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Autore: nuvole_e_popcorn    06/11/2013    1 recensioni
Una donna. Una donna da sola. In un cimitero. Una donna da sola in un cimitero, nella parte più antica di esso. A notte. A notte fonda. Solo la luce pallida dei raggi lunari illuminava la sua figura slanciata, vestita quasi completamente di nero, le sembrava ironico data l'occasione.
Stava davanti a una lapide, un'unica lapide di marmo bianco, le braccia conserte sul ventre piatto, in mano reggeva una rosa rossa. Un'unica rosa rossa.
Era una lapide antica. Citava, in inchiostro scuro, quasi sparito:
Caroline Forbes
18 Febbraio 1547
30 Dicembre 1564
Donna fedele, sorella amorevole
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Si diresse con passi lunghi e calcolati verso l'uscita dal cimitero, il vento gelido contro il suo viso non lasciava che il brivido di terrore che avrebbe provato anni prima, all'idea di trovarsi nella situazione in cui si trovava ora. Aveva le braccia incrociate al petto, non provava nemmeno a trattenere i boccoli chiari dal sfiorarle il viso.
A Caroline Forbes non importava come appariva al resto del mondo. Caroline Forbes era un vampiro. Caroline Forbes era morta.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus, Katherine Pierce, Klaus, Lexi, Tyler Lockwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao gente! Ho deciso di sviluppare la mia prima fanfiction su qst coppia in modo differente da come avevo iniziato! Fatemi sapere cosa ne pensate!! :-)



Una donna. Una donna da sola. In un cimitero. Una donna da sola in un cimitero, nella parte più antica di esso. A notte. A notte fonda. Solo la luce pallida dei raggi lunari illuminava la sua figura slanciata, vestita quasi completamente di nero, le sembrava ironico data l'occasione.

Stava davanti a una lapide, un'unica lapide di marmo bianco, le braccia conserte sul ventre piatto, in mano reggeva una rosa rossa. Un'unica rosa rossa.

Era una lapide antica. Citava, in inchiostro scuro, quasi sparito:

Caroline Forbes

18 Febbraio 1547

30 Dicembre 1564

Donna fedele, sorella amorevole

 

La donna si aggiustò il cappello nero sul capo, biondi boccoli le ricadevano lungo le spalle fino a metà schiena, quasi a contrastare, come la sua pelle di porcellana, contro il nero degli abiti. Poggiò quell'unica rosa sulla lapide, chiudendo gli occhi e pregando. Sì. Pregando.

La neve si stava sciogliendo, segno che l'inverno stava per giungere al termine. Era nata d'Inverno. Era morta d'Inverno. Almeno non si era rovinata il ricordo della primavera, o dell'autunno.

La donna si accucciò e sfiorò la pietra tombale con le dita lunghe affusolate. Sospirò. Si tirò su spolverando via il terriccio dai suoi pantaloni scuri e aggiustando la camicetta di raso nera. Non aveva freddo.

Quando era più giovane, aveva sempre sofferto il freddo terribilmente. Un sorriso amaro le increspò le labbra pensando alla sua gioventù, persa dietro intrighi e quant'altro.

«Non dimenticare mai -aveva detto sua madre -sei solo una serva, nient'altro»

Ah! Quanto si era sbagliata. La donna guardò la Luna, che sembrava quasi sfidarla con la sua faccia argentea. Riportò lo sguardo sulla lapide. Il vento le scompigliava i capelli.

«Auguri, vecchia mia» disse con voce melodiosa.

 

Si diresse con passi lunghi e calcolati verso l'uscita dal cimitero, il vento gelido contro il suo viso non lasciava che il brivido di terrore che avrebbe provato anni prima, all'idea di trovarsi nella situazione in cui si trovava ora. Aveva le braccia incrociate al petto, non provava nemmeno a trattenere i boccoli chiari dal sfiorarle il viso.

A Caroline Forbes non importava come appariva al resto del mondo. Caroline Forbes era un vampiro. Caroline Forbes era morta.

 

1

15 febbraio 1563

 

Caroline Forbes raccolse le gonne nella cintola arrampicandosi sull'albero spoglio. La neve per terra si era quasi sciolta ed era ovunque solo una poltiglia di neve e fango. Un ghigno le increspava le labbra rosse, il viso era arrossato dal vento gelido, così come la pelle d'oca le percorreva le gambe nude. Il vento gelido le faceva volare la sciarpa marrone di lana.

«Caroline!» urlavano gli altri ragazzini. Caroline Forbes si stava arrampicando su un albero, di nuovo, questa volta con una motivazione nobile: quel dannato gatto della signora Spelmann si era di nuovo incastrato tra i rami, soffriva di vertigini e non riusciva a scendere. Mai visto un gatto che soffrisse di vertigini come Puzzola.

«Caroline Elizabeth Forbes!» tuonò la voce, ma Caroline non ci badò, sua sorella Evangeline poteva urlare quanto voleva, non sarebbe scesa.

Finalmente raggiunse il micio e presolo in braccio con un balzo scese dall'albero atterrando perfettamente in piedi, ridendo insieme ai ragazzini della strada.

Lasciò libero il gatto ed estrasse dalla tasche alcuni dolciumi che regalò ai piccoli, il fornaio Donovan era sempre tanto gentile da regalarle almeno qualche dolciume di quelli che venivano male, certo, che non potevano presentarsi ai nobili, ma erano comunque buoni. Alcuni ciuffi biondi erano scappati dalla treccia che arrivava fino ai fianchi, ma a Caroline non importava esageratamente del suo aspetto. Però soffriva il freddo, quindi lasciò ricadere la gonna a ricoprire le gambe. Evangeline scosse la testa e le fece cenno di seguirla a casa così Caroline obbedì, per una volta, seguendo la sorella e ignara dello sguardo verde che la stava seguendo.

«Signore? -domandò un bambino avvicinando quell'uomo così ben vestito -vi siete perso?» l'uomo guardò il ragazzino e scosse il capo. Tirò fuori dal bell'abito qualche moneta, più di quante il bambino avesse visto insieme in tutta la sua vita.

«Sai dirmi il nome della fanciulla che si arrampicava sull'albero e dove abiti?» domandò. Il bambino annuì.

«Si chiama Caroline Forbes -annunciò -e vive oltrepassato il ponte vecchio, nella strada delle sarte» disse indicando con un ditino paffuto la direzione, l'uomo sfoderò un sorriso che al bambino fece venire i brividi tanto che corse via senza neanche prendere le monete che aveva il signore in mano.

«Bravo bambino -sibilò l'uomo, riponendo in tasca le monete -per oggi ti lascerò vivere» si scrollò nelle spalle e si diresse nella direzione opposta a quella indicatagli dal bambino aveva un piano da progettare.

 

 

Evangeline stava cucinando quando qualcuno bussò alla porta. «Caroline, lascia stare Sebastian! Vai ad aprire la porta!» Caroline sbuffò, ma rimise nella culla suo nipote e si aggiustò il vestito, che era semplicemente di un viola scuro, era stato di sua sorella, ma ora era suo.

«Ehi Victor... -cominciò convinta di trovarsi di fronte il cognato -Oh scusatemi signore» esclamò alla vista dell'uomo. Egli indossava abiti decisamente caldi e belli, un capello sul capo e i lunghi capelli biondo scuro incorniciavano due occhi verde smeraldo. Caroline si domandò cosa ci facesse un tipo così ben vestito a casa sua, certo non erano poveri, ma neanche così ricchi.

«Perdonate signore, vi siete perso?» domandò interdetta guardandosi attorno. L'uomo ridacchiò sotto i baffi all'ingenuità della giovane, così Caroline si portò le mani ai fianchi e disse:

«Come posso aiutarvi?» con un tono d'acidità mal mascherato da finta cortesia, l'uomo la scrutò, come alcuni uomini osservano i loro piatti ricolmi di cibo (o come, ma Caroline l'avrebbe saputo solo molto tempo dopo, quando la televisione era diventata comune, alcuni leoni osservano le loro prede).

«Caroline, chi è?» domandò Evangeline raggiungendola mentre si puliva le mani sul grembiule. L'uomo si tolse il capello e fece un mezzo inchino:

«Mi spiace disturbarvi in quest'ora, il mio nome è Nicklaus Mikaelson. Posso entrare, mi sono perduto?» domandò cortesemente.

Mikaelson, erano una famiglia nobile che da quando Caroline aveva memoria viveva in un castello poco fuori città, in campagna.

«Prego, Caroline perché non vai a portare Sebastian nell'altra camera?» Caroline annuì e volse le spalle al loro ospite senza neanche scusarsi, come buone maniere.

«Non le devo stare molto simpatico, eh?» ridacchiò l'uomo, Evangeline arrossì dalla vergogna:

«Perdonatela, signore, è così giovane e testarda...»

«Oh non c'è nessuna problema, mi ricorda molto me alla sua età» Evangeline sorrise e lo invitò ad entrare.

 

Erano ormai seduti da un po' nella sala quando Caroline rifece il suo ingresso, si stava intrecciando i capelli sul lato e si rivolse direttamente alla sorella:

«L'ho messo a dormire -annunciò -non vi eravate perso, signor Mikaelson?» domandò poi rivolta all'uomo. Continuava a non piacerle come la guardava, così inarcò un sopracciglio in attesa di risposte.

«Certo, Miss Caroline -disse lui, alzandosi e raggiungendola -ed è effettivamente tempo che io me ne vada» teneva fra le mani il capello, si inchinò verso la padrona di casa, poi sfiorò la mano di Caroline la portò alle sue labbra senza mai staccare gli occhi dai suoi strabuzzati.

«E' sta un piacere Miss Forbes» la apostrò, indossando il cappello e uscendo, si voltò:

«Sono appena tornato in città -disse -se conoscete qualcuno che possa assumere, ve ne prego di inviarlo da me, alla Pensione Paucher entro fine settimana-disse -alloggio lì in quanto devo sbrigare delle commissioni» annuì un'ultima volta e poi sparì fuori dalla porta. 

  
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