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Autore: Sundy    18/04/2008    2 recensioni
L'Organizzazione si concede una parentesi di bettola che per Xigbar si rivela decisamente insidiosa. Quando a un uomo della sua età, la sbornia e la notte fanno venire in mente le calle a la balistica, è proprio un segnaccio.....[Xigbar/Larxene]- Attenzione: linguaggio scurrile
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Larxene, Xaldin, Xigbar
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Xigbar si versa un altro bicchiere e appoggia il mento sul tavolino, come un cane anzianotto che riposa sul tappeto dell'ingresso di una casa di campagna. E del cane anzianotto ha anche lo sguardo, umido, appannato come un finestrino d'inverno. Con l'unico occhio funzionante scandaglia la bettola alla ricerca di qualcosa da non guardare. Perché il qualcosa da guardare è seduto, tanto impettito quando scomposto, in un angolo solo leggermente deviato a destra dalla traiettoria naturale del suo sguardo, quella a costo energetico zero. Xigbar sa benissimo di aver bevuto troppo, perché quando le formule e i calcoli delle traiettorie balistiche della sua vita di prima tornano a molestargli il cervello fuori dal campo di battaglia, vuol dire che ha bevuto troppo.
Anche per questo esita a svuotare il bicchiere che si è appena riempito, perché ha paura che i calcoli e le traiettorie lo prendano definitivamente in ostaggio, e perché l'effetto combinato del liquido ambrato e della curvatura del bicchiere bastano a correggere l'angolo di rifrazione dell'immagine della biondina quel tanto che basta a fargliela guardare indisturbato. Vorrebbe evitare a tutti i costi che la bellezza antipatica di Larxene lo distragga dal suo soliloquio alcoolico, ma gli viene molto meno facile del previsto.

Il dodicesimo membro ha la voce studiatamente tagliente, e dei gesti da gattina inviperita già visti almeno un centinaio di volte, eppure seguire le sue mani nervose che tracciano la loro parabola di pungente eloquenza nell'aria non stanca, e riesce vagamente ad affascinare. Ma non è il loro balletto di gesti graffianti a catturare, in un gioco di forme rifratte da cui ha provato a scappare senza successo, la sua attenzione; Larxene ha una pelle chiara e compatta, da bimbetta impubere, che sporge sfacciatamente dall'impermeabile e sale come lo stelo di una calla, trasformandosi in fiore nelle sue mani piccole, ora spoglie dei guanti neri. Mani poco adatte alla guerra.
Xigbar ora è davvero sicuro di aver bevuto troppo, perché solo quando è ubriaco pesto comincia a vaneggiare sulle forme dei fiori, delle donne, di tutta quella roba lì. È un cervello strano il suo, che si complica invece di semplificarsi con le sbornie, non a caso i suoi migliori saggi li ha scritti da ubriaco. No, quello è successo in un altro posto, in un'altra vita, ora c'è solo un bicchiere da svuotare prima che le calle che spuntano dai gomiti appuntiti di Larxene diventino davvero un suo problema, ma Xigbar non se la sente di fare quest'ulteriore dispetto al suo stomaco. Si guarda intorno, ed interecetta la mole non trascurabile di Xaldin, che da un po'- un bel po'- gli siede accanto – e come diavolo avrà fatto a non accorgersene fino ad allora. La bocca enorme del gigante gli rimanda un sorriso avvinazzato, e dice:
- Andiamo, vecchio, non mi dire che non ti azzardi a sciacquare quello! Xigbar solleva appena un sopracciglio, e lo manda a fanculo senza troppa partecipazione, cosa che offende Xaldin ben più profondamente della destinazione indicata. Ma Xigbar non ha voglia di farsi passare la sbornia facendo finta di litigare con lui, e appoggia di nuovo il mento sul tavolino, stiracchiando le braccia. Se sbadigliasse arricciando la lingua e scoprendo le zanne, sarebbe un cane da siesta perfetto.

- Non mi rompere i coglioni – taglia corto – sono occupato.

Xaldin vorrebbe fargli notare che la sua unica occupazione possibile è quella di brutto – bruttissimo - pezzo dell'arredamento della bettola, ma poi si accorge che lo sguardo del cecchino, per quanto appannato, buca il bicchiere che gli sta davanti, anzi, lo usa come un trampolino, un trampolino che lo lancia verso l'immagine di lei, la biondina ossuta che stasera sembra in grado di tappare la bocca a tutti, con le sue lapidarie risposte da zitella precoce e il suo morso velenoso. La bocca dell'uomo si piega in un ghigno reso ancor più amorfo dalla sbronza, e cantilena
- Xigbar… che cazzo guardi, nonno…? Non mi dire che…
- Piantala - taglia corto l'altro, spostando il bicchiere con l'indice di qualche millimetro, per seguire l'aggiustamento delle spalle strette di Larxene sullo scomodo sgabello di legno. Xaldin rimane incredulo davanti all'assoluta serietà con cui il compagno compie quella manovra da guardone all'ultima spiaggia.
- Ma sei proprio un vecchio schifoso – ridacchia – le persone normali non stanno lì a guardare la gente attraverso i bicchieri…!
Xigbar vorrebbe rispondergli che se anche lui sta seduto a quel tavolaccio in disparte, con niente di più nobile o utile da fare che rompergli le palle, evidentemente non brilla di tutto il coraggio che vorrebbe professare, ma non ha nessuna voglia di ascoltare la sua risposta. Gli basta stare appoggiato al tavolo che gli sostiene la testa nella posizione perfetta per godersi la parabola tracciata dalle gambe di Larxene che si accavallano, le caviglie rese ancora più sottili dalla curvatura del bicchiere. Il gigante si china, imitando la sua postura, sul legno appiccicoso di liquore del tavolino e con le palpebre ciondolanti scruta prima lui, poi Larxene. In quella posizione, i due uomini formano un impeccabile duetto di cani da cortile dell'officina, lontani anni luce dal grazioso, due ibridi completamente difformi, uno troppo grosso e peloso e l'altro troppo magro e spelacchiato, assimilati solo dalla polvere e dalla vita di strada. Larxene è la levretta più ossuta, sculettante e boriosa che un finto ricco di passaggio abbia mai posseduto.

- Sai, a me lei nemmeno mi sembra una femmina – mugugna Xaldin rimestando l'epilogo modesto di una birra ormai tiepida.
E la finisce lì, perché sente che il cecchino ha già l'ovvia risposta acida in canna; può solo sperare che l'ubriachezza ormai manifesta di Xigbar lo salvi da quella prevedibile ma incontestabile controffensiva, che stranamente non arriva. Il volto duro, da pellerossa, del numero due si addolcisce in un mezzo sorriso soddisfatto mentre sposta ancora il bicchiere, inseguendo un gesto polemico, dall'altro lato del locale. Xaldin si sente le spalle coperte dall'appannamento ormai irreversibile dell'altro, e torna all'attacco.
- Sicuramente non si può definire una figa…
Xigbar si gratta via un po' di sciroppo di whisky versato dalla guancia e torna a godersi lo spettacolo. Xaldin ha ragione, Larxene non ha niente dell'immagine che ti si forma in testa visualizzando il concetto di bella donna. Quel naso all'insù, quel corpo disarmonico, acerbo…
- ... però, e non glielo dire che mi taglia i coglioni, mi sa di gran porca...
Possibile, manda a memoria il vecchio inclinando leggermente il bicchiere per seguire meglio il tuffo dei suoi capelli sottilissimi nell'orlo del cappuccio, e la curva di quel collo così sottile ma nient'affatto fragile. Possibile e probabile, a giudicare dai sorrisetti sdegnosi con i quali la sua dialettica radicale ancheggia tra i pareri contrari dei suoi compagni di bevute, più ignorata che desiderata. La sua spocchia al lucidalabbra non perde un decimo del suo lustro, è una di quelle che non te la darà vinta per nessun motivo al mondo, Larxene, e tutto lascerebbe sperare che sia così anche a letto. E mentre scava nel suo reggere il bicchiere sul suo sfacciato talento di rampante avvocatessa del diavolo per trovare le prove delle sue supposizioni, Xigbar le vede di nuovo, fiorire dai suoi gomiti, le calle bianco seta delle sue mani…
- sì, le mancano un po' di curve, però quella bocca... ti immagini che cosa ci potrebbe…
Xigbar se lo immagina, attraverso la nebbia di malto del suo cervello, ma è tutto fuori fuoco. La voce del numero tre gli arriva camuffata, e anche se sta ascoltando tutto quello che dice il suo istinto sembra essersi volatilizzato nell'aria sudaticcia della notte.

Larxene si volta di profilo, sullo sgabello, e continua a non accorgersi di lui che le divora la pelle chiarissima dei polsi esili con l'appetito ferino del suo unico occhio. Ma è una fame candida, che non ha nulla dell'odore umido e ombroso del sesso, una fame che Xigbar non si aspettava di avere e che riesce a riconoscere anche da sbronzo. Appoggiandosi ai gomiti, riassume una postura quasi umana, e finalmente si arrischia a guardarla senza il supporto logistico del bicchiere, del quale trangugia impietosamente il contenuto. Larxene ha mani da adolescente che non diventeranno mai di donna, conserveranno quella patina infantile fino a quando non si copriranno delle scaglie e delle macchie della vecchiaia, cosa che non succederà mai… O più semplicemente, lui la vede così perché Larxene è davvero una ragazzina, acerba, arrabbiata con tutto, così annoiata e smaniosa, così bianca e rosa, così… giovane. Prova immaginarsela nel vapore torbido della carne richiusa, avvolta su altra carne, ma non gli riesce. Non gli sembra reale. E le calle bianche delle sue mani si rifiutano categoricamente di sfiorire.
- Però mi devi spiegare che ti piace, di lei? – mugugna Xaldin, restio ad arrendersi al fatto che la birra è davvero finita.
Il cecchino torna a poggiare la testa sul tavolino e sbiascica, solo apparentemente poco convinto - mi fa tenerezza.


Ed è definitivamente troppo ubriaco per reagire quando Xaldin gli tappa la bocca con uno scappellotto dalla traiettoria impeccabile, che serve da commento più che esauriente a questo suo estemporaneo slancio di romanticismo alcoolicamente fuori luogo.


Note e dedica: andando con ordine e in estrema sintesi..a Ino, che oltre a essere il mio gigante peloso preferito è una continua e gradevolissima fonte di sollecitazioni, a Kitty, che, con la bellissima descrizione di Larxene da viva che da' in Anhestetic, ha fatto da innesco perchè quell'abbrutito di Xigbar si decidesse a mettere insieme due parole (io non ci avrei mai scommesso una cicca...) e infine a Fedini & Giul che per quanto mi riguarda detengono il copyright di Kingdom Hearts al posto della Square e che hanno reso l'Orgy irreversibilmente parolacce-friendly <3
CALCIO NEL C... ALLERT: Chiunque si azzardi a commentare con grida di dolore causate dal pairing e basta, verrà immediatamente sbalzato dalla sedia da un calcio rotante teletrasportato ad uopo!
D'altro canto, sarò felicissima di ricevere qualunque recensione che cominci con "Questa coppia mi fa orrore..." ma che contenga _anche_ un qualunque giudizio, anche il peggiore, su quello che ho scritto. Vi ringrazio anticipatamente per la collaborazione.

  
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