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Autore: Unhappy_Reader    02/11/2013    4 recensioni
Panem, 75th Hunger Games. A cosa pensano i vincitori durante i sessanta secondi prima dell'inizio dei giochi? A cosa pensano Wiress, Woof, Seeder, la Morfaminomane, ma anche i tributi di cui si parla meno o affatto?
Dal testo:
"Questi sono i settantacinquesimi Hunger Games. Cosa devo... le onde si muovono dolcemente contro... due postazioni più in là vedo Beetee. È questo che succede nella mia testa. Pensieri sconnessi fra loro si intersecano, creando confusione."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri tributi, Un po' tutti, Wiress
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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WIRESS (Distretto 3)

Il tubo sale... sta salendo, ed eccomi nella luce. C'è dell'acqua. E della sabbia. Una striscia di sabbia davanti a me. Poi la Cornucopia. E ventiquattro tributi. Più in là, una spiaggia, e oltre uno bosco di una strana sfumatura di verde. Lentamente, metto insieme i pezzi e visualizzo l'arena, i tributi, l'acqua, la sabbia e i settori. Questi sono i settantacinquesimi Hunger Games. Cosa devo... le onde si muovono dolcemente contro... due postazioni più in là vedo Beetee. È questo che succede nella mia testa. Pensieri sconnessi fra loro si intersecano, creando confusione.

Devo raggiungere Beetee, e poi... perché ci sono dodici settori? Plutarch Heavensbee ci deve portare fuori di qui, non c'è d'aver paura. O sì? Io ho paura? E perché ci sono dodici settori? Perché tutto ricorda un orologio? O sono solo io che ho quest'impressione? E perché i tributi guardano la Cornucopia, quando ci sono così tanti altri fattori strani?

È sempre stato così. Da sempre vedo cose che gli altri non vedono. E non presto attenzione alle cose che gli altri ritengono importanti. E i miei pensieri fuggono. Fuggono, sono sempre in corsa, e la mia testa non riesce a svilupparli tutti insieme... ma Plutarch Haevansbee ha detto che ci porterà fuori di qui, quindi non c'è d'aver paura. O sì?

Mi dispiace per quella ragazza. Era così educata, e a volte mi aiutava a mettere insieme i pensieri. Ma poi, nei settantaquattresimi Hunger Games, un ragazzo l'ha trapassata da parte a parte con una spada. Io ero la sua mentore, e non ho fatto nulla. Non potevo fare nulla. Ma perché sto pensando a lei? Forse perché lei può darmi qualcosa a cui aggrapparmi. Forse perché lei, in questo momento, sta guardando la strana donna che a volte aiutava a riagganciare i fili della sua mente.

Quando suona il gong, mi sento pronta. Pronta a vivere ancora per un po'.

 

EVELINE (Distretto 5)

L'arena è strana. Sabbia, acqua marina e una giungla. Un vasto assortimento di ambienti.

Ricordo i visi di chi mi guardava andare via per la seconda volta. Visi che già mi davano per morta. Ma perché? Non ho forse già vinto? Non sono forse già stata capace di sopravvivere?

Forse sì. Ma qui è diverso, penso. Non sei più una ragazzina, Eveline. Il tuo tempo è passato. Guardo Bren, il mio compagno di distretto. È lui che darei per morto. Mi dispiace, in fondo era diventato una specie di amico per me, dopo ventitré anni insieme come mentori. Ma nell'arena non c'è alcool, e l'alcool è tutto ciò che lo tiene in vita. No, non sopravvivrà. Non ha la lucidità per farlo.

E tu, Eveline? Forse sì. Potrei fare come lei. Come la ragazza dell'anno scorso. Le avevo insegnato ad essere sfuggente, ad essere intrigante, a sviluppare la sua furbizia. E avrebbe vinto, se non fosse stato per quella manciata di bacche. Cinque o sei palline nere, e la sua vita si è spenta. Ma se anch'io fuggissi, aspettassi i momenti opportuni, fossi solo un'ombra nell'arena, avrei una speranza. Una labile speranza, ma avrei una vaga possibilità di tornare a casa. E devo tornare, perché la mia anziana madre non vivrà a lungo senza di me, perché amo il profumo del mercato in piazza, e quelle piacevoli conversazioni con i miei con-distrettuali a volte superano i ricordi degli Hunger Games. E quindi, perché non tornare? Perché non provare a farlo?

 

ARYA (Distretto 6)

Il cielo è rosa. L'acqua è blu. La sabbia è gialla. I boschi sono verdi. E la cornucopia è dorata. Mi piacciono i colori. I colori animano tutto. Mi piace questa arena. Se morissi qui non mi dispiacerei. Però quell'uomo ha detto che ci porteranno via di qui. E così io potrò tornare a casa dai iei colori a dipingere le tele. Emetto un piccolo verso acuto perché il pensiero mi scaturisce una piccola scintilla di gioia. Che bella l'acqua. Quando suonerà il gong mi ci adagerò dolcemente. E guarderò il cielo rosa. Starò fra i colori per un po' e tornerò a casa. Però... c'è quel ragazzo biondo. Qualcuno mi ha detto di proteggerlo. Così Snow cadrà. E il mondo sarà più colorato.

Il gong suona e alcune persone, non ricordo perché, scendono dalle loro postazioni e corrono verso la cornucopia. Io invece mi metto in acqua per un po'. Poi ricordo di non saper nuotare, ma il mio corpo rimane a galla. È divertente.

Alla fine agito un po' le braccia e ricordo che invece so nuotare, qualcuno me l'ha insegnato. Così raggiungo la cornucopia, dove troverò Lend e insieme proteggeremo il ragazzo biondo. Lend è il mio compagno di distretto, il mio unico amico. Nel 6 passo le giornate con lui, usiamo i colori e poi, quando i ricordi rossi di sangue fanno troppo male, prendiamo un po' di quella morfamina che fa scomparire le lacrime.

Lend è davanti a me, mi prende la mano. Dobbiamo andare via di qui. Però restiamo un minuto a guardare i colori dell'arena. Fino a che Lend non cade a terra.

Lend. Perché sei per terra? Dobbiamo proteggere il ragazzo biondo, ricordi? Lend. Dai, alzati. Perche ti sei messo un coltello nella gola? Lend. Lo sai che i coltelli sono pericolosi. Lend!

Lend, lo so cosa pensi. A volte me l'hai detto. Mi hai detto che la morte non fa paura, perché la morte è solo un po' di nero. La gente muore perché ha paura del nero. Se invece alla gente piacesse il nero, non morirebbe. E a te piaceva il nero. Lo usavi sulla tela. Tu non potevi morire.

E allora mi dici, Lend, perché il tuo cuore non batte più?

 

WOOF (Distretto 8)

Cosa? È questa la domanda che imperversa continuamente nella mia testa. Cosa succede?

A volte Cecelia mi aiuta a capirlo. Cecelia è una persona gentile. O almeno mi pare di ricordare così. Anche i suoi bambini sono gentili, però continuano a chiamarmi “signor Woof”, e io Woof non so proprio chi sia.

Cosa? Sì, cosa? Cosa sta succedendo? Perché sono di nuovo agli Hunger Games? Ci sono già stato, mi pare. Cosa? Cos'è questo suono, questa specie di strumento metallico? Cosa succede? Perché tutti si muovono? Forse Cecelia lo sa. Ma Cecelia è per terra e lotta con una ragazza bionda. Cecelia non potrà più dirmi niente, perché ha smesso di lottare e non si muove più. Cosa? Cecelia è morta?! Sì. È morta ma ha il signor Durrell a casa che la aspetta con tre bambini, e allora perché è morta adesso?

E poi vedo una donna con i denti sporgenti, con l'espressione cattiva, che ha un coltello in manoe mi guarda. Cosa succede? Forse vuole uccidermi, dato che mi pare di essere agli Hunger Games. Cosa? Ma cosa succede quando si muore? Diventa tutto nero?

Poi un pensiero totalmente diverso mi attraversa la mente: quando l'hanno chiamata alla Mietitura, Cecelia ha perso la perla attaccata al suo braccialetto. Era stato il suo portafortuna tanti anni fa, e l'aveva perso. Così ero rimasto a fissare quella pallina lucida fino a quando qualcuno non mi aveva accompagnato sul palco.

Allora penso che forse questa donna farebbe bene a lanciare il suo coltello, così potrò raggiungere Cecelia e dirle che non è stata colpa sua se è morta, ma di quella perla che ha deciso di abbandonarla.

 

HENRY (Distretto 9)

Quasi riesco a vederli. Quasi riesco a vedere i volti degli abitanti di Capitol City contratti in una smorfia di personalissimo dolore incollati ai televisori. E poi riesco quasi a vedere i volti degli abitanti dei Distretti, che sanno di dover perdere i loro cari, i loro mariti, le loro mogli, i loro figli, i loro padri, le loro madri.

Riesco a vedere più nitidamente Alyssa, la mia bellissima Alyssa. Mia... non è mai stata mia, ma sono innamorato di lei e l'ho sempre protetta, difesa dall'alcool, dalla droga. Non sono riuscito a difenderla dalla sua malattia, che ancora adesso porta con sé nell'arena. Il cancro. E adesso moriremo entrambi, e so che moriremo, perché nessuno dei due è più in grado di combattere, di correre, di tenere duro. Di noi rimane solo una copia sbiadita del nostro involucro. Mi perdo nei suoi occhi, nel suo sorriso che non si spegne mai, nemmeno adesso che sa di dover morire. Anche lei mi guarda, mi sorride, annuisce sicura per far forza a entrambi. Ricambio il suo sorriso, annuisco, e poi piango, piango dentro di me per non farla preoccupare. Aspetto il gong che suona, aspetto Brutus che le si avvicina, mi paro davanti ad Alyssa e blocco col petto la spada che stava per trafiggerla. Sento il suo urlo e le sue lacrime, e dopo poco cade sulla sabbia affianco a me. Afferro la sua mano.

Non piangere, Alyssa. Non piangere perchè non è finita. Non piangere perché lassù ci aspetta qualcuno che ci ama davvero, chiunque sia. Non ti piacerebbe vedere tuo padre, Alyssa? E allora non piangere. Non piangere perché saremo insieme.

 

SEEDER (Distretto 11)

Che dolce creatura era Rue. Che animo coraggioso aveva Thresh. Quale carisma ha Chaff. Eppure sono tutte persone morte o che moriranno. E nel peggiore dei modi. Neanch'io vivrò. Seeder Wendel si accascerà a terra e spirerà lontana dal suo distretto. Ma non lo farà invano. La vedo, la osservo. Ecco chi salverà Panem. La Ghiandaia Imitatrice. Vedo nei suoi occhi una luce strana, la luce della speranza. Forse non per sé, ma di sicuro è decisa a fare qualcosa. E questo salverà Panem.

Povero Chaff. Povero Beetee. Povera Johanna. Povera Mags. Povera Cecelia. E povera, povera Arya. Non posso fare a meno di provare compassione per tutti loro, uno per uno. Per tutti e ventitré. Sì, anche per i favoriti. Anche per i vincitori che conosco a malapena. Provo compassione per loro perché se sono qui vuol dire che hanno visto la morte e, indipendentemente dal punto di vista con cui l'hanno fatto, non ne sono usciti fuori incolumi. Nemmeno Enobaria. Nemmeno Gloss. Anche se sono stati cresciuti col mito degli Hunger Games, non hanno potuto rimanere indifferenti agli occhi sbarrati delle loro vittime. Nemmeno Brutus, che si è offerto volontario. Ed è per questo che compatisco tutti loro e anche me stessa. Compatisco quella ragazza che ero tanti anni fa, costretta a uccidere per sopravvivere. Ancora ricordo la mia terza e ultima vittima nell'arena. Impugnavo un'ascia bipenne, lui un piccolo coltello. Mi attaccò da dietro, eravamo rimasti solo noi due. Io sentii i suoi passi e, presa dall'istinto, mi voltai di scatto con la mia arma in mano. Ricordo le ossa accartocciate del suo volto, un volto ormai irriconoscibile dopo il colpo subito, e io, paralizzata dall'orrore.

Ricordo il Tour della Vittoria nel Distretto 7, quello da cui proveniva il ragazzo. Non riuscivo a guardare i faccia suoi parenti, mi sentivo una codarda e una vile. E adesso potrei riscattare quelle tre vite col mio sangue, contribuendo alla salvezza di Panem.

Se invece aspettassi l'arrivo delle forze di Plutarch Haevansbee tornerei a casa a fare incubi e annegare i giorni nell'allenamento e nelle tazze di tè.

No. Non tornerò a fare quella vita. Non questa volta.

Sollevo la testa e ascolto il suono metallico del gong. Va bene, morte. Vieni a prendermi.

  
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