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Autore: Bocca Dorata    09/11/2013    1 recensioni
Allora premetto che tratto per la prima volta di un personaggio di cui si sa così poco e quindi spero di averlo fatto perlomeno in modo accettabile...
Ho voluto descrivere un semplice momento della sua vita da studente. Uno qualsiasi, non particolarmente significativo ne tanto meno importante.
Dalla storia:
"Regulus ormai credeva di odiarlo.
Anzi lo odiava proprio.
Lo detestava."

Ps. non ho avvertito l'OOC perchè si sa davvero poco di Regulus Black, io lo vedo così e spero di non essermi sbagliata troppo e di non travolgere l'immagine che voi avete di lui. Comunque se pensate che sia necessario metterlo tra gli avvertimenti fatemelo sapere che lo farò
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Non sarò io a chiedergli scusa
 


 
Affetto familiare.
Amore e rispetto fraterno.
Pff… per lui quelle cose non erano altro che una valanga di stronzate.
Forse perché lui e suo fratello non si amavano affatto, anzi, era già qualcosa se quella mattina a colazione, l’ultima insieme a Grimmauld Place prima del fatidico ritorno ad Hogwarts, erano riusciti a guardarsi negli occhi per più di un attimo senza sputarsi in faccia.
A scuola, infatti, quel gelido silenzio palpabile che ora aleggiava nell’immensa sala da pranzo dei Black era, se possibile, ancora peggio.
A scuola Regulus e Sirius si evitavano come la peste, senza mai incrociare lo sguardo in alcun modo, nemmeno per sbaglio, mai.
Regulus, mentre si versava un ultimo sorso di succo di zucca nel bicchiere, lanciò un veloce sguardo al fratello che si passava distrattamente la mano sinistra trai nodi di quei capelli che teneva disordinatamente sempre più lunghi.
Il secondogenito strinse le labbra in una smorfia stizzita al vedere suo fratello ridotto così, con quell’aspetto da pezzente.
Non riusciva a credere che un tempo fossero stati tanto vicini quanto lo erano stati. Più che fratelli, più che semplici amici. Erano stati praticamente la stessa persona, una cosa sola.
Sembrava essere passata una vita intera da allora e, invece, erano passati appena poco più di tre anni.
E in quei pochi anni Sirius era cambiato.
Era cambiato fin troppo.
Aveva iniziato diventando un Grifondoro deludendo così i loro genitori, poi stringendo amicizia con quel Potter, quel Lupin e quel Minus, dei veri e propri idioti, infine ostentando sempre di più la cosa riempiendo la sua camera di stendardi rosso-oro, foto dei suoi nuovi amici, e immagini di inutili giocattoli babbani.
E, così facendo, si era scordato in fretta di lui, Regulus, e di tutta la sua famiglia in un batter d’occhio.
Diventando lo stronzo che era diventato.
Regulus ormai credeva di odiarlo.
Anzi lo odiava proprio.
Lo detestava.
La situazione tra loro due aveva iniziato definitivamente a peggiorare fin da quando, tre anni prima, era toccato finalmente anche a Regulus iniziare il suo primo anno di Hogwarts.
In quel momento, lì a King’s Cross, nonostante fosse felice ed entusiasta come forse non lo era mai stato in vita sua, aveva bisogno più che mai di avere vicino quel suo fratello maggiore che mai come quell’estate gli era sembrato distratto e distante da lui.
Regulus si fidava ancora moltissimo di Sirius e di quello che era stato il loro rapporto, ma purtroppo, si era dovuto ricredere velocemente perché suo fratello era riuscito a distruggere le sue infantili speranze in un attimo.
Appena avevano superato la barriera Sirius era corso incontro ad un ragazzo con un disordinatissimo nido di capelli in testa senza più degnarlo neanche di un singolo sguardo.
E così aveva lasciato Regulus solo con i suoi genitori a lanciare per la prima volta occhiate di pura invidia a quel ragazzo che riceveva tutta quell’ondata di affetto da suo fratello al posto suo.
Era la prima volta che odiava così tanto una persona. Era la prima volta che non riusciva a capire il comportamento di Sirius.
“Mi raccomando…” gli aveva annunciato allora con voce solenne il padre rassettandogli un’ultima volta quell’orribile giacca babbana che era stato costretto a mettere per poter passare inosservato attraverso le caotiche vie di Londra che portavano alla stazione.
Mi raccomando…
Quella semplice raccomandazione voleva dire talmente tante cose che era quasi impossibile contarle, eppure suo padre, nella compostezza tipica della famiglia Black, era riuscito in un attimo a ridurle in appena un semplice verbo. Dicendolo senza la più minima parvenza di emozione.
Mi raccomando rendici fieri di te, non diventare come quella vergogna di tuo fratello. Mi raccomando sii come ci aspettiamo che tu sia, non deluderci, abbiamo riposto tutta la nostra fiducia in te…
Regulus dovette ammettere per la prima volta che, a differenza del fratello, lui aveva sempre avuto l’insito terrore di deludere qualcuno. Soprattutto dopo che aveva assistito alla reazione furiosa e stizzita dei genitori allo smistamento di Sirius. Aveva visto come lo trattavano ora.
E non voleva assolutamente che una cosa simile accadesse anche a lui. Non voleva essere odiato. Non sarebbe mai riuscito a sopportarlo
Ma, in quel momento, si accorse che qualunque cosa avrebbe fatto sarebbe stata quella sbagliata.
Si sentì crollare improvvisamente un enorme macigno sulle spalle. Un peso orribile e praticamente insostenibile per quelle che erano state le sue sottili spalle da undicenne.
Suo padre e sua madre lo volevano un fiero Serpeverde, così come lo erano stati loro, sua cugina Bellatrix, Narcissa e tutta la famiglia Black. O almeno tutta quella che era rimasta nell’arazzo della Sala e non era stata bruciacchiata via da un gesto sdegnato di Walpurga.
Però, allo stesso tempo, Sirius si aspettava che Regulus fosse come lui, un ribelle, un’anima libera, un coraggioso Grifondoro.
Ma lui non sapeva ancora cosa fosse in realtà. Non sapeva cosa volesse veramente essere.
Le scelte erano entrambe terribili. Forse avrebbe preferito non scegliere affatto a quel punto.
Prendere una strada già tracciata e rendere fieri i suoi genitori o seguire le incerte orme di quell’irresponsabile di suo fratello Sirius?
Un fratello che già allora gli era sembrato improvvisamente distante. E che ora era diventato praticamente un estraneo, un completo sconosciuto.
Erano passati esattamente tre anni da quel fatidico “Serpeverde” che li aveva lentamente separati per sempre.
Quell’unica, singola parola aveva logorato il loro legame divorandolo pian piano fino a farlo scomparire.
Adesso, dopo quei tre lunghi anni, era già qualcosa se riuscivano ad andare insieme fino alla stazione dei treni senza scannarsi o lanciarsi chissà quali fatture l’un l’altro. Allo stesso modo in cui lo facevano tutti i loro rispettivi compagni di Casa.
Non importa in quale Casa sei finito, Reg. Noi rimarremo fratelli per sempre e i fratelli si vogliono bene nonostante tutto, no?”
 “Ehi Reg io ti voglio bene comunque, lo sai questo, vero? Non stare a sentire quei cretini dei nostri genitori, tra di noi non cambierà mai nulla…”
Balle. Erano state tutte balle. Senza alcuna eccezione.
Le loro Case non sarebbero mai potute andare d’accordo. Loro non sarebbero mai più potuti essere amici come lo erano prima. Forse non erano più nemmeno fratelli.
Condividevano giusto lo stesso cognome, non avevano più nulla in comune, non si parlavano nemmeno più, a malapena riuscivano a salutarsi vivendo assieme.
Sirius quella mattina, quel primo settembre, aveva indossato fin da subito la camicia della divisa sopra dei normali jeans babbani, tenendo in bella vista l’appariscente cravatta con i colori distintivi della sua casa.
Probabilmente, vista la sua ormai famosa bastardaggine, lo faceva semplicemente per dare urto ai loro genitori costringendoli così a vergognarsi di lui di fronte a tutti i loro amici Purosangue.
Come faceva Sirius a sopportare con tutta quella disinvoltura gli sguardi infuocati che gli lanciava loro madre e quelli di ghiaccio del padre?
Regulus non ce l’avrebbe mai fatta. Mai e poi mai.
Non avrebbe mai avuto il coraggio e la stupidità necessarie ad essere così com’era Sirius. E lo sapeva.
Anche perché quelle erano due caratteristiche tipiche di quegli scemi dei Grifondoro, non certo dei Serpeverde come lui.
A pensarci, ancora adesso, anche se disprezzava quello che il fratello era diventato almeno tanto quanto Sirius disprezzava lui, provava una sorta di terribile nostalgia verso quella complicità che li aveva uniti nell’infanzia.
Una volta si raccontavano talmente tante cose ed erano stati semplicemente inseparabili.
Dove erano finiti i Sirius e Regulus di quel tempo? Dove era andata a finire quell’amicizia che li aveva tanto legati?
Forse erano morti.
Morti i due bambini che la notte spesso dormivano raggomitolati nello stesso letto a scherzare e ridere, l’uno l’unica fonte di calore dell’altro nel gelo di quella antica casa.
E morto era anche quell’infantile rapporto che li aveva sempre uniti. Ormai se ne era andato con quei due bambini. Sparendo affogato nell’oblio.
Arrivati alla stazione, Sirius si allontanò subito dalla famiglia, salutandoli a malapena e correndo immediatamente da quel suo stupido manipolo di amici Grifondoro che lo accolse con un vociare sciocco e rumoroso, così come facevano sempre anche nei lunghi e labirintici corridoi di Hogwarts.
Regulus gli lanciò un ultimo sguardo carico di odio prima di salutare i suoi genitori con un semplice cenno di capo. Non c’erano abbracci o moine di alcun genere nella famiglia Black. Nessuna debolezza.
Quella l’aveva potuta mostrare solo da bambino di fronte al fratello che, allora, trovava sempre le parole giuste per farlo sorridere di nuovo e per consolarlo.
Ma ora non aveva più nessuno con cui condividere i suoi timori. Era un adulto, non doveva più avere bisogno di essere consolato come un poppante.
Non doveva più avere bisogno di Sirius.
Una risata cristallina proveniente dalla barriera lo risvegliò dai suoi pensieri e vide Piton e quella ragazza rossa di Grifondoro che parlavano fitto fitto tra di loro.
Regulus soffermò lo sguardo su di loro fin troppo a lungo. Non riusciva a capire come quei due potessero essere così amici nonostante le loro Case si odiassero e, doveva ammetterlo, provava un’acida punta d’invidia verso di loro.
Lui non sarebbe mai riuscito ad andare d’accordo a quel modo con suo fratello.
Sirius era diventato uno stronzo e lui già dall’estate prima non ce l’aveva più fatta a sopportare quel comportamento borioso e spocchioso che aveva iniziato a mantenere anche nei suoi confronti.
Così avevano litigato. Avevano litigato di brutto. Forse si erano anche lanciati qualche fantasiosa maledizione.
Non lo ricordava già più, forse non voleva affatto ricordare.
E ora si ignoravano completamente evitandosi il più possibile e senza mai rivolgersi la parola, cosa che, probabilmente, era ancora peggio di quando litigavano.
Sospirò vedendo quello strano duo appena entrato salutarsi mentre si dirigevano dalle rispettive amicizie nelle loro diverse Case, erano continuamente seguiti dal parlottio e le occhiate incuriosite di tanti altri studenti, ma loro parevano non farci per nulla caso.
In tutta Hogwarts non si faceva altro che parlare della loro strana amicizia, molti la definivano malsana o semplicemente assurda, ma secondo Regulus sarebbe stato bello riuscire di nuovo a parlare con quell’idiota del fratello. Ma, purtroppo, sapeva che ormai era impossibile.
Ormai si odiavano. Si odiavano troppo.
Regulus, inoltre, era più che sicuro che non sarebbe mai stato il primo a doversi scusare con il fratello.
E di cosa si sarebbe dovuto mai scusare, poi? Perché non era diventato un Grifondoro…?
Ma per Merlino, no che non l’avrebbe fatto! Lui era fiero di essere Serpeverde, lo era sempre stato, a dispetto di tutto quello che avrebbe mai potuto dire Sirius sul suo conto o su quello della sua Casa.
Non sarebbe mai stato lui quello che avrebbe fatto il primo passo. Era Sirius a doversi scusare per averlo ignorato per quelle nuove amicizie, per avergli mentito, per tutto. Era lui a dovergli chiedere scusa.
Ma, purtroppo, Regulus conosceva l’inutile orgoglio del fratello tanto quanto gli bastava per poter dire con certezza che Sirius non gli avrebbe mai e poi mai chiesto scusa.
E questo, anche se gli costava ammetterlo, gli dispiaceva enormemente.
Ritornò alla realtà appiattendosi i capelli corti e ordinati con la mano destra. Si allontanò da Sirius e dai suoi stupidi compari e si unì ai suoi amici di Serpeverde sfoggiando un sorriso che dentro di sé, in quel momento, non sentiva affatto.
Lanciò un ultimo veloce sguardo alla rumorosa risata simile ad un rozzo latrato del fratello prima di voltargli le spalle definitivamente, sapendo che quell’anno a scuola, così come nel precedente, non si sarebbero mai parlati.
Prese un profondo respiro, inspirando fino a riempirsi completamente i polmoni, immaginando di essere pronto ad un pericoloso tuffo.
A pensarci bene quegli stupidi Grifondoro che ora invidiava tanto per Sirius non erano altro che semplici amici, erano una cosa provvisoria, nient’altro.
Era lui, Regulus, suo fratello, il suo unico fratello. Non l’aveva forse detto Sirius stesso che i fratelli si vogliono bene sempre e nonostante tutto?
Sicuramente le cose tra di loro prima o poi si sarebbero sistemate da sole. Anche senza nessuna scusa inutile e insensata, perché infondo non c’era proprio nulla di cui scusarsi.
Era certo che tutto si sarebbe sistemato così come si era scioccamente distrutto. In modo naturale.
E con questo pensiero, forse, riuscì a sorridere ai suoi amici con un po’ più di sincerità e a sopportare un po’ meglio lo stronzo che Sirius era riuscito a diventare.

 
 
Bocca Dorata
 
 
 
Ok io ci ho provato, eh. Ho letto un po’ di fanfiction su Regulus prima di decidermi a scriverne una anche io e, beh, mi è venuto fuori con questo carattere leggermente contrastante (ok, fin troppo contrastante) che traballa tra il nostalgico, l’invidioso e l’arrabbiato ed è piuttosto diverso da quello comparso nelle ff che mi sono ritrovata a leggere.
Comunque ho preferito scegliere un momento qualsiasi della sua vita invece di uno di quelli più importanti giusto per poter avere più libertà d’azione possibile. Il finale non mi convince, ma fatemi sapere voi, a presto <3
  
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