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Autore: Shikayuki    03/11/2013    2 recensioni
Amelie correva come mai aveva fatto in vita sua. Le faceva male il fianco e sentiva i polmoni e i muscoli delle gambe bruciare, implorandola di fermarsi, ma mai avrebbe potuto farlo.
*Partecipante al Mini-Contest di Halloween di Jo_gio17 sul forum di EFP*
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo La porta di ferro.



La porta di ferro




Amelie correva come mai aveva fatto in vita sua. Le faceva male il fianco e sentiva i polmoni e i muscoli delle gambe bruciare, implorandola di fermarsi, ma mai avrebbe potuto farlo.
Suo padre le aveva detto miliardi di volte di non andare a curiosare nei sotterranei, di non intrufolarsi in affari che non la riguardavano, che aveva già tutto quello che poteva desiderare e che quindi non aveva bisogno di altro. Ovviamente lei non gli aveva dato ascolto ed aveva dato retta all’insistente voce da contessina viziata che le batteva in testa suggerendole di rubare il mazzo delle chiavi dalla stanza di suo padre per andare a curiosare nei sotterranei, dato che il ballo si stava protraendo noiosamente per le lunghe. Era perfetto, tutti erano impegnati a fare salotto e nessuno si sarebbe accorto delle sua assenza e quindi delle sue intenzioni.
Non ci aveva messo nulla a sgattaiolare nelle stanze di suo padre, impegnato in una conversazione di caccia con degli ospiti, e rubare il mazzo di chiavi vecchie e pesanti che custodiva gelosamente in un cofanetto di legno grezzo nascosto sotto un’asse del pavimento. Oh si, uno dei passatempi preferiti di Amelie era proprio quello di scoprire i segreti più reconditi della gente che la attorniava.
Con le chiavi nascoste nelle pieghe del vestito ci aveva messo un attimo a raggiungere le porte dei sotterranei e ancor meno ad aprire la pesante porta e a intrufolarsi nell’oscuro antro che portava nel livello interrato della casa, con un candeliere acceso ben piantato in mano.
Si avviò per il tetro e freddo corridoio dalle pareti di pietra che trasudavano umidità senza neanche un brivido di terrore, immaginando cumuli di tesori o di altre cose preziose ad attenderla alla fine di quell’esplorazione illegale. Forse se fosse stata più furba avrebbe fatto marcia indietro all’istante per tornare alla vivacità del ballo, chiudendo per sempre la questione sotterranei, ma da brava aristocratica qual era, Amelie non era furba neanche un pochino.
Camminò per una decina di minuti, passando solo davanti ad una miriade di porte in legno dall’aria molto antica, che però non venivano aperte da nessuna delle chiavi che aveva e che quindi non erano degne della sua attenzione. Arrivata quasi alla fine del corridoio però la sua attenzione venne attratta da una strana porta di ferro nero, completamente decorata da ghirigori ed incassata in un portale di pietra lavorato a teschi, rampicanti ed altri soggetti sinistri. Finalmente un brivido le attraversò la schiena, ma non fu abbastanza per convincerla a scappare a gambe levate. Le sue labbra si piegarono in un sorrisino compiaciuto ed iniziò a passare in rassegna il mazzo di chiavi, fino a trovarne una di ferro nero. Era sicuramente quella giusta, infatti aprì la porta senza storie e quella si spalancò senza neanche un cigolio. Una folata di vento uscì dall’ingresso appena rivelato, facendo tremolare le fiammelle delle candele e dando un nuovo brivido alla ragazza, che in barba al suo spirito di sopravvivenza si avventurò in quell’ennesimo corridoio.
Dovette camminare pochissimo prima di arrivare ad una specie di antro, illuminato da un flebile raggio lunare che penetrava da una piccola fenditura sul soffitto della stanza, proprio al centro. La ragazza si guardò intorno stupita. Il pavimento di marmo era completamente decorato da simboli strani, mentre una scritta in latino si avvolgeva a spirale tra di essi fino a chiudersi intorno ad un altare anch’esso di marmo con un coltello appoggiato sopra, posto proprio sotto la fenditura dalla quale proveniva la luce. Le pareti a loro volta erano ricoperte di teschi, ossa, scritte e altri strani disegni.
Affascinata Amelie iniziò a percorrere la scritta sul pavimento, girando su stessa e leggendola ad altra voce e una volta arrivata all’altare iniziò ad esaminarlo, osservando da vicino il particolare coltello, che non sembrava fatto di metallo, ma di una qualche strana pietra nera. Lo afferrò e se lo rigirò tra le mani, ma non fu abbastanza attenta e si tagliò un palmo. Non era un taglio profondo, ma il sangue iniziò a sgorgare subito, gocciolandole tra le dita e andando a finire sul pavimento dove ben presto si raccolse in una piccola pozzanghera, prima ancora che lei potesse rendersi conto di quello che era successo.
Mentre si tamponava la ferita stupita però, successe qualcosa di inimmaginabile ed estremamente terrificante. La stanza fu scossa come da un terremoto ed il pavimento iniziò a creparsi sotto le sue costose scarpette di seta. Finalmente l’istinto di sopravvivenza si risvegliò in lei ed irrazionalmente cominciò a correre sentendo un moto di paura crescerle dentro. Abbandonò il candeliere, ma comunque impiegò molto meno dell’andata per ripercorrere tutto il corridoio fino alla sala da ballo, ma lo spettacolo che le si parò davanti una volta arrivata sotto gli enormi lampadari di cristallo la terrorizzò più di quanto non fosse già. Erano tutti morti, riversi in un lago di sangue, che ricopriva anche le pareti, con gli occhi sbarrati e le espressioni sorprese.
Urlò terrorizzata e iniziò a correre lontano da quella casa, passando però per i corridoio dove trovò altri cadaveri.
Correva, correva senza senso, volendo solo allontanarsi da quell’incubo, sperando magari di svegliarsi nel suo letto scoprendo che era tutto solo un orribile sogno.
Arrivò ai margini del bosco ma non se ne curò. Aveva già perso le scarpette e si era raccolta le lunghe ingombranti gonne in mano. I rami degli alberi le afferravano i vestiti e i capelli acconciati, graffiandola ovunque e facendole male, ma lei non se ne curava, impegnata a correre.
Sentiva una presenza dietro di sé e sapeva che era la cosa artefice del massacro, non sapeva come ma lo sapeva, così come sapeva che le stava dando la caccia. Lei l’aveva risvegliata, lei doveva pagarne le conseguenze, ma comunque non riusciva ad accettare la verità e continuava a correre disperata, cercando di rimandare l’inevitabile e divertendo solo di più la cosa che aveva disturbato e che l’avrebbe cacciata anche fino alla fine dei tempi. Era tutta colpa sua.



*Mary's sproloquio time*

Benebenebene... eccomi tornata dopo una sfacciatissima assenza di un mese (se non di più) e per di più con un originale!u.u Mi scuso immensamente con chiunque mi segue, ma mentre cercavo di riprendere le fila delle ff abbandonate mi sono imbattuta in questo contest e non ho potuto resistere, spero comunque che apprezzerete il mio lavoro anche su storie originali e che non mi odiate troppo, anche perché giuro che mi sto davvero rimettendo sotto a scrivere!u.u
AnyWay, grazie davvero mille a chiunque legga e beh, se non vi dispiace, auguratemi buona fortuna per il contest al quale la storia partecipa!^^

Un bacio a tutti,
Mary

  
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