Al periodo delle medie avevo un migliore amico. Si chiamava Francesco, ora non so neanche dove sia , ci siamo persi nel tempo, mi ha lasciata nei momenti più difficili.
Sono sempre stata innamorata di lui, assomigliava tanto a uno dei miei idoli.
Adesso inizia la mia storia..
Solito giorno di scuola, mi vesto, mi lavo ed esco di casa, la mia casa. Vivo da sola da quando avevo 16 anni, dopo la morte dei miei genitori.
Cammino per la strada della scuola che sta molto vicino da casa mia. Come al solito per la strada ci sono quei ragazzi, quei ragazzi che mi hanno sempre picchiata, maltrattata, usata o per lo meno ci hanno provato a usarmi, si ho 19 anni e sono vergine, sarà strano ma nella mia scuola sono l'unica ad esserlo e anche per questo mi prendono in giro.
I ragazzi erano 5, si chiamavano Ric, nicolas, Alessandro, Filippo e poi un ragazzo che era di spalle non capivo chi fosse.
Mi avvicinai all'entrata di scuola cercando di non farmi notare da loro, pregando dentro di me.
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SBAMM arrivò quello schiaffo così forte, cazzo se lo era, mi sentì svenire, caddi a terra, ma non svenni. Sentivo Ric ridere e chiamarmi "puttana" avrei voluto ucciderlo ma non ho le forze per farlo in quel momento, non le avrò mai sono così inutile alla vita, così senza speranza, così sbagliata.
Suonó la campanella, io ancora a terra guardavo andare via quei 4 coglioni, il 5 ragazzo li stava seguendo ma poi lo vedo che si ferma si gira e viene verso di me. << ma io lo conosco questo!!>> pensai.
Lui mi si avvicinò, io stavo raccogliendo il cellulare oramai con il vetro rotto , la batteria separata da esso, le lacrime agli occhi. Lui mi disse
Ma cazzo mi prende in giro? Come faccio a stare bene!
Lui mi porse la mano e disse
Oh no no nono può essere lui, non deve.
No davvero? Non mi hai riconosciuto, sono io Camilla, tu mi chiamavi "milla" perché non riuscivi a dirlo intero il mio nome, mi facevi il solletico quando piangevo, ridevo e tu cadevi a terra piegato delle risate perché la mia risata perdeva uno starnuto di un trol, per lo meno così dicevi tu. Non ti puoi essere dimenticato tutto. No ti prego. No.
Ma poi continuai a parlare..
No ma come ti prego dimmi che ti stai confondendo, kenko ti prego, si lo chiamavo così, perché dicevo 'frankenko' al posto di 'Francesco' e per abbreviare kenko.