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Autore: Kastel    04/11/2013    1 recensioni
Tsukiko chiuse gli occhi, concentrandosi sul brano che Akane stava eseguendo con fluidità. Si ritrovò a sorprendersi da ciò che stava ascoltando perché il brano era un'improvvisazione.
[AkaKuro Gender Bender scritta per l'AkaKuro Day che cade il 4/11]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'Akane e Tsukiko '
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Socchiuse gli occhi lentamente, attirata dalla musica che riusciva a filtrare nella stanza. Allungò una mano sul lato del letto dove stava solitamente Akane, trovandosi a tastare il lenzuolo sfatto e ancora tiepido.
Sbadigliò assonnata, chiedendosi perché si fosse alzata alle... tre del mattino, come la sveglia elettrica sul comodino la informava. Non percepiva proprio alcun tipo di stanchezza?
Si mise a sedere sul bordo del letto e il suo piede destro trovò lungo la sua strada il vestito elegante che Akane, proprio in maniera cortese, le aveva letteralmente strappato di dosso e gettato sul pavimento. Era molto raro che fosse così irruenta, ma c'era anche da dire che era da parecchie settimane che non facevano l'amore: la nascita di Hikari, per quanto lieto come evento, aveva prosciugato le forze ad entrambe, rendendole incapaci di fare qualcos'altro oltre a curare quel piccolo megafono ambulante che era la loro figlia. Quella sera, però, avevano scelto di prendersi la serata libera perché... beh, se il loro anniversario di fidanzamento non era un'ottima ragione per prendersi un po' di tempo per loro stesse non sapevano quando. E, fortunatamente, né Midorima né Hikari sarebbero stati un problema: Shintar
ō aveva scelto di approfittare della situazione per passare il week-end con Takao a Kyoto e la bambina era stata affidata a Momoi ed Aomine (“Eeeeh? Non voglio occup... UGH!” “Non preoccuparti Tsukiko-chan, penseremo noi a Hikari!”). E così le due donne avevano potuto concedersi non solo una magnifica cena fuori ma anche una serata di sesso come non accadeva da parecchio tempo da quella parte. Arrossì un poco ricordandosi di come Akane l'aveva fatta gemere giusto un'ora prima. E meno male che erano sole in casa.
Prese la vestaglia lasciata sul bordo del letto, legandosi poi i capelli in una coda alta mentre scendeva le scale per raggiungere la compagna.
Appena arrivò in sala si bloccò, senza parole.
Akane era seduta sullo sgabello che stava davanti al pianoforte, dandole le spalle. I lunghi capelli erano lasciati sciolti e le coprivano la schiena, muovendosi ogni qualvolta che la donna muoveva la testa per seguire i movimenti delle dita sulla tastiera. Era una visione strana e affascinante: mai prima di quel momento aveva fatto intendere che sapesse suonare quello strumento. Il pianoforte apparteneva a Midorima, che amava suonarlo ogni qualvolta avesse un poco di tempo libero. Era veramente bravo, su questo non si poteva discutere, ma la sua esecuzione era il riflesso perfetto del suo carattere: freddo e meticoloso, un perfetto conoscitore dello spartito e proprio per questo poco propenso ad improvvisazioni o modifiche significative. La musica è matematica, amava ripetere, ma Tsukiko trovava che la sua interpretazione fosse davvero troppo meccanica e precisa. Non era un caso che il suo repertorio includesse principalmente brani o di musica sacra o alcune arie di Wagner, il maestro della rigidità epica.
Tsukiko chiuse gli occhi, concentrandosi sul brano che Akane stava eseguendo con fluidità. Si ritrovò a sorprendersi da ciò che stava ascoltando perché il brano era un'improvvisazione. Per quanto poco conoscesse di teoria musicale, poteva riconoscere vari passaggi tipici del genere jazz, rimodellati solo per quel momento. E si rese conto che alcune cose della propria compagna le erano totalmente sconosciute. Tralasciando la sua abilità come esecutrice (di cui però non si stupiva, visto che si parlava pur sempre di una donna che sapeva primeggiare in qualsiasi campo e quindi apprendere con una facilità spaventosa qualsiasi cosa), stava scoprendo che perfino lei poteva possedere un lato romantico ed emotivo.
Alcuni momenti di quell'esecuzione erano degli acuti incontrollati, come gemiti che strappavano il silenzio di quella casa vuota. Altri ancora erano dei sussurri rochi, fumosi, per non disturbare la quiete di chi dorme. Erano la notte e le coperte, la durezza del mattino e del caffè. Il nero della fatica di una relazione nascosta e il bianco di ciò che avevano costruito.
Semplicemente erano loro.
Infine l'esecuzione finì.
Akane mise le mani sul grembo, alzando il viso verso la finestra che era l'unica fonte di luce della stanza. Era inondata da essa, splendente come il fuoco stesso. E Tsukiko non si trattene dal raggiungerla e stringerla con forza, trovandosi a contatto con la sua pelle nuda.
Akane girò il viso, senza però poter vedere quello della sua compagna. Sentiva solo le sue mani che accarezzavano il suo corpo ancora imperfetto a causa della gravidanza, morbido e rotondo. Un corpo di una madre, che Tsukiko amava ancora di più perché era quello della persona che aveva dato alla luce sua figlia.
La mano di Akane arrivò a toccarle i capelli per scompigliarglieli, mentre un sorriso divertito e dolce si formava sulle sue labbra.
“Non dirmi che ti sei commossa.”
“Silenzio.”

 

 

 

 

Note.
Mezzo mondo lo sa. Tutti lo sanno. Ma l'ho dico di nuovo.
Oggi, il 4/11, è l'AkaKuro day! Quindi ho voluto scrivere una fic per festeggiare questa coppia che amo alla follia. Però in versione yuri che lo yuri è bello.
E se pensate che il jazz è troppo impulsivo per Akashi è sbagliato: il jazz è improvvisazione, certo, ma controllata, dove una base esiste e niente è lasciato al caso. Su questo posso raccontarvi un aneddoto che mi fu raccontato dal mio insegnante di solfeggio.
Un grande jazzista (di cui non mi ricordo il nome, mi dispiace) accompagnò un giovane musicista in un suo concerto. Questo giovane, essendo alle prime armi (per così dire), si buttò in un'improvvisazione esagerata, fuori dalle righe. Una volta finito lo spettacolo il musicista anziano chiese a quello giovane se sarebbe stato capace di riportare su uno spartito la jam session appena eseguita.
“No, non mi ricordo come ho improvvisato!”, fu la risposta del giovane musicista.
“Allora non hai mostrato rispetto per il tuo pubblico. Loro devono avere la possibilità di ritrovare cosa noi suoniamo.”
Insomma, morale della favola: il jazz non è improvvisazione pura. Altrimenti si può chiamare rumore senza senso.
Spero di non essere andata troppo OOC e spero che vi sia piaciuta. 

   
 
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