Avvertenze: nonsense (?), what if? / dieci anni dopo
NOTHING BUT BLUE
Aomine aveva ancora la pistola
nella fondina e il distintivo appuntato sulla divisa, quindi il suo ingresso
nel supermercato zittì le chiacchiere di un gruppo di studentesse del Touou; riconoscere la divisa della sua scuola superiore gli
provocò un nauseante senso di nostalgia. Camminando tra gli scaffali iniziò a
giocherellare con il berretto blu e scrutò i prodotti cercando di farsi venire
un'idea su cosa poter cucinare quella sera in modo da poter dare a Satsuki una risposta soddisfacente ed evitare le sue
materne raccomandazioni telefoniche — oltretutto il marito era una persona
gelosa che ancora non si fidava del mille volte ripetuto « Con Daiki siamo solo amici d'infanzia! ». Per lo meno Satsuki aveva perso l'abitudine di chiamarlo Dai-chan dopo il primo serio litigio in merito con la sua
dolce metà.
Quando ebbe le braccia
occupate da troppi pacchetti per poter prendere le birre si accorse che
probabilmente sarebbe stata un'ottima idea approfittare dei cestini o carrelli
messi a disposizione dei clienti.
« Ehi! »
Compì un passo di lato,
voltandosi verso la voce sorpresa che aveva riconosciuto, e toccò con la gamba
il carrello di Kagami.
« Bakagami.
» lo salutò con un sorriso.
« Gentile come sempre. »
a dispetto delle parole Kagami non sembrò subire
negativamente l'insulto quasi affettuoso « Perchè non
hai preso il carrello? Non sembra comodo girare così. »
Aomine si sporse in avanti e
approfittò dello spazio nel carrello di Kagami per
rovesciarci dentro i propri acquisti, poi prese le birre. Sembrò che Kagami fosse pronto a sbottare per quell'invadenza,
tuttavia si limitò ad aggrottare per un attimo le sopracciglia.
« E' la tua cena? »
domandò osservando i vari contenitori non suoi.
« Sono stato impegnato
ultimamente, mi hanno assegnato dei turni assurdi e quasi non avevo tempo di
tornare a casa per farmi una doccia e indossare una divisa pulita. »
« Potevi costringere i
criminali alla resa minacciandoli con il tuo sudore. » Kagami
non reagì al gentile pugno sulla spalla « Domani lavori? »
« Giorno libero,
finalmente. Tu? »
« Mi sono preso qualche
giorno. »
« Come mai? »
« Nigou
è stato di nuovo male e il veterinario lo sta tenendo in clinica, quindi Tetsuya va a trovarlo non appena ha dei momenti liberi per
non farlo sentire solo. Preferisco che trovi qualcuno quando torna a casa, è
molto affezionato a Nigou e non voglio lasciarlo da
solo. »
Aomine scrutò il berretto e se
lo mise in testa, quindi esaminò distrattamente la propria divisa e i vari
accessori « L'ultima volta era stato per lo stomaco, era curabile no? »
« E' curabile, ma Nigou ha gli anni che ha. »
Nel carrello erano
visibili parecchie verdure fresche protette da sacchetti trasparenti.
« Curry per cena? » Aomine si grattò il collo e sbadigliò.
« Già, non lo preparavo
da un po'. Ma voglio provare una variante diversa questa volta. »
« Uh, parli proprio come
un vecchio. Stai pure lì a controllare i gambi di sedano quando li compri,
vero? »
« Guarda che sei nato
nemmeno un mese dopo di me! »
« Chissà se il tuo curry
è ancora buono come l'ultima volta. »
Kagami notò che lo sguardo di Aomine cadeva con assidua frequenza sugli ingredienti che
aveva scelto per poi vagare senza una meta precisa dalla parte opposta, senza
mai incrociare direttamente il proprio volto.
« Vuoi venire a cena? Non
vedi Tetsuya da un po'. »
« Sarà passato un mese.
Non sono una mogliettina ansiosa, io. »
La frecciatina fu
pienamente compresa, tuttavia Kagami scelse, seppur
con riluttanza, di non raccoglierla, benchè non
riuscì a nascondere l'irritazione davanti al sorriso di Aomine,
stanco a causa delle troppe ore di duro lavoro.
Quei leggeri battibecchi
gli ricordarono il periodo delle superiori e, sotto il sentimento pungolante, Kagami riuscì a sentire una vecchia allegria. E si ricordò
che doveva chiamare Tatsuya prima o poi, comunicare
solo via e-mail era un po' triste. Forse lo avrebbe fatto quella sera dopo
cena.
« Vabbè. Vieni oppure no?
»
« Sì, sì. »
« Cos'è quel tono di
sufficienza? Sembra che tu mi stia facendo un favore! »
Aomine rise « Ho voglia di
rivedere Tetsu. » si massaggiò la testa e il suo
sorriso scemò in un'espressione malinconica. Kagami
non era diventato abbastanza adulto da lasciar correre e far crogiolare
nell'orgoglioso brodo della noncuranza chi gli stava vicino.
« Tutto bene? »
« Ogni tanto ripenso a
prima. » non ci fu bisogno di specificare il prima. Il periodo delle
superiori che Tetsuya era riuscito a rendere
spensierato anche per i membri della Generazione dei Miracoli « Pensavo
seriamente che sarei andato a giocare nell'NBA. Invece sono qui ad arrestare i
teppistelli che appiccano incendi durante la Giornata della Natura. » il suo
tono di voce si accese di nuovo, abbandonando quel tenue stridore da
"tempi andati" che non gli si addiceva.
« Non che tu ci sia
riuscito bene. Altrimenti quel giorno non avrei avuto lavoro. » si misero in
coda alla cassa « Te ne sei pentito? »
« No. Senza di voi mi
sarei annoiato. In America se la tirano, ma per quel periodo in cui ci sono
stato ho capito che per la maggior parte sono delle schiappe. »
Kagami in America ci era
cresciuto e i giocatori gli erano sembrati tutto fuorchè
schiappe. Ma era anche vero il fatto che Aomine
diventasse un mostro sul campo da basket e che lui -Kagami-,
per quanto avesse potuto tener testa ai Miracoli, ci era sempre riuscito al
costo di estenuanti sforzi.
« Aaaah.
Devo proprio chiamare Tatsuya stasera. » lo disse ad
alta voce, mentre Aomine lo aiutava a mettere la
spesa sul nastro scorrevole, quasi potesse aiutarlo a ricordarsene se qualcun
altro fosse stato a conoscenza delle sue intenzioni.
Kagami non chiamò Tatsuya quella sera. Kagami non
avrebbe mai più chiamato Tatsuya e nessun altro.
Aomine andò a spegnere il fuoco
del fornello, evitando di calpestare il curry che colava dal ripiano della
cucina sul corpo di Kagami. Il suo cervello era
schizzato contro il muro bianco, era bastato un colpo di pistola. Kagami era morto mentre stava riferendo l'aneddoto di un
suo collega, probabilmente sorridendo, ma Aomine non
lo capì: il proiettile, pur penetrando dalla nuca, aveva reso il viso una
maschera di sangue e carne.
Kagami era insopportabile.
Quante volte aveva chiamato Tetsu per nome? Ogni
singola volta gli aveva dato talmente fastidio che zittirlo per sempre era
stato abbastanza piacevole da riuscire a sentirlo anche a livello fisico. La
vibrazione del colpo che partiva si era diramata dal calcio della pistola alle
dita, seguendo i nervi in tutto il corpo.
« Tetsu
arriva verso le nove, uh? »
L'orologio segnava le
otto e mezza. Aomine uscì dalla cucina e passò nel
salotto che ormai conosceva bene. Mentre camminava verso la camera da letto
abbassò qualsiasi foto ritraesse Kagami.
Si spogliò della divisa e
la accantonò per terra. Kagami e lui avevano la
stessa taglia, indossò un paio di pantaloni e una felpa e si distese sul letto.
Tetsu da che lato dormiva? Destro? Sinistro? Scrutò i
comodini in cerca di qualche segno riconoscibile e si girò verso quello su cui
giaceva un libro.
Infilò la mano nei boxer
-ce l'aveva duro da quando aveva premuto il grilletto- e si masturbò con gli
occhi chiusi e l'immagine di Tetsu in testa. Tetsu con la divisa del Teikou,
che giocava con lui e che vedeva soltanto lui. Immaginò la sua voce chiamarlo e
non riuscì a trattenere l'orgasmo. Dovette cambiarsi i pantaloni.
Erano le nove e dieci, Kuroko suonò alla porta e Aomine
andò ad aprire con un sorriso. Fu contento di averlo sorpreso e di essere
riuscito a diradare dal suo viso l'ombra di tristezza dovuta al malessere di Nigou.
« Aomine.
Cosa ci fai qui? »
« Bakagami
mi ha invitato a cena. » si scansò per farlo entrare.
« ...e gli abiti? » Kuroko, intontito dallo stress, ci mise un po' a riconoscere
gli abiti di Kagami addosso ad Aomine.
« Quando ci siamo
incontrati non ero ancora tornato a casa a cambiarmi e Kagami
mi ha prestato questi per farmi togliere la divisa. »
Kuroko annuì piano, ma reagì
più in fretta, segno che si era già abituato alla sua presenza.
« Taiga sta ancora
cucinando? »
Si sentiva il vago odore
del curry non ancora pronto, ma il suono della televisione gli impediva di
sentire qualsiasi rumore che potesse provenire dalla cucina.
« Già. Ci siamo persi in
chiacchiere. »
Kuroko sorrise e Aomine avrebbe voluto abbracciarlo. Chiuse la porta e
lasciò che Tetsu si dirigesse verso la cucina.
Non vide l'espressione
sul suo volto quando vide Kagami a terra e il suo
sangue sul muro.
« Taiga. » ansimò
perdendo il respiro.
Aomine lo strinse
possessivamente da dietro e gli mise una mano alla gola non appena lo sentì
reagire d'impulso alla sua morsa.
« Aomi—
» vuotò i polmoni senza riuscire a chiamarlo completamente.
« No, non Aomine. Lo sai il mio nome, Tetsu.
Te lo ripetevo spesso alle medie, ma non mi hai mai chiamato col mio nome. » Kuroko svenne con un rantolo, troppo debole per potersi
opporre alla forza di Aomine e troppo importante per
morire soffocato « Invece Kagami sì. »
Aomine lo prese in braccio -Tetsu era incredibilmente leggero- e sfiorò la sua fronte
con la propria. Erano adulti, ma Tetsu era sempre fin
troppo piccolo, benchè fosse il maggiore tra di loro;
solo di pochi mesi, ma era più grande.
Il respiro di Tetsu era piacevole, gli solleticava il naso « Accidenti,
nemmeno una volta mi hai chiamato per nome.. »
Gli toccò le guance,
erano gelide a causa del vento esterno e gli sfiorò il collo maledicendosi:
aveva usato troppa forza, aveva lasciato dei lividi sulla pelle candida di Tetsu. Baciò i segni neri e rabbrividì, di nuovo eccitato.
Appoggiò la canna della pistola contro la nuca di Tetsu,
la direzionò in modo che la traiettoria li congiungesse entrambi in un unico
colpo.
Le palpebre di Tetsu tremarono e la sua voce vibrò appena senza uscire
dalle labbra chiuse. Aomine lo strinse a sè, e lo baciò dominato da un calore e da una vergogna
infantili, come un adolescente alla sua prima cotta.
« A... Ao... »
« No, no. » sorrise
tristemente, forse rischiava di piangere « Daiki. Daiki... » ripetè più piano e il
suo cervello filtrò la propria voce rendendola vagamente simile a quella di Tetsu.
Il rumore del grilletto
che raschiava contro il metallo fu incredibilmente dolce.
La Giornata della Natura
(Midori no Hi) è festa nazionale in Giappone. Non ha
un significato particolare (Midorima non c'entra),
l'ho scelta solo perchè mi è parso ironico, ma
plausibile, che dei teppisti decidessero di bruciare qualche albero durante
questa festività.
Per chi non avesse letto
la wikia o notizie dal Character
Bible, l'autore ha disegnato la Generazione dei
Miracoli più Kagami in versione adulta, immaginando
cosa avrebbero potuto fare come lavoro. Kuroko è un
maestro in un asilo, Kagami un vigile del fuoco, Aomine un poliziotto. Akashi un giocatore professionista di
shoji, Kise un pilota d'aerei
di linea, Midorima un dottore e Murasakibara
un pasticcere. Mi sono basata su questo per la one shot.
Il titolo è preso da
questa canzone (https://www.youtube.com/watch?v=uBEsNyVLqMU)
che mi ha particolarmente ispirata per l'angst AoKuro, anche se non so quanto questa one
shot possa essere considerata angst.