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Autore: Ambros    05/11/2013    5 recensioni
Un ragazzo spezzato, non piegato.
Un ragazzo disilluso, non arreso.
Un amico con cattive idee, buone intenzioni.
Dal testo:
-“Ehi.”
La voce del ragazzo mi fa voltare, e lo osservo con espressione interrogativa.
“Ho bisogno che tu lo aggiusti. Okay? Per favore.” Mi sembra davvero vulnerabile per la prima volta da quando ci siamo incontrati. “Fallo ritornare com’era prima. Aggiustalo.”
Gli rivolgo un sorriso amaro “Io non posso aggiustare nessuno, Sebastian. Con un po’ di fortuna, ci si aggiusta da soli.”
Esco dal locale prima che possa ribattere.
Kurt's POV.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Facciamo che dopo questo capitolo vado a sotterrarmi per l'imbarazzo, eh?
Perfetto.

 

Let me love you (Until you learn to love yourself.)
4.Not just a job.


 

Ci frequentiamo da due settimane.
Sebastian è estasiato; ha detto che Blaine non gli è mai sembrato così attivo, così felice.
Continua a ripetere che è merito mio.
Non che io faccia niente di particolare, in verità. Continuiamo ad uscire, la mattina ci incontriamo a Central Park, la sera lo aspetto a lavoro.
Parliamo.
Sto parlando molto più di quanto non abbia fatto negli ultimi mesi.
Blaine vuole sapere ogni cosa di me; del mio passato, del mio presente e di come immagino il mio futuro.
Evitare le sue domande è quasi impossibile.
Sono costretto a raccontargli del periodo del liceo, dell’incubo che è stata la scuola, del bullismo per via della mia sessualità. Ma improvvisamente, seduto su questa panchina, con un suo braccio attorno alle
spalle e i suoi occhi dorati fissi nei miei, nemmeno il passato fa paura.
E mi sento male, perché adesso sono il presente e il futuro a spaventarmi; il primo lo devo costruire su delle bugie, per evitare di rivelargli il mio precedente lavoro. Per quanto riguarda il secondo, è certo che lui non ci sarà.
Mi ferisce pensare che lo sto in qualche modo preparando per qualcun altro. Lo sto rieducando alla vita, alla felicità e persino a se stesso, solo perché possa riempire l’esistenza di qualcuno che non sono io.
Poi ci rifletto.
È solo lavoro.
E posso ricominciare a respirare.

                                                                                                              ***
Le parole di un messaggio di Sebastian mi rimbombano nella testa.

“Stai andando molto bene.
Aspetta ancora qualche settimana.
Ah, fammi sapere per un eventuale supplemento.”


Tutta questa situazione mi è diventata talmente familiare che ci ho messo qualche secondo a capire di cosa stesse parlando.
Il supplemento.
Per il sesso.
Non so se me l’abbia scritto di proposito o perché davvero credeva che me ne sarei dimenticato, ma adesso un pensiero continua a martellarmi in testa; ormai io e Blaine usciamo insieme da più di un mese, ma quell’argomento non è stato minimamente affrontato.
Ci siamo trovati spesso a casa dell’uno o dell’altro, la sera, ma nessuno dei due ha provato ad andare oltre i baci sul divano e le notti passate ad abbracciarci.
La verità è che mi sembra tutto troppo nuovo, e bello, e giusto per cercare di affrettare le cose.
Ho passato anni ad avere solo questo da uomini paganti. Sesso.
Dormire abbracciato a Blaine mi fa sentire un’altra persona.
Migliore.
Ma d’altra parte, ho una voce che continua ad urlare dentro la mia testa.
È solo lavoro.
Manca quest’ultimo passo, prima che guarisca del tutto.
Ha difficoltà con i rapporti fisici.
Così aveva detto Sebastian.
Basta questo, e sarà pronto ad essere felice.
Con qualcun altro.
Affretto il passo nell’aria pungente della sera.
Ormai sono arrivato a casa sua, e il cuore mi corre nel petto come tutte le volte.
Scuoto la testa, dandomi dello sciocco.
Busso, e mi apre con un sorriso radioso che quasi mi stordisce; un mese fa, un sorriso del genere me lo sarei potuto solo immaginare.
Mi bacia sulle labbra con la solita dolcezza, e ricambio senza fretta.
“Buonasera, straniero.” Mormora sul mio viso.
“Buonasera a te” rispondo, con un lieve sorriso.
 Mi trascina in salotto e mi tira con lui sul divano con un entusiasmo che ultimamente gli fa brillare meravigliosamente gli occhi, e un po’ fa male. Fino ad ora non mi ero reso conto di come tutto questo avesse una data di scadenza ben precisa.
Riesce a capire che qualcosa non va, come sempre “Che cos’hai?” Mi chiede con delicatezza, accarezzandomi lievemente una guancia.
Vorrei rispondergli che ho in bocca il sapore dolceamaro della fine, ma non posso.
Decido di sfruttare la situazione a mio favore.
È solo lavoro.
“Stavo solo pensando.” Scuoto la testa, fingendo di non volerne parlare.
Fingendo.
Era da tanto che questa parola non mi veniva in mente per il mio rapporto con Blaine.
“A cosa?” Mi sta sorridendo con dolcezza, come per invitarmi a continuare.
“ È che … Noi stiamo andando piano, e a me sta bene …” Il tono della mia voce è esitante “Solo che … Mi chiedevo …” Mi guardo attorno, a disagio; perché improvvisamente ho voglia di scappare? “Tu mi vuoi, Blaine?” chiedo di getto, cercando di scacciare quei pensieri fastidiosi.
Lui spalanca gli occhi e si morde il labbro; il suo respiro accelera: ha paura.
Abbassa un attimo lo sguardo, poi incrocia di nuovo il mio “Mi dispiace, è ovvio che ti voglio, solo che … Che …”
Sembra che il respiro gli si sia bloccato in gola, e vorrei solo poter tornare indietro nel tempo e cancellare quella frase orribile. È stata meschina.
“Blaine” gli poggio una mano sul viso, faccio in modo che i nostri occhi si incontrino di nuovo “Va tutto bene, non dobbiamo parlarne, sono stato un idiota, a me va tutto bene così, davvero …”
“No” la sua voce è ferma, ma i suoi occhi tremano “Tu … Hai perfettamente ragione. Avrei dovuto parlartene prima, invece …”
Il suo sguardo sembra perso nel vuoto.
Per un attimo temo di non riuscire a riportarlo indietro.
“Puoi parlarmene ora, okay? O domani, o quando ti sentirai pronto. Io aspetterò, lo prometto.”
Mi fissa, con gli occhi lucidi.
Qualcosa comincia ad incrinarsi dentro di me.
“Ora” sussurra alla fine “Voglio parlartene ora.”
Mi limito ad annuire, e lascio che si accoccoli contro il mio petto.
Non l’ho mai permesso a nessuno. Ma ormai, cosa importa?
Passo una mano tra i suoi ricci scuri, li accarezzo delicatamente.
Poi comincia a raccontare.
“Quando ho fatto coming out i miei genitori mi hanno praticamente ripudiato.” Il tono di voce è asciutto, come se stesse parlando di qualcun altro “Dopo un pestaggio particolarmente  pesante mi hanno mandato ad un istituto privato, per evitare che la gente sparlasse, sai. Lì è andato tutto abbastanza bene, almeno fino all’ultimo anno.” La voce si è fatta più bassa, meno contenuta; gli accarezzo la schiena, cercando di fargli forza “Ho incontrato questo ragazzo. Dave. Aveva un anno più di me. All’inizio era carino, sempre molto disponibile. Siamo usciti, e … Mi ha conquistato immediatamente.” Arrossisce lievemente “L’avrei dovuto capire, suppongo. Una sera mi invitò a casa sua. Mi fece bere tanto. Troppo.” Scuote la testa, stringendosi un po’ di più a me “Ti lascio immaginare quello che accadde” sussurra, e mi sento rabbrividire fin nelle ossa “e come mi svegliai la mattina dopo. Quella volta scappai, letteralmente. Ci riprovò, ma per fortuna Sebastian –un mio amico- arrivò appena in tempo.” Ormai sta parlando sulla pelle del mio collo, mentre continuo ad accarezzargli la schiena, le braccia, il viso, cercando di impedire al suo corpo di tremare. “È per questo che io … Che io non …” Lo scuote un singhiozzo, e lo abbraccio un po’ più stretto “Shhh” mormoro tra i suoi capelli “Ora va tutto bene, non c’è niente di cui aver paura.”
Vorrei poter dire lo stesso a me.
Ma un terrore irrazionale mi invade lo stomaco, per poco non mi metto a tremare anch’io.
Tra qualche settimana sarà tutto finito.
Immergo il viso nei suoi capelli, inspiro a fondo il suo profumo.
Ci addormentiamo abbracciati anche questa sera.
Niente mi è mai sembrato più naturale e giusto.

                                                                                                 ***
Passano altre due settimane.
L'unica frase che mi rimbomba nella mente è: Non voglio. Non posso lasciarlo.
La paura nel mio stomaco non ha fatto altro che aumentare.
Ha raggiunto l’apice stamattina, dopo l’incontro con Sebastian.

“Tra poco potrai fare in modo che ti lasci.”
Quella frase mi aveva colto completamente di sorpresa “Cosa?”
“È arrivato il momento” aveva ripetuto lui, tranquillamente “Non voglio che rimaniate troppo insieme, rischierebbe di innamorarsi sul serio e sarebbe solo peggio. Meglio agire finché è ancora una cotta sciocca e passeggera.”
“Tu credi che sia pronto?”
Era la mia ultima speranza.
Che non fosse ancora pronto, che magari avrei potuto renderlo ancora più felice.
“Sì.”
“Ancora non sono riuscito a risolvere il problema dei rapporti fisici …”
Questa mossa era stata praticamente disperata, me n’ero accorto persino io.
Lui si era limitato a fare spallucce “Meglio così, in fondo, no? Vorrei davvero che la sua prima volta –be’, non proprio prima, ma hai capito cosa intendo- non fosse con qualcuno che ho pagato per farlo. Senza offesa.”
Avevo abbassato lo sguardo.
La crepa dentro di me si era estesa, scavando sempre più a fondo.
“Nessuna offesa.” Avevo mormorato.


Lo dovrei lasciare.
O meglio, dovrei fare in modo che mi lasci.
Non è possibile, non è concepibile. Nemmeno riesco a pensarci.
Lasciarlo. Rimanere di nuovo solo.
Ti tolgono l’aria quando hai imparato a respirare col giusto ritmo.
È per questo che sto letteralmente correndo verso di lui. Perché non voglio lasciarlo andare. Perché è stato lui a guarire me. Forse è vero che una persona ne può aggiustare un’altra. Mi ha insegnato a respirare.
Busso alla sua porta quasi con disperazione, e questo non sono io, lo so.
Non gli lascio nemmeno il tempo di aprire completamente la porta; mi catapulto tra le sue braccia, lo stringo più forte di quanto non abbia mai fatto. Forse ho sbagliato; forse questo sono davvero io, ma non ho mai avuto il coraggio di ammetterlo.
Mi accarezza i capelli, sorpreso “Ehi, che c’è?” Sta sorridendo, e non posso fare a meno di pensare a quanto mi mancherà il suo sorriso.
Affondo ancora di più il viso nel suo collo.
Il suo profumo.
“Mi sei mancato” sussurro contro la sua pelle, con un terribile groppo in gola che rende la mia voce un completo disastro.
“Ci siamo visti ieri mattina” mormora sorpreso sui miei capelli.
Comincia a preoccuparsi quando vede che non accenno ad allontanarmi da lui.
“Ehi” mi accarezza la schiena, ed è come se quel contatto mi stesse bruciando la pelle. “Kurt, cosa c’è?”
Sollevo il viso senza dire una parola, e spalanca gli occhi quando nota le mie guance rigate dalle lacrime; non gli lascio il tempo di parlare, lo bacio con foga, perché lo so, da qualche parte dentro di me: è l’ultima volta.
Esita sulle mie labbra, ma non è di questo che ho bisogno, voglio che lo capisca; non ho bisogno di parlare, perché non potrei, ho bisogno di sentirlo vicino.
Evito di ammetterlo in questo frangente, ma in fondo so che è perché spero di poterlo ricordare meglio, così.
Gli mordo gentilmente il labbro, prima di lasciargli dei baci lievi sul viso e sul collo.
Sospira, abbandonando il proposito delle domande.
Ritorno sulle sue labbra, e stavolta non c’è nessuna esitazione.
Mi bacia a fondo, quasi come se avesse capito.
Affondo le mani tra i suoi capelli, e mi sfugge un gemito quando le sue labbra iniziano a percorrere la linea della mia mandibola.
È qui che ci fermiamo, di solito; ci allontaniamo piano, con qualche bacio più casto che ci calma poco a poco.
Non stavolta.
Continua a vezzeggiare con le labbra la pelle della mia gola.
“Blaine” sussurro, col respiro leggermente affannato.
Mi guarda; gli occhi dorati sono più scuri del solito “Lo so.” Mi dice, la voce leggermente traballante “Lo voglio”.
Lo scruto attentamente per qualche secondo, cercando un qualsiasi segno di ripensamento, ma non ne trovo.
Torno ad accarezzargli dolcemente la pelle della gola con le labbra, perché so che è inutile fingere che non sia quello che voglio anch’io.
Mugola sommessamente mordendosi il labbro inferiore; gli avvolgo le bracca intorno al collo, facendolo indietreggiare nel corridoio fino alla camera da letto.
I suoi occhi non abbandonano i miei neppure per un secondo.
Ricomincio a baciargli la mascella mentre sbottono la sua camicia; la lascio scivolare lungo le sue spalle, facendo correre delicatamente le mie mani sulla sua pelle olivastra.
Lo osservo per un attimo, e posso pensare solo una cosa.
“Sei bellissimo” mormoro, perché voglio fargli questo regalo, prima di andarmene, voglio che si senta sempre all’altezza, che si ricordi che lui ne vale la pena.
I suoi occhi brillano quasi di luce propria.
Avrei dovuto guardarli più a lungo e più spesso.
Ora non ho più tempo.
Mi riavvicino a lui, riprendo a baciarlo accarezzandogli la schiena; sento i suoi muscoli sotto i polpastrelli.
In poco tempo, la mia maglia è sul pavimento assieme alla sua camicia.
Mi osserva con meraviglia, e per poco non mi lascio sfuggire altre lacrime “Tu sei bellissimo” sussurra, accarezzandomi il petto e il ventre.
Me l’hanno detto in tanti; perché riesco a crederci davvero soltanto adesso? Perché sembra vero solo se lo dice lui?
Ogni suo tocco sulla mia pelle si trasforma in un brivido di eccitazione che corre lungo la mia schiena. Non è mai stato così. Con tutti gli altri è sempre stata pura e semplice meccanica.
Indugio con le mani sull’orlo dei suoi jeans, guardandolo negli occhi; annuisce. Glieli sbottono con delicatezza, lasciandoli scivolare lungo le sue gambe muscolose; li calcia via velocemente, e riprende a baciarmi con foga, accarezzando la mia lingua con la sua.
Le sue mani corrono alla mia cintura, e la slaccia senza allontanarsi da me.
Gliene sono grato. Non sopporterei che si allontanasse proprio adesso.
Sfuggo alla morsa stretta dei pantaloni, poi lo spingo delicatamente verso il letto, facendolo sdraiare.
Lo osservo per un attimo, e sento che il mio cuore ha saltato parecchi battiti.
“Blaine … Non dobbiamo per forza …”
“No. Lo voglio.” Il tono è sicuro, lo sguardo deciso.
Mi sta concedendo di essere il salvagente che gli permetta di tornare a credere davvero. Da quando ci siamo incontrati.
Sento che il cuore potrebbe scoppiarmi nel petto, ma deglutisco, mi sforzo di ignorarlo.
Mi distendo sopra di lui facendo leva sui palmi e sulle ginocchia per non pesargli troppo, e riprendo ad esplorare il suo petto con le labbra e con la lingua.
Non posso fare a meno di lasciare qualche segno del mio passaggio: magari si ricorderà di me.
Geme piano, l’erezione ben visibile dalla stoffa sottile dei boxer.
Arrivo ad accarezzargli con la lingua le ossa sporgenti del bacino, e inarca involontariamente la schiena.
Sollevo lo sguardo fino ad incontrare il suo: mi stava già osservando, con gli occhi lucidi e le guance arrossate. È la cosa più bella che io abbia mai visto.
Faccio scivolare una mano fino all’elastico dei boxer, senza smettere di guardarlo; annuisce ancora una volta, con un po’ di paura nello sguardo.
Mi si stringe un nodo nello stomaco; torno a baciarlo quasi con disperazione, mentre gli sfilo delicatamente anche quell’ultimo pezzo di stoffa. È confuso, posso sentirlo, ma non fa domande.
Lo amo, per questo.
Lo amo.
E questo non è un fottutissimo lavoro.
Le sue mani calde scivolano sui miei fianchi finché non raggiungono l’elastico dei boxer: me li sfila piano, quasi con devozione.
Nessuno l’ha mai fatto così.
“Come …?” La mia voce è solo un soffio.
Riesce comunque a capire “Tu. Voglio che lo faccia tu.”
“Sei sicuro?”
“Sì.”
Lo bacio di nuovo, accarezzando piano la sua erezione; geme sulle mie labbra.
“Nel comodino” farfuglia, cercando di non spingere col bacino contro la mia mano.
Mi allungo un attimo sopra di lui, aprendo il primo cassetto che mi ha indicato; afferro il lubrificante e il preservativo.
Mi imprimo a fuoco nella mente tutti i dettagli del suo viso e del suo corpo, prima di tornare ad accarezzarlo con decisione, facendogli perdere lentamente il controllo.
“Ti prego …” Mugola, spingendosi contro di me e facendomi mancare il respiro.
Verso un po’ di lubrificante su un dito, facendomi strada dentro di lui con tutta la delicatezza di cui sono capace. Cerco di farlo rilassare il più possibile, tempestandolo di baci sul viso, sul petto e sul collo, finché non lo sento pronto.
“Non voglio farti del male” il mio è quasi un gemito contro le sua labbra.
“Non me ne farai” sussurra col respiro spezzato, baciandomi con foga.
Ma io so che è una bugia.
Le mie mani quasi tremano mentre mi infilo il preservativo e mi cospargo di un’abbondante dose di lubrificante.
Mi avvolge la vita con le gambe, con decisione, baciandomi la gola scoperta.
Affondo piano dentro di lui, attento ad ogni sua reazione; all’inizio si irrigidisce, ma si rilassa quasi subito, baciandomi lievemente sulle labbra per esortarmi ad andare avanti.
I baci diventano sempre più scomposti e affamati mentre ci avviciniamo al limite; muovo di nuovo la mano sulla sua erezione, ma si morde le labbra, sembra si stia trattenendo.
Lo realizzo dopo poco.
Non vuole venire prima di me.
Si spezza definitivamente qualcosa dentro al mio petto, e gli bacio velocemente gli occhi chiusi e la fronte leggermente imperlata dal sudore prima che le lacrime minaccino di nuovo di appannarmi la vista.
Non ci vuole molto perché venga in silenzio, con un tremito profondo, e, finalmente, anche lui subito dopo di me.
Continuo a baciarlo piano mentre esco da lui, accarezzandogli la fronte e i capelli.
Sono stanco e stordito, ma c’è una cosa che devo assolutamente sapere.
“Va tutto bene?”
Mi guarda con quei suoi occhi luminosi “Più che bene” sussurra, felice “Grazie.” Mi rivolge un piccolo sorriso.
Annuisco con un sospiro di puro sollievo, ma le parole di Sebastian mi attraversano la mente come un tuono, immobilizzandomi.
Vorrei davvero che la sua prima volta –be’, non proprio prima, ma hai capito cosa intendo- non fosse con qualcuno che ho pagato per farlo.
Sono stato un idiota.
Mi odierà ancora di più.
Sento il terrore farsi strada nel mio petto, inesorabilmente; afferro i miei boxer, la maglietta e il cellulare.
“Vado un attimo in bagno” mormoro, rivolgendogli un sorriso fugace che mi pesa sulle labbra come un macigno.
Mi sciacquo e mi rivesto velocemente.
Sento il sapore delle lacrime che ormai mi rigano le guance sulle labbra, e non oso guardarmi allo specchio.
Sono disgustato da me stesso.
L’ho usato, sono stato un egoista.
Gli ho mentito. Ho giocato con lui. Ho giocato con me stesso. E lui si è fidato ciecamente di me.
I singhiozzi mi scuotono il petto, e mi mordo le labbra quasi a sangue per non emettere alcun suono.
Mi impongo di calmarmi, mi lavo il viso, perché lui è ancora a qualche passo da me, non l’ho ancora perso, non è ancora finita; afferro il cellulare con le mani che ancora tremano.

a: Sebastian S.
23.05
Non posso farlo. Non voglio lasciarlo. Non posso lasciarlo.


Devo tornare di là velocemente, o Blaine si preoccuperà.
Si è rivestito anche lui e ha risistemato il letto.
Capisco dallo sguardo preoccupato che mi rivolge che risulta evidente che ho pianto.
Ma mi limito a raggiungerlo sotto le coperte e a raggomitolarmi contro il suo petto, abbracciandolo stretto. Mi accarezza lentamente la schiena, e delle lacrime silenziose sfuggono al mio controllo.
Le asciuga in silenzio col palmo della mano; chiudo gli occhi, concentrandomi sul suo tocco.
“Sei la cosa migliore che mi sia successa, lo sai?” sussurro, incastrando la mia testa nell’incavo della sua spalla.
Sono già in dormiveglia quando mi mormora in risposta “Anche tu.”






... Ma parliamo del tempo.
Qui è soleggiato, non fa nemmeno freddo ...
No, eh? Già.
Sì.
Allora, solo una cosa -a parte il fatto che io e il semi-smut viviamo in due universi che non si vedono nemmeno da lontano-; non so se sembra che Blaine si sia concesso un po' troppo "facilmente", ma nella mia testa ho immaginato che, siccome crede di potersi fidare ciecamente di Kurt, decide di lasciarsi andare completamente perché era troppo tempo che non lasciava avvicinare nessuno. Non so se mi sono spiegata.
E poi, intoniamo un attimo l'Hallelujah, perché non è un fottutissimo lavoro. Scriverlo è stata una liberazione, vi assicuro.
E, ehm ... Può darsi che questo sia il penultimo capitolo ...
*si defila*
Vi prego, stavolta più che mai fatemi sapere!

 
  
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