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Autore: Notteinfinita    07/11/2013    7 recensioni
Ranma e Akane sono dei campioni nel temporeggiare...e se un giorno scoprissero di aver sprecato il tempo che avevano a disposizione contando sempre nel domani?
*****
«Akane, sbrigati, dobbiamo andare a cambiarci per ginnastica!» disse Yuka, uscendo dalla classe.
«Speriamo solo che il maniaco ci lasci in pace, oggi.» aggiunse Sayuri, sospirando.
«Già!» rispose Akane.
«Stavolta però scordati che io venga in tuo aiuto.» annunciò Ranma, rivolto alla fidanzata. «Ogni volta accorro in tuo aiuto e finisco per essere picchiato!» si lamentò.
Akane gli rispose con una linguaccia mentre il ragazzo correva in direzione della palestra.
Finito di cambiarsi, per fortuna senza visite inopportune, gli studenti si divisero: mentre le ragazze giocavano a pallavolo, i ragazzi si sfidavano a basket.
L'ora era ormai alla fine e Akane aveva appena fatto una schiacciata spettacolare che le era valsa il punto della vittoria, quando si accasciò a terra.
Abbandonando i compagni, Ranma corse in soccorso della fidanzata che giaceva a terra priva di sensi.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tempo sprecato

 

«Akane, sbrigati, dobbiamo andare a cambiarci per ginnastica!» disse Yuka, uscendo dalla classe.

«Speriamo solo che il maniaco ci lasci in pace, oggi.» aggiunse Sayuri, sospirando.

«Già!» rispose Akane.

«Stavolta però scordati che io venga in tuo aiuto.» annunciò Ranma, rivolto alla fidanzata. «Ogni volta accorro in tuo aiuto e finisco per essere picchiato!» si lamentò.

Akane gli rispose con una linguaccia mentre il ragazzo correva in direzione della palestra.

Finito di cambiarsi, per fortuna senza visite inopportune, gli studenti si divisero: mentre le ragazze giocavano a pallavolo, i ragazzi si sfidavano a basket.

L'ora era ormai alla fine e Akane aveva appena fatto una schiacciata spettacolare che le era valsa il punto della vittoria, quando si accasciò a terra.

Abbandonando i compagni, Ranma corse in soccorso della fidanzata che giaceva a terra priva di sensi.

Con estrema cautela le sollevò il viso ponendole un braccio dietro le spalle e iniziò a darle dei lievi colpetti sulle guance.

«Akane, Akane, riprenditi!» la esortò, senza ottenere risposta.

«Saotome, la porti in infermeria.» ordinò il professore.

Senza farselo ripetere due volte, Ranma prese la ragazza tra le braccia e la trasportò in infermeria.

Il medico, dopo aver tentato, senza successo, di risvegliarla chiamò un ambulanza.

Appena giunto il mezzo, la ragazza venne caricata in barella e trasportata in ospedale a sirene spiegate. Accanto a lei, preoccupatissimo, stava Ranma.

Appena giunti in ospedale, Akane venne portata via dai medici mentre un disperato ragazzo col codino rimaneva in sala d'aspetto a struggersi per l'ansia.

Era lì da poco più di dieci minuti quando vide arrivare la famiglia Tendo e suo padre.

«Cosa è successo?» chiese Soun, bianco dalla preoccupazione.

«Mentre facevamo ginnastica è svenuta, ora la stanno visitando, non so altro.» spiegò il ragazzo, desolato. «Ma voi come l'avete saputo.»

«Sono venuti a chiamarmi in aula.» spiegò Nabiki. «Perciò ho telefonato a casa e siamo corsi qui.»

I minuti si susseguirono lenti senza che nessuno venisse a dare loro notizie della ragazza.

Erano ormai passate più di due ore quando, finalmente, un medico uscì dalla sala visite e chiese della famiglia Tendo.

«Lei è il padre?» chiese al signor Tendo.

L'uomo fece cenno di si col capo, incapace di parlare per la preoccupazione.

«Mi segua.» continuò il medico, imboccando un corridoio.

«Io sono il fidanzato!» protestò Ranma. «Ho diritto di sapere!»

Con un sospiro, il medico fece cenno a tutti di seguirlo.

Giunti in uno studio, l'uomo si accomodò dietro la scrivania, si tolse gli occhiali e si massaggiò le tempie, come se volesse prendere tempo.

«Per favore, parli.» lo pregò Soun. «Mi dica cosa è successo alla mia bambina.»

Il dottore sospirò pesantemente e congiunse le mani davanti alla bocca.

«È doloroso per me dovervi dare questa notizia ma la signorina Tendo è gravemente malata, le rimangono poche settimane di vita.*» annunciò l'uomo abbassando gli occhi addolorato.

Soun, impietrito, non riusciva ad emettere un fiato mentre i singhiozzi di Kasumi risuonavano per la stanza.

«Lei si sbaglia!» protestò Ranma, battendo un pugno sulla scrivania e incrinandone la superficie. «Lei si sbaglia.» ripeté, con minor convinzione nella voce.

«Lo vorrei tanto ma gli esami non mentono. Le prescriverò un antidolorifico per alleviare l'eventuale sofferenza ma non c'è altro che io possa fare.» spiegò l'uomo con voce triste. «Per oggi, visto che è ancora sotto sedativi, la terremo qui ma domattina potrà tornare a casa.»

Tutti ascoltarono quelle parole impietriti ne loro dolore, troppo disperati per avere la forza di chiedere alcunché.

«Se volete, prima di andare, potete vederla.» aggiunse il medico.

Facendosi forza, Soun, Kasumi, Nabiki, Gemma e Ranma entrarono nella stanza dove la ragazza riposava, ignara di tutto.

Mentre gli altri, nel salutarla, le baciarono la fronte o le strinsero la mano, Ranma si limitò a fissarla con occhi spenti mentre giurava a se stesso che avrebbe fatto del suo meglio per rendere piacevoli gli ultimi giorni di Akane.

Tornati a casa, nessuno aveva voglia di parlare e così ognuno si rinchiuse nella sua stanza e nel suo dolore.

Per la prima volta da quando Kasumi si occupava della casa, quella sera la cena non venne servita ma nessuno se ne accorse, a nessuno importava.

Chiuso nella sua stanza Soun piangeva ininterrottamente sulla spalla dell'amico Gemma.

Nabiki, distesa sul suo letto, fissava il vuoto, troppo triste per fare alcunché.

Kasumi si era rifugiata nella lavanderia, teoricamente intenta a fare il bucato, in realtà seduta con stretta tra le braccia uno dei karateji della sorella, inondato dalle sue lacrime.

Ranma, invece, si era nascosto in palestra ad allenarsi per sfogare il dolore che rischiava di squarciargli il petto.

La notte trascorse pressoché insonne per tutti gli occupanti della casa.

Erano quasi le due quando Nabiki, avvertendo un rumore fuori dalla finestra si affacciò e riuscì ad intravvedere una figura salire sul tetto in corrispondenza della stanza di sua sorella. Nonostante non l'avesse visto in viso era certa che si trattasse di Ranma come poco dopo fu certa che i rumori soffocati che sentiva erano i singhiozzi del ragazzo.

Avrebbe voluto andare da lui, dirgli qualcosa ma, a parte l'oggettiva incapacità a salire sul tetto, cosa avrebbe potuto dirgli quando lei stessa non riusciva a trattenere le lacrime?

*Forse avrei dovuto mettere una malattia specifica ma non me la sono sentita, perdonatemi.
  
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