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Autore: Ari_92    03/11/2013    5 recensioni
CrissColfer Week, everybody :)!
Day#1_ Bye bye Glee.
Day#2_ Music & Lyrics.
Day#3_ Off the Map.
Day#4_ Tour.
Day#5_ Fireworks.
Day#6_ Home is where the Heart is.
Day#7_ Just for now.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chris Colfer, Darren Criss
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hola CC shippers :)!
Se non altro questo ponte ha portato con sé un po’ di produttività, così anche il terzo prompt è fatto ;)
Questa volta si tratta di una OS un po’ più lunga: spero davvero che vi piaccia, perché mi ci sono affezionata; non so esattamente il motivo ma çç Avevo qualche dubbio sul prompt: mi sono basata sulle dritte di alcuni ragazzi in pagina e su ask: spero di averlo interpretato bene :)
Okay, detto questo mi vaporizzo e vi lascio alla OS ^-^ Spero che vi piaccia, e ringrazio in anticipo chi vorrà lasciarmi un parere.
 
Al solito, pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
Ask: http://ask.fm/Nonzy9
 
 
Questa OS la dedico ad una ragazza che da “amica-conosciuta-grazie-a-glee” è diventata molto di più.
Klisses, Silver to my Blue <3
 
 
 
 
 
CrissColfer week #3 “Off the map”
 
 
«Okay, vediamo... borsa termica con le lattine?»
«C’è.»
«Scorte di cibo?»
«Ci sono.»
«Panini, cioccolata, caramelle e patatine?»
«Darren, è possibile che tu deva pensare solo ed esclusivamente al cibo? Ne abbiamo anche troppo per un viaggio di qualche ora.»
«Sono quattro ore, Chris. Quattro! Sai quanti spuntini si possono fare in quattro ore?» Chris roteò gli occhi, sistemando con decisamente più enfasi del necessario un ultimo carico di merendine sui sedili posteriori della sua auto.
 
Darren avrebbe volentieri obiettato alla noncuranza che stava dimostrando nei confronti di un aspetto che gli stava così a cuore, ma decise di trattenersi: dopotutto Chris gli stava facendo un favore non indifferente a dargli un passaggio.
Ashley, Lea e un’infinità di altre persone non meglio identificate avevano affittato una specie di grande villa fuori Los Angeles dove stavano allestendo i preparativi per il compleanno di Chris, che si sarebbe tenuto quella sera stessa. In realtà non aveva la minima intenzione di perdersi alla disperata ricerca di quel posto, né di usare la sua auto quando poteva comodamente condividerla con Chris, che si trovava a Los Angeles come lui e che – ovviamente – aveva in programma di presenziare alla propria festa di compleanno.
A dire il vero quando gli aveva chiesto un passaggio Chris era sembrato un po’ stupito: dopotutto non passavano più tanto tempo insieme fuori dal set come nei i primi tempi. Non avrebbe nemmeno saputo dire perché.
 
«Direi che ci siamo. Se partiamo adesso dovremmo arrivare per le dieci, quindi fare in tempo a cambiarci e salutare tutti prima di mezzanotte...» Chris enumerò ogni cosa sulla punta delle dita, pensieroso.
«Tu farai in tempo a cambiarti. Io rimango vestito così.» ricevette una lunga occhiata scettica.
«Non sono sicuro di poterti far entrare alla mia festa, allora.» commentò con un piccolo sorriso, tornando infine ad incontrare il suo sguardo. «Dai, entra.»
Darren rimase fermo immobile per un lungo secondo prima di fare ciò che gli era stato detto; improvvisamente la ragione per cui lui e Chris avevano finito per allontanarsi – più o meno latente che fosse – sembrava in procinto di tornare a galla. Scosse brevemente la testa e si infilò nel sedile del passeggero.
Era ridicolo, perché non potevano stare insieme e non potevano nemmeno stare lontani.
 
 
«Non capisco il senso di questa festa. Voglio dire, che senso ha che la organizzino loro e che tu vada là più tardi come se fosse a sorpresa quando non è a sorpresa?» Chris gli lanciò una breve occhiata stranita, prima di tornare a concentrarsi sulla strada. Erano in macchina da quasi due ore, e Darren iniziava ad avere fame.
«È una festa come un’altra.» rispose semplicemente, guardando con sospetto la strada laterale che avevano appena passato, probabilmente incerto se avrebbero dovuto imboccarla o meno. Darren incrociò le braccia al petto, vagamente offeso.
«Non è una festa come un’altra! È il tuo compleanno.»
«Darren, è solo una stupida festa.»
«Beh, avrebbe dovuto essere a sorpresa.» notando che Chris non sembrava essere intenzionato a ribattere in alcun modo alla sua protesta decise di lasciar perdere. Guardò fuori dal finestrino per un circa trenta secondi prima farsi venire in mente un diversivo.
«Io ho fame. Tu hai fame?»
«No.»
«Sei sicuro? Perché è tanto che guidi. Magari dovresti mangiare qualcosa, o bere, o far guidare un po’ me- »
«Darren, non ho fame.» tagliò corto, senza nemmeno guardarlo.
Darren non poté fare a meno di sentirsi un po’ deluso; sapeva che era normale che non lo guardasse perché ehi, stava guidando. Però sì, avrebbe voluto che lo facesse lo stesso. Sospirò silenziosamente e si slacciò la cintura, avvicinandosi al centro della macchina.
 
«Beh, io prendo le patatine.» annunciò, insinuandosi piuttosto goffamente tra i sedili, cercando di raggiungere una delle borse con il cibo.
«Non ci arrivo.»
«Questo perché sei basso.» Darren avrebbe voluto fingersi offeso, ma il sorriso che indovinò essere apparso sulle labbra di Chris glielo impedì categoricamente. Si accorse di essere piuttosto debole su quell’aspetto, sul farsi influenzare l’umore da lui.
«Dare, seriamente, ho il tuo culo in faccia.» con ultimo sforzo riuscì ad allungarsi abbastanza per raggiungere le sue patatine. Tornò faticosamente a sedersi al suo posto, si rimise la cintura e aprì il pacchetto.
«Soddisfatto?»
«Da morire.» enfatizzò, prendendone una manciata anche troppo abbondante e rischiando di farsele andare di traverso. Chris ridacchiò, ancora senza guardarlo. «E comunque tu vai matto per il cibo almeno quanto me, quindi sono sicuro che mangeresti volentieri qualcosa anche se per qualche ragione non vuoi dirmelo.»
«Ti fai troppi viaggi mentali, Darren.»
«E tu non te ne fai abbastanza.» rispose d’impulso, perché lo stava facendo innervosire. Era assurdo con quanta forza desiderasse trovarsi da qualunque altra parte tranne che in quella macchina insieme a lui; un desiderio equiparabile soltanto a quello di non voler essere in nessun altro posto per nessuna ragione al mondo. Chris gli lanciò una breve occhiata, senza nessuna espressione particolare.
 
«Che cosa significa?» Darren non sapeva cosa significava. E se anche lo avesse saputo di sicuro non glielo avrebbe detto. Però sembrava una di quelle domande che non possono essere semplicemente lasciate in sospeso.
«Beh...»
«Cazzo!»
«Cosa?» Chris imprecò tra i denti, stringendo il volante decisamente più forte di quanto non sarebbe stato necessario.
«Non ho girato a destra. Dovevo girare a destra, o almeno credo.» Darren guardò fuori dal finestrino, storcendo il naso.
«In effetti questo posto è un tantino desolato.»
«Già.»
«Patatine?»
«No
 
 
Allo scoccare della loro quinta ora di viaggio di consecutiva, Darren non poteva più negare l’evidenza. Si erano palesemente persi in una qualche strada secondaria sempre più carente di una qualsivoglia parvenza di contaminazione umana; beh, a parte loro due.
Il display luminoso tra i comandi del cruscotto stava per scattare alle undici di sera: fuori era perfettamente buio, eccezion fatta per i fanali della loro auto. Per inciso, erano passati dieci minuti dall’ultima volta che avevano incrociato un’altra macchina.
Darren sapeva che non era il momento di mettersi a ridere, ma sul serio: come aveva fatto a sbagliare strada in modo così clamoroso? Dopo qualche lungo minuto di riflessione, si decise a rivolgergli nuovamente la parola.
 
«Chris?» la sua risposta assomigliava pericolosamente a un grugnito indemoniato. Darren deglutì, consapevole che probabilmente quelle sarebbero state le sue ultime parole in questa vita.
«Credo, uhm... Beh, mi sa che ci siamo persi. Un po’.» Chris sospirò.
«Dimmi qualcosa che non so, Darren.» beh, se non altro non lo aveva preso a calci. Entrasse sperimentalmente il cellulare dalla tasca: con suo sommo rammarico continuava a non esserci campo, e il navigatore di Chris continuava ad essere rotto.
«Dici che siamo molto lontani?»
«E io come faccio a saperlo? Merda, come abbiamo fatto ad arrivare qui?!» Darren avrebbe voluto sottolineare che obiettivamente la colpa era solo sua visto che non gli aveva nemmeno mai chiesto uno straccio di parere, ma ritenne più saggio non infierire.
«Chris, stai tranquillo. Vedrai che- »
«Vedrò cosa, Darren? Tra poco sarà ufficialmente il mio compleanno e invece di essere alla mia festa sarò qui, bloccato in mezzo al nulla con il telefono che non prende.»
Darren lo guardò per un momento, poi gli diede le spalle, mettendosi a fissare le infinite distese di buio fuori dal finestrino, intervallate soltanto da luci di palazzi troppo distanti per essere raggiunti nel giro di un’ora. Non voleva ammettere di esserci rimasto male. Insomma, era ovvio che Chris preferisse festeggiare il suo compleanno circondato dai suoi amici, da torte regali e qualunque cosa avessero organizzato, piuttosto che in mezzo al nulla con- beh, con lui.
 
«Darren?»
«Cosa?» Chris esitò per un attimo.
«Niente. È solo che non sei stato zitto per tutto il tempo e adesso...» lasciò la frase in sospeso, continuando a guidare. Darren iniziava ad essere stanco; stanco di stare seduto, stanco di sentirsi uno schifo e stanco di fare finta che andasse tutto a gonfie vele.
«Se non volevi darmi un passaggio bastava dirlo.» trovò finalmente il coraggio di dire, ignorando al sua stupida ansia. Chris impiegò un po’ a rispondere, ma quando lo fece non tradì nessun cenno di emozione.
«Perché dici questo?»
«Perché è evidente che non ne avevi la minima voglia. Lo hai fatto capire piuttosto chiaramente.»
«L’ho fatto capire- Si può sapere cosa diavolo stai dicendo?» Darren si voltò a guardarlo.
«Non lo so, dimmelo tu! È tutto il giorno che mi ignori, o che mi tratti da schifo, o entrambe le cose. Io non so cosa sia successo, okay? Vorrei solo che tornasse tutto come all’inizio, quando ridevamo e scherzavamo insieme come due colleghi normali!»
«Darren- »
«Io ci sto male, okay? Adesso lo sai. Ci sto male, ci sto di merda a vederti sempre negli stessi rapporti con tutti tranne che con me. Ci siamo allontanati? Okay, può darsi, ma questo non significa- Vuoi fermarti così ne parliamo una volta per tutte? Tanto non concludiamo niente a girare a vuoto.»
Chris sterzò bruscamente e accostò al margine della strada con una energica frenata. Spense il motore, si slacciò la cintura e si mise a fissarlo direttamente, gli occhi scintillanti sotto la singola luce che illuminava l’abitacolo. Darren rimase zitto.
 
«Allora, non volevi parlare? Avanti, parla.» era come se di punto in bianco avesse dimenticato tutto quello che aveva intenzione di dire, il che era stupido, e non aveva senso, eppure sembrava che la sola cosa di cui aveva davvero bisogno fosse quella. Chris che si voltava verso di lui e lo guardava in faccia, lo guardava in faccia per davvero, per la prima volta da decisamente troppo tempo. Lui inarcò le sopracciglia, spingendolo a continuare.
«Io, uhm... Io non capisco che cos’è cambiato. Né quando è cambiato.» improvvisò, sentendosi sempre più idiota ogni secondo che passava. «Ce l’hai con me? Ti ho fatto qualcosa? Ho- »
«Sì.» lo interruppe Chris, con ancora lo sguardo incatenato al suo, teso come non lo aveva mai visto. Darren sbatté le palpebre, confuso.
«“Sì” cosa?»
«Sì, mi hai fatto qualcosa.» chiarì, per poi sprofondare nuovamente con la schiena contro al sedile, fissando il volante come se si accorgesse solo in quel momento della sua presenza.
«Dimmi che cosa ho fatto, allora. Posso provare a rimediare.» Chris prese fiato e buttò fuori l’aria lentamente, come se stesse cercando di controllarsi.
«Non è qualcosa a cui puoi rimediare. Non puoi farci proprio niente, a dire il vero.» Darren rimase in silenzio qualche istante, in attesa che aggiungesse qualcosa, ma non lo fece. Così rimase semplicemente lì, a guardare il portaoggetti chiuso mentre Chris presumibilmente guardava il volante. Questo fino a quando non sentì una specie di singhiozzo soffocato al suo fianco che lo fece voltare immediatamente.
C’era una singola lacrima sulla sua guancia, che rotolava oltre il mento e spariva nel collo della camicia; Darren sentì lo stomaco stringersi e allungò istintivamente una mano verso di lui.
 
«Chris- »
«Cosa, Darren? Ti ho già detto che non puoi farci niente, okay? Non puoi farci niente, non posso farci niente, non possiamo farci niente.» si strinse più forte le braccia al petto, tirando su col naso.
Darren aveva perso il conto delle volte in cui aveva desiderato baciarlo, ma sapeva per certo che nessuna di loro competeva anche solo lontanamente con quella.
«Se piangi tu, piango anch’io.» avrebbe voluto che fosse una frase fatta, ma la crescente umidità dei suoi occhi non mentiva, non poteva. A quelle parole Chris si raggomitolò ancora di più in se stesso, senza guardarlo.
«Non dirlo.»
«Perché no?» Chris si passò una mano leggermente tremante sugli occhi.
«Lo sai perché. Lo sai perché faccio così, perché faccio finta che non me ne importi. E sai anche perché ci siamo allontanati e perché non può più essere come prima.»
«No, non- »
«Sì che lo sai.» tagliò corto. Darren avrebbe voluto insistere, avrebbe voluto dire che non ne aveva idea. Ma la verità è che lo sapeva, sapeva perfettamente il perché. Esattamente come sapeva che ci sono storie d’amore che nascono morte; non importa quanto disperatamente le si desideri, semplicemente non esistono, perché non possono esistere.
«Lo so.» ammise alla fine. Fu a quel punto che Chris si voltò leggermente, quel tanto che bastava a poterlo guardare in faccia.
«Mi dispiace. Non ce l’ho con te, ce l’ho con me. Credevo che starti lontano mi avrebbe aiutato a smettere di sentirmi come mi sento, ma...» non finì la frase, non ce n’era bisogno. Darren lo sapeva, lo aveva sempre saputo, ma sentirselo dire faceva un effetto del tutto diverso. Sentì montare la rabbia, perché nemmeno la conferma di essere ricambiato cambiava le cose; niente cambiava le cose.
 
«Non... Non c’è nessun modo per- »
«No, non c’è. E ti dirò, provare ad allungare la strada per passare più tempo insieme non aiuta, perché si finisce per perdersi in mezzo al nulla.» aggiunse, con un sorriso triste. Darren inarcò le sopracciglia.
«Ci siamo persi di proposito?»
«Saremmo dovuti arrivare un’oretta dopo, non ci siamo persi di proposito. È capitato perché ho fatto una strada che non conoscevo.» Darren guardò l’orologio del cruscotto: segnava mezzanotte meno due minuti. Tornò a voltarsi verso di lui.
«Chris?»
«Lo so, è stato un gesto stupido. Ma dato che dopotutto è la mia festa che ci stiamo perdendo e che sei sempre tu quello che fa le cazzate, per una volta perdonamela senza infierire.»
«Non è questo.»
«Cos’è allora?»
«Ti amo.»
 
Chris rimase immobile per un istante; non sembrava nemmeno che stesse respirando. Darren lo osservò bene: i suoi occhi – irrimediabilmente fissi sul volante – si erano fatti di nuovo lucidi.
«Oh.» mormorò «Sì. Sì, lo sapevo.»
Si voltò lentamente verso Darren, cercando il suo sguardo.
«Lo sai che questo non cambia le cose.» non era nemmeno una domanda, in realtà, eppure si ritrovò costretto ad annuire. Più che altro per convincere se stesso. Chris lo fissò ancora per un attimo, come ad assicurarsi che avesse davvero capito, poi tornò a guardare dritto di fronte a sé.
«Ti amo anch’io, comunque.»
 
A Darren bastò quello.
Si slacciò la cintura di sicurezza – perché diavolo la portava ancora? – e si sporse verso Chris, gli passò dolcemente una mano tra i capelli e baciò via le lacrime dalle sue guance. Glielo lasciò fare; fu quando provò ad avvicinarsi alle sue labbra che si tirò indietro.
«Che fai?»
«Ti bacio?» Chris sospirò, ma sorrise. Darren sorrise di conseguenza.
«Devo davvero mettermi ad elencarti i motivi per cui non possiamo?»
«È mezzanotte.» replicò, come se fosse la soluzione a tutti i loro problemi. Chris inarcò le sopracciglia.
«E con questo?»
«È il tuo compleanno. Non puoi rifiutare un regalo di compleanno.» gli diede qualche attimo per dissentire; probabilmente se avesse davvero voluto tirarsi indietro sarebbe stato troppo poco tempo, ma nessuno dei due si pose il problema. Perché, in realtà, nessuno dei due aveva intenzione di dissentire.
 
In realtà, Chris non aspettò nemmeno che la bocca di Darren raggiungesse la sua: si mosse per primo verso di lui e lo strinse forte a sé mentre finalmente, finalmente lo baciava. Darren assaporò le sue labbra piano, poco alla volta, perché sapeva che era la sua unica occasione per poterlo fare, e lo sapeva anche Chris. Lo sapevano entrambi, in una macchina accostata al margine di una strada deserta a mezzanotte.
Darren allungò una mano all’indietro e spense la luce che illuminava l’abitacolo, lasciando che la notte li avvolgesse. Chris smise di baciarlo solo dopo aver esaurito ogni scorta di ossigeno; Darren temette che fosse finita, ma il suo regalo di compleanno si trasformò in due, tre e quattro regali di compleanno.
Si separò da lui e gli baciò la fronte, le guance e la punta del naso, e poi di nuovo la bocca, e ridevano entrambi, perché si erano impediti di farlo per così tanto tempo. E non importava se sarebbe stata la prima e l’ultima volta.
 
Per amori come il loro, una notte intera era tutto il tempo del mondo.
  
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