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Autore: WrongandRight    04/11/2013    4 recensioni
Peniseri persi nell'ossessiva presenza della neve. La malinconia di Ran ed il ritorno del detective....Alternati pensieri disgiunti di una monotona, ed allo stesso tempo particolare, serata per Ran Mouri. [Shinichi/Conan e Ran]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questo è un racconto che ho scritto tempo fa, quando ancora *SPOILER* non era avvenuta la dichiarazione di Shinichi...(che poi io mi domando, ma Ran una chiamata non la può fare, eh? >_<) In ogni caso...essendo il racconto incentrato sui pensieri di Ran, è presente una certa alternanza di pensieri discostanti. Le persone pensano a più cose conemporaneamente...no?

Ovviamente tutti i personaggi appartangono all'avente diritto Gosho Aoyama-sensei.

Spero possa piacervi e naturalmente sono seeeempre ben accetti commenti! xD






Snow's dreams

Neve. A fiocchi. Copiosa.
La città era tutta bianca e risaltava gli sfavillanti colori dei grattacieli notturni.
Svettava protettrice l'imbiancata torre di Tokyo, mentre a Ginza i negozi festeggiavano un'altra giornata.
Si avvicinava il Natale, e si avvicinava Ran alla soglia di casa, passeggiando per le strade di Beika City.
Entrare, togliersi il cappotto e i guanti, andare a preparare da mangiare mentre il padre era sdraiato ubriaco sul divano con la solita cravatta legata in testa che guardava la tv urlando “Yoko-chan, ti amo!”.
Iniziò a pensare.
Oh, quanto le mancava Conan, quel piccolo monello tremendamente intelligente che ravvivava tutte le giornate e col quale era impossibile annoiarsi! Ma soprattutto...quanto le mancava Shinichi!
Era sparito, scomparso nel nulla, e da un po' di tempo non rispondeva nemmeno al telefono.
Quella neve bianca, che scendeva candida, non poteva farle più male. Quante volte avevano riso nella neve, lanciandosi quel freddo dolce, sciato sui monti e fatto pupazzi di neve.
E come la neve che si scioglie, lui era svanito.
Si avvicinava il Natale, ed era ancora sola. Sola, sola....no! In fondo c'era Sonoko con lei.
Però le mancava...le mancava il suo sorriso sfrontato di chi sa sempre tutto, i suoi discorsi su Sherlock Holmes che non finivano mai, i suoi piedi incollati a quel pallone da calcio ed il senso di protezione che le dava...perché sapeva che lui c'era sempre.
C'era, appunto.
Ancora fiocchi.
La televisione trasmetteva ancora il concerto di Yoko a tutto volume.

Siamo sempre insieme io e te. Sento il tuo cuore battere col mio e sono felice!

Beata lei! Quella gioia Ran la aspettava da tanto...perché mai tutti gli omicidi del mondo doveva trovarli lui?
Ed era arrabbiata.
Chiuse con troppa forza lo sportello della cucina. Era piena di rabbia.
E poi perché, perché Conan se n'era andato? Lui era la sua salvezza.
Fuori dalla finestra nero e bianco. Chissà come doveva essere bello in quel momento il monte Fuji!

Quel ragazzino intelligente con la mania di Holmes, appassionato di calcio e a volte un po' sfrontato....in effetti si assomigliavano, forse un po' troppo...che fosse destino che se ne andasse anche lui?
Forse avevano delle stagioni da seguire anche loro, come la neve. Sperava solo di non perderli col sole della primavera.

Zuppa di miso, gohan e pesce grigliato. Era proprio il periodo per mangiare col kotatsu. Forse quel dolce tepore avrebbe consolato il suo cuore.
Aveva sperato di fare shopping tra la neve con Sonoko il giorno dopo ed aveva sognato di andare a pattinare con Shinichi e tornare a casa insieme come facevano un tempo...

“Che fai? Piangi? Guarda che puoi uscire comunque domani, è solo neve!”
Silenzio.
“Sì, guarda che lo so, Otou-san!”
Neve. Ti prego, smetti di nevicare. Troppi ricordi.
“Non starai pensando a quel moccioso, vero? O stai pensando a tutti e due i mocciosi?! Mah...te li vai proprio a cercare, te, i fan di Sherlock.”

Vero. Aveva persino pensato che fossero la stessa persona. Che cosa stupida!
Troppo uguali.

Buio. Kogoro a letto. Ubriaco, ovviamente.
Ran aveva appena finito di lavare i piatti.
Avrebbe fatto freddo quella notte.
Ah! C'è da chiudere lo studio!
Al piano inferiore la luce è quella bianca e lucente dei fiocchi che attraversa le finestre.
Bene. Tutto in ordine, ora. Non credeva si potessero accumulare tante lattine di birra in una giornata.
Squilla il telefono. Impossibile. Chi è a quest'ora? Non sarà mica un cliente!

“Pronto? Agenzia del Detective Mouri.”
“Pronto Ran! Come va?”
Cade ancora più forte, la neve. Sempre più fitta.
“Come va?! Non ti fai sentire da una vita e poi telefoni a mezzanotte dicendo Come va?”
“Calmati, Ran”
“Io sono calma”
Era vero. Fuori era tutto così calmo e bianco...Ma non sapeva quando sarebbe scoppiata in lacrime. Resisteva. Ma mancava poco.
“Ran, ci sei ancora?”
“Si, certo.”
“Domani arrivo. Torno in Giappone alle 8.”
Lampo. Era uno scherzo?
I fiocchi non cadevano più. Erano gelati nel tempo. Immobili.
“Dici sul serio?”
“No, in realtà parto oggi per l'Afghanistan. Certo che è vero! Che domande fai?”
“E quando te ne vai?”
“Perché? Vuoi che me ne vada?”
No.NO. Ma sapeva che l'avrebbe fatto, tanto valeva conoscere subito quando.
“Se è così non torno nemmeno!”
“NO! Certo che voglio rivederti! Ma poi...te scappi sempre via. Sparisci. Prima fai sperare che resterai e poi ti volatizzi nel nulla!”
“Stavolta è diverso. Rimango. Non parto più.”
É uno scherzo. Come sempre. Ora le sentiva le lacrime. Ora era davvero arrabbiata. E triste. E sola.
“Smettila di mentire!”
“So che non puoi credermi. E non ti chiedo questo. Ma vedrai che stavolta sarà così.”
“Perché dovrei fidarmi?”
Piangeva. Lo sapeva. Ma non aveva modo di fermarsi, e in fondo non le interessava.

“Perché ti racconterò tutto.”
Tutto. E che cosa? Che inseguiva cadaveri? Come risolveva un omicidio? Che conosceva Conan più di quanto volesse far credere?
“Tutto cosa? Che te e Conan siete la stessa persona?”
Risata isterica.

“Sì.”
Sì? Sì, cosa? Che lui era Conan?
L'orologio aveva smesso di ticchettare. Il tempo era fumo. I fiocchi galleggiavano in aria, sospesi, nel vuoto.

“Sì..cosa?”
“Sono Conan. Nee-nee, ora non dire che sei stupita, Ran-neechan!”
Stupita? No, non era il termine giusto...come avrebbe potuto dire..?
Ecco sì! Scioccata. Atterrita. Fulminata.

“Ti prego Shinichi, è mezzanotte. Questi non sono scherzi da fare!”
“Io sono serio! Ti ho detto che ti avrei raccontato tutto, no? Questa è la sola ed unica verità.”
“Ma non è possibile!”
“Lo so. Sembrava anche a me. Tutta colpa dell'APOTOX4869. E poi...”
“Poi?”
“È una lunga storia....ma ti piacerà! C'è di mezzo un'organizzazione di uomini vestiti di nero, l'F.B.I., la C.I.A., imbrogli, omicidi, veleni e gente che conosci bene. Comunque, seriamente, se ti va ancora di parlarmi, io torno domattina. Ti racconterò davvero tutto.”

F.B.I? C.I.A.? Uomini vestiti di nero? APOTOX4869? Certo che se si fosse inventato tutto avrebbe davvero una gran fantasia! Ma no..Shinichi non è il tipo da inventarsi scuse così assurde.
Non lo aveva mai fatto.

“Aspettami.”
“Cosa? Se sussurri non ti sento, Ran!”
Aveva ripreso il suo corso, il tempo E sembrava voler recuperare il tratto perduto.
Una raffica di neve, una bufera.
“Aspettami. Aspettami in aeroporto! Ci sarò!”

Sentiva il silenzio dall'altra parte. Vuoto. E poi la sua voce. Lieve. Commossa. Quel suo lato tenere e timido che non mostrava quasi mai, che nascondeva dietro la sua impertinenza, che nascondeva nella biblioteca di casa sua.

“Grazie. Per tutto, grazie.”

Piangeva di nuovo Ma stavolta era felice. Sentiva che stava per riattaccare.
“Aspetta! Ti voglio bene..”
Non aveva fatto in tempo a fermarsi. Ora non poteva tornare indietro.
“Grazie, Ran. Ti voglio bene anch'io.”

TU-TU-TU-TU....Aveva chiuso.
Forse doveva prendere l'aereo. Non importa perché. Ora sapeva ciò di cui aveva bisogno. Ora quella neve non era più fredda.
Piena di felicità, andava a letto. Per passare una notte insonne aspettando la mattina.
Ora quella neve non era più solo fredda. Era anche soffice e piena di vita. Era un candido strato di felicità.

   
 
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