Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Ashelia    21/04/2008    6 recensioni
Con questa storia ho voluto esplicare l'enigmatica e mai del tutto chiarita storia d'amore tra Bulma e Vegeta. Questo costante alone di mistero attorno al loro rapporto mi ha permesso di prendere alcune libertà sui personaggi e sullo svolgimento effettivo della trama reale. È la mia prima fan fiction in assoluto quindi la mia mente è del tutto aperta a commenti, critiche e suggerimenti. Spero che questa storia vi diletti e ringrazierò inoltre chiunque voglia commentarla per farmi sapere cosa ne pensa. Buona lettura e grazie per l'attenzione.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3

La stanza era insopportabilmente silenziosa e le faceva eco il resto della casa, completamente sgombera a quell’ora. I due si guardarono per pochi secondi, durante i quali Bulma aveva perso tutta la sua sicurezza e si sentiva tremendamente imbarazzata: il suo doveva essere quasi un gesto canzonatorio e, invece, le si stava rivoltando contro facendola sentire del tutto inadeguata di fronte allo sguardo imperturbabile di Vegeta, apparentemente molto infastidito da quell’esternazione. Credeva di essersi sbagliata sull’effetto che quell’azione aveva avuto, eppure, le pulsazioni che aveva sentito sotto il palmo della sua mano non lasciavano adito a dubbi di alcun tipo e la facevano sperare nell’esistenza di un lato emozionale del saiyan, ancora cocciutamente rinchiuso all’interno della fortezza eretta a protezione di se stesso, nonostante fosse a contatto con una realtà del tutto diversa da quella alla quale era abituato ormai da molto tempo. Egli era, nonostante ciò, inspiegabilmente confuso, teso e terribilmente adirato con lei e con il mondo intero. Che senso aveva avuto vivere in quel modo, sovrastando tutto e tutti in ogni circostanza, senza provare alcuna remora, se adesso era bastato un bacio dalla donna più insignificante che lui avesse mai conosciuto per farlo vacillare così vistosamente? Un gesto che fino ad allora per lui non aveva avuto alcun significato preciso, che aveva ripetuto meccanicamente per assecondare i suoi desideri, senza che ciò mutasse in alcun modo il corso degli eventi. Si sentiva davvero stupido; lo era sul serio se pensava di potere realmente essere perfetto, incorrutibile dai sentimenti umani, così dolorosi e orribili, intollerabili. Cosa direbbe suo padre se fosse ancora vivo? Egli non aveva mai voluto bene alla sua donna, l’aveva fatta morire ed era giusto così. Quella povera pazza, non faceva che piangere e disperarsi, intrappolata in un mondo che non le apparteneva. Era un peso, non doveva essere lì; non doveva esistere. Aveva quasi permesso a colui che doveva essere al di sopra dei suoi sudditi e dell’intero universo di ripensare a ciò che aveva fatto e di pentirsene. Com’è banale amare, tanto in fondo è un sentimento passeggero, prima o poi viene lavato via dalla realtà. La realtà è sempre inesorabile e ti riporta alla ragione prima che sia troppo tardi. Se, invece, hai la sfortuna di non accorgertene, rimani invischiato nella menzogna e nell’atrofizzazione dei sensi che ti sembreranno estendersi all’infinito, illudentoti di poter evitare il dolore, la paura e l’odio. Quando in realtà ciò è solo il preludio della disperazione e dell’oblio per coloro i quali rimangono intrappolati in quello stadio onirico, dai contorni evanescenti e inafferabili che fanno paura, terrorizzano e possono renderti pazzo se non fai attenzione.

Non stai forse esagerando? Non ti stai nascondendo dietro l’unica cosa che ti ha tenuto in piedi per tutto questo tempo? Da quando sei nato. Il tuo orgoglio ti ha aiutato a non vedere ciò che non volevi, a credere in ciò in cui speravi e a convincerti che quella fosse la realtà. In fondo, la realtà è soggettiva, vero? Che male c’è a fare ciò che si vuole se ti rende felice, se ti rende infelice? Hai mai davvero pensato a come stessero gli altri? E non mentire, non è da te. Chi sono gli altri se non la proiezione di ciò che “tu” vuoi che essi siano? In fondo, solo tu esisti in realtà perché la realtà non è altro se non ciò che tu senti e che pensi essa sia. Senti ancora le loro voci, bugiardo! Tu non hai mai sbagliato niente, ricordalo sempre. Ricordalo se non vuoi morire. Perché tu non lo vuoi, non è vero? Ci hai pensato spesso, di’ la verità, non essere così vigliacco. Sei solo un essere meschino, privo di senso, troppo mutevole e corruttibile. Dovresti ripugnarti. Hai paura di morire e ne hai sempre avuta, da quando hai preso coscienza di esistere, di stare al mondo. Tutte quelle volte nelle quali ti ci sei avvicinato, allora, hai mentito? Sorridi, tanto ormai la tua fama è crollata e non conti più niente. Per cui, fa’ un po’ come ti pare d’ora in avanti per sfuggire alla morte. Nasconditi e non avrai più paura. Nasconditi dentro di lei, è abbastanza forte per tutti e due adesso che non sei niente. Fallo e basta, come hai sempre fatto tutto il resto, senza pensare alle conseguenze. Nessuno ti sgriderà, hai già fatto il tuo dovere e adesso non servi più a nessuno. Puoi gettarti nel vuoto senza volare. E non ricordare ciò che hai fatto, per nessuna ragione. Se ci ripensassi potresti credere di avere torto. Potresti davvero? Mettere in discussione la tua vita! Stai impazzendo, stai perdendo il contatto con la realtà. E tutto questo perché non vorresti che lei morisse. Sei patetico e fai orrore se stai davvero pensando a ciò. Credi di poter sopportare l’affetto di qualcuno? Dopo tutto quello che ti hanno fatto. Svegliati adesso se non vuoi dormire per sempre. Ammesso che tu sappia come fare, s’intende. E adesso, cosa farai? La tua mente è letteralmente in sovraccarico, affollata da fantasie mendaci e non è piacevole. Fa’ qualcosa, qualunque cosa. Fallo smettere, adesso. Te l’ho già detto mi sembra, ma non mi hai mai voluto ascoltare. Sarà appagante guardare la tua disfatta perché è ciò che meriti.

Vegeta prese istintivamente il viso di Bulma e la baciò nuovamente ma questa volta con impeto, quasi con rabbia. Avidamente morse le sue labbra e affondò la mano destra fra i suoi capelli, così morbidi, attirando la sua testa a sé. La spinse contro il tavolo, appoggiandovisi con l’altra mano, mentre accostava con energia il suo bacino a quello di lei che aveva dovuto divaricare le gambe e tenersi allo stesso tavolo con entrambe le mani per mantenere l’equilibrio. L’eccitazione di entrambi crebbe esponenzialmente con il passare dei secondi e il membro eretto di Vegeta cominciò a premere con forza contro il corpo di Bulma, sopraffatto da quell’ardore, quasi inerme eppure pervaso dal piacere che a poco a poco stordiva la sua mente e la sgomberava da qualunque pensiero estraneo a quel momento che da tanto attendeva, senza esserne mai stata pienamente consapevole. Lo desiderava da ancora prima di rendersene minimamente conto, in modo sottile e costante, ma sempre più pressante, tanto che spesso si era soffermata a guardarlo, senza che mai quello sguardo venisse ricambiato. Senza mai sapere quanto in realtà lui avesse avuto voglia di guardarla, anche solo di nascosto, per pochi secondi soltanto, reprimendo continuamente il desiderio di toccarla, tormentandosi nel dubbio del perché non riuscisse a farlo veramente. Lo stesso dubbio che si insinuava in lui adesso: avrebbe dovuto essere molto più rude e, invece, ancora esitava e indugiava su quel corpo, accarezzandolo con vigore ma senza arrecargli alcun male. Il suo respiro era terribilmente affannoso, troppo perché fosse normale per lui, quasi tremante quando sfiorò dapprima e poi finalmente strinse uno dei suoi seni turgidi, stimolandone i punti più sensibili mentre lei emetteva gemiti soffocati da quel bacio che non si era mai interrotto. Il loro ritmo era sempre più veloce e frenetico e cominciarono inevitabilmente a togliersi goffamente i vestiti: Vegeta le sbottonò la camicia strappando molti bottoni, insieme all’allacciatura del reggiseno che era di un color rosa pallido e di una finitura molto semplice: lei in realtà lo odiava perché la faceva sentire una ragazzina, quando ancora aspettava con ansia di ricevere il suo primo bacio e sposare il ragazzo dei suoi sogni. Fino a poco tempo prima quel ragazzo era ancora Yamcha e adesso lei era tra le braccia di un uomo il cui ultimo pensiero era quello di renderla felice. Eppure provava un’emozione inspiegabile mentre veniva toccata da quelle mani ruvide e cinta da quelle braccia possenti tra le quali molti avevano, invece, trovato la morte e che a lei avrebbero lasciato soltanto dei lividi. Quel pensiero non la sfiorò neppure e neanche si sentiva in colpa per non aver mai provato niente di simile per Yamcha, benché lo avesse amato tanto. Entrambi erano a petto nudo e si sfregavano voluttuosamente, affannati e ormai imperlati di sudore e lei, le gambe avvinghiate alla sua vita, gli sbottonò i pantaloni e insinuò la mano dentro la sua biancheria, accarezzando e massaggiando lascivamente il suo membro, prossimo all’estasi. Vegeta riusciva ormai davvero a malapena a controllarsi per l’eccitazione: avrebbe voluto possederla con tutta la forza che aveva in corpo, penetrandola con violenza fino a farla urlare di dolore, stringendola senza che lei potesse ribellarsi ma non riusciva a farlo per quanto la sua parte più spietata, apparentemente prevalente, lo tentasse e bramasse quella violenza che si era sempre concesso. Lui era ormai completamente nudo e tolse anche a lei gli ultimi vestiti che le restavano addosso, molto poco delicatamente come aveva fatto col resto, comprimendola contro la superficie del tavolo, sgomberato dai resti dell’aggeggio meccanico, con le braccia allungate sopra la sua testa mentre ne afferrava l’altra estremità. Provò, allora, l’irresistibile impulso di contemplare finalmente quel corpo nudo che tanto aveva immaginato nelle sue inconfessabili fantasie. Smise quindi di baciarle la bocca e cominciò a succhiarle e mordicchiarle dapprima il collo e poi praticamente quasi ogni centimentro del suo corpo, con gli occhi rigorosamente aperti, ascoltandola appagato ed ebbro del suono di quella voce, ansimare sempre di più e gemere sempre più forte e in modo più acuto a seconda del punto sul quale egli si soffermava. Era soddisfatto nel sentirla contorcersi al passaggio della sua lingua e al tocco delle sue labbra e a guardare i lineamenti del suo viso, vistosamente contratti per il piacere: la sua pelle era diafana, liscia e profumata e lui ne assaporava il gusto con oscena avidità. Era giunto alla parte terminale del suo corpo, la testa tra le sue cosce, provocandole il primo orgasmo, accompagnato da gemiti talmente acuti da sembrare quasi un lamento mentre le mani di lei erano affondate tra i capelli di Vegeta, graffiandogli leggermente la cute coriacea. Bulma aveva oramai del tutto abbandonato ogni ritegno e la sua sensualità non era più contenuta da alcun freno che la potesse inibire. Tornandole sopra, Vegeta le divaricò ulteriormente le gambe entrando con forza dentro di lei: dapprima, sentendo il suo leggero grido di dolore, si frenò e si mosse lentamente ma presto cominciò ad accelerare il suo ritmo, andando sempre più veloce mentre il tavolo barcollava e si manteneva ancora integro per miracolo. Lei intervallava i gemiti alle urla nelle quali il piacere e il dolore si mischiavano, finché non versò qualche lacrima quando era l’ultimo a prevalere, eppure non gli chiese nemmeno una volta di fermarsi o di andare più piano. Lui ansimava affannosamente, non potendo fare a meno di gemere anch’esso un paio di volte, pur se mai prima di allora si era lasciato andare a simili esternazioni, secondo lui poco virili. Nei secondi che precedettero l’apice del piacere che ormai li avviluppava completamente, Bulma affondò le sue unghie sulla robusta schiena di Vegeta, afflitta da numerose cicatrici che testimoniavano altrettante battaglie, graffiandola e facendola leggermente sanguinare: questo seppur minimo dolore gli fece raggiungere definitivamente l’estasi e non riuscì più a controllare la sua voce e lo spasmo delle sue membra, così come Bulma, che poco dopo raggiunse ugualmente l’orgasmo. Vegeta si staccò, quindi, da lei ma le rimase sopra, respirando faticosamente e inabissandosi nell’azzuro di quei capelli dannatamente inebrianti con gli occhi comunque sbarrati e iniettati di sangue mentre lei guardava il bianco del soffitto con gli occhi velati di lacrime prive di pianto e le dita ancora strette sulla sua schiena, desiderando che quell’istante non avesse mai fine.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Ashelia