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Autore: Forever_Dream    05/11/2013    1 recensioni
“Dimmi quel che vuoi, umano” gli si rivolse senza espressione.
La voce ferma, senza una minima variazione che potesse intendere nulla più delle sue parole.
Anche dentro era fatta dello stesso materiale di cui era composta.
Il ragazzo si riprese dalla sorpresa e, soppesando la risposta, rispose:
“Uccel libero voglio divenire,
dalle piume dorate scoprire,
che nel mondo magico la vita posso seguire”
Il crepitare delle fiamme che avvolgevano il luogo si fece più intenso e la statua abbassò il capo, immobilizzandosi.
“Non tornerai umano se non con la morte e la tua vita sarà un perpetuo pellegrinaggio.
Magico sarai, ma una vita umana non avrai.”
“Non voglio una vita umana” disse increspando la sua espressione in disgusto.
...
Salve a tutti! questa è la mia prima one short che scrivo, per questo vi chiedo se potete darmi consigli e/o critiche che posso sfruttare per migliorarmi.
Ringrazio fin d'ora chiunque si faccia vivo!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L' umano e il suo sogno...


La penna scivolava lieve e frenetica sul foglio, segnandolo di scarabocchi e parole quasi incomprensibili.
Una luce di candela illuminava il foglio e il volto dolce del giovane, tirato dalla foga e dalla stanchezza.
Non alzava mai gli occhi.
La mano grande e affusolata, avvinghiata alla penna, si muoveva come in una danza ritmica dal sapore antico.
Ecco che sbuffò, posando la penna sul tavolo pieno di scartoffie e inchiostro.
“Ci sono riuscito!” urlò contento nella stanza buia e silenziosa.
Si alzò dalla sedia con il suo foglio e si diresse nel camino dall’altra parte della stanza, passando vicino al letto intatto.
“Dunque” disse guardando le fiamme e buttando un’occhiata fugace ai barattoli pieni di polveri sopra il camino.
 “Polvere del faraone Ramses II” indicò impercettibilmente con l’indice la boccetta con della polvere ambrata.
“Desiderio di volo” disse guardando un paio di piume di uccelli colorati.
“Spirito libero” continuò ad elencare, lanciando un’occhiata veloce alle foto e ai documenti che teneva poco più spostati dagli altri sulla mensola.
Li prese e li gettò nel fuoco.
Il divampare delle fiamme gli scaldò il volto e illuminò di una luce strana i suoi occhi scuri dai tratti orientali.
I capelli parvero un attimo accendersi di quello stesso fuoco che l’illuminava, tornando poi a tingersi di quel colore dorato di cui erano caratteristici.
“E infine” dichiarò prendendo in mano la sua ultima creazione “progetto di una vita intera” e lo buttò tra le fiamme, rompendoci insieme la boccetta con la polvere.
Tenne le piume strette in mano e se le portò al cuore.
Irrigidì le spalle e, portandosi le piume al petto, recitò: 
“Io non esisto più. Da qui sono quel che voglio”
Aprì il palmo e soffiò sulle piume gettandole sulle fiamme che, ora, avevano preso le dimensioni del camino.
“Ora la parte più importante…”  borbottò tra sé preso dall’incantesimo “…L’iniziazione..” sussurrò a un passo dalla fiamme.
Allungò una mano e ci si immerse.
Il rosso, il giallo e l’arancio lo circondavano, facendogli solo intravedere un piccolo spiraglio della stanza che aveva lasciato.
Voltando le spalle a quella realtà di cui aveva fatto parte, seguì il cammino del portale del fuoco. 
Si ritrovò davanti un portone di un materiale irriconoscibile con incisioni che raccontavano, si ricordò, di avvenimenti passati e futuri.
Una figura di donna incisa, si spostò fin davanti a lui, sorpassando le altre figure.
Il suo stupore aumentò quando ella si staccò dal luogo dov’era nata e parlò.
“Dimmi quel che vuoi, umano” gli si rivolse senza espressione.
La voce ferma, senza una minima variazione che potesse intendere nulla più delle sue parole.
Anche dentro era fatta dello stesso materiale di cui era composta.
Il ragazzo si riprese dalla sorpresa e, soppesando la risposta, rispose:
“Uccel libero voglio divenire,
 dalle piume dorate scoprire,
 che nel mondo magico la vita posso seguire”
Il crepitare delle fiamme che avvolgevano il luogo si fece più intenso e la statua abbassò il capo, immobilizzandosi.
“Non tornerai umano se non con la morte e la tua vita sarà un  perpetuo pellegrinaggio.
Magico sarai, ma una vita umana non avrai.”
“Non voglio una vita umana” disse increspando la sua espressione in disgusto.
La donna annuì.
“Poiché hai scelto questa via, la tua vita sia come tu vuoi che sia.”
La donna sparì e il portone si aprì davanti a lui.
Una luce splendente lo accecò e quando l’ebbe attraversato, si ritrovò a sorvolare prati, paesi e spiagge mai visti, rilucendo tra i raggi del sole.
Gli occhi della donna però continuavano a scrutarlo dall’angolo dell’entrata a quel mondo.
Nulla le avrebbe impedito di rammendare, ora come ora, come simile fosse stata la sua vita e come terminò nella sventura.
Era un bellissima umana, che però non amava il suo mondo.
Aveva speso metà della sua vita a cercare quel luogo, per poi scoprirne il prezzo.
Non ne aveva capito il senso, inizialmente.
Poi aveva capito.
Il mago che aveva imposto quella regola, era perché immaginava cosa potesse succedere dal frutto dell’amore di due razze opposte.
Odio. Guerra. Malefici.
La mente magica era troppo sensibile al carattere umano e ne assorbiva alcuni lati, degenerando il rapporto fino a che la situazione non divenisse tragica.
Ambert. Un Magico bellissimo, dagli occhi con le stesse venature del cielo e dalla pelle d’ambra.
Aveva perso la testa per lui e lui per lei.
L’errore più grosso della sua vita.
Che gli era costato la vita.
Si guardò un attimo intorno, riconoscendo le stesse identiche figure che la circondavano da sempre, prova della sua maledizione.
Si poteva spezzare l’incantesimo? Non lo sapeva.
Sapeva solo che doveva controllare quel ragazzo.
Doveva evitare che facesse la sua fine.
Guardò le ali dell’uccellino dalle piume d’oro perdersi nel cielo azzurro.
La storia stava per ripetersi.
E lei non l’avrebbe permesso.
 
  
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