Alzando lo sguardo verso il cielo si poteva notare un bagliore.
Era quasi l'alba.
La casa era silenziosa e buia.
La finestra era leggermente aperta.
Si sentiva un respiro mozzato e passi veloci.
Camminava come un'ombra confusa con il buio.
Spaventato.
Ogni tanto si voltava in dietro alla ricerca di una possibile fonte di luce.
Sussultava a ogni minimo scricchiolio che poteva sembrare rumore di passi.
Voleva tornare a casa ma qualcosa glielo impediva.
Aveva freddo ed era stanco.
Ma nonostante tutto continuava a vagare per i corridoi della sua casa dell'infanzia.
Come quando era bambino.
Come quando rincorreva il fratello per giocare.
Finendo poi per incontrare le sue due dita che lo colpivano in fronte.
Che fine avevano fatto quei giorni felici?
Se lo chiedeva da quel giorno.
Dal giorno in cui suo fratello aveva distrutto la sua infanzia.
C'era la luna piena, se lo ricordava bene.
Una bellissima luna color sangue.
Una enorme luna che troneggiava su un paesaggio nero contornato da linee candide.
Quel paesaggio dava frutto a illusioni impalpabili ma allo stesso tempo dolorose.
Immagini svanite con il passare degli anni.
Tristezza e malinconia trasformate in odio e rancore.
Due sentimenti non ancora soddisfatti.
Due sentimenti che vanno a braccetto tra di loro.
Sotto i piedi aveva il legno corroso dal tempo.
Alcuni tagli si aprivano sulla carne cerea.
Colpa delle schegge di quel pavimento un tempo perfetto.
La perfezione svanisce con il tempo.
La perfezione non esiste.
Aveva accanto una parete scortecciata che veniva piano piano mangiata dalla muffa.
Di fronte a se il corridoio che portava alle stanze da letto.
Sentiva una forte attrazione verso quella parte della casa.
Quella sensazione non gli permetteva di voltarsi e tornare a casa.
Si fermò un attimo.
Chiuse gli occhi e altri due sanguigni apparvero nella sua mente.
Li riaprì e andò avanti.
Il legno gemeva sotto il suo peso.
La maglietta leggera fluttuava sottomoessa dal leggero vento che trapassava come una lama le pareti distrutte dal tempo.
Si trovò di fronte alla porta della sua stanza.
La mano percorreva la parete per poi incontrare la maniglia fredda e arruginita.
La porta si aprì cigolando.
E il buio lo avvolse completamente.
L'alba ancora non voleva saperne di arrivare.
Si guardò attorno alla ricerca di qualcosa di familiare.
Passò con lo sguardo dallo scaffale al letto bloccandosi sull'ultimo.
Uno sguardo familiare.
Rosso come il sangue.
<< Sasuke... >>
Quella voce quanto l'aveva odiata in quegli anni.
E invece ora gli parve tranquillizzante.
Si fece toccare il volto da una mano gelida.
Piacevolemente gelida.
Sentì il pavimento sotto il corpo e un'altro corpo sopra di lui.
Labbra delicate baciarono le sue.
Una lingua si insinuò nella sua bocca.
Si incontrò con la sua.
La mano gelida carezzava il suo addome per poi appropriarsi del suo sesso.
Il piacere perlaceo riempì quella mano fredda.
Occhi scarlatti lo fissarono imperterritamente.
Si impossessò di lui.
Lo penetrò varie volte con violenza.
Ma nel contempo dolcemente.
Riversò il suo piacere dentro di lui.
Un ansito e poi uscì da lui delicatamente.
<< Sasuke mi sarai fedele per sempre? >>
Una richiesta impossibile.
Lo strinse a se
<< te lo prometto niisan... >>
Che bugiardo.



Ma si sa che le bugie a volte sono a fin di bene.
Non sono inutili.
Sono solo frasi false che dopo averle pronunciate perdono di consistenza.
Questa non è una bugia.
Almeno cerco di convincermene.
Le promesse non sono facili da mantenere a volte.
Si da la parola con la speranza di riuscire a mantenerla.
Poi finisce che quella parola è stata inutile.
Inconsistente.