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Autore: PlatonicLove_    03/11/2013    1 recensioni
Devo iniziare a pensare alla mia vita, invece di correre dietro alla tua. Per questo ho messo i miei vestiti più belli in valigia. Non ci ho messo quello che piaceva tanto a te. Nemmeno quello con cui ti ho visto la prima volta. Ci ho messo solo quelli che piacciono a me, quelli che mi vedranno per la prima volta serena, felice, divertita, senza di te.
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Maybe one day I'll meet among the people.

 
Sto andando via. Mancano poche ore all'imbarco. La mia valigia pesa ed io non riuscirò a sostenerla ancora per molto. Il telefono suona, non ho voglia di rispondere. Parto, mi allontano da te per un po'. Sei sempre stato tu ad andare via. Io ho sempre visto la tua schiena, tu non hai mai visto la mia. Credimi, non ho nessuna voglia di lasciarti. So che la mia vita senza te è vuota e priva di sapore, ma devo farlo. Devo farlo per me, perché devo smetterla di metterti al primo posto, su quel piedistallo su cui mi accusavi di stare. Quanto ti sbagliavi... Io non volevo altro che un noi. Non desideravo altro che te. Non desideravo altro. Tu non l'hai capito o avevi troppa paura per capirlo. Non lo so. Ho smesso di chiedermelo.
Devo iniziare a pensare alla mia vita, invece di correre dietro alla tua. Per questo ho messo i miei vestiti più belli in valigia. Non ci ho messo quello che piaceva tanto a te. Nemmeno quello con cui ti ho visto la prima volta. Ci ho messo solo quelli che piacciono a me, quelli che mi vedranno per la prima volta serena, felice, divertita, senza di te. 
Non ti dirò mai dove sto andando, anche se so che non avresti il coraggio di raggiungermi. Lo faccio sempre per me, per non avere lo stomaco lacerato dalla speranza che tu venga a prendermi. 
Sto per salire sull'aereo, sfodero un sorriso bianco e consapevole. Mi sforzo di sembrare una donna risoluta e indipendente, sperando che un giorno riuscirò davvero ad esserlo.
Un uomo mi aiuta a posizionare la valigia nello sportello sopra il sedile. Lo ringrazio e lo odio in silenzio. Voi uomini avete il potere di rovinare il pensiero di indipendenza di una donna in un attimo, senza nemmeno accorgervene e senza pensare lontanamente che possa formularlo.
Cosa dire ora?... Cosa dirti? Sono seduta al mio posto e aspetto che questo uccello, così grigio, così grande, così metallico, voli! Aspetto che prenda la rincorsa e spicchi il volo, e mi viene da sorridere quando penso che, come noi, anche gli aerei prendano la rincorsa. Loro però hanno più coraggio! Avete mai visto un aereo che prende la rincorsa e poi all'improvviso frena e si ferma? 
Di uomini invece ne ho visti tanti, fermarsi, frenare, proprio quando stavano per spiccare il volo. Ci vuole coraggio per prendere la rincorsa, ma ancora di più decidere di spiccarlo, quel volo. Ma certe volte il coraggio non è abbastanza per vincere questa forza di gravità, che in questo caso è la paura. La paura: il freno del cambiamento.
Ma io, eccomi qui, pronta a volare a bordo di questo gigante. Sono riuscita a vincere la forza di gravità, finalmente!

Ed ora sto volando. Questo aereo mi porterà lontano. Una meta che ho scelto a caso, non perché non sapessi dove andare, volevo solo che per una volta, la prima nella mia vita, non ci fosse nulla di programmato come finora è stato, per quel tuo bisogno di avere sempre il controllo su tutto. E non ci voglio pensare, in questo momento a come sarà questa mia avventura. Guardo le nuvole, il cielo che ci avvolge, come un nulla senza tempo, che dilata finalmente quel poco che avuto per me. I vuoti improvvisi che lasciano senza fiato sono come gli abbracci dopo i lanci in alto di mio padre in un tempo lontano, se mai c’è stato, in cui tutto il mondo era racchiuso in un piccolo cerchio e assaporavo un bene che percepivo eterno. Ma non è così che va avanti la storia. Lo si capisce subito. Ciò che credevo una protezione da tutti i pericoli, è diventata improvvisamente prigione. Ed è stata forse la necessità di uscire da quel cerchio, disfarmi per un po’ della tua protezione, che mi ha convinta a prendere questa decisione di partire senza di te. Di non lasciarti nessun recapito, nessuna data. Come se ti avessi abbandonato in alto mare, senza i tuoi punti di riferimento, ad arrangiarti finalmente, come ho fatto io, finora.

La realtà è che sono io a sentirmi abbandonata. Per le vie della città scorrono fiumi e fiumi di persone con una meta, con qualcuno accanto, con un cane al guinzaglio, con buste colme di roba. Ed io sono sola e non ho nulla tra le mani. Tu non mi stai cercando, il mio cellulare non squilla da troppo tempo. Mi fermo a prendere un caffè in un bar carino e colorato, mentre leggo un giornale distratta dal chiacchiericcio della gente e dal vortice dei miei pensieri. 
Non tornerò indietro, non posso farlo. Sarò la donna senza meta. Sarò forte, per una volta, come lo è stata mia madre. Sarò indipendente, per una volta, come lo è stata mia nonna. Sarò me stessa, per una volta. Non dovrò rispettare le regole degli altri, non dovrò più pensare agli altri, non dovrò più sognare te. Sei diventato il mio incubo peggiore e il mio sogno più dolce. Sei diventato morte, quando eri solo vita. Sei diventato qualcuno che non posso chiamare, che non posso stringere tra le braccia, che non posso baciare. Non ho il coraggio di pronunciare la parola estraneo e non lo farò. Tu sei l'unica persona con cui riesco ad avere confidenza. Sai che non sono il tipo che da confidenza a chiunque e sai anche il motivo. 
Sai che quando ti ho chiesto di non cercarmi intendevo il contrario, come quando ti ho chiesto di non chiamarmi e tu mi riempivi il cellulare di messaggi. Come quando ti ho chiesto di non baciarmi e tu mi hai abbracciato. Come quando ti ho chiesto di non lasciarmi e mi hai stretto più forte. 
Ho finito il mio caffè, era amaro. 
Ho letto il giornale, era poco interessante.
Ho lasciato questo tavolo, era troppo vuoto.
Ho smesso di sorridere, era inutile se tu non potevi vederlo.

Forse penserai che sono matta o sono impazzita .
Oppure ti rivolgerai alla polizia alla ricerca del corpo della tua amata , che non può, non può assolutamente averti abbandonato.
Lei che non poteva fare a meno di te, del tuo aiuto necessario come l'aria per respirare.
No, lei- dirai all'ispettore- non mi ha abbandonato. Sicuramente qualcuno l'ha portata via con sé. Lei non si allontanerebbe da casa: ci sono qui io che la proteggo.
Certo, hai sempre pensato che fossi un'inetta, una senza le palle ,come dicevi spesso:
" Tu,da sola non sei nessuno. Non sai gestire la tua vita!"
Te lo dimostrerò se non so gestire la mia vita. le lingue le conosco perché le ho studiate a scuola. Sì è vero non ho viaggiato, ma me la caverò, non ho grosse pretese.
Un lavoro semplice, per cominciare, poi si vedrà.
Ma soprattutto quello che voglio è la LIBERTA' ,quella che nessuno mi ha concesso finora. 
Quella la conquisterò, combattendo, ma ci riuscirò, anche senza di te, mio caro.

Confesso che quando sono tornata in albergo ed ho visto quella bellissima stanza vuota, ho avuto la tentazione di tornare a casa. Sulla scrivania di legno non c'erano borse, non c'erano fogli, non c'erano scontrini. Non c'era il tuo portafoglio di pelle nera. 
Nel bagno c'era un solo spazzolino, il mio, ed era così triste vederlo lì, immerso nella plastica blu del bicchiere accanto al lavello. 
Sul letto un solo cuscino aveva assunto la forma di una testa, l'altro era intatto, pulito, drittissimo. Profumava di biancheria pulita, di detersivo, di muschio bianco, ma non aveva il tuo fresco ed inconfondibile profumo. Non aveva disegnato l'incavo della tua testa nera. Ho dovuto toglierlo, nasconderlo nell'armadio, per non sciogliermi in lacrime. Essere indipendente è davvero dura. 
Sono uscita da quell'albergo, non ne potevo più. Mi sento come una rondine che solletica il cielo, sola, senza stormo. Non sa dove andare, dispersa in quell'immensa distesa azzurra. Deve farcela con le sue ali, deve trovare il suo cammino. 
- Un tavolo per una persona?- mi chiede il cameriere, sistemandosi il papillon. Adoro i papillon. Tu ci staresti benissimo. Ti immagino in Chiesa, accanto all'altare, con un papillon nero e una camicia bianca. Classico, semplice, elegante e bellissimo come solo tu sai essere.
- Sì, grazie.- rispondo malinconica, mentre le mie fantasie scoppiano come tante bolle di sapone leggere e trasparenti. Magari un giorno sarai davvero lì, vicino all'altare, ad aspettare la tua futura sposa con quel sorriso raggiante e intelligente. Solo che non sarò io ad arrivare, penso, accomodandomi su una rigida sedia bianca.

Quell'uomo mi ha lasciato delle carte, ha sorriso di sorridenti denti bianchi e si è allontanato con un gesto fermo della mano. Dove sei tu? Devi essere sotto di me, coperto da strati di terra bagnata e compatta respiri, ho seppellito il tuo ricordo come fosse carne, ho seppellito la tua esistenza come fosse il corpo di un parente, non germoglieranno fiori nella terra che dentro me ti ospita, non cresceranno nuove anime o relazioni, ho cercato nuovi campi, lontani da te, ho chiuso un grande portone alle spalle con ogni mia forza e sorprendendomi, mi sorreggeva, ho voluto escluderti, ma ero io ad essermi ritrovata in un luogo chiuso, tu eri fuori da quella porta, eri al mondo. C'è voluto tempo per guardarmi attorno e tutto ció che ho trovato, nella tua assenza, era una matita, forse posso disegnare un presente, forse posso scriverlo. La terra che ti ospita pulsa, avverto terremoti all'unisono con quelli che potrebbero essere i battiti del tuo cuore. Sei cosi lontano che posso sentirti oltre ogni senso. Ora che sono lontana riconosco nella paura la rilegatura fondamentale del possesso, ho scelto la notte per allontanarmi da te, la notte non ha grandi pretese. camminare nell'assenza, la tua assenza mi illumina di un buio mai visto prima, lo maledico e scopro che l'abbaiante luce che mi donavi mi impediva di vedere, di incontrare, di raccogliere dal mondo i fiori che germogliano per me.. La solitudine è l'unica via per fuggire l'isolamento..

Sono passate ben quattro settimane da quando sono qui. 
Ho trovato un lavoro, faccio la segretaria in uno studio medico. Ho degli orari flessibili e uno stipendio decente per poter mangiare e vestirmi bene senza i soldi di nessun altro.
Ho fatto amicizia con alcune colleghe. Adoro sedermi a prendere un caffè con loro e parlare, parlare e ancora parlare di tutto ciò che ci passa per la testa. Ogni tanto qualche uomo ci si avvicina, ma lo liquidiamo subito con "è una serata fra donne". Mi sento potente, viva, da sola. Non sei tu a rendermi così, sono io che lo sono. Io rido di gusto anche se non sei tu a farmi divertire. Nel mondo c'è posto anche solo per me, una donna come tante che cerca di farsi spazio in una società che la sta accettando un po' alla volta. 
Ho affittato un appartamento in centro, ma non ti dico in quale parte dell'universo, anche perché non me l'hai mai chiesto. C'è un grande divano al centro della sala, dove mi sdraio quando ho voglia di vedere un film o per leggere un bel libro. C'è una cucina spaziosa, con l'isola, come piace a me, dove cucino i miei piatti preferiti. C'è un letto abbastanza grande, dove dormo e dove sogno, da sola, per adesso. C'è una vasca enorme dove mi rilasso dopo una giornata pesante, faccio un bagno con molta schiuma e resto nell'acqua profumata per ore, circondata da candele bianche. 
Pensavo che essere soli fosse la cosa peggiore di tutte, poi ho scoperto che esiste di peggio: pensare di non poter stare da soli. Pensare di aver bisogno sempre di qualcuno che decida al posto nostro, che parli al posto nostro, che si nutra della nostra vita. Non è così, non deve essere così. La vita è la nostra e ci sfugge via attimo dopo attimo. Io voglio afferrarla al volo.
Ma nonostante tutto, Harry, io ti amo ancora.
  
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