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Autore: beautifulfairy    17/04/2008    2 recensioni
// Siamo dopo l'ultima battaglia avvenuta nel settimo capitolo della saga di Harry Potter, scritto dalla scrittrice JK Rowling. Sono passati 10 anni, dopo la guerra tra il male e il bene. La storia, è puramente casuale.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quella notte davano alla radio, una canzone di Laura Bono, la sua preferita. L’ascoltava, mentre le mani stringevano con delicatezza, il volante che solo ogni tanto svoltava a destra, seguendo una curva che proseguiva lungo la strada che l’avrebbe condotta a casa. Guidava su quell’asfalto rovente, dalle troppe macchine che ci sgommavano sopra. Alcune le stavano innanzi e molte ancora, alle spalle. Continuava ad avanzare, piano, a 70 km all’ora.
Frederick era seduto sul sedile posteriore; stava giocando con dei pupazzetti di gomma. Parlava tra se, inventandosi chissà quale storia fantastica. Lui, il figlio di Ron Weasley. Quello stesso Ron, che andò a sposare Cassandra Adam, con i piedi nudi appoggiati su una coperta calda, accanto al piccolo Frederick, di soli cinque anni. Occhi azzurri e dei capelli rossi, lunghi fino alle spalle, proprio come suo padre. Sorrideva con quella ingenuità che solo un bambino può avere a quell’età e lo vide attraverso lo specchietto retrovisore, prima di adocchiare sua madre, schiacciare alcuni tasti del cellulare che teneva tra le mani.
Immaginava a chi sarebbe arrivato quel messaggio o quello squillo; d’altronde erano ben cinque anni che Cassadra, tradiva Ron, con un certo Lee Dandee. Lei, sapeva proprio tutto, anche se non aveva mai osato accennare nulla al suo vecchio amico del cuore, nonché il suo ex fidanzato. Non avrebbe potuto creare scompiglio in quella famiglia, dove il frutto del loro peccato, era quell’innocente creatura, che or la fissava nello specchietto retrovisore. Gli sorrise dolcemente, prima di essere invasa da uno scatto di rabbia, che l’accompagnò a stringere con violenza, il volante.
La notte continuava a calare intanto, era ormai l’ora di cena e i fari della macchina, illuminavano la strada. Vi erano pochi lampioni. Uno dei quattro finestrini, era appena abbassato, il giusto per far entrare un fresco venticello a scompigliare quei ricci castani, che ricadevano sulle spalle nude. Una sera d’estate, in cui comincia un’altra storia e dove niente avrebbe fatto presagire quel che sarebbe successo, da li a pochi minuti.
“ Io non credo nei miracoli, se potessi tu sorprendermi “.
Finì con una frase ben diretta a far riflettere gli ascoltatori.
E fu lei, che andò a pensare proprio a chi non doveva. Draco Malfoy. Quegli occhi penetranti e glaciali, ancor oggi li ricordava bene, come quella bacchetta puntata e il sangue che scivolava giù dalla mano che la tratteneva. Lui, il Malfoy che la umiliò e prese in giro, in quei duri anni ad Hogwarts, quel giorno non riuscì a toglierla di mezzo. No, quel giorno no. E non ci fu un perché..
”Zia Hermione, perché andiamo in macona ?”Chiese Frederick, prima che la giovane donna, posò lo sguardo sullo specchietto retrovisore.
”Volevi dire macchina, Frederick ?”lo corresse puntualmente, sorridendogli.
”Si Zia Hermy, perché non usiamo le scope ?”domandò ancora Frederick, con estrema curiosità, mentre si aggrappava al sedile di guida, con le sue dita sottili.
”Perché, il mondo dei Babbani è anche il nostro e finché possiamo usufruirne, perché non approfittarne ?”Una domanda retorica, mentre il volante veniva girato appena a sinistra, per seguire una curva leggera.
”Ma zia, tu sei una Strega, la mamma e papà, usano le bacchette, perché tu no ?” un’altra domanda, che fu interrotta dallo starnutire di Cassandra.
Quest’ultima, si soffio il naso, in un candido fazzoletto ricamato.
”Non stressare la Zia Hermione, Frederick. Lasciala guidare in pace.” Bacchettò Cassandra, infilandosi il cellulare nella tasca.
”D’altronde io ed Hermione, siamo delle mezze babbane. Il mondo magico e comune, lo sfruttiamo a nostro piacimento, giusto Herm ?” concluse la donna, prima di appoggiare la testa contro il finestrino.
”Mh..Giusto, ma…Giusto.” cercò di controbattere le parole di Cassandra, ma riuscì a corrucciare solamente la fronte ed incurvare le labbra in una smorfia indispettita.
”Ma Zia, non ti piace più la magia ? Zio Harry con Zia Ginny, lavorano al ministero e tu, perché fai la bibliotecaria, tu ? Zia, non vuoi essere più una Strega ?” Continuò Frederick con le domande e con la sua innocua impertinenza.
Sorrise la giovane donna al volante, prima di rispondere, al posto di Cassandra, che già era in procinto di aprir bocca.
”Sai Frederick, mi stupisco della tua intelligenza.” iniziò con cautela, continuando diritta per quella strada illuminata.
”Dieci anni fa, ci fu una guerra bruttissima e..” Smise di parlare, conscia di non poter prolungare quella orrenda vicenda. D’altronde quando Voldemort fu ucciso, aveva promesso che non avrebbe più usato la bacchetta magica. Mai più incantesimi. Mai più magia.
Eppure..Fu Cassandra a rompere quel silenzio.
”E ci furono tanti pesci volanti, che mangiavano i bambini che facevano troppe domande !”cercò di sdrammatizzare, prima di stuzzicare il figlio accanto, con un esagerato solletico. Intanto Hermione, osservava con sguardo vacuo le macchine innanzi a lei.
”Pesci..Già. Pesci..” mormorava tra se, mentre la mente galoppava lontana e pensierosa.
Erano tutti li, Luna, Neville, Lee, Seamus, Fred, George, Harry, Ron e lei Hermione. Erano loro i primi a lanciarsi in combattimento, con a seguito tutti gli altri. I più valorosi e meno valorosi. Erano insieme e facevano un gruppo. E volavano incanti, maledizioni. Persone schiantante, avadate. E si ritrovò a terra Hermione, vicino a Ginny, mentre Draco Malfoy le puntava la bacchetta contro il viso, senza colpirla o ferirla. Fu lui che si voltò e si buttò nella mischia, prima che un fascio rosso la colpisse…
Spalancò gli occhi, premendo con forza il pedale. Cercò di frenare, ma invano.
La macchina che le venne addosso, era comparsa un attimo prima che lei riuscisse a proseguire per l’ultima curva, che l’avrebbe condotta a casa.
Lo sguardo attonito di Cassandra, mentre stringeva fra le braccia il piccolo Frederick, non riuscì a vederli Hermione, che balzò sul sedile a cui era allacciata con la cintura, quando la macchina si rovesciò sull’asfalto.
Ci fu solo la radio che distrattamente, trasmetteva vecchie canzoni d’amore. Diventavano lontane e incomprensibili le parole. Le iridi impaurite cercavano i compagni di viaggio, invano. Non riusciva a muoversi. Era a testa in giù, con le braccia contro il tettuccio interno della macchina. Lo sguardo cadde sulla strada. Vide delle scarpe nere, lucenti. Poi delle ginocchia, una mano e infine il viso di un bell’angelo. Quello stesso Angelo che le porse la mano. Ma lei, Hermione, invasa da una luce immensa, svenne..
  
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