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Autore: totta_tomlinson99    03/11/2013    5 recensioni
Audrey Collins è una ventenne piena di vita che convive da un anno con il suo fidanzato, il famoso Niall Horan della boyband One Direction della quale la ragazza è una fan sfegatata. Proprio nel giorno della partenza di Niall per un tour di tre settimane in Francia, la vita di Audrey verrà segnata da una notizia...

-Celine, che giorno è oggi?- Le chiesi balbettando.
-E' 23 settembre. Audrey, tutto a posto?- Mi domandò un po' preoccupata.
-No! Il mio ciclo ha un ritardo di tre settimane!- In quel momento cominciai a collegare tutto.
La voglia di cibo, la nausea, il senso di stanchezza seguito poi da tanta allegria, il pianto facile.
“Non posso essere incinta.” Pensai.

Eccomi qui con una nuova ff! Spero vi piaccia!
Totta ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui con una nuova fanfiction ;) Spero vi piaccia! Buona lettura.
Totta xx

P.S.: mi piacerebbe leggere o sapere cosa ne pensate! Un bacio :)
Era una di quelle mattine di inverno durante la quale si vorrebbe solamente rimanere a casa con la persona che si ama di più al mondo, soprattutto se una volta fuori da questa si viene circondati da fotografi e giornalisti. Audrey Collins, vent'anni, fan sfegatata e da poco convivente con Niall Horan, famoso cantante della band chiamata One Direction. Tutti conoscevano ogni dettaglio della mia vita, forse più di quanto volevo ammettere. Mi accoccolai come un cucciolo sul petto nudo del ragazzo biondo che avevo di fianco e con il quale avevo passato una notte di fuoco e di passione, rendendomi conto che per lui avrei sopportato tutte le malelingue e i falsi scoop immaginabili. Niall si svegliò con i raggi del Sole che le serrande, non chiuse completamente, lasciavano illuminare la stanza. Decise così di cominciare a preparare le ultime cose che avrebbe portato con se in tour, verso la Francia. Dopo aver indossato l'intimo nero prese un paio di jeans scuri, una polo bianca e le sue Converse del medesimo colore che la sera precedente aveva preparato sulla sedia della scrivania, per poi avviarsi in bagno per sciacquarsi il viso gonfio dal sonno e solcato da due profonde occhiaie. Il rumore dello scorrere dell'acqua mi svegliò completamente dal mio profondo sonno.
-Niall...- lo chiamai con la voce impastata ancora dal sonno.
Il ragazzo, sentendosi nominare, uscì dal bagno e si diresse verso il letto dove mi trovò seduta con le gambe piegate al petto e con la schiena appoggiata allo schienale.
-Buongiorno Audrey, dormito bene?- Chiese il finto biondo stampandomi un veloce bacio sulle labbra, con l'incredibile dolcezza che lo distingueva da tutti gli altri.
-Ho dormito una meraviglia! Sappi che questa è stata la notte più bella di tutta la mia vita!- Esclamai saltando completamente in braccio al ragazzo dagli occhi azzurri. Successivamente sentii una strana sensazione all'altezza dello stomaco tanto che corsi velocemente in bagno a vomitare accompagnata da Niall, evidentemente preoccupato della situazione, che mi reggeva la fronte. Rigettai tutta la cena della sera prima, poi l'irlandese mi aiutò a lavare la bocca e il viso, diventato incredibilmente pallido in pochissimo tempo.
-Audrey rimettiti subito a letto, sicuramente hai preso l'influenza. Ora ti preparo una camomilla, non ti muovere, mi raccomando!- Ordinò premuroso Niall scendendo al piano inferiore, per poi dirigersi verso la cucina.
Io, pero', ostinata come poche, non lo ascoltai e, dopo aver lasciato passare un po' di tempo, scesi al piano inferiore sedendomi sul divano del salotto.
Il bellissimo ragazzo subito si accorse della mia presenza e improvvisandosi improvvisamente mio padre, si diresse verso di me e mi "sgridò".
-Audrey, ti avevo detto di rimanere a letto.- Niall mi parlò premurosamente dalla cucina. Potei udire facilmente il tono di preoccupazione nella sua voce.
Amavo come Niall si prendeva cura di me, mi faceva sentire protetta.
-Niall, non mi va. Ora mi sento molto meglio, davvero!- Gli risposi regalandogli un bellissimo sorriso per rassicurarlo.
Successivamente il biondo uscì dalla cucina con una tazza di camomilla fumante, dirigendosi poi verso il divano in pelle nero sul quale ero seduta con le gambe incrociate. Presi così, tra le mie piccole mani, la tazza porta da Niall, accomodato al mio fianco.
-Grazie mille tesoro.- Lo ringraziai per il bel gesto con un velo di preoccupazione.
Niall che si accorse del mio stato mi tolse la camomilla ancora bollente, per poi prendermi le mani ormai calde.
-Ehi... Mi dici come ti senti?- Io lo guardai abbozzando un sorriso spento, che fece capire a Niall che stavo abbastanza male.
Sinceramente non riuscii a capire neanche io cosa mi stesse accadendo in quel momento. Sperai solo che fosse un po' di influenza. -Veramente non lo so. Qualche volta ho delle fitte allo stomaco, ci sono momenti nei quali mi viene da vomitare e altri invece in cui vorrei mangiare qualunque cosa mi capiti tra le mani. Niall cosa mi sta succedendo?- Gli chiesi evidentemente preoccupata.
-Audrey, penso che sia influenza... So che alcuni miei amici l'hanno presa e più o meno i sintomi sono gli stessi...- Sobbalzai non appena sentii quel "più o meno".
-Speriamo che sia come dici tu. Niall manca solo un'ora alla partenza, finisci di sistemare le ultime cose, così ti accompagno all'aeroporto.- Lo informai un po' malinconica.
Non volevo che Niall partisse, e nonostante fossi abituata alle sue assenze, provai tanta tristezza. Non riuscivo a vivere nemmeno un secondo senza il mio amore, Niall era il mio ossigeno.
-No Audrey non ho intenzione di partire: tu stai male e io voglio starti accanto. Non posso andarmene con la consapevolezza di averti lasciata sola a casa, soprattutto con l'influenza!- Disse l'irlandese accarezzandomi la guancia rosea.
-Niall tu devi andare! Baderò benissimo a me stessa e nel caso stessi male chiederò aiuto a Celine... E' la mia migliore amica e farebbe di tutto per farmi stare bene!- Continuai ad insistere e difatti ebbi la meglio.
Riuscii a convincere Niall a partire, arrivando ad un compromesso: lo avrei aggiornato sulla mia salute ogni giorno e, nel caso fossi stata molto male, lui sarebbe ritornato subito a Londra per curarmi.
Successivamente Niall, rassegnatosi, tornò in camera a sistemare le ultime cose. Dopo un po' cominciai a sentire tanta fame, così mi diressi in cucina per prendere un pacco di biscotti. Niall, una volta terminato il lavoro, si diresse verso la cucina e mi trovò ad abbuffarmi di biscotti al cioccolato.
-Audrey manca poco alla partenza. Vai a prepararti.- Mi invitò timorosamente.
Detto questo. mi alzai dal tavolo della cucina e mi diressi verso il piano superiore senza rivolgere alcuna parola a Niall che non capì più nulla a causa del mio comportamento. Una volta salita, infilai i jeans con il risvolto lasciando intravvedere le mie magre caviglie, una canotta nera con sopra una camicia a quadri con varie tonalità di blu ed infine indossai le Vans azzurre. Con velocità, passai un po' di matita sulle palpebre, sfumandola con l'ombretto marrone e concludendo il tutto con un po' di mascara. Successivamente raccolsi i miei disordinati capelli in una coda alta lasciando intravedere il piccolo tatuaggio a forma di infinito disegnato dietro al collo.
-Niall ho finito!- Urlai scendendo le scale. Facendo intrecciare le nostre mani, uscimmo di casa e una volta saliti sulla sua Range Rover bianca ci dirigemmo verso l'aeroporto. Per tutto il tragitto non parlai, immersa nei miei pensieri malinconici.
Sapevo che l'andare in tour era la parte che Niall preferiva del suo lavoro e solo questa consapevolezza riusciva a rendermi un po' meno triste a causa della sua partenza.
Dopo mezz'ora Niall spense la macchina nel parcheggio dell'aeroporto e successivamente mi diede le sue chiavi. Ci dirigemmo all'interno sempre mano nella mano senza mai lasciarci, come per darci forza e una volta entrati riconobbi gli altri quattro ragazzi della band che ci vennero incontro protetti alle spalle da due omoni vestiti di nero. Lo spostamento risultò alquanto complicato per via delle numerose fans che ci ostacolavano... D'altronde le capivo: anche io se avessi incontrato i miei idoli avrei sclerato come una pazza, è normalissimo! Una volta riusciti a spostarci salutammo calorosamente gli altri componenti della band che consideravo ormai dei fratelli oltre che degli idoli, abbracciandoli e dandogli dei baci sulla guancia.
-Ciao Audrey, come va? Mi ha chiamato prima Niall e mi ha detto che ti sei sentita male appena svegliata...- Affermò Liam guardandomi con compassione. Tenevo molto a lui, c'era sempre per me soprattutto nei momenti più difficili come la perdita di mia sorella durante un incidente stradale... Ma questi sono solo dei dettagli.
-Ora non saprei proprio dirti... Mi sento abbastanza strana!- Gli risposi un po' insicura sfregando le mani per il nervoso.
-Secondo me non è proprio un'influenza, comunque devi riposarti e non affaticarti... Peggiorerebbe solo la situazione!- Mi riprese il "Daddy Direction" chiamato così dalle fans per la sua maturità e serietà. Subito dopo mi abbracciò calorosamente come per darmi forza, seguito poi da Louis, Harry, Niall e Zayn.
-Grazie ragazzi... Vi accompagno a fare il check-in.- Gli dissi accoccolandomi a Niall che mise un braccio attorno alla mia spalla per poi sfregare il mio. Cominciai a rilassarmi al contatto della sua mani con il mio corpo anche se poco dopo provai dei forti giramenti di testa che mi causarono una perdita di equilibrio. Fortunatamente vicino a me c'era Harry che insieme al biondo mi prese al volo. In quel momento sentii il bisogno di sedermi, non riuscendo più a rimanere in piedi.
-Non mi sento per niente bene... Vado a sedermi su quella panchina.- Avvertii Niall che mi accompagnò sorreggendomi per evitare di farmi perdere nuovamente l'equilibrio. Una volta seduta, l'irlandese si piegò sulle ginocchia arrivando alla mia altezza, per poi prendermi le mani e baciarle delicatamente. Portai una mia mano sulla sua guancia per accarezzarla come per ringraziarlo per poi baciarlo dolcemente... Con questo contatto gli feci capire quanto amore provassi per lui e anche quanto mi sarebbe mancato durante la sua assenza.
-Audrey, io non voglio lasciarti in queste condizioni... Questa influenza ti sta buttando giù fisicamente in una maniera mai vista, ma soprattutto così velocemente! Non è mai successo prima d'ora...- Mi dispiaceva il fatto che Niall stesse male per me nonostante adorassi ricevere attenzioni dal mio ragazzo.
-Niall devi stare tranquillo... Non ti preoccupare, appena torno a casa mi metto nel lettone e mi riposo. Vedrai che domani già starò meglio!- Lo rassicurai credendo veramente a ciò che avevo appena detto.
-Lo spero- Mi rispose lui sospirando. Successivamente sentimmo Zayn chiamarlo e a malincuore si alzò insieme a me per finire di fare il check-in. Una volta terminato tutto sentimmo una voce metallica avvisare l'imminente partenza verso la Francia. Arrivò il momento di salutarli. Abbracciai calorosamente i miei migliori amici, ma quando arrivò il momento di salutare Niall sentii un nodo alla gola e i miei occhi riempirsi di lacrime. Il biondino allora, mi abbracciò all'istante e mi rassicurò dicendomi che le tre settimane che avremmo passato a distanza sarebbero passate in fretta e che ci saremmo sentiti ogni sera via Skype, nonostante non avessi ancora capito come funziona.
Una volta salutati tutti, i ragazzi seguiti dalle guardie del corpo si diressero verso l'aereo mentre io mi avviai verso il parcheggio per prendere la macchina e ritornare a casa... Il viaggio di ritorno fu più breve in quanto era diminuito notevolmente il traffico e una volta tornata a casa verso l'una decisi di stendermi sul letto per riposarmi. Ero abbastanza stanca e spesso provavo delle fitte in corrispondenza del basso ventre, così dopo aver infilato i pantaloni del mio pigiama e una felpa di Niall, mi sdraiai sul lettone e dopo pochi minuti caddi in un profondo sonno...
*Due settimane dopo*
Erano già passate due settimane dalla partenza dei ragazzi e come aveva detto Niall passarono in fretta. Lo sentivo ogni sera e lo aggiornavo sulla mia salute che non era migliorata per niente: avevo continui giramenti di testa, sbalzi di umore, una fame atroce e la costante nausea. Dopo colazione, mi chiamò la mia migliore amica Celine che, preoccupata della mia salute, decise di venirmi a fare visita nonostante non volessi per la paura di contagiarla con il virus che pensavo mi avesse colpita.
Verso le dieci sentii il campanello di casa suonare e ricordandomi che era Celine che entrò in fretta in casa, con i suoi capelli biondi e gli occhi castano chiaro.
-Audrey! Come stai?- Salutò abbracciandomi forte. Era un tesoro quella ragazza.
-Ehi Cel, non sto un granché, te invece?- Le domandai sorridendo.
-Lo vedo... Io sto bene, grazie!- Mi rispose lei euforica.
Passammo tutta mattina insieme e rimase anche a pranzo. Nel pomeriggio, inoltre, decidemmo di guardarci insieme un film romantico, proprio come facevamo alle medie. Questo parlava della storia di una diciassettenne e di come la sua vita fosse cambiata dopo la scoperta di essere rimasta incinta. Appena finirono anche i titoli di coda, io e Cel ci guardammo, per poi iniziare a commentare sul probabile stato d'animo provato dalla protagonista.
-Povera. Però, secondo me, la ragazza, avrebbe dovuto stare più attenta e controllare se il suo ciclo fosse stato regolare!- Appena Celine finì di parlare, mi venne un dubbio, un inquietante dubbio.
-Celine, che giorno è oggi?- Le chiesi balbettando.
-E' 23 settembre. Audrey, tutto a posto?- Mi domandò un po' preoccupata.
-No! Il mio ciclo ha un ritardo di tre settimane!- In quel momento cominciai a collegare tutto.
La voglia di cibo, la nausea, il senso di stanchezza seguito poi da tanta allegria, il pianto facile.
“Non posso essere incinta.” Pensai.
-Oh santo cielo, Audrey... Vado subito in farmacia a comprare tre test di gravidanza!- Detto questo Cel, come se avesse letto nella mia mente, si catapultò fuori dalla porta e così, nell'arco di un quarto d'ora ritornò a casa con i test.
La ringraziai con un veloce bacio sulla guancia, per poi correre in bagno. Sentii l'ansia aumentare notevolmente, le mani sudavano tremando e le gambe non riuscivano a tenermi in piedi, tant'è che mi dovetti sedere sul bordo della vasca. Mi feci coraggio e dopo circa venti minuti guardai contemporaneamente i test che svelarono la verità.
  
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