“Lex.. Lex.. svegliati”.
 “Mmh.. dov.. cos.. vaffanculo Jack”.
 Alex era sempre socievole appena sveglio.
 “Ti dispiacerebbe almeno togliermi le braccia di dosso?”
 A queste parole, Alex si riscosse, tolse le mani dalla mia vita e, quando si alzò, le sue guance avvampavano.
 "Va bene che ieri sera non hai fatto conquiste, ma giù le mani” scherzai.
 “Coglione, lo sai che sei irresistibile!” ci rise su anche lui.
 Eravamo tornati ubriachi, di nuovo; ci eravamo addormentati sul pavimento della mia cucina, di nuovo; e di nuovo, mi ero svegliato avvolto tra le braccia del mio migliore amico.
  “Guarda che se continuo a svegliarmi con te che mi abbracci, comincerò a farmi strane idee”.
 “…”.
 “Alex..?”.
 Eravamo ancora sbronzi dalla festa della sera prima, e ora Alex era seduto immobile contro il tavolo, con le gambe incrociate e gli occhi inchiodati al pavimento e coperti da quei capelli troppo lunghi.
 Mi sedetti accanto a lui, gli scompigliai i capelli, come avrei fatto con un fratellino, perché eravamo come fratelli noi due.
 “Jack.. hai presente quella canzone che ti ho detto di aver scritto l’altro giorno?”
 “Quella che non hai voluto farmi ascoltare?”
 “Quella. Ora.. ti andrebbe se.. te la suonassi? Anche se non è finita..”
 Le canzoni di Alex erano puri capolavori che se ne stavano rinchiusi nella testa di quel ragazzino così coglione e al contempo dallo sguardo così maledettamente triste.
 Mi alzai senza rispondere, barcollai fino alla chitarra e gliela diedi.
 Con le dita tremanti, prese a suonare.
 
“I wish you could see your face right now
‘Cause you’re grinning like a fool
And we’re sitting on your kitchen floor
On a Tuesday afternoon
Doesn’t matter when we get back
To doing what we do
‘Cause right now could last forever
Just as long as I’m with you
 
You’re just a daydream away
I wouldn’t know what to say if I had you
And I’ll keep you a daydream away
Just watch from a safe place
So I never have to lose…”

 “Cazzo, amico, devi essere  proprio cotto di questa ragazza. Perché non mi hai det..?”
 Non ebbi il tempo di finire la frase che sentì due labbra che premevano sulla mia bocca.
 Ero ancora ubriaco.
 Ero stanco. 
 Era il mio migliore amico, e aveva appena appoggiato le labbra morbide sulle mie e mi aveva passato le braccia dietro al collo.
 Ero io, che gli avevo preso il viso tra le mani e avevo fatto incastrare le nostre bocche in qualcosa di più di un bacio a stampo fra amici ubriachi.
 E non mi importava se sapeva di alcol da fare invidia agli ubriaconi del bar sotto casa, non mi importava se io ero un ragazzo, e lui anche; non mi importava nemmeno che ora tra di noi ci sarebbe stato un imbarazzo tale da non riuscire a guardarci in faccia, perché in qualche modo avrei sistemato le cose.
In qualche modo le avremo sistemate.
Ci allontanammo per prendere fiato; Alex si tirò i capelli sugli occhi e sorrise.
Un sorriso amaro.
“Lex.. non pensi di dovermi dire qualcosa?”
“Mi sa che ti ho detto anche troppo. Sei tu che mi devi dare una risposta”.
“Mi sa che te l’ho già data”.
 Vorrei cancellargli dalla faccia quel sorriso amaro che mi riempie di un’infinita tristezza.
 “Lex.. che facciamo?”
 “Nulla”.
 “Ma.. quello che è appena successo..”
 “And I’ll keep you a daydream away
Just watch from a safe place
So I never have to lose…”.
 Si alzò, se ne andò e mi lasciò solo sul pavimento della mia cucina.