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Autore: Rallienbow_    03/11/2013    2 recensioni
Quinta classificata al concorso "Scegli un colore che giochi a tuo favore" indetto da Giuls e DoppiaEmme sul forum di Efp.
"Non sono un mostro."
Remus continuava imperterrito a ripetersi quelle parole nella testa, forse per auto convincersi, forse perché sperava che potesse sentirle qualcun'altro oltre a lui. Sospirò, scrisse l'ultima frase sul rotolo di pergamena, aspettò che si asciugasse e solo dopo si alzò, portando sulla scrivania della professoressa il suo compito.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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«I let my heart go, it’s somewhere down at the bottom.
But I’ll get a new one and come back from the hope that you’ve stolen.»
 
Remus Lupin camminava per i corridoi di Hogwarts con il suo solito passo tranquillo e per niente frettoloso, (anche se aveva una certa impazienza), con la cravatta giallo-rossa che era stata allentata e ciondolava ad ogni suo passo, diretto al portone principale della scuola per uscire un po’ e prendere una bella boccata d’aria, dopo che anche l’ultimo esame dell’anno era conclusosi giusto un paio di minuti addietro.
Il giovane mago non vedeva l’ora di poter stendersi sull’erba smeraldina di quel prato che sapeva di casa, riposarsi all’ombra di quell’albero che ormai potevano chiamare “loro” –suo, di James, Sirius e Peter- e ascoltare i battibecchi di James e Sirius con un libro chiuso sopra gli occhi e un sorriso alquanto divertito dipinto sul volto.
Sirius… Già.
A volte capitava, a Remus, di abbinare le persone ai colori: James era giallo, Peter verde e Sirius.. Rosso. Era una combinazione che gli veniva naturale, era la cosa più ovvia del mondo abbinare Sirius e il rosso. E.. Forse non solo perché era un Grifondoro. Forse perché lo ricollegava ai sentimenti che provava per lui, quei sentimenti così travolgenti che erano così dannatamente difficili da tenere a bada, quei sentimenti che erano rossi come il fuoco che gli scoppiava dentro il cuore ogni volta che lo vedeva.
I suoi piedi, in pratica, camminarono da soli fino alla quercia sotto la quale erano soliti ritrovarsi: e infatti, appena l’albero entrò nella visuale di Remus, subito scorse una figura sdraiata in modo ben poco elegante all’ombra delle fronde verdi.  “Quando parli del diavolo spuntano le corna..” era così il detto Babbano? Gli sembrava di sì. Comunque, la figura che aveva scorto era proprio quella di un giovane mago chiamato Sirius Black, con folti capelli scuri e occhi chiari e vispi, dai quali chiunque avrebbe subito potuto cogliere l’abisso enorme che c’era fra lui e la sua famiglia, se solo si fosse conosciuta la storia dei Black.
« Sirius.. Allora, com’è andato il tuo esame di Storia della Magia? » tentò un approccio semplice, su un argomento che poteva gestire senza alcun tipo di problema. Avevano avuti esami differenti perché Storia della Magia, Remus l’aveva data il giorno prima perché quel dì aveva Rune Antiche, e non poteva mica sdoppiarsi!
« Io e James ci siamo suggeriti un paio di cose, sai come siamo fatti! Credo che alla fin fine riusciremo a passare senza alcun problema. Tu.. Avevi Rune Antiche, mi sembra di ricordare, non è così? » Remus detestava quando Sirius si comportava in quel modo: faceva finta di non ricordarsi ciò che gli diceva, quando invece sapeva che aveva tutto stampato nella mente. Perfettamente. Quel ragazzo aveva una memoria infallibile per ciò che lo interessava; e Remus era un argomento che gli interessava, eccome. Peccato che non l’avrebbe mai ammesso davanti a nessuno.
« Ovviamente. » non per niente il giovane Lupin gli rifilò un’occhiataccia, solo per poi sedersi accanto a lui. Gli piaceva quel posto: si poteva osservare gli altri, ma gli altri non potevano osservare quelli intorno all’albero. Era collocato ad una certa distanza dagli altri alberi, ma si potevano ancora vedere bene i dettagli delle persone più in là; mentre, se ci si spostava di quel poco necessario, ci si poteva del tutto nascondere e passare inosservati.
Remus avvicinò lentamente, con molta discrezione, una mano verso quella di Sirius, che non fece nulla per allontanarlo.
« Sono uscito con la McKinnon, ieri pomeriggio. » Sirius sembrò sputare quelle parole, come se gli facesse male dirle, ma erano un male necessario. Subito Remus ritrasse la mano e la strinse forte attorno alla tracolla della sua borsa.
« Adesso ho capito perché non hai studiato per il tuo esame di oggi. » si alzò di scatto; non era da lui, reagire in quel modo. Lui era sempre il ragazzo pacato, tranquillo. Quello che aveva la testa sulle spalle. Quello che pensava prima di agire, non si comportava impulsivamente. Ma non quella volta, no.
« Spero tu possa essere felice in sua compagnia, più di quanto ti metta di buon umore la mia.» ormai erano circa sei mesi che Sirius “alternava” Remus a Marlene. Per carità, lui non ce l’aveva con lei! Era Sirius il problema, era Sirius che si stava comportando come un bambino immaturo. Lei non c’entrava assolutamente nulla in quel putiferio di emozioni e pensieri.
« Remus.. » Sirius lo guardò mentre si alzava e si allontanava da quel posto, senza aggiungere altro, senza nemmeno provare a fermarlo.
                                                                      
***
«I’m only human, I’ve got a skeleton in me.»
 
« Peter, dovresti smetterla di  mangiare il cioccolato di Remus di nascosto! » la fragorosa risata di James Potter riecheggiò per svariati minuti all’interno del dormitorio di Grifondoro,  fino a quando Remus non mise piede all’interno di esso.
« Scusa Remus, prometto che non succederà più! » l’espressione che doveva aver in volto, dedusse, era parecchio sconvolta, perché James smise di ridere e lo guardò con uno sguardo a metà fra lo stupito e il preoccupato, mentre Peter si era bloccato di colpo.
« Lunastorta, sei sicuro che vada tutto bene? » James poteva avere tutti i difetti del mondo, ma se c’era una cosa che sapeva fare come nessun’altro era capire cosa frullava nella testa (e nell’animo) dei suoi migliori amici.
Per quel poco che si ricordava della sua infanzia,  Remus ripensava sempre a una frase che sua madre diceva: “Leggi libri che nessuno conosce, guardati i piedi quando cammini e ascolta musica che non piace a nessuno. Evita le critiche costanti verso chi ti sta a cuore e non cercare di farti i fatti loro con la forza, credimi, ti fermerai alla copertina e non potrai mai leggere nemmeno la trama nel risvolto interno. Perché se vuoi bene a qualcuno lo fai incondizionatamente, accettando pregi e difetti.”
Perché non poteva essere così anche quella volta?
Il giovane Lupin si accasciò sul letto e mise la testa sotto il cuscino; Peter e James si scambiarono solo un’occhiata,  il loro amico voleva essere lasciato per i fatti suoi e loro avrebbero rispettato quella decisione. Sapevano che in un secondo momento avrebbe raccontato loro ciò che non andava, solo non adesso, non ora. Aveva  bisogno di stare solo.
Passò.. un’ora, forse? Un minuto? Cinque secondi? Chi poteva dirlo, Remus aveva perso il conto del tempo  e probabilmente non gli interessava nemmeno saperlo, quando sentì la porta del dormitorio aprirsi con un leggero cigolio.
« Remus? Che ti prende?» il letto del ragazzo si abbassò sotto il peso di Sirius che si sedeva accanto a lui, passandogli una mano sulla spalla.
« Vattene Sirius. » l’aveva visto. L’aveva visto insieme a Marlene, quel pomeriggio stesso, li aveva visti baciarsi con trasporto (senza neanche un po’ di ritegno, per Merlino!) e gli era persino sembrato che Sirius le dicesse “Ti amo”, dopo aver appoggiato le labbra sopra l’orecchio di lei. E ora aveva anche il coraggio di venire a chiedergli cosa gli stava prendendo?! Per Godric, avrebbe tanto, ma proprio tanto, desiderato tirargli un pugno in faccia!
Ma Sirius non si mosse, anzi. Sentì il rumore delle scarpe cadere per terra (Sirius sapeva quanto Remus detestava quando qualcuno saliva su un letto con le scarpe indosso!) e si accoccolò dolcemente al corpo dell’amico, abbracciandolo, per poi dargli un bacio sulla guancia dopo aver infilato la testa sotto il cuscino, insieme a lui.
« Remus.. So cos’hai visto e cosa pensi..» ma quelle parole non fecero effetto su di lui. Si scansò, mettendosi a sedere sul letto, incrociando le gambe e portandosi le mani nei capelli.
« E allora non chiedermi cosa mi prenda, per Godric! Cosa ti aspetti da me Sirius?! Che mi faccia bastare quei tuoi baci a fior di labbra, di nascosto, quando nessuno ha il coraggio di guardare?!  Vuoi che ti dimentichi e ti auguri un buon proseguimento di vita insieme a Marlene?! »
« No, diamine, no! Lo sai che tengo a te, sai che sei più di un semplice amico per me! E.. Per quanto riguarda Lene.. »
«  Dimmi Sirius, per quanto riguarda Lene?! »
« Remus non puoi pretendere che io mi comporti con te come faccio con lei! Non posso apparire in corridoio, prenderti la mano o baciarti! »
« Ma almeno lo vorresti o no?!»
« Certo che lo desidero! »
« E allora la tua scelta è semplice, lei o me. Io sono sicuro che lei è una gran donna, ma vedi io ti amo, in un modo veramente incredibile, cerco di amare i tuoi gusti musicali, ti lascio l'ultimo pezzo di torta, potrei saltare dalla montagna più alta se me lo chiedessi. E’ ciò che mi porta ad odiarti e mi spinge ad amarti per cui prendi me, scegli me, ama me.» quelle parole erano uscite dalla bocca di Remus come un fiume in piena, inarrestabili e gonfie, sofferte, piene di sentimento e verità. Era da quando aveva preso a fare il deficiente con Marlene che voleva dirgli di scegliere, ma non ne aveva mai avuto il coraggio, perché aveva sempre pensato “Se lui è felice, anch’io sono felice.” Ma erano tutte balle, quelle che si ripeteva! Quando Remus vedeva Sirius con Marlene non pensava a quanto fosse felice che lui avesse trovato la sua vera anima gemella, no! Remus si tormentava chiedendosi cos’era quel qualcosa che lei aveva e a lui mancava, cos’era quel dannato qualcosa che gli impediva di avere la certezza che Sirius sarebbe stato sempre e solo suo!
Il più grande dei Black rimase totalmente spiazzato da quelle parole;  così, non sapendo cosa fare o come comportarsi, fissò Remus per un istante che sembrò infinito.
« Hai appena detto che mi ami. »
« E’ la verità. »
« Cazzate. » e pronunciata questa ultima, delicatissima frase, Sirius si alzò dal letto ed uscì sbattendo la porta del dormitorio in modo così forte che i libri sulla scrivania tremarono e un paio di candidi ed immacolati fogli caddero al suolo, senza produrre alcun suono, coprendo ogni rumore dell’animo inquieto e ferito di Remus John Lupin, che in quell’istante perdeva delle goccioline rosse come il sangue che andavano a macchiare quei fogli ormai non più immacolati e candidi come lo erano prima.
                                                                      
 ***
« Don’t you ever wonder how we survived?»
 
« Remus, vabbé che sei nervoso per i risultati dei test, però dovresti mangiare almeno qualcosa. » la voce di James Potter arrivò lontana, come ovattata, alle orecchie del piccolo mannaro, che aveva la testa da tutt’altra parte quel giorno, men che meno sui risultati dei test dei giorni antecedenti. Ebbene sì, per una volta non stava pensando alla scuola. Ovviamente, stava pensando alle parole che aveva detto la sera precedente a Sirius e a come lui non solo aveva reagito, ma anche risposto.
“Cazzate.” Come poteva sapere che erano tutte cazzate? Con quale diritto si prendeva la briga di determinarle con il nome di cazzate? Per lui erano cose importanti, aveva aperto il suo cuore a lui e l’unica risposta ricevuta era stata “Cazzate”?! Non lo poteva accettare, certo che non poteva farlo! Ma.. Adesso come avrebbe dovuto agire? Sbandierare ai quattro venti che si amavano? Perché sì, loro si amavano, e di questo lui ne era certo. Forse Sirius non aveva il coraggio di ammetterlo, ma lui sapeva che era così. Non poteva essere in altro modo. Doveva solamente trovare un’occasione per parlargli. E se non l’avesse trovata? Beh, in quel caso l’avrebbe creata lui stesso.
Fortunatamente, quell’occasione si presentò quella sera stessa, dopo il banchetto di fine anno: la mattina seguente sarebbero tutti andati alla stazione di Hogsmeade per poi prendere l’Hogwarts Express, che li avrebbe riportati fra le braccia dei loro cari.
A differenza di quello che aveva pensato Remus, fu proprio Sirius a cercarlo; non l’aveva degnato di uno sguardo per tutta la giornata, e adesso andava a cercarlo. “Il giorno in cui capirò quel ragazzo giuro che gli chiedo di sposarmi.”
« Dobbiamo parlare. » sembrava molto nervoso,  Black.
« Menomale che te ne sei accorto. » Sirius lo guardò con un’espressione alla “non-dirmi-te-l’avevo-detto”, che fece apparire una parvenza di sorriso sul volto graffiato di Remus.
Decisero di tornare nel loro dormitorio, così sarebbero potuti stare lontani dalle occhiate (e dalle orecchie!) indiscrete altrui.
« Allora? Che vuoi--» ma Remus non fece in tempo a chiedere a Sirius cosa volesse dirgli, perché quest’ultimo gli prese immediatamente il viso fra le mani e lo baciò con tutta la dolcezza di cui era capace; quella dolcezza che aveva fatto sciogliere Remus anche la prima volta che si erano tenuti per mano e che l’aveva portato fino a quel punto. E quell’impulsività che gli aveva fatto perdere la testa per quel dannato ragazzo! Amava quando faceva cose pazze, lasciandolo a bocca asciutta! Il cuore del piccolo mannaro prese a battere velocemente, mancando ogni tanto di qualche battito che gli mozzava il fiato e gli faceva svolazzare le farfalle nello stomaco a più non posso.
« Se sono qui è solo grazie a te, e a James e Peter. Ma tu, tu sei diverso Remus. Sono sopravissuto a tutto questo casino, alla mia famiglia, alla scuola, specialmente grazie a te.»
Le mani di Remus stavano tremando, mentre quelle di Sirius erano calde da morire e sudavano che era una bellezza.
« Q-Quindi? »
« Quindi scelgo te. » a Remus non servivano altre parole. Non gli serviva che gli dicesse che lo amava, perché poteva leggerlo nel suo sguardo.
Abbracciò forte Sirius, stringendosi a lui con delicatezza e dandogli un altro bacio, e lasciando che ogni preoccupazione futura rimanesse tale: futura.
E fu con quel sapore sulle labbra e le guance leggermente arrossate che Remus si svegliò la mattina dopo, posando automaticamente il suo sguardo nel letto accanto al suo dove non trovò Sirius, perché era ancora abbracciato a lui. E in quel momento ne fu sicuro, pensava a Sirius come rosso perché lo amava, e l’amore è nessun altro colore se non rosso intenso.

« And after all this time, I’m still into you.»
  
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