Un' ora e mezza di pausa pranzo. Un'ora e mezza per stare finalmente sola. Tutti che parlano di questo famigerato ballo. Chiariamoci: non è che non ci voglio andare (dovrò anche recuperare il tempo perso no?) solo che sono quella nuova, quella strana che è arrivata all'Academia a 16 anni invece che a 12, quella malata. Nessuno mi inviterà mai. Si è vero, pensano che io sia bella, ma oltre quello non si spingeranno mai.

Con questi “dolci” pensieri mi avvio verso la serra con il pranzo e il mio fidato block notes per disegnare i vestiti. Sarà pur vero che non vado al ballo ma non rinuncio al vestito.

Finalmente dopo un paio di minuti arrivo alla serra e, sfiga vuole, che anche Eric abbia deciso di andare li a riposare. Cercando di non farmi vedere (grazie al cielo ha gli occhi chiusi) mi avvicino al dondolo.

Ma a quanto pare la fortuna oggi non vuole essere dalla mia parte e infatti Eric si sveglia, si gira, mi vede e mi regala uno dei suoi magnifici, quanto rari, sorrisi. Inevitabilmente rispondo al sorriso facendolo finalmente alzare e venire verso di me. Beh, non si può certo dire che sia brutto: un fisico da sogno, addominali scolpiti ma senza risultare pompato, alto poco meno di un metro e novanta. Ma la parte più bella era senza dubbio il viso: occhi blu mare, un sorriso da favola con una piccola fossetta solo sulla guancia destra, il che lo rende buffo quando sorride, e i capelli neri come la pece.

Persa in questi pensieri non mi accorgo neanche che oramai si è seduto di fianco a me guardandomi con uno strano scintillio negli occhi. Non so perché ma improvvisamente mi viene voglia di ridere – Cosa c'è di tanto divertente nella mia faccia principessa Lily?- gli sorrido -Vuoi la verità? Nulla. Solo che mi hai fatto venir voglia di ridere. Grazie.- il sorriso mi scompare. Uffa, non voglio fare la parte della smielata. So essere dolcissima quando voglio ma di sicuro non oggi. Per oggi ho solo pensieri cattivi e acidi.

Eric mi guarda con una strana espressione per poi chiedermi – E di grazia come mai mi ringrazi?- sembra farsi più serio anche se dubito gli importi veramente qualcosa. Anche se a me di lui importa, e non poco. Lui mi guarda e prendendomi la mano (Non diventare rossa, non diventare rossa!) mi invita a seguirlo. Ci inoltriamo un po' nella serra fino ad arrivare a una panchina. Quella panchina. La panchina che mi ha visto innamorarmi di quel principe dagli occhi blu e i capelli neri. Quello stesso principe che ora mi sta tenendo per mano anche se ormai siamo già seduti. Sento la leggera pressione delle sue dita intorno alle mie e il calore che sprigionano. Vorrei restare così per sempre.

-Lily, stai bene?- Eric mi risveglia dal mio stato di trance. Sto bene? Non lo so. Immagino di si... ma potrebbe anche no quindi rispondo con un vago -boh.-

non so con quale coraggio appoggio la mia testa sulla sua spalla. Lo sento irrigidirsi un attimo per poi rilassarsi e cingermi la vita con un braccio. E senza sapere il perchè mi trovo a parlare con lui, con un ragazzo, con l'unico ragazzo di cui mi importa quello che pensa di me tutte le mie insicurezze. Gli racconto di tutte le volte che mi sento diversa perché non sono come le altre, di quando mi sento strana quando la gente parla di cose che io non riesco a capire, di quando mi sento esclusa perché ricordano esperienze vissute prima che ci fossi io. Gli racconto del ballo, del fatto che vorrei andarci ma che nessuno mi inviterà mai perché io sono la principessa Lily, quella sulla bocca di tutti senza mai volerlo.

Gli racconto di come a volte mi detesti per questa stupida salute cagionevole che non mi ha mai permesso di vivere decentemente.

E senza aspettarmelo mi sento piangere come una bambina, perchè per una volta voglio farlo.

-Lily, Lily, Lily, Lily, Lily... - Eric, lui mi risveglia, mi asciuga le lacrime e mi fa sorridere semplicemente guardandolo. - Scusa, non volevo annoiarti con i miei problemi.- gli dico guardando ovunque tranne che lui. E lui ride, ride prendendomi il mento tra le dita e facendo incontrare i miei occhi con i suoi. Mare e terra che si scontrano. Vedo per un attimo incertezza nei suoi occhi e poi, solo determinazione. E con quella stessa luce si avvicina alle mie labbra, sempre guardandomi fino a quando, a due centimetri dalla mia bocca non mi sussurra – Potremmo sempre andarci insieme al ballo, non pensi.- rido, chiudo gli occhi e finalmente sento le sue labbra sulle mie, dolci ma cariche di desiderio. Senza mai staccarmi mi siedo cavalcioni su di lui e porto le mie mani tra quei capelli pece stringendoli con forza tra le mie dita.

Sentire le sue mani sui miei fianchi e le sue labbra sulle mie in questo momento è l'unica cosa di cui mi importa veramente. E sfortunatamente, a causa dell'impellente bisogno di ossigeno, ci stacchiamo. -Mi sembra una buona idea andarci insieme ma ti avviso già che sfigurerai in confronto alla mia magnificenza- gli dico mentre rido stretta a lui, come fosse una roccia, la mia roccia. E lo sento sorridere ed annuire dandomi un leggero bacio alla base del collo – Come vuoi, piccolo giglio, come vuoi.-