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Autore: MisfitssMagnet    01/11/2013    0 recensioni
Questa storia è raccontata attraverso le pagine del diario di M, una ragazza come tante che vive il dramma dell'adolescenza e dei primi amori platonici. L'insicurezza regna sovrana in lei e la mancanza di autostima stimolerà le sue paranoie portandola a fare scelte discutibili.
Ispirata da una storia vera: la mia.
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Buona lettura! - M.J.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Caro diario,

mi presento: sono M.

Oggi comincerò a scrivere la mia storia ma ritengo corretto, per farti comprendere al meglio la situazione in cui mi trovo, farti un breve riassunto degli avvenimenti accaduti precedentemente.

Il titolo dice tutto. Mi ero innamorata del suo giubbotto. 

Era il 31 gennaio 2011 e pioveva. Come al solito mi recavo al bar per la colazione prima di iniziare le lezioni.

Quel giorno era affollatissimo e dovetti quindi rinunciare al solito tavolo che occupavo con gli amici al piano superiore.

L'unico posto libero si trovava appena sotto la scala: tavolo piccolo e rotondo, più alto degli altri, piuttosto scomodo.

Davo le spalle al bancone e discutevo con la mia migliore amica, di cui ti parlerò in seguito, di un argomento poco importante.

Ricordo ancora esattamente come ero vestita, sono una persona che fa molto caso ai dettagli negli avvenimenti "importanti": indossavo i miei jeans chiari preferiti e una maglia scollata verde acqua coperta parzialmente da un cardigan grigio.

Ad un tratto mi sentii osservata: sapete quando si ha la netta sensazione di essere fissati da qualcuno? Ecco, ho avuto quell'impressione e, infatti, non mi sbagliavo.

Mi voltai leggermente e notai un ragazzo che mi guardava insistentemente; fu veloce più di un fulmine che squarcia il cielo durante una tempesta, profondo più di un oceano che nasconde mille tesori, uno sguardo ipnotizzante, ammaliante. Spostai lentamente lo sguardo da lui alla mia migliore amica e sospirai. Giuro che non sarei stata in grado di decifrare la sua espressione e capire il significato di quello sguardo così intenso da lasciarmi senza fiato. 

Quel ragazzo, che ovviamente non descriverò fisicamente nel caso in cui questo diario venga smarrito o finisca in mani sbagliate, era di una bellezza misteriosa; indossava un paio di jeans scuri e un giubbotto blu scuro con dei dettagli rossi e bianchi. Adorai subito quel giubotto. Adorai subito quel ragazzo.

Da quel giorno quel ragazzo misterioso divenne "Il ragazzo del bar dal giubbotto figo", finché non scoprii il suo nome, parecchio tempo dopo.

Da quel giorno "Il ragazzo del bar dal giubbotto figo" si prese un piccolo spazio nei miei pensieri.

Passarono mattine e mattine prima che potessi rivederlo. L'avevo quasi dimenticato: non conoscevo nulla di lui, non sapevo la scuola che frequentava, il suo nome... nulla! Potevo solo sognare ed ipotizzare.

Quella mattina fui sorpresa di rivederlo. Mi prese alla sprovvista. Stavo uscendo dal solito bar, nido del nostro "incontro"; avevo la testa china, in realtà mi stavo concentrando per non inciampare nei miei stessi piedi come al solito, e quando la rialzai me lo ritrovai di fronte, a pochi centimetri di distanza, che mi sorrideva. Credo di essere avvampata di vergogna. Mi sono divincolata dal reticolato di persone che sostavano fuori dal locale e sono scappata via con la sicurezza di avere i suoi occhi addosso.

Nelle settimane seguenti lo vidi discontinuamente ed ogni volta i nostri sguardi si incrociavano.

Fu per pura casualità che scoprii il suo nome. Un amico mi parlò di lui; cercai il suo nome su Facebook e lo trovai.

Era lui, "Il ragazzo del bar dal giubbotto figo" si chiamava A.

Potevo finalmente mettere una targhetta con il suo nome sullo spazio nella mia mente a lui dedicato. 

Direi che per oggi ho scritto abbastanza, domani continuerò la storia.

Tua, M.

  
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