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Autore: raw_input    05/11/2013    4 recensioni
E alla fine sette anni sono passati in un baleno. Le loro vite si sono svolte su binari paralleli, senza mai incrociarsi. Hanno amato altre persone, vissuto esperienze diverse, frequentato posti diversi, sono due persone diverse.
Ma per un attimo, appena i loro sguardi si incontrano, nel parcheggio del liceo, hanno di nuovo diciannove anni e la voglia irrefrenabile di essere una cosa sola.
- Non sono mai stato così felice - Sussurra Gabriele.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
- Questa storia fa parte della serie 'Sette anni'
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Non sono mai stato così felice

Lo vede, stanotte, come sette anni fa, appoggiato al muro del liceo con quell'aria strafottente.

Non pensava sarebbe venuto

<< Gabriele. >>

Pronunciare il suo nome è come riprendere confidenza con una lingua a lungo dimenticata.

Gabriele alza lo sguardo, stupito. Neanche lui pensava che l'altro sarebbe andato all'appuntamento. Ma lo vede, poi, e sorride.

<< Lele.>> Corregge, un riflesso automatico.

Ed è come essere scaraventati indietro nel tempo.

*

Sono scoordinati, mentre fanno l'amore, e rumorosi.

Giulio, perso in un loop, continua a pensare che dovrebbero fare più piano, che i vetri della macchina non forniscono un adeguato isolamento acustico. Eppure non riesce a tacere, c' è qualcosa di profondamente maleducato, pensa, nel non esprimere il proprio gradimento, quando si viene coinvolti in certe attività. E comunque il parcheggio davanti al liceo è deserto.

E' la notte prima dello scritto di italiano. A Lele, un dettaglio del genere non potrebbe interessare meno, soprattutto perché, dopo settimane di corte spietata, finalmente può perdersi nel corpo di Giulio, il quale si sforza di mettere insieme frasi di senso compiuto anche mentre si sistema a cavalcioni su di lui.

Uno studente modello.

<< Secondo te che tracce escono domani? >>

<< Spero ce ne sia una sulla depravazione dei giovani. >> Lele sorride, afferrandogli saldamente i fianchi. << O sulla curva deliziosa della tua spalla, saprei cosa scrivere. >>

<< Ah non ne dubito... >> C'è una arrendevolezza, nella voce roca di Giulio, che prima non c'era e ci sono dita leggere a tamburellare sulle sue vertebre.

<< Mi verrà da ridere domani e penseranno che sia strafatto. >>

<< Invece sei così di tuo, pensa che fortuna. >>

<< Sono strafatto di te. >> Neppure Lele sa bene come gli sia venuto in mente di dirlo: colpa delle endorfine e della curva seducente delle natiche di Giulio, che le sue mani hanno appena iniziato a percorrere. Anche su quella ci sarebbe un bel po' da scrivere.

<< Mi sta venendo il diabete, idiota. >>

<< Spero di no. Prestami la tua saliva. >>

<< Lele... così rovini la poesia del momento. >> Fra le parole di Giulio sfarfalla un sorriso, che resta stampato sulle sue labbra finché non si porta alla bocca le dita di Lele.

Per un attimo il tempo sembra fermarsi, condensarsi nel respiro tremulo che si trovano a condividere, mentre le dita di Gabriele iniziano la loro cauta esplorazione.

Poi Giulio espira rumorosamente, si muove appena, per cercare di raggiungere le labbra dell'altro.

Ogni centimetro della sua pelle è ipersensibile: la stoffa ruvida dei sedili è come carta vetrata, la mano che gli afferra il fianco è bollente e gli sembra quasi di poter percepire i solchi che corrono su quel palmo sudato, la linea dell'amore e quella della vita.

Quella stessa vita che denuncia la propria presenza con forza, attraverso il calore rassicurante dei loro corpi, attraverso il contrappunto selvaggio dei loro battiti cardiaci.

<< Gabriele? >>

<< Si? >>

<< Non sono mai stato così felice. >>

*

La felicità, però, è instabile, come la nitroglicerina, e ad un certo punto esplode, lasciando dietro di sé cenere e detriti.

*

<< Medicina... >> Sospira Lele. << Davvero? >>

<< Si, perché? >>

La risposta gli arriva ovattata, sente le parole vibrare contro il proprio collo, sotto le sue labbra la fronte di Giulio si riempie di rughe.

<< E' lontana. >> Non sa cos'altro dire, mentre il cuore di Giulio gli batte forte contro il palmo della mano. << La facoltà. >>

<< Tornerò per le vacanze.>> Nel momento stesso in cui le parole gli sfuggono, vorrebbe ingoiarle di nuovo, una per una.

<< No, non tornerai. Niente potrà convincerti a tornare, neppure io. >>

<< Mi dispiace. >>

<< Lo so >> E Lele lo sa per davvero. Non può non capire: per un'estate hanno condiviso la stessa pelle.

*

<< Ciao, allora. >> A Giulio trema la voce, le sue parole si perdono nell'aria tiepida ma umida di Ottobre.

Gabriele ha il cuore stretto in una morsa. Non riesce a dire nulla, perché la sola parola che vorrebbe pronunciare è: << Resta. >>

Ed è la sola che non può permettersi di dire.

Giulio gli sfiora lo zigomo con un bacio lieve, poi si incammina verso il sottopassaggio che lo porterà al giusto binario.

E' a metà della scalinata, quando la voce di Gabriele lo raggiunge.

<< Fra sette anni. A mezzanotte nel parcheggio del liceo. Niente telefonate, né messaggi. >>

<< Va bene. >>

*

E alla fine sette anni sono passati in un baleno. Le loro vite si sono svolte su binari paralleli, senza mai incrociarsi. Hanno amato altre persone, vissuto esperienze diverse, frequentato posti diversi, sono due persone diverse.

Ma per un attimo, appena i loro sguardi si incontrano, nel parcheggio del liceo, hanno di nuovo diciannove anni e la voglia irrefrenabile di essere una cosa sola.

<< Non sono mai stato così felice. >> Sussurra Gabriele.

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Una cosuccia breve e poco impegnativa, nella speranza, vana temo, di riprenderci la mano


  
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