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Autore: Unintended    20/04/2008    2 recensioni
Da lontano e in silenzio io la osservavo.
Sempre. Per giorni e mesi e anni, forse.
Osservavo lei, la ragazza triste, con quella che ho sempre ingenuamente definito curiosità, ma che in realtà era qualcosa di più. Molto di più.[...]
Bloccato da un'assurda timidezza, non ha mai osato avvicinarsi a lei e se n'è pentito.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sguardi

Da lontano e in silenzio io la osservavo.
Sempre. Per giorni e mesi e anni, forse.
Osservavo lei, la ragazza triste, con quella che ho sempre ingenuamente definito curiosità, ma che in realtà era qualcosa di più. Molto di più.
Io, davvero, non le toglievo gli occhi di dosso neanche per un secondo, non volevo perdermi nulla di lei.
E persino ora, a distanza di parecchi anni, la saprei descrivere perfettamente...
Era bella lei, la ragazza triste, ma di una bellezza insolita e timida, di una bellezza giovane che ti incantava.
Anch'io, all'epoca, ero giovane. Giovane e stupido, perché non ho mai avuto il coraggio di parlarle, o almeno, di avvicinarmi a lei.
Credevo che potesse essere solo un miraggio, e che sarebbe svanita se solo mi fossi avvicinato troppo. Così, fino alla fine, guardavo quella ragazza minuta, che mi appariva tanto fragile, e morivo dalla voglia di stringerla tra le mie braccia, di accarezzare quei capelli scuri e quella pelle tanto bianca da sembrare trasparente.
Era una bambola di vetro, la ragazza triste.
Non l'ho mai vista sorridere, sul serio, eppure ero sicuro che avesse il sorriso più bello al mondo, un sorriso incorniciato da labbra dolci e rosa. Un sorriso per cui avrei dato tutto.
Avrei rinunciato a qualsiasi cosa per di vederla sorridere. Sorridere per me.
La ragazza triste aveva occhi grandi e meravigliosi, occhi neri che brillavano.
Ma tutti i suoi sguardi, quegli sguardi che sembravano sorridere, non erano per me.
Lei lo guardava, sempre, costantemente, e quando lo guardava io impazzivo in silenzio.
Lui era alto e forte e metteva paura. Aveva degli occhi... Due occhi azzurri che ti impietrivano, che ti facevano gelare il sangue. Ma quegli sguardi freddi non erano mai indirizzati verso la ragazza triste. Dico mai.
Quando lui la guardava -e lo faceva di rado, perché non voleva, credo, che lei se ne accorgesse troppo- le rivolgeva i suoi sguardi migliori.
Ed erano sguardi dolci, di muta ammirazione, sguardi che la facevano arrossire terribilmente.
Probabilmente, erano gli stessi sguardi che le rivolgevo io, solo che lei desiderava solo quegli occhi azzurrissimi che si scioglievano a guardarla.
Eppure, non li ho mai visti parlare, non li ho mai visti nemmeno stare vicini, sfiorarsi.
E questo in parte mi rendeva felice, anche se l'attenzione della ragazza triste mi era negata. Anche se il suo sorriso mi era negato, così come mi era negato accarezzare quel viso, respirare il profumo dei suoi capelli, baciare quegli occhi e quelle labbra...
Perdermi in lei...


La ragazza triste mi guardò negli occhi un'unica volta, solo per pochi istanti, ma quello che sarebbe potuto essere il momento migliore della mia vita, si trasformò nel peggiore.
Il peggiore nella maniera più assoluta.


Era una mattina d'inverno, fredda e nebbiosa, il sole non si vedeva nemmeno e tutto era ricoperto di brina sottile.
Lei era poco distante da me, la sentivo vicina, ma tenevo gli occhi bassi, fissi per terra. Troppo timido.
Quando finalmente presi un po' di coraggio e la guardai, trovai quei grandi occhi neri fissi nei miei. Un brivido mi corse veloce lungo tutta la schiena, istintivamente scostai lo sguardo e lo vidi. Lui era accanto a lei.
Dico proprio accanto.
E in quel momento mi accorsi, lo giuro, che lui e la ragazza triste si tenevano per mano.
Io mi sentii morire.
Morire, ma non della morte dolce che avevo sempre assaporato standola a guardare.
Era una morte diversa, questa. Violenta.
E faceva male, troppo.

  
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