Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: givemecigarettes    02/11/2013    2 recensioni
Sono esattamente le sette e trentacinque del mattino di un lunedì a caso, e Louis dovrebbe essere a lavoro tra venticinque minuti. La sua voglia di alzarsi, ovviamente, è pari a zero.
Lo sa, il moro, che se arriva ancora una volta in ritardo il capo lo licenzia, ma non ha davvero le forze per lavarsi, indossare quell’orribile completo giacca e cravatta e preparare la colazione a Sam. Quel bambino ha pianto tutta la notte, e Louis davvero si chiede come Harry l’abbia convinto a tornare nel suo letto.
[...]
Louis lo sa, davvero, che è in un ritardo pazzesco e che dovrebbe portare per giunta Sam a scuola, ma proprio non ce la fa a sbrigarsi. Il letto è troppo comodo, fuori fa freddo, e al castano proprio non va di lasciare quel ben di Dio, soprattutto se non c’è Harry a tirare il piumone bianco panna tutto dalla sua parte.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Partecipa all’Halloween!Fest del Wanki!Fic.
 
Autore: givemecigarettes
Titolo: Voglio travestirmi da papà!
Pairing: Louis/Harry
Link immagine/prompt: http://25.media.tumblr.com/74ecbf176701286b4d24cf5e7cf0b34c/tumblr_mv0zlgGZhJ1sgmjk0o1_500.png
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of Life
Avvertimenti: AU
 
 

 
Voglio travestirmi da papà!
 
 
 
 

 
Sono esattamente le sette e trentacinque del mattino di un lunedì a caso, e Louis dovrebbe essere a lavoro tra venticinque minuti. La sua voglia di alzarsi, ovviamente, è pari a zero.
Lo sa, il moro, che se arriva ancora una volta in ritardo il capo lo licenzia, ma non ha davvero le forze per lavarsi, indossare quell’orribile completo giacca e cravatta e preparare la colazione a Sam. Quel bambino ha pianto tutta la notte, e Louis davvero si chiede come Harry l’abbia convinto a tornare nel suo letto.
Blaterava tra i singhiozzi che un mostro nero era uscito dall’armadio e minacciava di inghiottirlo “tutto intero.”
“Ha detto proprio così?” Aveva chiesto il suo compagno, gli occhi ancora pieni di sonno e un immancabile sorriso, seppur stanco, mentre prendeva il braccio il bambino di otto anni.
Louis, che aveva appena girato la testa per scoprire da dove provenisse tutto quel baccano, aveva sbirciato le uniche gioie della sua vita attraverso i ciuffi di capelli scuri che gli ricadevano sugli occhi, chiedendosi come facesse Harry a sorridere anche alle quattro e venti del mattino.
Ricorda vagamente di aver visto il riccio sollevarsi dal letto con il piccolo in braccio, rassicurandolo che nessun mostro avrebbe mai potuto mangiare una creatura così perfetta. Poi niente, Morfeo l’ha trattenuto tra le sue grinfie, e il maggiore si è lasciato andare, autoconvincendosi che Harry avrebbe fatto un ottimo lavoro, come sempre.
Louis lo sa, davvero, che è in un ritardo pazzesco e che dovrebbe portare per giunta Sam a scuola, ma proprio non ce la fa a sbrigarsi. Il letto è troppo comodo, fuori fa freddo, e al castano proprio non  va di lasciare quel ben di Dio, soprattutto se non c’è Harry a tirare il piumone bianco panna tutto dalla sua parte.
 
Louis scatta in piedi, gli occhi ben aperti e le orecchie tese, come un segugio. Scruta la stanza, ancora avvolta nella penombra, e si accorge che qualcosa non quadra.
La sua sveglia è suonata, ma le tende sono ancora ben tirate.
Nessuno che russa fragorosamente, nessuno che si avvolge a mo’ di burrito nel piumone matrimoniale, e in particolare, nessuno che lo sveglia con un bacio soffice sulle labbra.
Louis corre verso la porta e inciampa nella coperta caduta ai piedi del letto. Potrebbe semplicemente gridare i loro nomi, ma una strana inquietudine gli riempie il petto, appesantendolo più di un macigno. Tutti sanno che Louis è una persona apprensiva, molto. Si preoccupa per ogni minima sciocchezza, e da quando è arrivato Sam a sconvolgergli la vita – in bene ovviamente –, non fa altro che entrare in uno stato d’ansia, se per caso non lo vede o non lo sente per più di cinque minuti.
Harry ha dovuto portarlo dallo psicologo per un paio di sedute, per fargli capire che chiamare la scuola ogni venti minuti per assicurarsi che il suo bambino fosse lì, non era esattamente da genitori normali.
“Normale, Harry?!” aveva sbraitato un giorno Louis, “Normale?! Ho un figlio da sole tre settimane, come pretendi che io sia tranquillo?!” Poi si era appoggiato all’isola della cucina, il capo chino e le spalle tremanti. “E se viene preso in giro perché non è inglese, o perché ha due papà? Se gli fanno qualcosa di male e le maestre non fanno nulla per aiutarlo a integrarsi? E se inizia ad offendere qualcuno? Se si perde? Se viene rapito? Se accetta un passaggio dagli sconosciuti?”
Domande a raffica a cui nessuno dei due poteva dare una risposta.
“E se è un bulletto che fotte la merenda ai suoi compagni?”
“Ha cinque anni, Lou” aveva allora detto Harry, cingendo la vita del suo compagno.
“Che c’entra” si era svincolato bruscamente l’altro, “Io a cinque anni lo facevo.”
Così Harry aveva sorriso dolcemente e aveva abbracciato l’unico amore della sua vita, prima di “Ce la faremo, amore. Insieme” dire. Louis era scoppiato a piangere, rifugiandosi nel grande petto del suo uomo, e lasciando che quello gli accarezzasse la schiena sussurrandogli parole rassicuranti.
Sono passati tre anni da quando Sam è arrivato come un uragano nella vita della coppia londinese, e Louis nel frattempo si è abituato alla sua presenza, ma l’idea di essere padre lo inquieta ancora parecchio. Quindi non è un caso che stia mettendo a soqquadro la casa per cercare quei due ometti che gli stanno facendo venire un crepacuore, perché si sa, Louis Tomlinson è apprensivo, molto.
Quando si ferma davanti alla stanza di Sam, di fronte a quella matrimoniale, l’unica parola che riesce a mettere insieme è idiota, ed è ovviamente riferito a se stesso. Perché lui, da intelligente superiore qual è, ha controllato tutte le stanze – persino lo scantinato! - della casa, ma non ovviamente la cameretta del bambino.
Poggia una mano sulla maniglia e apre, silenziosamente, infiltrandosi nella penombra della “tana di Sam”, come recita il cartello sulla porta.
Sorride di scatto quando vede i suoi due ometti rannicchiati sotto le coperte dei Simpson, in un letto troppo piccolo per due persone – soprattutto se una di queste è Harry Styles.
Sebbene i due uomini non siano i genitori biologici, il marmocchio assomiglia terribilmente ad entrambi, con quegli occhioni verde smeraldo e i capelli a scodella, come quelli di Louis alla sua età. Stringe al petto Mr. Donnie, un orsacchiotto bianco con due bottoni neri al posto degli occhi, e un enorme papillon a scacchi, regalo di Zayn e Niall.
Sam sta sognando, Louis ne è sicuro. Ha una piccola smorfia incastonata nelle guance piene, quella che di solito mette su quando è felice e spensierato. Stringe il pupazzetto al petto e tira su col naso, strofinandolo contro il peluche.
Harry è una specie di secondo Sam, se non per il fatto che lui è un armadio e il bambino una pulce. Abbraccia il piccolo quasi fosse il suo pupazzo, mentre tenta disperatamente di non cadere da quel letto minuscolo.
I riccioli sono sparsi sul cuscino e sul volto, coprendone il naso e gli occhi, e lasciando scoperta quella bocca rossa e perfetta che Louis ama alla follia. Se non fosse per Sam, il maggiore gli sarebbe già saltato addosso.
Quando finalmente un misero raggio di sole trapassa le tendine verdi della cameretta, Louis è abbastanza sicuro che sarà licenziato, e che Sam dovrebbe essere a scuola, ma non se ne preoccupa; l’unica cosa di cui ha bisogno adesso, è una foto.
Deve immortalare questo momento, mentre i suoi uomini dormono placidamente, un raggio di sole che li sfiora nell’ombra.
Un passo verso la porta, all’indietro, cercando di non fare rumore.
Louis trattiene il fiato, estasiato, e l’unica cosa che riesce a pensare è che non può davvero permettersi di lasciarsi scappare un’occasione del genere.
Apre lentamente la porta e si fionda nella camera matrimoniale, alla ricerca disperata del suo telefono.
Quando ritorna nella “tana di Sam”, non è cambiato nulla. Tutto è immobile, sospeso, persino il suo respiro.
Si avvicina lentamente ai corpi stesi sul letto, facendo attenzione a non toccare e muovere niente. 
Scatta la foto, e tutto è lì, catturato, racchiuso in una semplice immagine.
Sorride, lui, mentre accede al suo account Twitter e digita “Indovinate chi è l’uomo più fortunato del mondo?” Ed è vero, pensa, mentre apre la finestra – perché prima o poi dovranno pur svegliarsi quei due!
Louis è davvero fortunato ad avere una famiglia così perfetta.
Il letto cigola sotto il corpo di Harry, che ora è in piedi e cinge la vita del suo compagno.
“Buongiorno” sussurra, e sente il corpo del più grande irrigidirsi un attimo, per poi lasciarsi andare completamente.
“Non volevo svegliarvi, eravate bellissimi” si ritrova a dire sottovoce, per non destare dal sonno il bambino che ancora dorme.
Harry intrufola il naso nei capelli mori, che danno così tanto di Louis, e sorride.
“Troppo tardi” risponde, mentre uno strano verso proviene da sotto le coperte.
È Sam, che con un pugnetto si stropiccia gli occhi, mentre con l’altra mano abbraccia ancora Mr. Donnie. Il pigiamino che Liam gli ha regalato per il compleanno gli va un po’ grande e il bambino inciampa, così Louis scatta in avanti per afferrarlo. Ma le mani di Harry sono più veloci, e trattengono Louis per il bacino.
Sam si rialza da solo, - Louis è davvero troppo ansioso -, prima di “Papà” mormorare, tendendo le braccia verso la coppia. Harry lo prende in braccio baciandolo sulle guance, mentre l’altro lascia la stanza, dirigendosi di sotto per preparare la colazione.
A volte crede che Sam voglia più bene ad Harry che a lui, e lo sa che è una cosa stupida, davvero, ma non riesce  a non pensarci. In fondo il riccio è perfetto con i bambini, mentre lui proprio non ci sa fare, sebbene sia il fratello maggiore di quattro ragazze.
Scuote la testa cercando di scacciare quel pensiero, mentre apre il frigo e prepara una sana colazione all’inglese, a base di uova, pancetta e toast.
Un’occhiata all’orologio della parete, e Louis si accorge che è troppo tardi per andare a lavoro, ma Sam potrebbe ancora entrare alla seconda ora; così “Lo accompagno io a scuola” dice, quando sente che Harry e il bambino prendono posto intorno all’isola.
“Mh?” mugugna Harry, mordendo una fetta di ciambellone di ieri.
“Dicevo” comincia il più grande, versandosi una tazza di tè, “che posso accompagnare io Sam a scuola, oggi. Potrebbe entrare alla seconda ora, invece di fare un’assenza inutile.”
Louis non sa esattamente come descrivere – e come interpretare – lo sguardo che Harry gli sta lanciando da sotto i riccioli scuri, così risponde con un’occhiata interrogativa, che però riceve una risposta orale.
“Oggi è primo novembre, Lou”, ma quello continua a non capire.
“E quindi?”
“È Halloween!” urla prontamente Sam, a bocca piena.
Ah.
Già.
“Quindi è festa?” Louis domanda, insicuro.
I due uomini seduti al tavolo annuiscono contemporaneamente.
“Niente scuola?”
“Già.”
Ora la domanda, fatidica.
“Niente lavoro?”
“Niente lavoro” gli fa il verso Harry, sorridendo.
Louis, ne è sicuro, sente le campane suonare a festa, prima di abbracciare i suoi due uomini e “Ho ancora un posto fisso!” urlare.
Il riccio scuote la testa, sconsolato. Osserva il suo compagno prendere in braccio Sam e iniziare a ballare per la cucina una sottospecie di valzer, e non può fare a meno di pensare che Louis si sbaglia di grosso, quando dice che con i bambini non ci sa fare, perché Harry non ha mai visto suo figlio più felice.
 
 
 
 
 
 
Verso le quattro del pomeriggio, Niall telefona a casa Stylinson per invitarli a una festa in  maschera a casa Ziall.
“Niente di esilarante” ribadisce l’irlandese al telefono, “una cosuccia tra amici, giusto per divertirci un po’.”
Ma Louis non è così sicuro. “E con Sam come facciamo?”
“Portatelo insieme, ovvio! Ci saranno un sacco di bambini Lou, fidati.”
Il fatto è che Louis, di Niall e Zayn non si fida, affatto.
Sono delle brave persone, ovvio, e si conosco dai tempi del liceo, ma le loro feste non sono esattamente per famiglie. Ancora si ricorda del falò che la coppia aveva organizzato in spiaggia.
Sta tranquillo Lou, non c’è niente di cui preoccuparsi” aveva detto Niall.
La serata era andata a finire con i due che, ubriachi marci, si urlavano sconcerie e dettagli peccaminosi mentre facevano a gara a chi pisciava più lontano, davanti a una quindicina di bambini, che oscillavano dai dieci mesi ai sette anni.
“Ci sarà anche Sarah, zio Nì?” Sam arriva in cucina correndo e facendo prendere un colpo a Louis, che “Pulce, non correre per casa!” strilla, per poi “Non si origliano le conversazioni dei grandi!” ribadire.
“Sei tu che metti il vivavoce, papà!” risponde il bambino, spavaldo e sorridente.
“Hai capito il piccoletto!” Niall scoppia in una risata fragorosa. “Batti il cinque virtuale con lo zio più fico del mondo!”
Louis rotea gli occhi, immaginando l’irlandese che, serio, batte il cinque per aria, come un idiota.
“Certo che ci sarà Sarah, marmocchio! Hai dei gran bei gusti, tutto tuo zio!”
“Ma sei un pedofilo, che cazzo!”
Il moro, sospira, rassegnato. Una conversazione seria e normale non rientra negli standard di quei due psicopatici.
“Ciao anche a te, Zayn” mormora sommessamente.
“Ho semplicemente detto che Sarah è una bella bambina! E poi sono gay, Zaynie. Dovresti saperlo, dopo tutte le volte che te l’ho messo nel c..”
“Grazie per l’invito Nialler, ci vediamo stasera!” Strilla Louis contro il vivavoce, tappando le orecchie del bambino.
“Allora ci andiamo?” Chiede Sam, un sorriso enorme e gli occhi luccicanti.
Louis sospira. Preferirebbe rimanere a casa e mangiare cinese davanti alla tv, mettere a dormire la Pulce e fare l’amore con Harry, così “Non ti serve un costume?”
“Lo andiamo a comprare!”
E Sam è così felice, adesso, che Louis proprio non ce la fa a dirgli di no, quindi sorride, afferra la giacca e “Va’ a chiamare papà, dai, prima che cambi idea!”, ma sa già che non lo farebbe comunque.
 
 
 

 
 
Harrods si trova in Brompton Road, nel quartiere di South Kensington. Conta sette piani e oltre trecento reparti, che ovviamente Sam vuole visitare ogni volta che ci vanno. Così mentre Louis ordina dei dolci da portare da Niall, Harry accompagna il bambino a trovare una nuova maschera.
“Allora Pulce, da che vuoi travestirti?” chiede mentre scorre con lo sguardo i costumi costosissimi di scheletri, fantasmi e mostri vari.
“Batman? Spiderman? Una zucca? Frankenstein?”
“Come papà!” esclama Sam, saltando tra le braccia del padre.
Harry alza un sopracciglio. “Papà?”
Sam annuisce, ed Harry non ha idea di quel che sta dicendo, ma il piccolo continua a gridare “voglio travestirmi da papà!”, ed Harry proprio non riesce a dirgli di no.
 
 
 
 
 

“Allora, che avete comprato?” Louis chiede, cercando di impilare le torte che ha comprato in modo tale che non cadano.
Sam sorride ad Harry, complice, prima di “Sorpresa!” rispondere.
Louis lancia loro un’occhiata divertita, prima di “Che mi nascondete, voi due?” e salire in macchina.
I suoi due uomini sbarrano gli occhi, per poi “Niente!” esclamare in coro, sollevando le mani. Poi si guardano  e si fanno l’occhiolino, anche se Sam, che è ancora piccolo e non lo sa fare bene, impiega tutta la faccia semplicemente per strizzare un occhio.
“Un po’ come tuo padre per dire ‘idioti’!” Afferma Harry, per poi baciare le sottili labbra del suo uomo.
Louis spalanca la bocca a mo’ di offeso, e “continua così Styles, e andrai a letto senza cena!”
Sam scoppia a ridere fragorosamente; ovviamente l’idea di cena di Louis è un po’ differente da quella di Sam, ma lui non lo sa, e i due genitori non hanno nessuna intenzione di chiarirlo.
 
 
 
 
 


Sono le sette e venticinque di sera e gli Stylinson sono già in ritardo.
Louis sbuffa, guarda l’orologio sulla parete del salotto e batte il piede per terra. Odia essere in ritardo, lo odia. Lo sa, ovviamente, che lui è il più ritardatario della famiglia, e che ci mette sempre più tempo degli altri per prepararsi, quindi ora che si è preparato in tempo, non sopporta di essere l’unico pronto.
Sam si precipita per le scale come un uragano. Salta ogni gradino a piedi uniti, strilla, batte le mani e canta. Ha le guance paffute, la bocca rossa e sottile, i soliti capelli a scodella castani. 
Si ferma davanti all’uomo, gli sorride e “Ti piace?”
Fa una piroetta e ride, mentre aspetta che il suo papà si esprima.
Solo che Louis non riesce a parlare, troppo occupato a osservare suo figlio, incredibilmente uguale a lui quando aveva otto anni.
“Ha detto che voleva travestirsi da papà.” La voce di Harry arriva soffice alle orecchie del moro, che continua a rimanere in silenzio, a corto di parole.
Sam indossa un completino semplice, dei pantaloni rosso fuoco a fasciargli le gambine e una maglietta a mezze maniche bianca e blu.
Louis semplicemente lo prende in braccio e lo abbraccia, senza dire nulla, perché sa che spesso i gesti valgono più delle parole.
“Ti voglio bene, Pulce” gli sussurra, cercando di controllare la voce.
Il problema è che Louis non sa davvero che altro dire, perché quando tuo figlio si traveste da te, tu che fai? Che dici?
Le grandi braccia di Harry circondano i due corpi, e i suoi occhi vanno dritti alla ricerca di quelli azzurri che tanto ama. Quando li trova, le due pozze di oceano scintillano, e il riccio sente una stretta all’altezza del cuore. La stessa stretta che ha sentito quando lo ha conosciuto, nella panetteria, dieci anni fa, e la stessa stretta che prova ogni volta, quando incontra i suoi occhi o quando fanno l’amore.
Si distacca dal gruppo ed estrae il telefono dalla tasca posteriore, si allontana di qualche passo e “Dite cheese!”
“Cheese!”
Harry si ritrova ad ammirare la foto che ha scattato, senza fiato.
Accede al suo account Twitter e “Guardate chi ha deciso di essere papà per Halloween.” Scrive.
Louis trattiene un sorriso quando sente il suo telefono vibrare nella tasca destra, perché sì, ha attivato le notifiche per il suo compagno, ma non vuole che lui lo sappia.
Così si sistema Sam in braccio, lancia le chiavi di casa verso Harry – che ovviamente non le prende – e “Allora, andiamo?” chiede retoricamente, mentre pensa che effettivamente sì, lui fa abbastanza schifo con i bambini, però Sam gli vuole bene lo stesso, e non potrebbe desiderare nient’altro.
 
 
 



 
Non so esattamente perché ho pubblicato questa “cosa” che efp definisce one-shot. Amo i prompt che il wanki!fic propone, e quella di Halloween è stata davvero una gran bella iniziativa, e il caso ha voluto che mi capitasse quell’immagine dolcissima e su cui ho fangirlato per mezz’ora – o di più?
Sta di fatto che, come sempre, non sono soddisfatta di ciò che produco, ma il tempo a mia disposizione era davvero poco, e ho persino pubblicato alle 23:58, giusto in tempo per partecipare al fest! Quindi niente, è un lavoro abbastanza mediocre e poteva essere svolto sicuramente molto meglio, ma ormai è postato, quindi prendetevelo così com’è ahahah.
Ok, ora mi dileguo, prometto che non me ne uscirò mai più con degli obbrobri del genere (certo Ale, certo.)
A voi che siete arrivati fin qui, anche se solo per pena,  e a tutti coloro che hanno recensito e messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, grazie, Alessandra vi ama davvero tanto.

- Ale :)
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: givemecigarettes