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Autore: manies    05/11/2013    3 recensioni
« Era a questo che aspiravo da sempre. Dalla prima volta che ti ho visto entrare in quell’aula ho capito che tu saresti stato il mio futuro, che io sarei diventata una famosa cercatrice e che poi sarei tornata qui solo per dirti “sono a casa”, con te che mi avresti aspettato sull’uscio della porta. Perché tu sei la mia persona, e lo sarai sempre », continuò poi – fermandosi solo per sorridere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Le uscite ad Hogsmeade con i ragazzani di terza erano quelle che il professore di Difesa Contro le Arti Oscure odiava di più, eppure eccolo lì – con le mani ghiacciate posate nelle tasche del cappotto di pelle – a sorvegliare che non si uccidessero a vicenda. I ricordi andarono a quell’uscita di un certo settimo anno, quando una certa ragazzina dai capelli rossi era finita con il sedere per terra. Erano passati almeno sei anni da quella gita, eppure quando alzò gli occhi e scorse una figura longilinea con mille lentiggini sul viso – il professor Darcy fu subito sicuro che si trattasse di lei. E ritrovarsela davanti dopo così tanto tempo fu quasi come ricevere un pugno nello stomaco.
 
Erano passati sei anni dall’ultima volta che si era trovata in quella stessa strada, sei anni dall’ultima volta che aveva comprato un cioccolattino da Mielandia. Dopo il diploma a scuola, Lily Luna Potter era riuscita ad avverare il suo sogno più grande: era riuscita ad entrare come cercatrice nella prestigiosa squadra di nome Holyhead Harpies, ed era sempre in giro per il mondo. Osservava ad occhi sgranati le ghiottonerie esposte in vetrina, ma si disse tra sé e sé che doveva resistere – altrimenti avrebbe detto addio alle ferree diete che aveva sostenuto durante tutti quegli anni. Così si voltò, con la macchina fotografica babbana stretta in una mano ed il cappello di lana nell’altra, e il suo sguardo color cioccolato captò una figura conosciuta a pochi metri da lei, e non potette evitare di trattenere il respiro almeno per dieci secondi. Quello, ne era certa, era il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts, e rivederlo dopo tutto quel tempo fu come ricevere un bolide dritto nello stomaco.
 
Aveva ancora i capelli più rossi che avesse mai visto. Stavolta, però, erano tirati indietro in un’alta ed ordinata coda di cavallo – che andava a scoprirle i delicati tratti somatici del viso. Associare il nome “Lily Luna Potter” con le parole “capelli ordinati” era quasi impossibile, eppure era così. Il suo viso era ancora bellissimo, con quelle lentiggini tipiche dei Weasley-Potter che le ricoprivano la carnagione lattea, il nasò all’insù, le labbra rosate e grandi e profondi occhi marroni. Lily Luna Potter possedeva quel tipo di bellezza che con gli anni non svaniva, eppure ne era inconsapevole – forse era questo quello che la rendeva così bella. Ed era cresciuta, e si vedeva, perché era più alta e più formosa e aveva l’espressione tipica di chi ha finalmente capito cosa vuol dire avere delle responsabilità – e quando sorrise fu come scorgere il mondo.
 
Portava i capelli spettinati e le mani un po’ callose erano strette intorno ad una burrobirra, che finì nel cestino dell’immondizia più vicino appena – e ne era sicura – la scorse. La scrutava con quelle pupille nere come la notte, contornate da iridi blu e profonde come il mare. Si notava anche in lontananza che era un po’ invecchiato rispetto a sei anni prima, perché delle sottili rughe gli contornavano gli angoli degli occhi, ed in questi ultimi erano riflesse altre mille responsabilità, altri mille ricordi. “Sono cresciuta”, avrebbe voluto urlare Lily, “non sono più una bambina, adesso sono adulta anche io!”. E invece tutto ciò che fece fu inclinare le labbra in un sorriso, stringendosi nelle esili spalle.
 
E fu lui ad accorciare le distanze, mormorando un confuso « Lily, da quanto tempo ».
Il modo in cui la guardava era colmo di stupore, mentre il modo in cui lei guardava lui era colmo di mille sentimenti confusi tra loro. Il professor Darcy ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che, in tutti gli anni durante i quali l’aveva istruita, era riuscito a tenersi a distanza da lei in quel modo. Eppure, in quel freddo pomeriggio di Novembre del duemilatrentuno, ogni resistenza cadde. Allungò le braccia verso il viso della rossa e lo prese tra le mani, sfiorando le labbra di lei, morbide come boccioli di rosa, con le sue. Ed in un certo qual modo Lily Luna sapeva, in un certo qual modo Lily Luna aveva capito che lui non poteva più difendersi da lei, perché aveva resistito fin troppo a lungo ed era semplicemente stanco di lottare. E lo stesso valeva per lei, perché troppe volte aveva oppresso quel fuoco interiore che iniziava a bruciare quando era troppo vicina a lui. Invece quella volta non lo fece, quella volta la più piccola dei Potter lasciò che quel fuoco rossastro divampasse in tutto il suo corpo – senza vuoti ed eccezioni. Schiuse le labbra per incrociare la lingua a quella dell’uomo in un vortice di passione, e fu come rivedere la luce del sole dopo mesi di buio. Si strinsero e si scaldarono a vicenda, e qualche istante più tardi erano a ridere contro l’uscio della soffitta della Testa di Porco, con le labbra che continuavano a cercarsi morbosamente tra loro.
Dresden provava quella voglia impetuosa di insinuare le mani sotto tutti gli strati di vestiti che indossava Lily, e lei – come se riuscisse a leggergli nel pensiero – gli slacciò la cravatta non appena le giacche furono sparse sul pavimento. Ognuno dei due era così perso nell’altro che il resto del mondo sembrava essere scomparso, era – per loro – come trovarsi in una magnifica bolla d’acqua.
L’uomo sembrava essersi (quasi) completamente dimenticato del suo amore perduto e – nella parte razionale della sua mente, che in quel momento decisamente non aveva importanza – Lily sapeva bene che non avrebbe mai dovuto permettere che una cosa del genere accadesse. E mentre le loro menti sembravano spegnersi lentamente, loro due erano lì – stesi come due bambini su di un letto sporco e malconcio di un pub di Hogsmeade, ad urlare silenziosamente la trepidazione di quel momento. Era come morire e nascere di nuovo, era come vivere. Quell’attimo preciso aveva racchiuso in sé la vita stessa ed interi anni di resistenza reciproca.
Erano persi in un mondo parallelo dove la vicinanza dei loro corpi era l’unica cosa importante, perché entrambi – in fondo – sapevano bene che l’uno senza l’altro non poteva vivere. Era come una calamita che li attraeva, e non potevano stare distanti. Perché anche dopo sei anni si erano ritrovati e finalmente – finalmente! – si erano aperti il cuore a vicenda in un modo tutto loro, solo loro. Un modo che “lui” non esisteva senza “lei” e dove “noi” equivaleva a “Lily e Dresden”. E non importava che lei avesse ventitré anni e lui trentacinque, perché a loro non importava. L’unica cosa importante erano le gambe di lei che strisciavano su quelle di lui e il corpo di Lily cosparso di lentiggini, in netto contrasto con quello muscoloso di Dresden. Insieme si completavano e niente, niente, avrebbe mai potuto cambiare questo.
 
« Ti avrei aspettata per sempre, lo sai? »
 
Amore, amore, solo amore. Il tempo non aveva importanza, niente aveva più importanza se non quel momento – se non i grandi occhi nocciola di Lily che sembravano sorridere.
 
« Adesso sono una persona importante nel mondo del Quidditch, lo sai? », rispose Lily.
 
Lui lo sapeva, perché da quando lei era entrata in squadra seguiva quelle stupide partite solo per vederla.
 
« Era a questo che aspiravo da sempre. Dalla prima volta che ti ho visto entrare in quell’aula ho capito che tu saresti stato il mio futuro, che io sarei diventata una famosa cercatrice e che poi sarei tornata qui solo per dirti “sono a casa”, con te che mi avresti aspettato sull’uscio della porta. Perché tu sei la mia persona, e lo sarai sempre », continuò poi – fermandosi solo per sorridere.
 
E Dresden fece lo stesso, perché quelle parole l’avevano colpito al cuore come nessuno aveva fatto mai. Perché lui era la persona di Lily e perché Lily era la sua, perché Lily Luna Potter era sua. E stavolta lo era davvero, e niente li avrebbe divisi.

Spazio autrice.
La Lily Luna di cui ho narrato non è stata ideata da me, né tanto meno il professor Dresden Darcy. Il merito di questa coppia va a Robs e Carme e questa oneshot è dedicata a loro, a cui voglio davvero un gran bene nonostante le conosca da poco.
Tanti muffin,
Lils
   
 
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