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Autore: njrvanha    03/11/2013    1 recensioni
Maia Brennan, sua amica dalla quinta elementare, era una di quelle ragazze ridicolmente basse che portavano sempre tacchi alti per far apparire la loro altezza quantomeno accettabile, il viso piccolo e un pò paffuto, lineamenti regolari.
A Diana non stava neanche troppo simpatica Maia: con il passare degli anni, quelle caratteristiche che sarebbero potute risultare simpatiche e buffe in una bambina, si erano accentuate. Maia era troppo frivola per i suoi gusti, troppo insistente e appiccicosa.
[...]
Diana aveva aspettato per tutta l'infanzia il principe azzurro e, rendendosi conto che non esisteva, aveva aspettato qualcosa di più modesto, tipo il fattorino della pizza.
E mentre osservava l'orizzonte ed aspettava, non si era mai resa davvero conto di Harry: c'era, eppure non l'aveva mai visto.
E poi all'improvviso eccolo lì.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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State of Grace
 
 
 
 
 
 
 
I'm walking fast through the traffic lights
Busy streets and busy lives
And all we know is 'touch-and-go'
We are alone with our changing minds
We fall in love 'til it hurts or bleeds or fades in time
 
-Ricordami perchè vado ancora dietro a quello stronzo- si lamentò Maia, mentre scandiva il tempo di una canzone che sentiva solo lei con il tacco della scarpa. 
-So che non avrei dovuto guardare il suo telefono, ma credimi, i messaggi che ho trovato non erano certamente rivolti a sua madre! Io lo pianto in asso, non lo voglio più vedere- continò imperterrita, nonostante l'occhiataccia di una vecchietta.
Certe volte Maia era la riproduzione reale di tutte quelle protagoniste delle soap opera argentine per adolescenti. Sempre a pensare ai ragazzi.
-Dana, ma mi ascolti?- un colpo sulla spalla la riportò a concentrare la propria attenzione sul discorso dell'amica.
Diana sbattè le ciglia, allungate come ogni mattina dal mascara -probabilmente scaduto, dato che non badava mai a controllarne l'etichetta, mettendo a fuoco l'amica.
Maia Brennan, sua amica dalla quinta elementare, era una di quelle ragazze ridicolmente basse che portavano sempre tacchi alti per far apparire la loro altezza quantomeno accettabile, il viso piccolo e un pò paffuto, lineamenti regolari.
A Diana non stava neanche troppo simpatica Maia: con il passare degli anni, quelle caratteristiche che sarebbero potute risultare simpatiche e buffe in una bambina, si erano accentuate. Maia era troppo frivola per i suoi gusti, troppo insistente e appiccicosa.
Non che non fosse simpatica, ma ogni tanto rompeva un pò troppo le palle, ecco tutto.
-Certo, certo- si affrettò a rispondere, notando lo sguardo lievemente offeso dell'amica.
-Insomma, ti dicevo, io ti giuro che lo butto fuori di casa! E poi vado in una discoteca, mi sbronzo, e limono pure con un tipo affascinante e alto!- riprese il suo discorso, con una luce decisa negli occhi marroni.
Sì, in fondo Maia era simpatica: i suoi occhi erano caldi e mai cattivi, era dolce, ed era abbastanza determinata per far valere la sua opinione.
Chi l'avrebbe mai detto, che una cosetta così riuscisse a mettere i piedi in testa a tutti.
Diana era il contrario. 
Era decisamente più alta rispetto alla media delle sue coetanee, portava converse sdrucite e maglie troppo larghe, aveva un viso ovale troppo adulto ed era troppo persa a cercare di rincorrere la propria vita per potersi preuccupare e intromettersi in quella degli altri.
-E tu vieni con me!- concluse, puntando l'indice inanellato su di lei.
-Sai che non posso, May, stasera lavoro al Cafè- 
Maia la guardò come se le avesse ucciso il cane davanti agli occhi.
-E non puoi chiedere una sera libera? Sono o non sono la tua migliore amica?! Ho bisogno di te!- protestò, risentita, puntando i piedi come una bimba capricciosa.
Diana avrebbe voluto lasciarla lì, in mezzo alle strade affollate di Piccadilly Circus, per tornarsene a casa, sotto le coperte a finire quel libro nuovo che si era comprata giorni fa.
Invece, come al solito, le uscì solo un acido: -Poi me la paghi tu l'Università-
 
And I never saw you coming
And I'll never be the same
 
 
Il locale era discretamente affollato, la pista da ballo piena di corpi sudati che si toccavano fra loro, la musica riempiva l'ambiente con i suoi bassi potenti, i divanetti pieni di amici o di coppiette.
Il barman stava facendo un lavoro davvero impeccabile: serviva cocktail a destra e a manca e riusciva allo stesso tempo a tenere più conversazioni con quelli che dovevano essere clienti abituali.
Diana si sentiva fuori luogo, con gli occhi di tutti puntati addosso, sprezzanti, pronti a deriderla nel momento in cui avrebbe fatto una gaffe delle sue.
Maia era da qualche parte della discoteca, forse a ballare in pista con un ragazzo dall'aria da sciupafemmine, o nei bagni a darci dentro sempre con lo stesso tipo.
-Sei una delle inservienti?- le chiese il barman carino, puntando gli occhi su di lei, dopo aver finito di preparare l'ennesimo drink.
Diana arrossì.
-No- ci assomiglio così tanto? avrebbe voluto aggiungere, ma sapeva già la risposta: i jeans chiari e un pò larghi, strappati e casual, il maglione slabbrato che nascondeva tutto, i capelli che probabilmente sapevano di cloro a chilometri di distanza.
Maia su quest'ultimi l'aveva rimproverata. Effettivamente quel pomeriggio avrebbe potuto fare a meno di andare in piscina, ma aveva bisogno di scaricarsi da quella giornata che si era rivelata piena di imprevisti e contrattempi.
-Ah- fece il tipo, osservandola meglio -Senza offesa- si affrettò ad aggiungere.
-No, cioè, lo so. E' che...- farfugliò, imbarazzata.
-Mi chiamo Harry- si presentò il tizio. 
Diana lo vide davvero per la prima volta, e notò che era davvero molto carino. Anzi, era bello. Aveva dei begl'occhi, lineamenti abbastanza delicati, e un sacco di tatuaggi. 
Rimase a fissarlo, quasi in trance.
Harry ridacchiò.
-Sai, credo che dovresti dire il tuo nome, a questo punto- 
Arrossì nuovamente, dandosi della stupida tra sè e sè.
-Diana- borbottò, non abbastanza piano, perchè il tipo sembrò comunque capire. Le rivolse un sorriso ampio, contornato da fossette che lo facevano sembrare un sedicenne.
-E cosa ci fai qui, Diana?- le chiese, mentre preparava velocemente un altro mix di liquori da servire ad un ometto tarchiatto dall'altro lato del bancone.
Già, si disse, cosa ci faccio qui?.
-Un'amica- rispose, quasi in automatico.
Harry tornò a puntare gli occhi su di lei, piegando le labbra in un sorrisetto consapevole.
-Oh, allora si spiega tutto- disse -Cos'è, lei si è lasciata col ragazzo mensile e ti ha trascinata qui per sbronzarsi?-
Diana sgranò gli occhi, presa in contropiede. Il tono nella voce di Harry le sembrava lievemente irrisorio e un pò amaro, come se gli stesse antipatica Maia pur non avendola mai vista o conosciuta. 
-Lui l'ha tradita- mormorò, come a difenderla, più per abitudine che per altro.
Harry roteò gli occhi, piegando le belle labbra in una smorfia.
-E tutto questo include che tu debba portarla a casa mentre lei è ubriaca?- 
-Bhè, io non bevo, quindi...-
-La tua amica è una stronza, lasciatelo dire- liquidò la faccenda lui, con un gesto secco della mano.
Avrebbe dovuto protestare, magari mandarlo a quel paese, difendere Maia, ma tutto quello che riuscì a fare fu guardarlo con un misto di sorpresa e gratitudine. 
Sorpresa per il tono schietto e sicuro con cui aveva pronunciato quelle parole, gratitudine perchè avrebbe voluto dirle anche lei.
-Ad ogni modo- riprese la parola -sei l'inserviente più carina che abbia mai visto-.
 
You come around and the armor falls
Pierce the room like a cannon ball 
Now all we know is 'don't let go'
 
-Anche tu lavori tra tazze e bicchieri, allora-
Una voce spuntò chiara e forte tra il soffuso mormorio del Cafè, portandola ad alzare gli occhi dal blocco delle ordinazioni per incontrare altri due paia verdi e allegri.
Si pietrificò sul posto, osservando Harry -il barman carino, bello, e che detestava Maia- che se ne stava comodo nella sedia del suo tavolo, e che ora la osservava divertito. Diana non aveva idea di cosa dire.
-Cosa vuoi che ti porti?- chiese, cercando di assumere un'aria professionale, o quantomeno composta.
Harry sorrise -Un cappuccino, grazie-
Diana si affrettò ad annotarlo sul block notes, la penna che quasi scavava nella carta dall'agitazione.
Il barman era bello, specialmente ora che lo vedeva bene, con le luci un pò gialle del Café ma sicuramente migliori di quelle stroboscopiche della discoteca. 
-Arriva subito- momorò.
-Ho tutto il tempo del mondo- le sorrise ancora, guardandola negli occhi.
 
We are alone, just you and me
Up in your room and our slates are clean
Just twin fire signs, four blue eyes
 
Maia aveva deciso di perdonare il suo ragazzo, ritornando a frequentarlo e ritornando a tormentarla con tutte le descrizioni delle cose romantiche che facevano insieme.
Ma Diana ormai non prestava più attenzione a nessuno dei suoi racconti, e non perchè fosse troppo impegnata a correre dietro ad un esame all'Università o perchè aveva da tenere a bada i suoi quattro fratelli quando sua madre non c'era.
Non prestava più attenzione a Maia come a molte altre cose.
E solo perchè ogni tanto si sorprendeva a pensare ai sorrisi di Harry, alle sue mani calde e ai suoi baci.
Baci che promettevano sulle sue labbra cose che Diana arrossiva al solo pensarci, baci dolci e frizzanti come lo zucchero filato ad una fiera di paese, baci morbidi e casti come un buongiorno soleggiato.
Diana non aveva tante esperienze in amore: aveva avuto qualche ragazzo, qualche cotta liceale. 
Ma non si era mai reputata una che dava troppo peso alla questione 'amore', aveva sempre giocato lealmente le sue poche carte e le sue storie non erano mai durate così tanto da diventare importanti. 
Eppure Harry le faceva sentire tutti quei brividi che soltanto nei libri vengono descritti, e faceva apparire tutto così facile. 
Come la prima cotta adolescenziale, appunto, sembrava che Diana non sapesse nulla dell'amore, che fosse ancora un foglio bianco dove nessuna parola era stata scritta sotto quell'argomento. 
Mentre le baciava le labbra e la pelle, abbracciandola in un groviglio di braccia e gambe, la guardava negli occhi e anche quelli promettevano promesse. 
E le baciava il viso dolcemente, senza fretta, per poi passare alle guance, alla punta del naso, alla fronte, e di nuovo alle labbra.
-Non ti lascio- mormorava.
 
So you were never a saint
And I've loved in shades of wrong
We learn to live with the pain
Mosaic of broken hearts
But this love is brave and wild
 
-Lui è il tuo ragazzo?!- esclamò Maia, un espressione di disgusto e stupore dipinta in viso.
Harry era fermo sulla soglia dell'appartamento della sua amica, e guardava Maia con un'espressione impassibile e consapevole.
-Vi conoscete?- chiese Diana, non capendo la reazione dell'amica. 
Per la sua testa passarono un sacco di motivi per cui Maia stava uccidendo Harry con lo sguardo, che a sua volta le sembrò in bilico tra il dire qualcosa e starsene zitto. Milioni di motivi, dai più improbabili ai più verosimili, ma mai si sarebbe sognata quello che l'amica le disse.
-Ovvio che lo conosco, è il mio ex ragazzo!- 
Probabilmente Maia disse tutto con una voce acuta e piena di quello che sembrava risentimento, ma il tutto arrivò alle orecchie di Diana come a rallentatore. Ed anche il suono del suo cuore insieme alla sua fiducia che andava in pezzi le arrivò solo dopo alcuni attimi.
-Dana...- cercò di dire Harry.
Ma lei non lo ascoltò neanche, girò i tacchi e uscì fuori dalla porta di casa rimasta aperta, le buste della spesa che ancora giacevano sulle scale, per poi uscire fuori dal portone del condominio e gettarsi nel trambusto delle persone e dei taxi che si muovevano attorno a lei come un mare mosso.
Non sentì neanche le lacrime che le si congelavano sulle guance e tra le ciglia, mentre mandava un accidente ad un signore che le aveva dato uno spintone nella furia della corsa.
-Diana!-
Una mano le afferò il polso, interrompendo il flusso ovattato dei suoni che la circondavano, riportando tutto alla normalità.
Incontrò il viso dispiaciuto di Harry, i suoi occhi incredibilmente verdi e il dolore che le dava vedere quel viso così caro distorto dal dispiacere.
-Cosa c'è? Cosa vuoi? Cosa vuoi, dopo tutto questo?! Dirmi che ti dispiace, che non volevi?- gli urlò contro, con un grinta che non sapeva neanche di possedere.
La gente neanche si accorse di loro due, come fosse una cosa da tutti i giorni vedere due giovani urlarsi contro per strada.
-Mi dispiace che tu stia male, sì, ma volevo! Okay? Volevo! Perchè la tua amica è una stronza e non te ne sei mai resa conto!- rispose con altrettanto impeto lui.
Le sfuggì una risata isterica.
-Va a finire che ti devo pure ringraziare! Cos'è, un'altra stronzata della serie 'l'ho fatto per aprirti gli occhi'?- 
-Non è una stronzata, sei tu che sei troppo ceca ed emotivamente bloccata per renderti conto che sei circondata da stronzi!- 
-E tu sei il primo della lista!-
Harry la guardò, con un misto di rabbia e risentimento.
-Non sono un santo, okay?! Cosa ti aspettavi? Il principe azzurro? Credevi che alla fine tutte le tue pene sarebbero state ricompensate e tutto sarebbe andato come volevi tu? Notizia dell'ultima ora: non funziona così, la colpa è tua! Sei tu che ami persone che non se ne fregano nulla di te!- la accusò.
-Perchè, tu cosa fai di diverso? A quanto ho capito detesti Maia, eppure ci stai insieme! Sei tu lo stronzo che l'ha tradita, no? Cosa volevi da me? Una scopata? Ma mi hai vista?-  
-Non sto con Maia, stavo con Maia! E ci andavo a letto e basta! Non so cosa ti abbia raccontato lei!- 
Diana lo guardò, cercando di regolarizzare il battito del suo cuore impazzito, ed insieme a quello anche l'improvviso fiatone.
Si sentiva sfinita, come se avesse corso la maratona di New York o qualcosa di simile.
-Cos'è, volevi andare a letto con due ragazze fisse?!-  lo attaccò di nuovo, con la voce che grondava sarcasmo.
-Maia l'ho lasciata quattro settimane fa, dopo il nostro primo appuntamento! E non voglio, andare a letto con te! Mi sei piaciuta fin da quando ti ho vista nella discoteca- disse, secco.
Le si avvicinò, attirandola a sè per il polso che ancora stringeva tra le dita. La sua presa era decisa, ma non faceva male. 
Diana si ricordò tutte le volte che un ragazzo l'aveva tenuta stretta a sè in quel modo, in un mosaico di ricordi che arrivavano in flashback. Poche volte, in effetti, ma ogni volta avevano incrinato il suo cuore un pò di più, come se fosse stato un vetro sotto la pressione di un martello.
Questa volta, la presa di Harry aveva avuto l'effetto contrario: si sentiva il cuore più leggero.
 
And I never saw you coming
And I'll never be the same
 
Harry la baciava come baciano i pirati: non si preoccupava di essere gentile, di non mettere troppa forza nel suo abbraccio. La baciava con passione, senza remore, senza paura, perchè sapeva che lei era abbastanza forte da poter reggere e corrispondere in suo amore.
Diana aveva aspettato per tutta l'infanzia il principe azzurro e, rendendosi conto che non esisteva, aveva aspettato qualcosa di più modesto, tipo il fattorino della pizza.
E mentre osservava l'orizzonte ed aspettava, non si era mai resa davvero conto di Harry: c'era, eppure non l'aveva mai visto.
E poi all'improvviso eccolo lì. 
 
This is a state of grace
This is the worthwhile fight
Love is a ruthless game
Unless you play it good and right
 
Maia era sempre stata una gran stronza, si rese conto Diana. A malincuore, su questo doveva dar ragione ad Harry. 
Era sempre stata una gran stronza, da quando si era messa con tutti i ragazzi che invece piacevano a lei -e lo sapeva, da quando l'aveva sempre usata come antistress per i suoi problemi, da quando aveva iniziato a trascinarla per le discoteche solo per avere un passaggio a casa dopo la sbronza.
-A cosa pensi?- le chiese Harry, baciandole una tempia. 
Forse avrebbe potuto saperlo anche da solo, guardandola negli occhi e osservandola a fondo. Ma Diana pensava che gli piacesse chiederglielo, lasciarla esprimersi di sua spontanea volontà.
Diana alzò il viso, incontrando le sue iridi chiare e il suo sorriso morbido, ricambiandolo. 
-Solo che ne vale la pena, tutto qui-
Gli strinse una mano, mentre chiudeva gli occhi di riflesso mentre Harry si chinava verso di lei.
Alla fine, si disse, mentre lui la baciava, l'amore era davvero una cosa spietata: Maia forse le aveva voluto bene, ma non era mai stata onesta e giusta con lei. 
L'amava come si amano i giocattoli preferiti. Li curi, ci parli, ma ci giochi.
E giocare con le persone non è mai bello.
 
These are the hands of fate
You're my Achille's heel
This is the golden age of something good and right and real
 
-Ti ho preso delle castagne- la raggiunse Harry, porgendole il pacchetto di castagne calde che le scaldava le mani. Settembre aveva anche i suoi lati positivi.
Gli sorrise, mentre se ne portava una alla bocca, notando con piacere che erano già sgusciate, sentendo il sapore particolare della castagna e la sua consistenza morbida e pastosa.
Harry le circondò la vita con le braccia, stringendola a sè con un abbraccio da orso. 
-Come va all'Università?- 
-Bene- rispose, chiudendo il pacchetto e infilandolo in una tasca della borsa, per poi ricambiare l'abbraccio -Questo sabato sono impegnata- lo informò, posando un bacio sulla sua guancia.
Harry socchiuse gli occhi, osservandola, curioso.
-Pomeriggio di studio?- 
-Sì, alcune mie amiche me l'hanno proposto e ho detto di sì- disse, mentre lui le scostava una ciocca di capelli dal viso, facendola sorridere un pò.
-Perfetto, almeno così la domenica sarai tutta mia! Alcuni miei amici ti vogliono conoscere, sai, ho parlato un pò di te in giro...- 
Diana arrossì. 
-Cose positive, spero- borbottò, osservandolo di sottecchi.
Le sorrise -Ovvio-
-Allora okay- acconsentì, ridacchiando, mentre gli cingeva il collo con le braccia, rimpiangendo il fatto che in quel momento non poteva accarezzare i suoi ricci, coperti da un beanie in lana che però gli stava benissimo.
Lo indossava anche al loro primo appuntamento, si ricordò.
-Bene, e ora vieni qui- e la baciò.
 
And I never saw you coming
And I'll never be the same

  
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