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Autore: mistery dragon    31/10/2013    2 recensioni
ATTENZIONE, SPIN-OFF DELLA STORIA "CAN I CALL YOU DAD"!!!!!!
" Al biondino gli si gelò il sangue nelle vene........
- A.....a...ak.......-la sua voce non riusciva a venire fuori dalla sua gola e i suoi occhi erano spalancati dalla paura.
- Ciao Sanji, non ci si vedeva da tanto tempo , vero?- sussurrò maligno l'altro , ghignando sadico."
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Roronoa Zoro, Sanji
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Can I Call you Dad?'
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Sanji si ritrovò in una selva oscura, piena zeppa di alberi con rami contorti e spine affilate. Il vento ululava minaccioso e faceva rabbrividire il biondino per il freddo. Il cielo era praticamente un soffitto nero senza stelle e la luna era rossa come il sangue. Ogni tanto sentiva versi di animali pericolosi e vedeva ombre che apparivano e scomparivano continuamente; deglutì a fatica e iniziò a tremare dalla paura: do-dove diavolo era finito? Iniziò ad avanzare lento nell’unica direzione possibile, affondando nella palta ad ogni passo che avanzava e continuava a rimuginare sul fatto di come fosse arrivato lì e sul  perché Zoro non fosse con lui . Inspirò profondamente e buttò fuori l’aria, cercando di calmarsi. 
All’improvviso delle radici afferrarono i polsi e le caviglie, come se avessero vita propria e lasciando segni sulla pelle diafana del piccolo. Il cuore di Sanji si bloccò e riprese a battere furiosamente quando quelle piante iniziarono a trascinarlo verso il fondo della via, facendolo strisciare contro la melma e ferendolo qualche volta. Il ricciolo strillava e piangeva in preda al panico , cercando inutilmente di togliersi quelle corde che però ad ogni suo movimento brusco, lo stringevano più forte.
Dopo aver attraversato l’interminabile vicolo ,le radici lo liberarono. Il piccolo si accorse che ora era in una stanza ancora più buia della foresta e che il vano da cui era entrato si era richiuso grazie a dei rami di spine che si intrecciarono fra loro, creando un reticolato complesso e solido. Ma ciò che fece tremare Sanji, fu quando vide l’ombra di un uomo avvicinarsi pericolosamente a lui. “Calmati Sanji, è solo un incubo! Un orribile incubo….. probabilmente quella persona è Papà Marimo……. Non devi preoccuparti!” La mente del ricciolo cercava di essere ottimista e di auto-convincersi di quelle parole, ma il cuore e l’istinto del bambino avevano un bruttissimo presentimento.
Quando l’uomo fu a un centimetro da lui e gli passò la lama fredda di un coltello su una guancia, come farebbe un torturatore esperto con la sua preda.
Al biondino gli si gelò il sangue nelle vene……
- A…….a……ak……..- la sua voce non riusciva a uscire fuori dalla sua gola e i suoi occhi erano spalancati dalla paura.
- Ciao Sanji, non ci si vedeva da tanto tempo, vero?- gli sussurrò maligno l’altro, ghignando sadico.
Le luci si accesero e capì di trovarsi nel salotto della sua vecchia casa e davanti a lui c’era Akuma.
“ No, non è possibile! Lui….lui…..è morto! Zoro  l’ha ucciso! Lo ha colpito al cuore! Tutti hanno detto che era morto! ”Il ricciolo voleva scappare lontano da quella stanza dell’orrore, del dolore, della tortura,  ma era così terrorizzato che non riusciva a muovere un muscolo e la sua pelle era bianca come un lenzuolo pulito.
L’arancio prese per un braccio il piccolo e lo sbatté violentemente contro il muro. Sanji iniziò a divincolarsi e a tirare quanti più calci possibili, ma il pazzo gli spezzò le gambe come al solito  e gli legò i polsi e le caviglie con le manette.
“ NO! NO! NO! Non voglio! Lasciami! Aiuto, Aiuto! Basta, non voglio più subire altre violenze, non voglio, non voglio!!!!” Queste erano le parole che il biondino voleva gridare, ma sembrava che qualcosa lo bloccasse , come un masso sulle corde vocali. Iniziò ad ansimare forte come se avesse un attacco d’asma al ricordo di vecchie ferite e per ciò che stava per ricapitargli,
- Pensavi davvero che ti avrei lasciato in pace solamente perché sono morto? Ti sbagli , ti perseguiterò per il resto della tua inutile vita, nei pensieri , nei ricordi, nelle piccole cose quotidiane, …. E sì, anche nel sonno!!!- gridò adirato ,il poliziotto prendendo la frusta. 
Il piccolo chiuse gli occhi aspettandosi il colpo, pregando che qualcuno lo salvasse………………..
- Sanji! SANJI!!!!!- Zoro chiamò per l’ennesima volta il figlio , urlando con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Il piccolo si svegliò, spalancando gli occhi e respirando affannosamente. Cercò di far tornare il battito cardiaco normale e realizzò  che adesso si trovava a casa sua e del Marimo . Notò inoltre che quest’ultimo era seduto sul suo futon e gli stringeva le spalle. L’espressione del verde era decisamente preoccupata e anche leggermente spaventata:
- Sanji, cos’è successo? Hai iniziato ad agitarti furiosamente nel sonno e a urlare come un forsennato!-
Il biondino guardò l’occhio del maggiore e si gettò fra le braccia del suo insegnante, piangendo e stringendosi sul suo petto. Era stato soltanto un incubo, uno stupido, maledetto incubo!
Il verde rimase spiazzato dal gesto del minore, insomma l’ultima volta che lo aveva stretto così forte e aveva iniziato a lacrimare di paura,  il ricciolo era quasi morto annegato.
Titubante , il docente fece passare le braccia intorno quel piccolo angelo che in quel momento gli sembrava un pulcino bagnato. Lo accarezzò e gli chiese:
- Hai  sognato lui , non è vero? -
Il biondino non rispose, si limitò a singhiozzare più forte. Continuava a ripetere “Papà, papà” come se  volesse avere la conferma che lui era lì a proteggerlo. Dopo un po’ Sanji si era calmato e continuava ad accarezzare la lunga cicatrice che segnava il petto dello spadaccino, e poi piano piano,  cullato dai battiti cardiaci del padre adottivo, si addormentò. Il verde sospirò: erano passati ben 9 mesi da quando lo aveva salvato da Akuma e spesso il piccolo aveva incubi del genere di notte. Anche verso certi oggetti aveva sviluppato un senso di fobia: fruste, pistole, divisa da poliziotto, chiese, cattedrali e sangue. 
Il Marimo guardò rattristato il figlio,  e gli spostò alcuni ciuffi di capelli dal viso, e gli diede un bacio sulla fronte; il piccolo sorrise dolcemente nel sonno per quel gesto affettuoso. Il maggiore si rinfilò nel letto insieme al bambino e tirò su le coperte: questa notte avrebbe dormito con lui, ma solo perché quella era un’eccezione; la prossima volta, niente atteggiamenti dolci!
  

Sanji si ritrovò in una selva oscura, piena zeppa di alberi con rami contorti e spine affilate. Il vento ululava minaccioso e faceva rabbrividire il biondino per il freddo. Il cielo era praticamente un soffitto nero senza stelle e la luna era rossa come il sangue. Ogni tanto sentiva versi di animali pericolosi e vedeva ombre che apparivano e scomparivano continuamente; deglutì a fatica e iniziò a tremare dalla paura: do-dove diavolo era finito? Iniziò ad avanzare lento nell’unica direzione possibile, affondando nella palta ad ogni passo che avanzava e continuava a rimuginare sul fatto di come fosse arrivato lì e sul  perché Zoro non fosse con lui . Inspirò profondamente e buttò fuori l’aria, cercando di calmarsi.

All’improvviso delle radici afferrarono i polsi e le caviglie, come se avessero vita propria e lasciando segni sulla pelle diafana del piccolo. Il cuore di Sanji si bloccò e riprese a battere furiosamente quando quelle piante iniziarono a trascinarlo verso il fondo della via, facendolo strisciare contro la melma e ferendolo qualche volta. Il ricciolo strillava e piangeva in preda al panico , cercando inutilmente di togliersi quelle corde che però ad ogni suo movimento brusco, lo stringevano più forte.

Dopo aver attraversato l’interminabile vicolo ,le radici lo liberarono. Il piccolo si accorse che ora era in una stanza ancora più buia della foresta e che il vano da cui era entrato si era richiuso grazie a dei rami di spine che si intrecciarono fra loro, creando un reticolato complesso e solido. Ma ciò che fece tremare Sanji, fu quando vide l’ombra di un uomo avvicinarsi pericolosamente a lui. “Calmati Sanji, è solo un incubo! Un orribile incubo….. probabilmente quella persona è Papà Marimo……. Non devi preoccuparti!” La mente del ricciolo cercava di essere ottimista e di auto-convincersi di quelle parole, ma il cuore e l’istinto del bambino avevano un bruttissimo presentimento.

Quando l’uomo fu a un centimetro da lui e gli passò la lama fredda di un coltello su una guancia, come farebbe un torturatore esperto con la sua preda.

Al biondino gli si gelò il sangue nelle vene……

-        A…….a……ak……..- la sua voce non riusciva a uscire fuori dalla sua gola e i suoi occhi erano spalancati dalla paura.

-        Ciao Sanji, non ci si vedeva da tanto tempo, vero?- gli sussurrò maligno l’altro, ghignando sadico.

Le luci si accesero e capì di trovarsi nel salotto della sua vecchia casa e davanti a lui c’era Akuma.

“ No, non è possibile! Lui….lui…..è morto! Zoro  l’ha ucciso! Lo ha colpito al cuore! Tutti hanno detto che era morto! ”Il ricciolo voleva scappare lontano da quella stanza dell’orrore, del dolore, della tortura,  ma era così terrorizzato che non riusciva a muovere un muscolo e la sua pelle era bianca come un lenzuolo pulito.

L’arancio prese per un braccio il piccolo e lo sbatté violentemente contro il muro. Sanji iniziò a divincolarsi e a tirare quanti più calci possibili, ma il pazzo gli spezzò le gambe come al solito  e gli legò i polsi e le caviglie con le manette.

“ NO! NO! NO! Non voglio! Lasciami! Aiuto, Aiuto! Basta, non voglio più subire altre violenze, non voglio, non voglio!!!!” Queste erano le parole che il biondino voleva gridare, ma sembrava che qualcosa lo bloccasse , come un masso sulle corde vocali. Iniziò ad ansimare forte come se avesse un attacco d’asma al ricordo di vecchie ferite e per ciò che stava per ricapitargli,

-        Pensavi davvero che ti avrei lasciato in pace solamente perché sono morto? Ti sbagli , ti perseguiterò per il resto della tua inutile vita, nei pensieri , nei ricordi, nelle piccole cose quotidiane, ….Ti perseguirò anche nel tuoi sogni!!!- gridò adirato ,il poliziotto prendendo la frusta.

Il piccolo chiuse gli occhi aspettandosi il colpo, pregando che qualcuno lo salvasse………………..

-        Sanji! SANJI!!!!!- Zoro chiamò per l’ennesima volta il figlio , urlando con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Il piccolo si svegliò, spalancando gli occhi e respirando affannosamente. Cercò di far tornare il battito cardiaco normale e realizzò  che adesso si trovava a casa sua e del Marimo . Notò inoltre che quest’ultimo era seduto sul suo futon e gli stringeva le spalle. L’espressione del verde era decisamente preoccupata e anche leggermente spaventata:

-        Sanji, cos’è successo? Hai iniziato ad agitarti furiosamente nel sonno e a urlare come un forsennato!-

Il biondino guardò l’occhio del maggiore e si gettò fra le braccia del suo insegnante, piangendo e stringendosi sul suo petto. Era stato soltanto un incubo, uno stupido, maledetto incubo!

Il verde rimase spiazzato dal gesto del minore, insomma l’ultima volta che lo aveva stretto così forte e aveva iniziato a lacrimare di paura,  il ricciolo era quasi morto annegato.

Titubante , il docente fece passare le braccia intorno quel piccolo angelo che in quel momento gli sembrava un pulcino bagnato. Lo accarezzò e gli chiese:

-        Hai  sognato lui , non è vero? -

Il biondino non rispose, si limitò a singhiozzare più forte. Continuava a ripetere “Papà, papà” come se  volesse avere la conferma che lui era lì a proteggerlo. Dopo un po’ Sanji si era calmato e continuava ad accarezzare la lunga cicatrice che segnava il petto dello spadaccino, e poi piano piano,  cullato dai battiti cardiaci del padre adottivo, si addormentò. Il verde sospirò: erano passati ben 9 mesi da quando lo aveva salvato da Akuma e spesso il piccolo aveva incubi del genere di notte. Anche verso certi oggetti aveva sviluppato un senso di fobia: fruste, pistole, divisa da poliziotto, chiese, cattedrali e sangue.

Il Marimo guardò rattristato il figlio,  e gli spostò alcuni ciuffi di capelli dal viso, e gli diede un bacio sulla fronte; il piccolo sorrise dolcemente nel sonno per quel gesto affettuoso. Il maggiore si rinfilò nel letto insieme al bambino e tirò su le coperte: questa notte avrebbe dormito con lui, ma solo perché quella era un’eccezione; la prossima volta, niente atteggiamenti dolci!

 

    Angolo dell'autrice:

Ok, lo ammetto, "Can I call you Dad" è stata una delle mie storie più seguite e così volevo proporvi questo spin-off della storia.

Allora, che ne pensate? Ovviamente doveva essere un po' macabro per Halloween e la mia mente malata ha partorito questa idea.......

Però non è detto che lascierò la storia del tutto...........Però ci sto ancora lavorando!

Vi auguro buon Halloween!

Un bacione

Mistery Dragon 

  
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