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Autore: darkronin    08/11/2013    2 recensioni
Storia ambientata in House of M.
Come sarebbe l'amore di una delle coppie storiche, ma anche più problematiche, del Marvelverse se i loro sogni fossero realtà?
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Raven/Rogue, Remy LeBeau/Gambit
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota per coloro che non seguono i fumetti (magari solo il film, i cartoni, o hanno interrotto anticipatamente la lettura o cominciato dopo gli eventi narrati in questo Crossover in universo alternativo).
In House of M, la maga e mutante Scarlett (figlia di Magneto) ha alterato la realtà in modo che tutti i suoi 'amici' possano vivere la vita che hanno sempre desiderato (accontentando loro, si sente autorizzata a coltivare la propria illusione genitoriale).
In questo universo, Logan è il nuovo Fury (anche se per cacciare le visioni si dà all'alcol e alle droghe), Mistyca il suo secondo e la sua amante... In realtà di Remy e Rogue non abbiamo alcun dato. Ipotizzo tutto io (perché sì!). Ma potendo... ecco come andrebbero le cose.
Il rating è arancione per il semplice motivo che, sì, finiranno per farlo (sono tre capitoli e sarà un crescendo), ma non sarà un racconto hard (anche se all'inizio i due mi avevano spaventata con minacce in quel senso). Penso che l'arancio possa bastare.
Buona lettura.


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Stan Lee, Chris Claremont, della Marvel, Marvel studio, Walt Disney Pictures e tutti quelli che mi posso essere dimenticata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.





I stole your love.




Finalmente sono nel pianerottolo del mio appartamento. La settimana è stata pesante. E siamo solo a mercoledì. Ho passato tre giorni pieni a inseguire il mio capo, l'uomo che considero un padre, un fratello, un amico e un confidente.
Logan, la mattina di lunedì, ci ha lasciati.
Non nel senso tragico del termine: è semplicemente scappato. All'inizio avevamo dei dubbi sulla sua fuga ma quando l'abbiamo beccato alla Torre Stark che delirava... beh... è stato inequivocabile.
Mystica, la mia madre adottiva, la mia superiore e la donna di Logan ritiene che sia impazzito. Pare che la mattina in cui tutto è cominciato sia scappato dal loro letto, farneticando sulla realtà che non era come doveva essere. Prima di lanciarsi nel vuoto dall'Helicarrier, dritto nel cuore della città.
Trovo le chiavi con un gesto automatico e cerco di infilarle nella toppa della serratura.
Logan che scappa e noi dietro come cani a cercarlo, a cercare di fermarlo, di parlargli, di farlo ragionare. Ma non c'è stato nulla da fare. E' il migliore in quello che fa.
Così, dopo tre giorni in cui tutti, nella squadra, non abbiamo visto un letto che per poco più di un ciclo R.E.M. e toccato cibo se non per una quantità tale da coprire a malapena il fabbisogno per la giornata di un bambino depresso e in stato comatoso, il colonnello Shaw ci ha obbligati ad allontanarci dal luogo di lavoro. D'altronde, venivamo da un'altra mezza settimana intensa, una missione snervante e massacrante e già al momento del fatto non eravamo nel pieno della lucidità. Ora, la nostra squadra è quanto di meno professionale possa esserci sulla Terra.
Sbuffo nervosa: la chiave continua a scivolarmi mentre cerco di imbroccare la fessura al buio, dato che le luci si sono già spente e non ho voglia di allontanarmi dalla soglia per riaccenderle.
Shaw ha ragione: non siamo svegli, sragioniamo e ci azzanniamo tra noi. Siamo esausti.
La giustificazione è molto semplice, in realtà. Più della stanchezza è il voltafaccia incomprensibile del nostro capo ad averci destabilizzati.
Abbiamo cercato di pensare come lui, di esaminare i luoghi dove lui sarebbe andato. Ma nulla. Logan non si comporta secondo nessun parametro a lui riconducibile. Sembra un'altra persona. E la cosa ci spaventa. Perché, in fondo, siamo come una famiglia. Si potrebbe parlare di nepotismo, ma lavoriamo dannatamente bene, assieme.
Io, Nightcrawler, Mystica, Logan, Toad e la Sapiens geneticamente potenziata Jessica Drew
La chiave trova, infine, il suo alloggio e io giro la maniglia senza tanti complimenti.
A volte, la vita allo S.H.I.E.L.D. è davvero tutt'altro che semplice. E' contorta, caotica, imprevedibile. Come ci si può costruire una famiglia con questi presupposti? Quando rischi la vita ogni dannato giorno? Non c'è da sorprendersi se le coppie di colleghi sono la maggioranza e se i figli lavorano nello stesso luogo dei genitori. Certo, non credo che nessuno vorrebbe che il proprio figlio facesse questa vita. Ma quando cresci in un ambiente così affiatato, cameratesco, in cui tutti si conoscono e tutti hanno gli stessi problemi, diventa difficile tagliare i ponti. C'è una certa bellezza nostalgica nelle nostre divise, nei nostri riti, negli odori, nei luoghi, nelle musiche che accompagnano e scandiscono le nostre giornate, nel vedere e vivere – e non da turisti – luoghi diversi e non farne mai parte. E' qualcosa che, credo, nessun'altra professione può darti. E che, difficilmente, qualcuno potrebbe realmente capire.
Per questo il comportamento di Logan ci suona così alieno. Ci sono state, certo, come in tutte le professioni, i bravi e i cattivi comandanti, i traditori e quelli ligi al dovere. Ma James Howlett è l'esempio per tutto il nostro corpo armato, una legenda vivente.
Sguscio all'interno senza un emettere il minimo rumore. Deformazione professionale. Sono esausta eppure ancora carica d'adrenalina. Avrei voglia di... non lo so... di fare qualcosa, qualsiasi cosa. Ma mi è stato impedito.
Allungo la mano a dove so che si trova l'interruttore, mentre poso a terra il mio borsone. Invece del pulsante, però, incontro la morbida resistenza del calore di una mano. Sarò piena d'adrenalina ma non sono lucida. Per niente. Non gli è difficile piegarmi il braccio dietro la schiena, costringermi col volto contro la parete mentre con la mano libera mi copre la bocca e col corpo mi schiaccia al muro.
Reagisco d'istinto, che vedrebbe una persona normale cercare di togliersi una delle due mani di dosso. Mi sta così vicino che anche per me, ridotta come sono, è estremamente facile assestargli, in un'immediata risposta, una gomitata alla bocca dello stomaco che lo piega in due per il dolore. Senza riflettere, il mio corpo sta già agendo e avverto appena il movimento d'aria sollevato dalla mia treccia mentre mi volto. Ha beccato male: un'agente S.H.I.E.L.D. è l'ultima persona da aggredire. Mi volto, facendo perno su una gamba mentre l'altra falcia l'aria. Avverto di aver colpito in pieno il mio aggressore e prima che frani a terra, ho già acceso la luce.
“Sei impazzito!” Sbraito riconoscendolo all'istante mentre lui si rialza da quella posa plastica che assume sempre, dopo ogni caduta. “Cosa sarebbe successo se non mi fossi trattenuta, perché troppo stanca?”
“Ah, ma Chére...” sospira e non capisco se è sollievo o irritazione “Questa è casa mia...” sorride ma il gesto non raggiunge gli occhi: è preoccupato e io ho appena versato benzina su quanto deve aver pensato mi fosse capitato.
“Non è casa tua!” preciso, cercando di ignorare il senso di colpa.
Tre giorni che non dormo e non mangio decentemente. Ma sono almeno sei che non rientro.
“Giusto...” risponde condiscendente. “Dobbiamo smetterla di vederci così, dolcezza”
“Lo credo anch'io...” replico sbottonandomi la giacca a doppio petto tricolore. Me la tolgo di dosso quasi con rabbia e la butto su una sedia un paio di metri più in là, in cucina, e mi dirigo verso il bagno: ci mancava solo lui.
“No no no, Marie...” dice con fermezza afferrandomi per il gomito. “Va a cambiarti mentre io ti preparo l'acqua...”
Senza rispondergli, imbocco il corridoio che porta alla zona notte. Non fa domande. Non ne fa mai. Lo apprezzo. Davvero. Non so cosa farei a un uomo anche minimamente più curioso di lui. Eppure è chiaro che è roso dalla preoccupazione, dall'ansia e dalla curiosità. Giustamente.
Ritorno in bagno con indosso solo la biancheria e, in una mano, un telo per asciugarmi, il pigiama e la biancheria pulita.
Lui è lì, seduto sul bordo della vasca, l'avambraccio immerso a metà nell'acqua saponata per controllarne la temperatura, la camicia rimboccata fin sul gomito. Il rombo prodotto dal rubinetto aperto a piena potenza copre gli eventuali rumori che potrei produrre entrando.
Ora che mi permetto di osservarlo, ha profonde occhiaie sotto quelle fessure che ha per occhi: di solito sono due tizzoni ardenti e ora sembrano come congelati sotto strati di neve. Una stretta mi prende all'altezza dello stomaco.
Per sei giorni non ha avuto mie notizie, per sei giorni si è domandato cosa mi fosse successo. Per sei giorni non ho avuto testa di chiamarlo.
Posso solo immaginare l'angoscia... non so se voglio sapere davvero cosa ha provato. Mi sarebbe così semplice. Una carezza, un bacio. Non se ne accorgerebbe nemmeno.
“Scusami...” inizio sedendomi accanto a lui “Devi aver pensato che fossi morta in missione...” cerco di abbozzare un sorriso ma mi esce una smorfia patetica.
“Ho sentito che c'è stato un po' di movimento, nei quartieri alti...” replica, apparentemente indifferente. “E' un bene che non abbia lasciato il giro.. lo S.H.I.E.L.D. è abbastanza parco di informazioni...”
“Quindi sai tutto?” domandò, sollevata
“Sì...” dice allungando il braccio alla mia spalla nuda per tirarmi a se. Lo lascio fare: ho bisogno di questo abbraccio. Improvvisamente, sento tutta la stanchezza. “L'acqua è pronta... riposa... posso solo immaginare cosa sia successo dopo... la partenza di Logan...” dice alzandosi per lasciarmi un momento per me, prima di continuare col terzo grado.
“Remy...” lo trattengo e lui mi tira a sé. Gli cingo la vita, la guancia poggiata sul suo addome contratto, le sue mani che mi carezzano i capelli e piano sciolgono la treccia rigida in cui costringo i miei capelli bicolore quando sono in servizio. Dopo un minuto passato così, in silenzio, mi alzo e mi spoglio, pronta a immergermi nella schiuma soffice e nell'acqua bollente sottostante. Lui fa due passi per andarsene ma, giunto sulla soglia lo richiamo. “Fa il bagno con me... recuperiamo un po' di tempo”
Lui si ferma e si volta. Stira un sorriso stanco “Ci vorrà ben più di un bagnetto per recuperare sei giorni di lontananza totale... e la tua totale mancanza di buon senso.” replica ma si toglie la camicia, già sbottonata sul petto, come fosse una maglietta.
Mi immergo per bagnare anche i capelli e quando riemergo, probabilmente simile a un barboncino, con tutta quella schiuma sulla testa, lui si sta immergendo con cautela alle mie spalle.
“Sembrava meno calda...” impreca
“A me piace così...” replicò abbandonandomi al suo petto come fosse un cuscino. “Cosa hai fatto mentre non c'ero?”
“Nulla di che... il solito...” risponde prendendo a massaggiarmi la base del collo con frizionamenti sicuri e precisi mentre io mi lavo i capelli.
“Remy!” sibilò infastidita
“Gelosa, Chére?” domanda senza sollevare lo sguardo dal suo lavoro
Allarmata è un termine che si avvicina di più...”
Mette il broncio, non è la risposta che voleva sentirsi dire, lo so. “Ho cercato di farmi arrestare. Da un'altra agente governativa... forse la conosci... bionda, costume succinto.. una sapiens... una genezero...”
Parla di Miss Marvel. Una delle poche super-umane che, con le sue gesta, si sia guadagnata il rispetto dalla comunità mutante al potere. E una delle poche persone con cui ho avuto ripetuti e violenti scontri. Ci odiamo reciprocamente, a pelle, anche se, generalmente, evitiamo incontri-scontri diretti. E, nonostante questo, è come se una togliesse l'aria all'altra, letteralmente.
“Una Sapiens, eh... quella Sapiens...” replico, piatta.
“E' un gran bel vedere... dovresti concordare... Sai...” aggiunge prima che possa riempirlo di insulti “... mi sentivo solo... e mi mancava essere arrestato da un agente governativo... dici che qualcuno prima o poi inizierà a notare una certa ricorrenza tra le mie incarcerazioni e i tuoi interventi?”
“Abbiamo altro a cui pensare che non i tuoi patetici tentativi di distrarmi dal mio lavoro...” replico con più acidità di quanto vorrei.
Avrebbe ogni ragione di essere offeso: gli sputo addosso questo dopo il suo essere sempre a mia totale disposizione. E c'è anche il fatto che non mi son fatta viva per giorni.
“Certo, il fatto che viva con un ladro non getterebbe una bella luce sul mio CV... Ma né Logan né Mystica ne farebbero una questione di Stato... visti i loro trascorsi di mercenari...”
“Tuo fratello non approverebbe, credo...” aggiunge, quasi sovrappensiero.
“Kurt può farsi una vita sua...” rispondo stanca “Sono io che ti ho sposato, non lui, né loro...”
“Indirettamente faccio parte della sua famiglia” Sarà anche un ladro, ma ha un buon cuore. Non perde occasione per difendere il mio strambo fratello dall'aspetto demoniaco.
“E tu di quella di un demone...” ribatto per non essere da meno e dare, idealmente, ancora in testa a Kurt.
“E tu di quella di uno scienziato pazzo” risponde lui. A quella osservazione non posso replicare nulla. Lascio perdere quest'inutile discussione e torno ad allungarmi nell'acqua.“Inoltre, credo che Mortimer abbia un debole per te. Gradirei marcare il territorio... e schiacciare quel rospo!”
“Toad? Ma per piacere...” replico divertita
“Ridi ridi... non hai idea di come possa starci... lui ti vede tutti i giorni. Io no. Forse usate pure gli stessi spogliatoi in nome del supremo spirito di corpo... E' molto brutto essere tagliato fuori..”
“Ti prego... Toad...” sto ancora ridendo. Non è possibile che sia geloso. “E poi non parlare come un maschio alfa a una femmina incapace di ragionare...” replico “Lo stipendio lo porto a casa io, ti ricordo”
“Se facessi una vita più tranquilla, potrei anche lasciar perdere il furto...”
“A proposito di furto... perché mi hai aggredita, prima?”
“Pensavo fossi un ladro... hai armeggiato troppo, rispetto al solito, sul cilindro della serratura. Se non fosse stato per il tuo profumo avrei potuto spezzarti il collo: sei entrata furtiva... troppo silenziosa. ”
“Ho imparato a muovermi dal migliore...” lo provoco con cattiveria reclinando la testa sulla sua spalla.
“Marie...” sospira lui chinandosi sulle mie labbra in risposta “Senza tener conto che non si ruba in casa di un ladro...” dice a mo' di rimprovero, come se stuzzicare l'altro fosse solo una sua prerogativa “Il furto è una forma d'arte incompresa... e ci sono cose che non vanno violate. E il domicilio di una dei più begli agenti governativi è nella lista delle cose da evitare...”
“E cos'altro comprende questa lista?”
“Tu”
“Io so badare a me stessa...” rispondo divertita trattenendo uno sbadiglio. Potrei uccidere col mio tocco, se solo volessi.
“Possiamo cambiare argomento? Mi dà terribilmente fastidio solo l'idea...” dice, mentre le sue mani si spostano dal collo ai fianchi per poi risalire al seno e la sua bocca si posa sul mio collo.
“Scusami per averti aggredito...” dico in un sospiro, reclinando il capo per baciargli, a mia volta, la base della mascella.
“Sei sicura...?” lo sento fermarsi, incerto. La domanda di certo non riguarda le mie scuse: sa che se non direi mai nulla di cui non fossi pienamente convinta “Sei stanca...”
Grugnisco qualcosa che vorrebbe essere una risposta affermativa. E' vero, sono stanca e sento le palpebre pesanti.
Ma, forse, si tratta solo del piacere che mi regalano le sue attenzioni.


X - X - X - X -X - X -X - X -X - X -X - X -X - X -X - X -X - X - X 

Eccoci qui... spero che il delirio pre-tesi vi sia piaciuto: l'universo di House of M è l'unico in cui ste due povere anime possono davvero combinare qualcosa (o in cui, cmq, Rogue possa toccare qualcuno a piacere.. a parte la versione The End... non è l'universo in cui tutti i desideri sono realtà?).
Come Logan ha avuto le sue visioni prima di ricordare la realtà d'origine e fuggire alla follia che viveva, vedremo che anche Rogue (nel fumetto è una delle poche persone che riescono a far rinsavire) ha questi dubbi su una vita altra... ma non vi dico altro o vi rovino la sorpresa.
Ci risentiamo tra una settimana mentre, nel frattempo, proseguono le vicende de L'ira degli eroi.
   
 
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