braccio e una gamba bionici e un occhio solo. L'altro l'aveva perso quand'era ancora un bambino; come anche la gamba e il braccio...

Daisuke vestiva alla Bikers e il suo aspetto incuteva timore. Ma era solo apparenza. Il vero Daisuke invece era gentile, amichevole e amava la natura, i bambini e gli animali. Se fosse stato un comune umano avrebbe aiutato una vecchietta ad attraversare la strada o lasciare posto alla stessa vecchietta sull'autobus.

Lui la benda del padre la portava come elastico per il suo codino.

 

- Hahaha, per cosi poco? -

L'ultima a parlare fu la più piccola dei tre, Delizia.

Lei era diversa da tutti loro. Era una tartaruga marina ma non perché Michelangelo aveva avuto rapporti con una di queste. Ma bensì... (…)

Delizia era candida, con delle lentiggini color ametista sulle guance. Tre per guancia. Il suo guscio era violaceo e indossava sempre una felpa verde, una gonna grigiastra, calze e infradito giapponesi. I suoi capelli erano color rosa confetto, corti fino alle spalle, sopra questi portava un bel fiocco fucsia. Gli occhi invece erano azzurri come il mare. Lei portava la benda arancione del padre sul collo, usata come foulard.

 

I quattro si guardarono e poi scoppiarono insieme in una grossa e fragorosa risata.

 

Donatello, Raphael e Leonardo li guardavano da un angolino della stanza.

 

- Sembriamo noi alla loro età...- Disse Donnie nostalgico.

- E poi Delizia ha il sorriso di suo padre... - Leonardo abbassò lo sguardo.

- Su, calmati, Leo. Dobbiamo dimenticare quello che è successo.

 

 

Dimentichiamo per il loro futuro”.

 

 

 

 

  
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