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Autore: Unusualize    21/04/2008    1 recensioni
Spoiler: non legga chi deve leggere il romanzo di Sweeney Todd.
Un sogno sconvolgente, agghiacciante, che ha dato da riflettere molto ad un uomo, soprattutto per quanto riguarda il suo unico amore. Ma è troppo tardi per rimediare.
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Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Le settimane passavano in fretta quell’estate. I giorni volavano via, trascinati dalla brezza che rinfrescava i visi dei londinesi di tanto in tanto. E fu proprio in uno di questi giorni che Sarah scoprì una cosa parecchio inquetante sul suo amico Todd.
Pioveva, quel giorno di fine agosto. Il negozio di Mrs. Lovett era più affollato del solito: i cittadini incappati nella pioggia si riparavano nei negozi aspettando che l’acqua cessasse, e il negozio di pasticci di Lovett era il più ambito per una piccola sosta, in cui si poteva anche gustare un pasticcio di carne.
Così Sarah passava da un tavolo all’altro portando sfornati di carne a clienti sempre più esigenti, senza trovare un minuto per respirare.
Finalmente la pioggia cessò. Il negozio si svuotò pian piano, finchè non rimanerono solo una coppietta e alcuni uomini che giocavano a poker. Soddisfatta dell’incasso, la Lovett diede un’ultima occhiata al negozio deserto per poi ritirarsi in cantina. Scese tranquillamente le ripide scale fino a trovarsi nella sala della fornace: lì ogni cosa sembrava vibrare per il calore crescente e mancava l’aria; non era consigliabile stare lì dentro per più di dieci minuti, tempo ideale per prendere un’infornata e tornare di sopra, proprio quello che lei stava per fare.
Afferrò un vassoio di una cinquantina di pasticci e fece per tornare indietro sui suoi passi, quando un rumore attirò la sua attenzione, bloccandola nel mezzo della sala. Sembrava quasi lo scorrere di un fiume in piena, ma era difficile da identificare: lo scoppiettio del fuoco era così fragoroso che copriva qualsiasi altro suono.
La donna lasciò il vassoio e si diresse verso quella che sembrava la fonte di questo rumore. Si inginocchiò cauta accanto ad un tombino che non aveva mai notato prima, nonostante fosse stata continuamente lì negli ultimi cinque anni. L’alzò con cura e scese la traballante scaletta di ferro; si ritrovò in quelle che sembravano le fogne… nulla di strano, se non che, dalla fine di questo tunnel, proveniva una debole luce, probabilmente di una lampada ad olio.
La curiosità la guidò nella galleria, finchè non vide esattamente la fonte della luce e i dintorni, maledicendo il suo interesse per quello stupido barlume, come una falena attirata dalla fiamma.
Letteralmente terrorizata stette lì, ferma, a fissare ad occhi sgranati quello spettacolo atroce e sanguinario, incapace di emettere un qualsiasi tipo di parola, o anche solo gemito. Tutto si poteva aspettare: dei lavoratori, una via segreta di qualche strana setta, per un secondo pensò persino che potevano essere dei barboni, ma mai, mai, avrebbe potuto immaginarsi una simile scena.
Cadaveri. Ovunque uomini sgozzati o con il collo piegato,troppo, in avanti giacevano sulle lastre di pietra macchiate del loro stesso sangue. La loro provenienza era, quasi senza dubbio, la botola sopra di essi.
La mente era incapace di lavorare, pensare, muovere i muscoli, e infatti non si rese conto dell’uomo alle sue spalle che taceva apettando il momento giusto per sorprenderla.
In un secondo coprì gli occhi della donna con una mano e le sussurrò ad un orecchio-Hai fatto male a venire qui-
La trascinò via da quel posto, riportandola nella galleria, mentre lei si dimenava, tentando di scappare, di liberarsi dalla presa possente che l’uomo le aveva imposto sulla vita; ma più si contorceva, più lui la stringeva. Tentò disperatamente di appigliarsi a qualcosa alla parete, iniziando a tastare alla cieca con gli occhi ancora coperti; allora strisciò le unghie sul muro, spezzandole, ma comunque diminuendo la sua velocità, finchè non si fermò. Si appoggiò al muro, le spalle rivolte allo sconosciuto, che la costrinse a voltarsi prendendola per le braccia, forzando anche quelle contro la parete di pietra fredda.
La donna distolse lo sguardo tremante per paura che quelle iridi infuriate potessero ferirla con il solo potere di un’occhiata. Lui le prese, quasi dolcemente, il mento con due dita obbligandola a guardarlo dritto negli occhi, capendo solo in quel momento chi si trovasse davanti.
-Sarah! Che ci fai qui?- esclamò Sweeney Todd staccandosi immediatamente dalla donna, che l’aveva, anche lei, appena riconusciuto.
Questa si allontanò di qualche passo in direzione dei suoi sotterranei, stando all’erta, come per timore che le saltasse addosso da un momento all’altro:-Siete voi? Siete stato voi a fare… - deglutì a vuoto, come se stesse ingoiando una cattiva medicina, senza finire la frase, facendo però capire a cosa si riferisse con un timido cenno della mano nella direzione opposta alla sua.
Todd abbassò lo sguardo senza parola aggiungere. Sarah subito s’incamminò per tornare nel suo negozio, ma, dopo pochi passi, si ritrovò di nuovo spalle al muro.
-Ehi, dove credi di andare?- fece lui gelido come un pezzo di ghiaccio, congelandola a tal punto che non gli diede risposta.
-Non crederai davvero che ti lasci andare così, senza fare niente?- aggiunse- Mi credi così stupido?-
Fece per parlare, questa volta, ma le parole si rifiutarono di uscire dalla sua bocca alla vista di uno dei rasoi di Sweeney. Insanguinato e ben affilato: non prometteva nulla di buono.
Todd ghignò alla vista del suo sguardo semplicemente terrorizzato.
Le sfiorò il collo con la sua arma da barbiere, sussurrando piano:- Sai, mi ricorda la notte in cui ti ho salvato la vita… solo che ora sei cosciente e puoi comprendere quello che ti dirò. Mi devi la vita, Sarah, lo sai perfettamente, e io non sono un tipo che dimentica i favori che gli si devono. Quindi ti propongo un affare.- la donna annuì debolmente, seguendo con lo sguardo i movimenti del rasoio; concluse:- Aiutami a far sparire questi cadaveri, e io estinguo il nostro debituccio.-
Sarah cadde dallo spavento e si lasciò scivolare sulla parete di pietra:- I-io d-dovrei far cosa?-
-Aiutarmi- Sweeney le si inginocchiò di fronte- E’ una cosa semplice, non ti darà problemi, o almeno… forse alcuni di coscienza, ma ci si fa l’abitudine, credimi.-
Scostò i capelli della donna dal suo orecchio e avvicinò le labbra sussurrandole un qualcosa di impercettibile.
-Pazzo!- urlò Sarah dopo aver sentito le sue parole- Pazzo! Siete folle! Io non vi aiuterò!-
-Bene- ribadì lui calmo, prendendo di nuovo in mano il suo fidato rasoio- Allora non ho altra scelta che prendere ciò che vi ho salvato- alzò la mano minaccioso, pronto a colpire.
-No!- implorò Sarah, coprendosi il viso con le mani e stringendosi le gambe al petto- Vi prego! Abbiate pietà! D’accordo, farò tutto ciò che volete, ma, vi prego, lasciatemi viva!-
Todd abbassò la mano: in verità non aveva intenzione di colpirla, ma voleva solo spaventarla un po’. Si alzò e la tese una mano per aiutarla:- Molto bene- disse infine guardandola allontanarsi velocemente verso dove era arrivata.

Non poteva fare altro, Sarah, se non seguire alla lettera gli ordini di Todd, per quanto disumani potessero essere, ma solo dopo due mesi crollò. Era una fredda sera d’ottobre: una donna bussa alla porta della bottega di Sweeney Todd, quel giorno chiusa. Non aveva intenzione di aprire e se ne stava rintanato, aspettando che se ne andasse; ma questa non aveva intenzione di mollare: disperata com’era sarebbe stata lì tutta la notte, finchè lui non gli avrebbe aperto. Cosa che fece pochi minuti dopo.
-Siamo chiusi- disse lui con aria annoiata, socchiudendo appena la porta.
Mrs. Lovett tirò indietro il cappuccio del suo soprabito, scoprendosi a Todd:- Ti devo parlare-
Curioso, decisamente curioso, la fece accomodare nel suo salotto, chiedendosi come mai fosse venuta.
Questa affondò il viso nella mani e cominciò a piangere, aumentando la curiosità di Todd, che stava per chiederle cosa fosse accaduto, ma fu bloccato.
-Non posso- singhiozzò lei- Non posso stare a guardare i miei clienti, i miei fidatissimi clienti, mentre divorano i miei manicaretti, credendoli sempre li stessi, forse un po’ più speziati, mentre invece sono di carne…-si passò una mano tra i capelli, interrompendosi. Solo qualche singhiozzo di questa interrompeva il teso silenzio nella stanza.
-Non sei felice?- chiese Todd Incrociando le braccia, amareggiato- Non hai tutto quello che desideri, i clienti che più contano, il denaro più splendente e tutto il resto?- i due avevano fatto un patto: lui avrebbe ucciso le persone sufficienti per creare un’infornata dei meat pie di Mrs. Lovett, lei li avrebbe “trasformati” e avrebbe ricevuto metà dei guadagni settimanali di Todd, in cambio del suo servizio di pulizia dai cadaveri nei sotterranei.
-Credevo fosse questo quello che volevi. -aggiunse
-E’ una questione di principio- ribattè Sarah alzandosi dalla poltrona dove era seduta e camminando su e giù per la stanza- Non posso andare avanti così. Sono una persona, santo cielo, ho ancora dell’umanità dentro di me. Non puoi chiedermi di andare avanti. Io crollerò ne sono sicurissima, com’è vero che sono qui a parlare con te, ora. -
Sweeney la raggiunse e le mise una mano sulla spalla:- Tu non mollerai, hai troppo da perdere, per mollare ora-
Lei scostò violentemente la mano:- Sono troppo debole, non c’è la farò!-
-Devi! Devi rinforzare il tuo animo.- esclamò Sweeney scuotendola leggermente per farle capire l’importanza di quest’impresa.
- Ma come??-
Sweeney si apettava questa domanda, ed aveva la risposta pronta da settimane ormai: in una mossa fulminea le passò la mano dietro la nuca, spingendo il viso di lei contro il suo, finchè le loro labbra non si unirono. Sarah sussultò a quel contatto così intimo, ma poi si lasciò andare, passando le braccia attorno al collo di Sweeney. La spinse contro la parete, stringendola a sé, mentre con la lingua esplorava la sua bocca senza lasciarla respirare; sentiva il cuore martellarle sotto le costole, finchè non mancò un colpo, e solo allora la lasciò libera da quella sensuale tortura andando a baciarle il collo e le spalle, mentre Sarah riprendeva fiato. Non aveva intenzione di separare le sue labbra dalla diafana pelle della rossa, che stringeva tra le dita i suoi capelli, incitandolo a continuare. Ma quando iniziò a toccarla, con le sue grandi fredde mani, stava andando troppo oltre. La donna prese le mani dell’uomo tra le sue:- Sweeney, io non credo che sia…- le posò l’indice e il medio sulle labbra per zittirla:- Sh, tranquilla Sarah, rilassati-
Lo assecondò senza tanta convinzione, ma sicuramente senza rimpianto.

Le leggere tende permettevano alla luce diurna di entrare nella stanza, illuminando appena una donna che dormiva beata in un enorme letto. Questa aprì gli occhi, come se si fosse accorta dei raggi solari che sembravano guardarla da fuori la finestra. Si girò, sorpresa di non vedere l’amato al suo fianco. L’aveva portata in un mondo a lei sconosciuto quella notte, un mondo fantastico. Poteva dirgli che gli era grata, ma l’avrebbe fatto più tardi. Chiuse di nuovo gli occhi lasciando che il sonno l’avvolgesse con le sue braccia.

Si accese una sigaretta con sguardo perso nelle nuvolette biancastre che uscivano dalla sua bocca, lasciandogli uno strano sapore amaro sulla lingua, tutto il contrario del dolciastro profumo dell'amante, che ancora gli inebriava le narici. Aveva passato l'intera notte con lei, facendola sua e addormentandosi con il suo respiro caldo sulla spalla. Non aveva motivo per andarsene, ora, Sarah. Nel suo stesso nome stava la motivazione dell'osessione di Sweeney: Lovett, love… amore.
Nulla ora li avrebbe più separati; solo davanti all’immensa forza della morte non potevano lottare.
Ma, a loro insaputa, qualcosa di molto peggio stava arrivando.



Devo chiarire un paio di cosuccie:
Il racconto è ambientato, circa, nell’era vittoriana.
Il nome Nellie (mrs. Lovett) è quello che le ha attribuito Tim Burton, e la commedia teatrale prima di lui. Nella vita reale (perché è una storia vera!), e nel romanzo, lei viene chimata solo Mrs. Lovett, perché il nome non sono sicuri se sia Sarah (come nella mia ff) o Margery.
Poi io, personalmente, l’avrei chiamata Anne, ma non sono sua madre quindi… ^_^ lasciando stare i miei attacchi di cretinaggine acuta, ringrazio per le recensioni e anche per le domande fatte e spero di aver chiarito qualcosa, e se non l’ho fatto vi permetto di picchiarmi a sangue!
Ciao a presto…
Ps: dai gente! Mettiamocela tutta per fare diventare questa sezione la migliore mai esistita! Pubblicate tanta roba su Sweeney, non importa se sono cavolate senza senso (es. le mie!).
  
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