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Autore: Rika Rini    03/11/2013    0 recensioni
Mi chiamo Sveva,ho vent'anni.
Sono sempre stata un genio,fin da bambina.
Ho sempre programmato in modo perfetto la mia vita.
Non avrei mai pensato che una persona così "bizzarra" avrebbe cambiato la mia vita.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando la luce del mattino mi illumina il viso apro finalmente gli occhi,mettendomi a sedere sul letto mi stropiccio gli occhi,mentre sbadiglio guardo in tralice la sveglia sul comodino,segna le sette e cinquanta …
Le sette e cinquanta … Le sette e cinquanta?!
Afferro la  sveglia con entrambe le mani,sbalordita,ed esclamo- Merda! Farò tardi!- la sera prima c’era stata una riunione per decidere come gestire le cattedre per quell’anno scolastico,ed era terminata a un’ora tarda,tutti i miei colleghi,nessuno escluso,a parte forse Jason mi avevano ascoltato solo perché erano obbligati,e non avevano preso neanche in considerazione per un secondo le mie idee. Perché dare ascolto a una ragazza di vent’anni? Senza contare che sicuramente sarei risultata più intelligente di chiunque in quella stanza,come potevo non esserlo? In fondo sono entrata al liceo a soli undici anni e all’età di quattordici avevo già terminato gli studi,ottenendo poi la laurea all’età di diciannove anni,e ora,meno di un anno dopo,avevo trovato lavoro come insegnante di lingue straniere nello stesso liceo che avevo frequentato.
Alzandomi dal letto afferro il completo preparato sulla sedia la sera prima,una semplice camicia bianca e una gonna nera al ginocchio,velocemente mi avvio verso il bagno,mi vesto in meno di cinque minuti,e mi trucco in ancor meno.
Mentre metto l’eye liner mi rendo conto,come ogni mattina,di quanto i miei occhi siano grandi,e di uno stupido color cenere,sul mio viso minuto mi danno un’aria da cerbiatta,fatto che mi fa imbestialire,somiglio troppo a quella persona. Mentre infilo le scarpe con il tacco basso raccolgo i capelli nocciola in una coda bassa,afferro la borsa rimasta sul divano ed esco di casa,l’orologio segna le otto e quattro.
 -Che bella figura che mi aspetta! Far tardi il primo giorno!-sbuffo scendendo le sei rampe di scale che mi separano dal garage seminterrato,appena arrivata mi fiondo letteralmente nell’auto e parto velocemente,fortunatamente la scuola è vicina,arriverò solo con qualche minuto di ritardo.
Quando l’orologio sul cruscotto segna le otto e quindici parcheggio l’auto e scendo,sorridendo soddisfatta,se fossi venuta a piedi probabilmente non sarei arrivata prima delle otto q quaranta.
Entrata nella sala docenti tutti si voltano verso di me,la maggior parte degli insegnanti sono uomini,e sono tutti sulla mezz’età,quindi non sono vista molto di buon occhio,ma gli sguardi che più preoccupano non sono quelli ostili,sono quelli lascivi,quei vecchi maniaci non mi tolgono un attimo gli occhi di dosso,però sorrido e dico-Buongiorno a tutti- in quel momento mi supera Alya,l’altra insegnante donna,coordinatrice della classe nera.
Come tutti i componenti della classe nera porta una maschera che le copre gran parte del viso,e ha il divieto di parlare con chiunque non ne porti una,per molti questo è molto strano,per me no,so il motivo della divisione delle tre classi,tra nera,grigia e bianca,ma non posso parlarne con nessuno,certo,a meno che non voglia essere presa per pazza e spedita da uno psicologo,e ne ho avuto abbastanza di psicologi per una vita intera.
Afferro il computer che serve come registro di classe e mi volto,per trovarmi davanti Jason,l’unico collega che si è mostrato educato e simpatico con me,forse perché la differenza d’età tra noi non è poi molta.
-Ciao-dico sorridendo-Ti va di fare la strada insieme?-lui annuisce e risponde-Te lo stavo per chiedere io!-il suo sorriso e il suo fisico lo rendono perfetto come esca per le donne,anch’io mi sento leggermente distratta accanto a lui.
In fondo è veramente un bell’uomo,alto un metro e novantacinque fa apparire me,con il mio metro e settanta scarso una bambina,la pelle dorata fa risaltare i suoi occhi versi,mentre i capelli mossi e marroni scuro sono lucenti,ma anche il suo carattere aiuta,probabilmente se fosse stato un tipo taciturno e sulle sue non gli avrei neanche provato a parlare,invece è una persona molto espansiva.
-Pronto ai prossimi mesi di tortura mattutina?-scherzo io ridendo,lui ride a sua volta e risponde- Ormai so come sopravvivere! Mentre te? Hai elaborato una tua strategia?-
-Io?Certo che si! Però forse un bel caffè mi aiuterebbe- dico,proprio in quel momento il mio stomaco decide di lamentarsi-Non hai fatto colazione?-mi chiede.
-Mi sono svegliata tardi- rispondo io arrossendo per l’imbarazzo.
-Beata gioventù!-scherza lui entrando nella sua classe,quella bianca,per iniziare la lezione,mentre passo davanti alla porta scorgo due visi familiari … la ragazza dai capelli corti arancioni e grandi occhi grigi,contornati da profonde occhiaie e il ragazzo dai capelli verdi,con occhiali spessi,forse per nascondere la sfumatura rossa dei suoi occhi … guardo un attimo di troppo la spessa catena che unisce i loro colli,ma poi scuotendo la testa mi dico: Sveva,lascia stare,non è affar tuo!
Così arrivo davanti alla porta della classe grigia,prendo un bel respiro ed entro,gli studenti si voltano tutti verso di me,per poi andare diligentemente ai propri posti,perfetto,accendo il computer e faccio l’appello,non che ne abbia veramente bisogno,ho già letto i loro fascicoli,e so già tutto quello che c’è da sapere su di loro,probabilmente non avrei dovuto farlo,ma dopo aver letto le cose una volta le ricordo immediatamente …
-Piacere di conoscervi,io sono la vostra nuova professoressa di lingue straniere,mi chiamo Sveva McKensey,spero che andremo d’accordo. Ora se non vi dispiace mi farebbe piacere se vi presentasse anche voi,quindi,avanti-
Così trascorrono i primi venti minuti,tutti sono riusciti a presentarsi,quando mi rendo conto che manca una persona,non la vedo neanche tra le persone presenti,in ritardo il primo giorno? Certo,stiamo parlando di Miina,un’attrice appena debuttata,però …
-Qualcuno sa qualcosa di Miina?-chiedo,leggermente preoccupata,una delle sue migliori amiche,Marzia sta per
Rispondere,quando la porta si apre facendo una gran confusione e Miina entra nella stanza.
-Mi scusi! Ho perso l’autobus!-urla ancora prima di guardarmi veramente,io mi alzo dalla sedia e sorridendo chiudo la porta-Non preoccuparti,non è stata colpa tua,spero solo che non si ripeta mai più. Comunque piacere di conoscerti,io sono la nuova insegnante di lingue straniere,mi chiamo Sveva. Se per favore prendi posto inizieremo la lezione-
Miina,una ragazza di diciassette anni,dai grandi occhi marroni e lunghi capelli biondi mi guarda per un attimo stupita,poi annuisce e prende posto,così possiamo iniziare la lezione.
Quando la campanella suona per l’intervallo saluto i ragazzi,durante la lezione alcuni mi sono sembrati leggermente presi da una discussione di cui non sono riuscita a cogliere il nocciolo,speriamo non fosse niente di grave.
Mi sono appena alzata per andarmene,quando una mano sbatte violentemente sulla lavagna dietro di me,e un ragazzo,di nome Julian mi inchioda sul posto,bloccandomi con il proprio corpo,ha solo un anno meno di me però è molto più alto. Ha un bel viso e i capelli biondi e gli occhi azzurri lo fanno sembrare un angelo,ma non la penso affatto così. –Cosa c’è Julian?-chiedo guardandolo negli occhi,lui sorride,e mi chiede-Prof. Che ne dice di uscire con me?-
-Assolutamente no-rispondo io sorridendo radiosa-Dovresti trovare una ragazza più adatta a te-
Lui sembrò congelare,ma lasciò cadere il braccio,dandomi la possibilità di fuggire al suo “abbraccio”,intanto si sentivano delle risate divertite,Mila,una ragazza di quindici anni,abbastanza formosa,dai capelli rossi e gli occhi verdi,sembrava trovare la situazione molto divertente -Ma prof. Lei non è molto più vecchia di lui! Quindi potreste benissimo frequentarvi!-
Io sorrisi e le risposi-Non credo proprio- sapevo di dover stare attenta a quella ragazza,era il capo in seconda della banda femminile di quartiere,mi guardai un attimo intorno,ad un banco in fondo alla classe c’erano Veronica e Say,intenti a bere quello che sembrava succo di pomodoro,mentre parlavano amorevolmente,e qui,proprio davanti a me,insieme a Mila e Miina c’era Marzia,decisi di tentare.
-Che ne dite di parlare un po’?Sono appena arrivata in città e ho già sentito delle strane storie! Come qualcosa sull’avvistamento di vampiri!Voi cosa ne pensate?-chiedo,forse con un po’ troppa enfasi,infatti i due ragazzi sul fondo mi guardano stupiti.
Mila ci pensa su un attimo,ma prima che possa rispondere Marzia urla-I vampiri sono degli esseri immondi! Non dovrebbero neanche esistere!E lei,non dovrebbe fare queste domande,vuole forse attirare la sfortuna!?Andiamocene!-conclude,Miina e Mila mi guardano per un attimo confuse,poi seguono l’amica fuori dalla classe,così rimango sola con Vera e Say -Mi dispiace … non volevo …-
-Non preoccuparti,piccola Sveva … so che non volevi fare nulla di male …- sussurra Vera,guardando a terra.
* Quella sera *
-Oggi ho fatto solo casini-sospiro seccata,mentre torno a casa dopo aver fatto la spesa-Si può essere così stupidi?!-esclamo a nessuno in particolare,la strada era deserta,come ogni volta la sera,non era poi così prudente uscire,ma ne avevo disperato bisogno,a meno di non voler rimanere a digiuno anche quella sera.
Portavo vestiti più anonimi possibile,ma mi sentivo ugualmente abbastanza insicura,però forse non sarebbe successo nulla,pensavo …
In quel momento una mano cala sulla mia bocca,e un’altra mi punta un coltello alla gola,mentre una voce mi intima- Stai ferma o ti ammazzo-inizio a piangere,quanto posso essere stupida? Tremando come una foglia tento di liberarmi,ma l’uomo è troppo forte,e riesce a trascinarmi facilmente in un vicolo.
Mi afferra i polsi con una sola mano,per farlo lascia cadere il coltello. Mi spinge a terra e con le ginocchia mi divarica le gambe,quando toglie la mano dalla mia bocca urlo,ma lui mi afferra per i capelli e mi sbatte la testa sul lastricato,lasciandomi intontita.
-Stai buona …- dice.
Aiuto,aiuto,aiuto.
Mi toglie la maglia,tento di graffiarlo,ma sono troppo debole,le sue mani arrivano sui miei seni e stringono.
Aiuto,aiuto,aiuto.
Tira giù i propri pantaloni,poi toglie i miei,tento ancora di togliermelo di dosso. Non ci riesco.
Mi prende di nuovo per i capelli,sento una nuova fitta di dolore dietro la nuca e svengo.
Per questo non mi rendo conto di essere salvata.
 






(Per favore,se possibile potreste dirmi se è interessante,così decido se continuarla oppure no)
  
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