Si, okay, ho una storia in tredici da tipo 5 mesi...
Ma quando arriva l'ispirazione per una nuova ff, e quindi per nuovi circoli viziosi e così via, non si può fare a meno di assecondarla, no?
Questo capitolo è nato dall'ascolto della fantastica soundtrack di Dragon Trainer (http://www.youtube.com/watch?v=QW8xTbvblFk pubblicità occulta, uhuh!) che, se vi va, potete ascoltare durante la lettura. Oh, ciancio alle bande [cit.], vi lascio leggere in pace u_u
Il sole, tra gli ultimi raggi aranciati e il variopinto disegno delle nuvole, si trovava all’orizzonte; splendido nelle sue vesti lucenti, si apprestava a scomparire, per lasciar posto alla Luna. Uno stormo di rondini attraversò il cielo, dirigendosi verso località più calde; la stagione fredda non avrebbe tardato nemmeno quell’anno. Già le foglie si erano tinte di giallo e rosso e il vento di Tramontana aveva preso a soffiare più vigorosamente. Jack Frost doveva essere nelle vicinanze; il Guardiano roteò gli occhi al cielo e scosse la testa, mimando una risatina silenziosa.
Quando la stella più luminosa scomparve dalla sua vista, Sandy prese il volo, accomodandosi sopra la sua accogliente nuvola di sabbia e indossando gli occhiali da aviatore, fatti di sabbia anch’essi.
Sandy planava lentamente, osservando assorto quella visione mozzafiato: le ultime luci avevano tinto di rosa la porzione di cielo ad Ovest, proprio dove il sole era tramontato. Pur essendone partecipe ogni giorno, non poteva non emozionarsi di fronte a quello spettacolo della natura. Sorrise sognante tra sé e sé, mentre accarezzava dolcemente la propria sabbia che, immediata al tocco, si tramutava in lunghissime fila dorate e serpeggiava per il cielo, insinuandosi silenziosa nelle case e donando bei sogni agli umani, sia ai più giovani, che ai più grandi.
Ciò che la maggior parte delle persone non sapeva era che Sandman non era solo Guardiano dei bambini: egli aveva il compito di rendere serene le notti di tutti, adulti compresi. E non era, certamente, un dovere di poco conto. Come per magia, dopo aver raggiunto la finestra di una delle tante case di quella cittadina sperduta dell’Inghilterra , mosse le dita e l’anta, senza fare alcun rumore, si mosse lentamente e si spalancò, lasciando entrare lo spirito. Una bambina giaceva addormentata su un letto fin troppo grande per lei; abbracciava il cuscino, e l’unico rumore a disturbare la quiete della camera era il suo respiro, regolare e calmo. Sandy osservò la stanza, alla ricerca di un particolare che potesse rivelargli le passioni della bimba: a differenza di North e Calmoniglio, che se ne stavano rintanati nelle proprie dimore a prepararsi per le feste, egli vedeva ogni notte i bambini; proprio per questo motivo aveva deciso, in seguito allo scontro con Pitch, di soffermarsi maggiormente in diverse case, ogni notte. Avrebbe voluto tanto affezionarsi ad uno di quei bambini, ma non poteva e per questo motivo aveva deciso di arrangiarsi così. E quella sera era toccato alla giovane Elisabeth, o almeno questo era quello che aveva evinto dai tanti disegni che erano appesi in modo disordinato al muro, tutti pieni di colori e forme stilizzate: casette, alberi, ballerine e bimbi che sorridono tenendosi tra loro. Sandy sorrise nuovamente, lasciando che la sabbia si librasse proprio sopra la testa della bambina e prendesse le forma di due pennelli che, intrecciandosi, dipingevano inesistenti tele con altrettanti inesistenti colori. La bambina, dopo aver emesso un breve sospiro, si accoccolò ancor di più e riprese a sonnecchiare, mentre i pennelli continuavano a danzare appena sopra la sua testa.
Lo spirito pose una leggera carezza alla bambina e si levò in aria, passando alla stanza accanto, all’interno della quale dormivano i genitori. La porta era socchiusa quel poco che bastava per intravedere cosa stesse succedendo all’interno dell’abitacolo: la madre, su un fianco, teneva le palpebre chiuse, anche se Sandy sapeva bene che non stava ancora dormendo; avvicinò la bocca alla piccola mano, sulla quale era poggiata della sabbia tanto dorata da emanare luce propria e soffiò piano, lasciando che questa volteggiasse con leggiadria per la stanza, che sembrò riempirsi di miriadi di piccole lucciole le quali, poggiandosi sui capelli della donna, la fecero addormentare in un battito di ciglia.
Uno strano bagliore verde illuminò d’improvviso il povero Sandy, che fu costretto coprirsi gli occhi con entrambe le braccia, onde evitare di restar cieco. Si sporse poco avanti per vedere a cosa era dovuto, mentre stropicciava le palpebre per cercare di abituarsi meglio alla nuova luminosità della stanza. E poi, la vide: allo stesso modo in cui era apparsa, si era volatilizzata. Qualcosa non andava, non andava assolutamente. Un grande interrogativo apparve sopra il capo di Sandy, che aveva il viso contratto in una smorfia tra stupore e terrore: doveva chiamare i rinforzi.