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Autore: Nero inchiostro    02/11/2013    2 recensioni
Lui sta morendo, sta morendo ed è felice, felice come non lo è stato mai.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOU DREAM OF THE END TO START ALL OVER AGAIN


 

La vita mi era volata accanto senza nemmeno sfiorarmi. La stanchezza degli anni, pochi o tanti che fossero, mi pesava sulle spalle. Sentivo il tocco dei ricordi premermi sulla fronte ed il cuore, il cuore esplodere di gioia perché finalmente avrei ritrovato lei. 

 È dura pensare alla fine della vita come qualcosa di piacevole, ma, dopo aver vissuto così tante disgrazie chiunque sarebbe stato contento di morire, come me. Ero all’apice della felicità, avendo nella mia mente i suoi boccoli biondi, le labbra pallide, quei suoi occhi scuri. Ero sicuro che l’avrei rivista, maledettamente sicuro che stavo andando in quel posto dove tutti si ritrovano assieme a godere della conquistata eternità. Ma un po’ attanagliava la paura perché non mi ritenevo puro di cuore tanto quanto lei, un po’ il timore di non rivederla affatto mi bruciava dentro ma avrei rischiato tutto e, soprattutto, non avevo nulla da perdere.

Mi ero costruito una vita negli anni, senza amore, senza il calore confortante dei giorni felici in cui con me c’era ancora lei. Quando se ne era andata era crollato tutto, tutto mi era crollato addosso come se avessi demolito un edificio con le dita e mi fossero crollate addosso tutte le mura. Il dolore era lancinante, rimase lancinante per anni e lancinante rimane, sempre. Dopo la sua morte non ebbi più nulla, non ebbi amici, non ebbi conforto, non ebbi più sonno, non ebbi un padre. Dopo di lei tutto era sfumato come un rivolo di fumo che scompare nell’aria pungente della sera.

Mi alzai dalla vasca dov’ero seduto e mi fissai lungamente nello specchio del bagno. Ed eccomi: un vecchiaccio di ventidue anni ripercorrere la sua vita come un viaggio a ritroso, perdendo di nuovo gli amici per aver detto la verità sul suo orientamento sessuale considerato malato, pazzo, ecco perdere di nuovo la madre che chiamava sempre “riccioli d’oro” per i suoi capelli ed ecco perdere tutto di fronte agli insulti, di fronte alle prediche ai giudizi di suo padre che, avendolo lasciato in mezzo alla strada, sarebbe morto da solo in quella casa dove  io adesso stavo per farla finita.

Poteva un solo, unico, avvenimento modificare una vita intera per sempre?

Alla morte di mia madre mi era parso così, lei, l’unica ad avermi sempre amato se ne era andata e a me non rimaneva nient’altro che far fronte alla sua ultima promessa: dire la verità su quello che ero. Quel solo, piccolo, unico, insignificante particolare sul mio essere omosessuale aveva scatenato in tutti un sentimento di repulsione che non si ha nemmeno di fronte alla più disgustosa delle cose. Ero stato trattato da emarginato sociale, da malato, da colui che secondo tutti sarebbe finito dritto all’inferno e la curiosità c’era, la curiosità premeva: sarei davvero finito tra le fiamme? Oppure sarei andato a trovare l’unica, l’unico essere umano che mi abbia mai amato per quello che ero?

Mi passai una mano tra i capelli e mi sentii strano, nemmeno un briciolo di paura per ciò che stavo facendo, nemmeno un briciolo di pentimento per ciò che sarebbe stato per sempre. Avrei fatto un grande favore a tutti, o non sarebbe importato a nessuno. Avrei smesso di sentire tutti quegli insulti con le orecchie, sentire le botte sulle mie braccia, sentire le lacrime scorrermi su un viso che ormai non riconoscevo più.

E fu così che sognavo la fine per ricominciare tutto d’accapo. E fu semplice, semplice come bere un bicchiere di latte alla mattina, come usavo sempre fare con lei.

E allora mi sedetti sul tappeto, premetti la lama affondo nelle mie braccia, recise le vene, sangue che colava. Premetti due dita sui polsi tagliati e con quel rosso vivido scrissi solamente due cose, sul mio petto: la fine.

Perché la fine era davvero arrivata e morii col sorriso, alcuni ancora credono che quel sorriso sia dovuto al fatto di aver visto mia madre, chi lo sa, fatto sta che avevo risolto la mia vita semplicemente spezzandola ed ero pronto a un nuovo inizio, in un altro posto.


 


N.d.a. Il titolo è tratto da una canzone (Don’t Jump dei Tokio Hotel). È semplicemente la storia di uno dei tanti che si è trovato costretto a veder finire la propria vita, un ragazzo con la speranza di trovare qualcosa di migliore in qualcos’altro che non sia la vita. 

   
 
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