Fandom:
Kyo
Kara
Maoh!
Rating: Verde
Personaggi/Pairing: Yuuram, Greta, un po’ tutti
Tipologia: OneShot
Genere: Fluff, Sentimentale, Romantico
Avvertimenti: Shonen-ai
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò
che deriva dalla trama
ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.
FAMILY
BOND
La
sensazione di gelo all’altezza dello
stomaco, che aggredì Yuuri al suo risveglio, era certamente
un sentore di
pericolo imminente.
Il
quindicenne sbatté più volte le palpebre,
restando a fissare il soffitto buio mentre alle sue orecchie giungeva
chiaramente il clamore della pioggia che batteva forte sui vetri della
propria
stanza sulla Terra e il rumore dei tuoni che spezzava il silenzio della
notte,
facendolo tremare.
Chissà
se anche a Shin Makoku pioveva…
Al
pensiero del suo regno, la sensazione di
gelo si fece più intensa, spingendolo a mettersi seduto tra
le coperte, col
respiro affannoso e la testa che girava tremendamente.
Perché
gli sembrava di udire la voce
addolorata di Greta che lo chiamava, anche in quel momento e non solo
nel
sogno?
Sentì
il cuore balzargli in gola: che le
fosse successo qualcosa?
“Impossibile,
c’è Wolfram con lei, e di
sicuro nessuno permetterà che le accada
qualcosa…” borbottò tra sé e
sé, ma era
innegabile che era preoccupato per la sua bambina, e se ne sentiva la
voce, non
poteva che esserle accaduto qualcosa. Sperava solo di sbagliarsi.
Nervosamente,
Yuuri balzò giù dal letto e si
precipitò nel corridoio deserto, illuminato saltuariamente
dalla livida luce dei
lampi che esplodevano nel cielo come gelidi fuochi
d’artificio: nel bagno,
fortunatamente, non c’era nessuno ma, malgrado la fretta che
ne muoveva i
gesti, Shibuya ebbe grosse difficoltà nell’aprire
l’acqua per riempire la
vasca, le mani gli tremavano troppo.
Non
si levò neppure il pigiama di dosso,
semplicemente si buttò nell’acqua, concentrandosi
sulla sagoma del castello che
serbava nei suoi ricordi e attendendo la familiare sensazione di
risucchio che
lo avrebbe condotto a casa.
§§§
Anche
a Shin Makoku pioveva, mentre le torce
di tutto il castello erano ancora accese e soldati e servitori
frugavano il
luogo da cima a fondo.
“Greta!!”
La
voce di Wolfram risuonava forte, coprendo
il fastidioso ticchettio e l’ululare della tempesta che
flagellava il paese,
incurante della pioggia che lo inzuppava da capo a piedi mentre correva
per il
cortile, chiamando a gran voce la figlia.
“Greta!!”
ripeté il biondo, cercando rifugio
sotto uno dei porticati e trattenendo a stento le lacrime: tutto il
castello
era in subbuglio per la scomparsa della piccola ed era stata tutta
colpa sua,
che non l’aveva sorvegliata a dovere: febbricitante
com’era, la bambina non
poteva scorrazzare dovunque, non con quel tempo da lupi!
Wolfram
avrebbe dovuto sorvegliarla maggiormente
ma, invece di prendersi cura di lei, aveva preferito occuparsi delle
scartoffie, troppo fiducioso delle parole di Gisela circa la sua pronta
guarigione, e aveva miseramente sbagliato!
E
se le fosse successo qualcosa, con che
faccia avrebbe potuto affrontare Yuuri?
“Wolfram!”
Conrad
lo raggiunse, seguito a brevissima
distanza da Gwendal e Gunter: “L’avete
trovata?!” domandò aspro il biondo,
scostandosi una ciocca di capelli zuppa dal viso;
l’espressione del fratello si
fece torva, “No, abbiamo cercato dovunque ma non
c’è traccia di lei… Stavamo
pensando…” fece per dire, prima che un nuovo,
poderoso tuono, simile allo
scoppio di una bomba, li facesse trasalire.
E
una sensazione familiare li avvolgesse come
un abbraccio.
Non
ebbero bisogno di attendere Jozak, che già
correva loro incontro per dare la buona notizia, sapevano
già da sé che il Maoh
era tornato.
E
anche la piccola Greta, ravvolta in un
vecchio e morbido scialle, lo sapeva, e malgrado la debolezza dovuta
alla
malattia, si era spinta sino al Tempio apposta per quel motivo: voleva
il suo
papà a ogni costo, lo aveva chiamato per non restare da
sola, per farsi
raccontare le favole di Anissina, lui le avrebbe fatto scendere
sicuramente la
febbre e poi avrebbero dormito tutti e tre assieme, Yuuri, Wolfram e
lei.
E,
pur se tremava di freddo, non si era data
per vinta e aveva affrontato coraggiosamente la tempesta per arrivare
al Tempio.
E
quando vide, tra le lacrime, la sagoma di
Yuuri alzarsi dalla fontana e andarle incontro per abbracciarla,
entrambi
bagnati da capo a piedi e infreddoliti, non poté che essere
felice, malgrado i
continui rimproveri del sedicenne.
“Saranno
tutti preoccupatissimi per te!”
esclamò infatti il Maoh, buttandosi sotto il porticato e
correndo verso il
palazzo, tenendola stretta; Greta si lasciò trasportare,
sfregandosi gli occhi,
gonfi di sonno e cisposi per la malattia con le manine umide,
“Hai la febbre.
Chi ti ha permesso di uscire!?” sbottò, sentendola
effettivamente troppo calda
per non farsi prendere dall’ansia.
“Papà
Wolfram era impegnato e io mi sentivo
tanto sola…” bisbigliò lei, poggiando
la testa sul petto del ragazzo e
lasciandosi cullare dal battito del suo cuore: “Volevo che tu
mi leggessi una
favola…”.
Lì,
nel bel mezzo della tempesta, fu come se
un raggio di sole fosse uscito dalle nubi e avesse irradiato il cuore
del Maoh
di un intenso calore.
Passò
la mano tra i ciuffi flosci e umidi
della bambina, accarezzandola con affetto palpabile: “Appena
sarai guarita, ti
leggerò tutte le favole che vorrai. Promesso.” le
sussurrò, sfiorandole il viso
arrossato e bollente per l’alta temperatura.
“GRETA!!”
La
voce di Wolfram ne precedette l’arrivo
come un falcone in picchiata su di loro: quasi non calcolò
minimamente Yuuri,
ma si concentrò subito sulle condizioni della bambina, che
s’era addormentata
placidamente tra le braccia del papà.
“Sta
bene,” lo rassicurò subito il sovrano,
alzandosi in piedi e osservando con aria affettuosa il biondo:
“Dovete
asciugarvi! Tutti e due!” sbottò invece lui,
afferrando il fidanzato per la
manica del pigiama e tirandoselo dietro, “Sei anche a piedi
nudi!”.
Una
mano gentile si poggiò sulla spalla del
ragazzo, prima che egli venisse sollevato tra le braccia di qualcun
altro
mentre Greta veniva presa in custodia da Jozak: “Conrad! Sono
in grado di
camminare da solo!” si lamentò il Maoh, facendo
sorridere il suo padrino, “Se,
oltre a Greta, si ammalasse qualcun altro, soprattutto se questo
qualcuno fosse
il Maoh, Gisela se la prenderebbe sicuramente con me.”
replicò lui e, senza
ascoltare minimamente le proteste del suo Re, guidò il
gruppo verso il
castello.
§§§
Il
silenzio che accolse Wolfram di ritorno in
camera era piacevole.
Rincantucciati
sotto le coperte e
addormentati placidamente stavano Greta e Yuuri, la bambina stretta
forte al
petto del padre adottivo e il Maoh che le accarezzava istintivamente
nel sonno
la testa ancora umida per la pioggia.
Aldilà
delle finestre, il tempo non era
cambiato ma la sensazione di essere al sicuro, assieme, rinfrancava il
biondo
Mazoku, che si levò silenziosamente i vestiti, ripiegandoli
con cura, prima di indossare
la camicia da notte: era ormai l’alba ma nessuno si sarebbe
sognato di venirli
a disturbare prima del pomeriggio inoltrato.
Infilatosi
sotto le coperte, dal lato libero
rispetto a Greta così da poterla abbracciare e farla stare
in mezzo a loro,
Wolfram sistemò con cura la bambina prima di chiudere gli
occhi, il respiro
infinitamente più leggero ora che anche Yuuri era al suo
fianco, al sicuro ed
erano finalmente riuniti.
“Wolfram…?”
bofonchiò il Maoh nel sonno,
stringendo la mano del fidanzato.
Questi
sospirò e si rannicchiò maggiormente
senza però mollare la presa sulle sue dita: “Sono
qui, dormi…” sussurrò il
biondo con un vago sorriso a increspargli le labbra nel buio, sorriso
che Yuuri
imitò, soddisfatto della loro vicinanza.
Fuori,
le gocce picchettavano sul vetro ma
loro erano sereni.