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Autore: TheVisionary    03/11/2013    1 recensioni
"un sogno" è un One shot scritto in 10 minuti ispirato dalla lettura di alcuni racconti scritti in questo sito. Non vuole essere la descrizione di un evento drammatico ma solo di una visione onirica volta a far riflettere su cosa sia realmente vero e importante in questo mondo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una notte mi svegliai d'un tratto in camera, madido di sudore, forse un incubo che era ormai sfuggito alla Memoria. Mi guardai intorno, la camera da letto era tutta in ordine e nulla diede corda ai timori provocati da quel sogno fino a poco prima tanto reale; mi voltai verso di lei e la vidi ancora lì, così bella anche quando dormiva. Un ampio sorriso le segnava il volto, sembrava… felice. Forse ci stava sognando assieme, chissà. Mi alzai dal letto e uscii sul balcone di quell'appartamento all'ultimo piano della 15th avenue per fumare una sigaretta, ma subito mi persi nell'immensità di quel cielo che si stagliava contro lo skyline newyorkese, così affascinante e allo stesso tempo da brivido nella sua infinità. Mi fece pensare alla nullità che è l'uomo di fronte a una visione tanto sublime. Improvvisamente la mia mente ripercorse gli sfocati fotogrammi della mia vita: mia madre, mio padre, la mia infanzia, l'adolescenza, la scuola, la borsa di studio per l'America, il college, il lavoro, fino al giorno precedente. Quel giorno ci eravamo svegliati presto, forse troppo presto per me che ero abituato ad andare a letto all'alba e alzarmi quando ormai le ombre si proiettavano verso est. Ma d'altronde era da settimane che mi chiedeva di portarla al mare. La giornata era trascorsa in un baleno, intensa e perfetta come meglio non sarebbe potuta essere. Erano mesi che non ci divertivamo così tanto assieme, estenuati dalla routine da lavoratori di città. Dopo aver goduto di uno splendido tramonto sull'atlantico, tornammo in macchina diretti a casa. Eravamo entrambi felici ma molto stanchi e ci aspettava un viaggio non da poco. Alle 22,30 mancava ormai poco a New York e già in lontananza si potevano ammirare i grattacieli di Manhattan. Prendemmo la statale, imboccammo un tunnel e passammo di fianco al Metropolitan, attraversai veloce l'incrocio non facendo caso al semaforo che solo dopo mi parve...rosso, lei si voltò versò di me e una luce abbagliante le irradiò il volto.., non ricordavo più oltre. Angosciato dalla visone cosciente che aveva assoggettato la mia mente tornai subito in casa, entrai in camera, e la vidi ancora lì, così bella anche quando dormiva, una macchia di profondo rosso all'altezza del torace segnava il lenzuolo che scolpiva il suo corpo. Preoccupato iniziai ad avvicinarmi a lei, ma i passi si fecero stanchi, i movimenti sempre più faticosi, gli occhi pesanti, cercai di lottare contro quell'illusione che mi allontanava sempre più da lei, combattei allo strenuo delle forze e gridai, gridai per svegliarla, ma le mie parole si fecero soffocate, le urla mute e le palpebre si chiusero definitivamente. Mi svegliai d’un tratto in una camera, madido di sudore. Le mie grida avevano fatto accorrere alcune persone, mi guardai intorno, spaesato in quella che sembrava una camera di ospedale, una donna, forse un’infermiera iniettò qualcosa nella flebo e mia madre, ormai non più giovane come un tempo, cercava di tranquillizzarmi con le lacrime agli occhi. In un ultimo attimo di lucidità prima dell’effetto del calmante vidi in quella stanza tutte le persone che contavano di più nella mia vita, amici, parenti, familiari, c’erano tutti, tutti tranne lei.
  
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