Bentornati!
Correvano spensierati su quel prato, inondati dalla luce del sole da
cui, nelle ore più calde, si riparavano rifugiandosi sotto l’ombra quella
grande quercia che sovrastava quel luogo meraviglioso. In quei momenti Aron
prendeva il blocco da disegno che portava sempre con sé e tracciava linee sulla
carta, trasformandole in opere d’arte; Tenma si distendeva con le braccia
dietro la testa, un filo d’erba in bocca, assaporando i raggi di sole che
filtravano attraverso i rami dell’albero; Sasha se ne stava rilassata,
intrecciando gli steli dei fiori raccolti in precedenza, e creando così
collare, braccialetti e coroncine.
Era tutto così pacifico in quel momento, e loro
non erano altro che tre semplici bambini, che vivevano al meglio la loro
infanzia nonostante questa non fosse per niente facile.
Il prato era ancora inondato dal sole, ma di allegro, quel giorno,
non c’era nulla.
A Sasha, i colori sgargianti dell’erba verde e dei fiori di campo
apparivano ora spenti, come se ogni scintilla di vitalità fosse sparita di
colpo.
La stava portando via. Quell’uomo il cui volto era quello di un
ragazzo adolescente la stava strappando da tutto quello che amava, dalla sua
infanzia e dalla sua felicità. E lei ne era spaventata. Non sapeva dove sarebbe
finita, ne comprendeva perché quel ragazzo si fosse inginocchiato davanti a lei
e le avesse dato del “lei”
chiamandola Atena. Chi era Atena? E cos’era quella Guerra Sacra di cui aveva
parlato? E lei…lei che ruolo aveva in tutto quello?
Fu quando sentì la voce di Tenma che si riscosse dai suoi pensieri. Era
appollaiato sul ramo più basso di quella quercia ch’era stata testimone di
risate, giochi e promesse. Aveva sorriso, Sasha, vedendolo, e per un breve
attimo il suo cuore si era fatto più leggero.
Tenma aveva strappato una promessa a quello strano ragazzo quel
giorno: “ Se lei non dovesse essere
felice verrò a riprendermela!”, così
aveva detto voltandosi dall’altra parte e regalandole un sorriso incoraggiante,
ma che non riusciva a celare completamente la tristezza per il fatto ce lei se
ne andasse.
La pace e la gioia che avevano regnato in quel
posto per anni erano state strappate via quel giorno, e di ciò ch’era stato non
sarebbe rimasto che un ricordo sbiadito.
Il grande albero sotto al quale si era seduta non assomigliava per
niente a quello della sua infanzia, ma visto in un contesto più generale quel
luogo poteva in qualche modo ricordare quello in cui era cresciuta e in cui
aveva riso da bambina.
Ma in fondo non poteva pretendere più di tanto. Non si trovava più
in Italia, ma in Grecia, e più precisamente nell’area sacra del Grande Tempio
di Atena. Alla fine, dopo innumerevoli domande, tutti i nodi erano venuti al
pettine; si era scoperta Atena, e la Guerra Sacra che Sisifo aveva paventato il
giorno in cui era venuto a prenderla aveva mostrato la sua faccia, trascinando
lei e molti altri in un turbinio di eventi che avevano segnato il corpo e lo
spirito.
“ Che cosa ci fai qui?” Domandò una voce alle sue spalle, facendola
sussultare, presa com’era dai suoi pensieri. Si voltò di scatto e trovò la
figura di Tenma, ora ragazzo, che la fissava curioso.
“ Pensavo.” Rispose lei semplicemente, spostandosi un po’ per fargli
posto sotto l’albero.
“ A cosa?”
“ Alla nostra infanzia.”
Tenma ridacchiò, ebbro di quei ricordi che non lo avevano mai
abbandonato, e che aveva serbato gelosamente nel cuore, facendone la propria
forza.
“ In quanti guai ci siamo cacciati!” Esclamò ridendo di cuore, ma
non ottenne la stesa reazione da parte della ragazza, anzi. Lei continuava a
guardare fisso davanti a sé, con lo sguardo lontano e un’espressione
indecifrabile sul volto. “ Sasha?”
“ Non torneremo mai più, vero?” Domandò lei, voltandosi a guardarlo,
con la malinconia insidiata su quel viso appena quindicenne.
“ Mh?”
“ A casa nostra, intendo. Al nostro paesino.” Si affrettò a specificare lei,
notando la faccia perplessa del ragazzo. Lui si fece serio all’improvviso,
serio come poche volte Tenma era stato capace di essere, vista la sua natura
semplice e scanzonata.
“ Forse… Un giorno…” Disse lui senza convinzione, staccando gli
occhi da quelli di lei, ora improvvisamente troppo intensi per poter continuare
a guardarli.
Quella risposta era falsa, e lo sapevano entrambi. Non sarebbero mai
più potuti tornare ai luoghi che li avevano visti come semplici bambini
spensierati, carichi di sogni e di voglia di vivere. Quel tempo si era
definitivamente concluso, e non si sarebbe mai riavvolto.
Ma Sasha non se la sentiva di dire tutto questo ad alta voce,
altrimenti anche l’ultima speranza che nutriva sarebbe andata in pezzi. E quella
speranza, per quanto fasulla, al momento le andava bene. Anche se non era altro
che un’illusione ne aveva bisogno, voleva crogiolarsi ancora un po’ in quello
ch’era stato.
“ Chissà… Forse in un’altra vita.” Disse improvvisamente Tenma,
facendola voltare nuovamente verso di lui.
“ Credi che avremmo un prossima vita?” Gli chiese lei, e la speranza
zampillò chiara nella sua voce e nei suoi occhi.
“ Sbaglio o tu ti reincarni ogni volta che c’è sa prendere Hades a
calci? Quindi perché no?” Le fece notare lui, schietto e sorridente. E proprio
in quel sorriso, in quel stiramento di labbra, Sasha rivide il bambino con cui
lei e suo fratello giocavano anni addietro, non più il Cavaliere che lui era
diventato.
Sorrise anche lei, un po’ serena, e allungando
la mano strinse forte la sua, quasi a voler sigillare quelle parole che
sapevano di promessa.
Il cielo limpido. Il sole cocente. Il prato verde e i fiori di
campo. E poi una grande quercia, millenaria, a troneggiare placida su quei
luoghi che parevano usciti da una cartolina.
Era incredibile pensare che esistessero ancora posti simili al
momento, posti in cui la tecnologia e la fame insaziabile dell’uomo ancora non
era arrivata, e la natura era riuscita a preservare intatta la propria
bellezza.
Era un semplice viaggio in Italia quello che lei e i ragazzi si
erano concessi, un modo come un altro per rilassarsi e lasciarsi alla spalle la
Guerra contro Hades conclusasi da poco. E per Seiya era anche un modo per
riprendersi definitivamente, respirando aria pulita e cercando di ristabilirsi
completamente dalle ferite riportate.
Saori si era allontanata senza che nessuno se ne accorgesse. Non sapeva
perché, ma qualcosa l’aveva chiamata lì; quel luogo le ricordava qualcosa,
aveva in sé la nostalgia tipica dell’infanzia. Per questo si era lasciata
guidare dalle sensazioni, e ora se ne stava tranquillamente seduta sull’erba,
sotto la grande quercia per ripararsi dal sole che scottava, con addosso un
paio di jeans, una maglietta bianca, una felpa blu legata intorno alla vita e
un paio di scarpe da ginnastica.
Si stava così bene lì. E le sembrava di conoscere quel luogo.
“ Che cosa ci fai qui?” Aprì di scatto gli occhi a quella domanda, e
dai meandri della sua mente si affacciò una scena simile, già vissuta chissà
quando.
“ Niente, mi stavo solo godendo un po’ di tranquillità.” Disse sorridendo
a Seiya, che andò a sedersi accanto a lei, prendendo poi ad osservare ciò che
lo circondava. Cos’era quella sensazione di malinconia che gli serrava il
petto?
“ Questo posto… ho l’impressione di averlo già visto…” Notò il
ragazzo, quasi casualmente.
“ Già, anch’io…” Ammise Saori, chiudendo gli occhi e distendendosi. Fu
in quel momento che la sua mano urtò accidentalmente quella del ragazzo, e una
scossa e un flash pervasero entrambi. Ricordi sopiti si impossessarono di loro,
catapultandoli e secoli prima, riportando alla memoria un discorso su un altro
prato, in un’altra epoca.
Si fissarono stupefatti e poi sorrisero, entrambi sereni. Saori allungò
istintivamente una mano verso il ragazzo, e quando la strinse sembrò quasi che
gli spiriti di Sasha e Tenma potessero sfiorarsi attraverso le loro
reincarnazioni.
“ Chissà… Forse in un’altra vita.”
Erano state le parole di Tenma, 243 anni prima. Era sembrata una
promessa all’epoca, ora aveva invece il gusto di una premonizione. In qualche
modo, per chissà quale strano gioco del destino, erano veramente riusciti a
tornare. Erano a casa.
E il leggero venticello che si alzò improvvisamente facendo
frusciare le foglie di quell’enorme quercia sembrava il sussurro di un vecchio
amico: “Bentornati!”.
Salve a tutti/e!
Questa era un’idea
che avevo in mente già da parecchio tempo, ma solo ora ho trovato
effettivamente il tempo per scriverla e pubblicarla. Mi sembrava carina come
idea! xD
Mi lasciate un
commentino per farmi sapere che ne pensate?
ByeBye Rain!