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Autore: CUCCIOLA_83    20/04/2008    5 recensioni
[...]«Sei proprio sicura che ci sia tutto?» Chiese Remus. «Ma sì che sono sicura!» «Dora, dov’è…» « … Merlino! Max!» Urlò Tonks correndo a prendere il bambino, che giaceva tranquillo nel suo passeggino guardandosi attorno con occhioni curiosi. «Sono una madre snaturata, come ho potuto dimenticarmi…» Mugugnò prendendolo in braccio e dandogli un bacio sulla fronte.[...]
Si sà, quando si parte per un viaggio e/o una vacanza, i preparativi sono frenetici. Ma anche una volta arrivati a destinazione i problemi non mancano, o forse, sarebbe meglio chiamarli disastri annunciati? Una cosa è certa quando si tratta della famiglia Lupin in vancaza non c'è da stare tranquilli ;) Buona lettura :D
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Vacanze e altri disastri

Tanti auguri a te, tanti auguri a te

Tanti auguri cara Alektos tanti auguri a te!

Se non si è capito questa ff è dedicata ad Ale e al su compleanno ;)

Buona lettura!

 

 

 

Vacanze e altri disastri

 

 

Remus Lupin, appoggiato allo stipite della porta, osservava con aria semi divertita il salotto di casa, ormai ridotto ad un piccolo campo di battaglia. Valigie aperte, vestiti, accessori e altre cose, erano sparsi ovunque, mentre Tonks entrava ed usciva dalle varie stanze della casa con le braccia cariche di altri oggetti e vestiti.

«Remus, perché invece di restare lì impalato non mi dai una mando almeno con la tua valigia?» Chiese piuttosto contrariata.

«Veramente la mia è già pronta».

«Ma quando? Come?» Chiese stupita.

«Sai che i miei bagagli preferisco, come dire, sistemarli da solo. E ora, col tuo permesso posso preparare quelli dei bambini? Così tu puoi dedicarti, tranquillamente, ai tuoi», così dicendo si avvicinò alle due valigie colorate aperte sul tavolo, per esaminarle meglio.

«Non vanno bene?» Chiese Tonks, fissandolo per qualche istante in attesa di una sua probabile puntualizzazione.

«Certo, mancano solo alcune cose», poi sparì al piano di sopra. Tornò poco dopo con due golfini per uno e due copertine.

«Papà, anche questo!» Urlò Alexis, correndo verso di lui con un lupo di peluche in mano.

«E questa notte come fai a dormire senza di lui?» Chiese, la bimba si fermò a pensare.

«Te lo riporto domani» rispose tornando di sopra, seguita dallo sguardo divertito del padre, il quale tornò in salotto e sistemò con cura gl’indumenti nelle valigie.

«Ma ne ho già messi di quelli», esclamò Tonks, avvicinandosi.

«Fidati, al lago il clima cambia velocemente, qualcosa di caldo è sempre utile» la tranquillizzò, mente li piegava con cura.

«Se lo dici tu…» Borbottò poco convinta.

Finalmente, dopo circa due ore, il salotto tornò ad avere il suo aspetto originario, mentre le valigie erano state sistemate all’ingresso pronte per la partenza.

«Pronta per domani?» Chiese Remus alla figlia, mentre le rimboccava le coperte.

«Sì! Vorrei essere già lì e tu?» Chiese a sua volta la bimba dai capelli, quella sera, viola.

«Anche io», confermò, «ora dormi, a domani piccola» poi le diede un bacio sulla fronte. Alexis annuì e chiuse gli occhi, così Remus spense la luce e raggiunse Tonks nella cameretta del piccolo Max, che ormai aveva sette mesi.

«Come si comporta, questa sera, il nostro ometto?» Chiese, avvicinandosi al lettino.

«Sembra agitato, probabilmente sente che stiamo per partire». Rispose Tonks finendo di prepararlo per la notte, il bimbo continuava a guardarsi in torno con i suoi grandi occhi ambrati, proprio come quelli di Remus e, appena incrociò quelli del padre, cominciò ad agitare le mani nella sua direzione.

«Credo che qualcuno voglia un po’ di attenzioni dal papà». Così Remus lo prese in braccio.

«Hey piccolino, cosa ne dici di fare un po’ di nanna?» Chiese Remus girando per la stanza, ma Max cominciò a battere le manine e a giocare con i capelli del padre.

«Secondo me, si chiede perché i tuoi non cambiano colore come i miei o quelli di Alexis».

«E’ un problema che posso risolvere». Con la mano libera prese la bacchetta a la puntò verso i suoi capelli, che improvvisamente divennero azzurri, per la gioia del bimbo e lo stupore della moglie.

«Bene, e dopo lo spettacolo di magia, tutti a nanna, compresa la streghetta che si nasconde dietro alla porta», disse voltandosi, Alexis fece capolino dalla porta, ridendo, per poi sparire in camera sua.

Dopo aver messo finalmente a letto Max, Remus e Tonks poterono andarono nella loro stanza per concedersi un poco di meritato riposo.

«Ti dirò, quella maglietta non s’intona affatto con i tuoi capelli», lo prese in giro Tonks, buttandosi sul letto mentre il marito si cambiava per la notte, Remus si ricordò di non aver annullato l’incantesimo, prese la bacchetta e ripuntò verso la testa.

«No! Dai lasciali così».

«Ma come, non lo sai che in famiglia serve qualcuno che sia vecchio e noioso?»Così invertì l’incantesimo e si mise a letto vicino a lei.

«Giusto, dimenticavo. Quello è il tuo ruolo». Confermò lei ridendo.

«Bene, ora che abbiamo tutti un ruolo, vediamo di migliorare un pochino la mia posizione», disse abbracciandola,

«Cos’hai in mente?» Chiese maliziosa.

«Lo vedrai…» Poi la baciò.

*****

«Mamma, papà andiamo?!» Urlò Alexis dal fondo delle scale, impaziente di partire.

«Tra poco piccola, è ancora presto. Hai preso il tuo zainetto?» Chiese Remus.

«Sì, sì. Ce l’ho sulle spalle», rispose lei continuando a saltellare di qua e di la per l’impazienza.

«Bene è tutto pronto, a che ora verrà attivata la passaporta?» Chiese Tonks.

«Alle undici in punto, sicura che ci sia tutto?» Chiese Remus, la moglie ci pensò un attimo

«Sì, direi di sì», così raggiunse la figlia al piano di sotto.

Quando l’orologio del salotto suonò undici rintocchi, tutti i bagagli erano pronti; Alexis era sempre più impaziente di partire e correva su e giù per la stanza sotto lo sguardo preoccupato di Tonks.

«Remus, è ora», disse la strega, lanciando un’occhiata alla porta della stanza accanto in cerca del marito.

«Arrivo!» Rispose lui facendo il suo ingresso nel salotto con in mano l’ultima valigia. « Hai preso tutte le cose di là?» Chiese sorridendo e prendendo per mano Alexis che continuava a saltellare allegramente.

« Certo che ho preso tutto. Ho controllato. Due valigie nostre, più quelle dei bimbi. C’è tutto, possiamo andare».

«Sei proprio sicura che ci sia tutto?» Chiese Remus.

«Ma sì che sono sicura!»

«Dora, dov’è…»

« … Merlino! Max!» Urlò Tonks correndo a prendere il bambino, che giaceva tranquillo nel suo passeggino guardandosi attorno con occhioni curiosi. «Sono una madre snaturata, come ho potuto dimenticarmi…» Mugugnò prendendolo in braccio e dandogli un bacio sulla fronte.

«Siamo in partenza per la nostra prima vacanza tutti insieme, è normale essere un po’ preoccupati e caotici. E poi lui è così tranquillo e silenzioso, non fa di tutto per attirare l’attenzione» cercò di consolarla.

«Già, chissà da chi avrà preso». Sbuffò Tonks, continuando a cullare il bimbo, e sorridendo al marito.

«Non saprei» le rispose vago Remus, sorridendole a sua volta con fare innocente. «Coraggio, andiamo ora».

*****

La casetta sul lago che avevano affittato, era piccola ma accogliente. La struttura principale era in muratura con sassi a vista, molte parti, però, erano in legno, come la veranda dov’era stato montato un dondolo. Una volta entrati, Alexis, si precipitò nel piccolo salotto dove al centro si trovava un comodo divano in tinta floreale e una poltrona con lo stesso motivo, davanti ad entrambi era stato sistemato un tavolino di legno in stile classico. Il camino era ampio, ideale per usare la metropolvere, sulla mensola erano stati sistemanti dei vasi con fiori freschi.

«Papà guarda! C’è una barca!» Esclamò Alexis, guardando fuori dalla finestra.

«bene, così potremo andare a fare un giro. Perché non vai di sopra a vedere la tua camera?» le propose Remus, la bimba non se lo fece ripetere due volte e corse al piano di sopra.

«Mamma, vieni anche tu!» Urlò, così Tonks uscendo dalla cucina, e con ancora Max in braccio, seguì la figlia di sopra.

«E’ questa!»

«Già, e guarda, è proprio di fronte alla nostra. Sicura che non ti dispiaccia dividerla con tuo fratello?» Chiese Tonks adagiandolo nel lettino vicino alla finestra.

«No, e poi così ci facciamo compagnia nella casa nuova» le assicurò cominciando a saltare sul suo letto.

«Cosa succede qui? Vi piacciono le camere?» Chiese Remus comparendo sulla porta.

«Sì!» Esclamò ancora Alexis, continuando a saltellare.

«Bene, ma ora vieni giù, prima che tu ti faccia male»,  prendendola al volo.

«Disfiamo le valigie, così poi scendiamo al lago» propose Remus, mettendola di nuovo con i piedi a terra, la bimba prese il suo zainetto e lo aprì, sistemò con cura il suo peluche sul letto, mentre i suoi libri li sistemò sulla scrivania, nel frattempo Tonks sistemò i vestiti di entrambi i bambini nell’armadio. Remus, invece, andò  nella stanza matrimoniale a sistemare i suoi e quelli della moglie.

Nel giro di un’ora tutti e quattro si ritrovarono in spiaggia, Alexis giocava con la sabbia insieme al fratellino, poco lontano dai genitori.

«Guardali, sono così carini».

«Già, ma anche tu sei stupenda, signora Lupin», disse Remus avvicinandosi e dandole un bacio.

«Grazie, anche tu non sei male» lo prese in giro ridendo, Remus l’attirò a se con particolare forza, tanto che entrambi rotolarono sulla sabbia, vedendoli, Alexis scoppiò a ridere e corse verso di loro seguita, a gattoni, dal piccolo Max.

 

Dopo pranzo, Remus, portò Maximilian al piano di sopra per il riposino, ma come sempre, il bimbo, non ne voleva sapere di dormire, continuava ad agitarsi e a tendere le braccia verso il padre.

«Tu lo sai che dovresti dormire, vero?» Chiese Remus, e per tutta risposta ottenne solo dei versetti che suonavano all’incirca così, “apa, giù”.

«Ho capito…». Rassegnato, lo prese in braccio per poi andare a sedersi sulla poltrona vicino alla finestra.

 

«C’era una volta, in un paese lontano, lontano, un principino che non voleva mai dormire.

Tutti gli abitanti del castello non sapevano più cosa inventarsi, per farlo dormire. Provarono a cantare, a suonare, a raccontargli favole, ma tutto risultava inutile, il principino non voleva dormire.

Un giorno arrivò al castello un vecchio mago dalla lunga barba bianca. Questo mago portava con sé un piccolo ma prezioso dono, un carillon.

Tutti al castello si misero a ridere, “come può un oggetto così semplice ed insignificante, risolvere il nostro problema?” dissero, ma il mago non li ascoltò, andò nella stanza del principino e aprì il coperchio»

 

A quel punto Remus, con un colpo di bacchetta aprì il carillon di Alexis, il quale cominciò subito a suonare.

«Una dolce musica cominciò a suonare, il principino, che poco prima si muoveva nervosamente nel suo lettino, pian piano si cominciò a calmare e nel giro di pochi minuti si addormentò.

La notizia si diffuse velocemente in tutto il castello. Il vecchio mago venne portato in trionfo, e quando qualcuno gli chiese quale magia avesse fatto al carillon lui sorrise e rispose “nessuna magia, ho solo pensato che per la televisione babbana fosse troppo piccolo”.

E così da quel giorno il principino dormì sogni tranquilli, e con lui tutto il resto del castello»

 

Terminata favola, Remus si accorse che Max si era, finalmente, addormentato e facendo molta attenzione lo mise a letto.

Poco dopo arrivò anche Tonks con i braccio Alexis, profondamente addormentata.

«Guarda, guarda chi si vede. Ma non era lei la bimba grande che non voleva più dormire di pomeriggio?» Chiese bisbigliando Remus, aiutando la moglie a metterla a letto.

«Sì, è proprio lei. Credo che però non dormirà a lungo».

I due uscirono silenziosamente dalla stanza e tornarono al piano di sotto, per godersi un po’ di tranquillità.

«Hai mai pensato di scrivere un libro di favole per bambini? Di sicuro avrebbe un grande successo» disse Tonks sedendosi sul divano.

«Tu dici? Mi hai sentito prima?» Chiese sedendosi vicino a lei, e attirandola a se facendola appoggiare su suo petto.

«Sì, stavo cercando Alexis che come al solito era scomparsa dal salotto. Sono salita di sopra e l’ho trovata che dormiva sdraiata a terra, in corridoio. Probabilmente voleva ascoltare la tua storia, ma visto che ormai “è grande” non sarà voluta entrare» suppose Tonks lasciandosi coccolare.

«Direi che su questo punto è molto, orgogliosa», constatò Remus, «chissà da chi avrà preso», così dicendo continuò a giocherellare con una ciocca di capelli rosa.

«Cosa vorresti dire?»

«Niente è solo che sempre più spesso mi ricorda qualcuno». Tonks si voltò verso di lui, alzando un sopracciglio, poco convinta, in attesa di ulteriori spiegazioni.

«Qualcuno  che amo tantissimo», si affrettò a dire prima di baciarla.

«Non pensare di cavartela con così poco», mormorò contro le sue labbra, Remus sorrise ed approfondì il bacio, «ecco, così va meglio».

*****

Durante la mattinata seguente, mentre si trovavano di nuovo nella spiaggetta davanti a casa, vennero sorpresi da un fortissimo temporale che durò fino a pomeriggio inoltrato che li costrinse a stare in casa.

Mentre fuori dal cottage infuriava il temporale, all’interno, la famiglia Lupin, si dedicava alle più svariate attività. Remus, seduto sul divano, leggeva un libro, Tonks ed Alexis, sedute a terra, si esercitavano nel cambiare il colore degli occhi, mentre il piccolo Max giocava con i suoi cubi colorati, vicino a loro. Improvvisamente però un forte boato squarciò l’aria e, dallo spavento, i bambini saltarono in braccio alla madre, in più, Max si mise a piangere.

«Dai piccolo, non fare così. Non è successo niente». Cercò di tranquillizzarlo Tonks, mentre lo cullava per farlo smettere di piangere.

«Le nuvole avevano un tono molto arrabbiato questa volta», commentò Remus senza alzare gli occhi dal libro.

«Cosa vuoi dire papà?» chiese Alexis, staccandosi dalla madre e andandosi a sedere in braccio al padre, il quale mise da parte il libro per accoglierla tra le braccia.

«Probabilmente un fulmine le ha fatte arrabbiare e così loro lo hanno sgridato con un tuono».

«Ma allora i fulmini sono cattivi!» Esclamò stupita la bimba.

«No, non sono cattivi, sono solo un po’ dispettosi», le spiegò.

«E che scherzo avrà fatto il fulmine alle nuvole per farle arrabbiare così tanto?» Chiese incuriosita, Remus ci pensò un pochino.

«Probabilmente.. Il solletico!» Così dicendo cominciò a farlo alla figlia, la quale si divincolò tra le risate, anche Max, vedendoli, smise di piangere e cominciò a ridere, e si protese verso il padre, Tonks, allora glielo mise in braccio e andò in cucina per preparare la merenda per tutti.

«Ti serve una mano?» Le chiese Remus.

«No, vengo io mamma!» Alexis si alzò di scatto per seguirla in cucina, lasciando i due uomini soli sul divano.

«Siamo rimasti solo noi uomini. Allora, cosa facciamo? Parliamo di politica? Oppure di sport?» Gli chiese, Max lo guardò negli occhi perplesso, poi si girò e vide il libro posato sul tavolino e lo indicò eccitato.

 «ibo! Ibo!» Così Remus lo prese in mano e cominciò a leggere ad alta voce, ma dopo poche parole venne interrotto da un forte tonfo proveniente dalla cucina, Remus si alzò e, con Max in braccio, andò a verificare che fossero ancora tutte intere.

Si bloccò sulla porta, indeciso se mettersi a ridere o andare ad aiutarle. Il pavimento era cosparso di zucchero a velo come anche Alexis, mentre Tonks, se ne stava immobile, come pietrificata, con la teiera in mano.

«Tesoro tutto bene?» Chiese Remus, “spolverandole” via lo zucchero dalla testa della figlia, la quale annuì.

«La mamma non si muove», disse.

«Come non si muove?» Chiese preoccupato, «amore, ti senti bene?» Ma Tonks non rispose,  e non si mosse tranne che per un leggero movimento degli occhi.

«Ma cosa… Aspetta», prese la bacchetta e annullò l’incantesimo, «come hai fatto a pietrificarti da sola?» Le chiese sconcertato.

«Non sono stata io. Ho sentito Alexis urlare, poi non sono più riuscita a muovermi».

«Ma allora come…? Non sarà mica stata…» Remus si girò di nuovo verso la figlia con occhi sgranati.

«Papà perché mi guardi così?» Chiese un poco impaurita.

«No, niente, non ti preoccupare. Raccontami cos’è successo poco fa».

«Stavo mettendo lo zucchero sulla torta, ma mi è scivolato ed è andato tutto per terra».

«Hai sentito qualcosa di strano? Dentro voglio dire». Chiese ancora Remus mettendosi una mano sul petto, Alexis ci pensò.

«Sì, tanto caldo e forza. Poi basta».

«Capisco…» Remus era pensieroso.

«Remus non penserai che… voglio dire ha solo 7 anni».

«Cosa?» Chiese Alexis.

«Certo lo so, ma può succedere».

«Cosa succede?» Chiese ancora la bimba.

«Quindi è possibile che...» Mormorò Tonks, Remus annuì.

«Possibile cosa?» Urlò Alexis, solo in quel momento i genitori si resero conto della sua presenza, Remus fece sedere Max sul tavolo e si chinò verso di lei.

«Vedi piccola, prima, quando hai sentito quello strano calore, era il tuo “lato magico” che ti veniva in aiuto. Tu volevi così tanto non far cadere lo zucchero, che senza volerlo, hai fatto una “magia”». Le spiegò, la bimba lo fissò incredula.

«Io ho fatto una magia? Ma lo zucchero è caduto lo stesso», disse guardandosi in torno.

«Sei ancora piccola per controllare la tua magia, quindi, invece che bloccare lo zucchero, hai bloccato… la mamma». Rispose cercando di non ridere.

«Scusa mamma, non volevo». Si scusò mortifica, abbassando lo sguardo.

«Non ti preoccupare, sono cose che succedono spesso ai bambini» La rassicurò chinandosi anche lei.

«Ma io non voglio più pertificarti».

«Pietrificarti» la corresse, «non ti preoccupare, t’insegneremo dei trucchetti per evitare altre “magie involontarie”. Ma ora cosa ne dite di mangiare quella bella torta?» Chiese Remus,

«’I! toa!!» Urlò Max riassumendo, a suo modo, il pensiero di tutti.

Quella sera, visto l’improvviso miglioramento del tempo, decisero di accendere un piccolo falò vicino al lago. Tutta la famiglia riunita in torno alle fiamme scoppiettanti si divertì ad arrostire marshmallow e salsicce.

«No! Uffa si è bruciato ancora!» Sbuffò Tonks esasperata dopo l’ennesimo marshmallow carbonizzato.

«Amore, perché non provi con una salsiccia?» Le propose Remus.

«Ma io volevo un marshmallow». Si lagnò prendendone un altro, ma come i sei precedenti, appena lo mise vicino alle fiamme si carbonizzò all’istante.

«Tieni mamma, questo è per te», disse Alexis, passandogliene uno dei suoi.

«Grazie piccola» commossa Tonks, le diede un bacio sulla testa.

«Dovresti imparare da lei». Commentò Remus, mentre ne passava uno a Max, il quale lo divorò con gusto.

«Io sono capace, è solo che questo fuoco mi oda!» Rispose la moglie, fintamente offesa, Remus le sorrise con accondiscendenza.

«Non fare quella faccia tu». Sibilò puntandogli contro il bastoncino che teneva in mano, dove giaceva, interme, un marshmallow carbonizzato.

«Oh no!» Mugugnò lei guardandolo. Remus, allora, lo sfilò e al suo mosto ci mise una salsiccia.

«Prova ora». Rassegnata, si voltò di nuovo verso il fuoco.       

Dopo circa due ore i bambini erano pieni, soddisfatti ed esausti. Tonks si alzò, prese in braccio Max, e per mano Alexis.

«Andiamo, è ora della nanna», erano talmente esausti che nessuno dei due fece obiezioni.

«Ti do una mano» si propose alzandosi.

«Non ti preoccupare, ci penso io. Torno subito». Così dicendo si allontanò.

 

Remus, fissava gli ultimi raggi di sole scomparire dietro alle montagne, mentre il fuoco scoppiettava ancora di fianco a lui. La sua mente era affollata di pensieri, i quali però vennero interrotti dal ritorno di Tonks.

«Uno zellino, per ogni pensiero» disse sedendosi vicino a lui.

«Ti ci potresti comprare il ministero», gli rispose.

«magnifico così non ci dovrei andare tutti i giorni».

«I bambini dormono?» chiese Remus, attirandola a se, lei annuì.

«Sai? Mi piace stare qui».

«Anche a me. E poi i bambini si divertono» Concordò Remus.

«Chi l’avrebbe mai detto, Alexis che a sette anni comincia a fare magie» disse Tonks con una punta di orgoglio nella voce.

«Beh dovevamo aspettarcelo è sempre stata una bambina precoce. Dovremmo aspettarci molti disastri nei prossimi 4/5 anni» disse ridendo Remus.

«Lo credo anche io» un brivido di freddo le sali su per la schiena facendola smettere di ridere.

«Hai freddo?» Le chiese, lei annuì, «aspetta» dopo un rapido gesto della bacchetta, un maglioncino color verde acido, arrivò direttamente tra le mani di Remus, «tieni metti questo» disse passandoglielo sulle spalle.

«Ma come? Pensavo di averlo lasciato in città».

«Infatti, ma io l’ho messo nella mia valigia, sapevo che sarebbe tornato utile»

«Remus J. Lupin, sei sempre pieno di risorse», affermò Tonks dopo esserselo infilato.

«E’ un altro dei miei ruoli in questa famiglia», commentò.

«Capisco, ma se non ricordo male, ce n’era anche un altro» disse, guardandolo con sguardo malizioso, per poi baciarlo.

«Sì, infatti» disse ricambiando il bacio, e facendola sdraiare a terra. Le sue mani correvano lungo il corpo della moglie, che lì, illuminata dalla luce delle fiamme le sembrava ancora più bella di quanto già non fosse,  si fermò per un attimo a guardarla.

«Cosa c’è?» Chiese lei con una nota di disappunto.

«No niente. È che sei così bella», ammise, ancorai incantato, Tonks divenne tutta rossa, compresi capelli, Remus si mise a ridere, «adoro, quando fai così» disse cominciando a giocare con le ciocche dei suoi capelli, Tonks, lo attirò ancora verso di se, e ricominciò a baciarlo.

Sfortunatamente quel momento estremamente romantico, non durò a lungo. Dalla casa cominciò a provenire il pianto disperato di Max.

«Peccato, è stato bello fin che è durato». Commentò Tonks.

«Non pensare di cavartela così. Ora spegniamo il fuoco, così io vado a vedere cosa succede a Max. Ci vediamo in camera esattamente tra mezz’ora». L’avvertì Remus.

«Ma cos’hai in mente?» Gli chiese ancora un poco maliziosa.

«Semplice, tentiamo di avere il terzo figlio». Esclamò lui facendole l’occhiolino, e cominciando a camminare, a passo spedito, verso casa per non farla controbattere.

«Cos’hai detto? Fermo! Torna subito qui!!» Urlò lei, ma ormai Remus era già in casa.

 

 

 

Spero che vi sia piaciuta! Quindi me lo lasciate un commentino?

Mi sono resa conto che ultimamente sto lasciando da parte le Remus/Tonks, e ciò non va bene, prometto che al più presto scriverò ancora qualcosa su di loro.

Rinnovando ancora gli auguri ad Ale, vi saluto, ringraziando tutte le persone che seguono le mie storie.

 

Tao tao Smack :*

   
 
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