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Autore: Aagainst    09/11/2013    2 recensioni
Due strani omicidi apparentemente senza alcuna spiegazione. Tre ragazzini rimasti orfani. Una di loro potrebbe sapere, ma non parla.
Un passato che ritorna, un presente da vivere e un futuro da scoprire.
Curiosi? Leggete e scoprirete!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 22

Erano passate due settimane da quella notte. Due lunghissime settimane. E di Rachel e Aaron non si era saputo più nulla. Probabilmente erano tornati negli Stati Uniti, ma non erano sicuri di ciò.

-Come stai?- chiese Ziva ad Alex. La quindicenne si era ripresa abbastanza velocemente e la ferita si era completamente rimarginata. –Bene. Ma vorrei che Rachel fosse qui. Lei… Davvero hai ucciso suo padre?-. A quella domanda l’israeliana trasalì. –Ve l’ha detto Aaron?- domandò. –Sì.- affermò la ragazzina. Ziva si sedette sul divano, cupa. Sospirò, con le lacrime agli occhi. –Ascolta, io volevo salvarlo. Ma ho dovuto ucciderlo. Per tutti questi anni mi sono chiesta se avessi avuto la possibilità di fare diversamente. Beh, ho capito di no. E quando ho scoperto di essere la zia di Rachel ho avuto paura. Per quello vi ho mandati via. E di questo chiedo scusa.-. Alex era rimasta a bocca aperta. Si alzò dalla sedia e si sedette accanto alla donna. –Ziva, tu sei tutta la nostra famiglia ora. Sei tutto ciò che ci resta. E anche Rachel voleva solo che tu ci salvassi.- dichiarò. Ziva l’abbracciò. Sentì il cellulare suonare. Lo prese e sobbalzò: Rachel. Rispose immediatamente. –Rachel! Dove ti trovi?- chiese. Ma l’entusiasmo si spense subito quando udì la voce di Aaron dall’altra parte. –Ciao Ziva. Come stai?- -Lurido bastardo, dove si trova Rachel?- urlò l’israeliana. –Davvero penso che io te lo dica? Ahahahah.- sogghignò l’uomo. –Comunque, è in un posto sicuro, tranquilla.- soggiunse. –Perché mi hai chiamata Aaron?- domandò la donna. –Ziva, Ziva, Ziva, povera, piccola Ziva… Vedi, mi serve qualcosa che solo tu puoi darmi.- -Cosa?- chiese l’ex agente del Mossad. –Seguiranno istruzioni. Mi farò vivo molto presto.- -No!- esclamò Ziva. Ma il fratellastro aveva già attaccato.

-Hai fatto bene ad inviarmi un messaggio dicendomi di provare a rintracciare la telefonata, ma non ce l’ho fatta.- dichiarò McGee. –Come mai? Troppo poco tempo?- chiese la donna. –No, semplicemente deve avere qualche dispositivo che mi ha impedito di rintracciare il segnale.- rispose Tim. –Sai già come ti contatterà?- domandò Tony. –No. Mi ha solo detto che si farà vivo lui.- spiegò l’israeliana. –Alex e Mitch dove sono?- chiese DiNozzo. –Sono giù, da Abby.- rispose Gibbs. –E ora Ziva, vai a prenderli e tornatevene a casa. Tony e io vi faremo da scorta.-.

-Ehi, Alex. Dai, vedrai che la troveremo.- disse Abby, per risollevare il morale della quindicenne. –Io… Avevo così tante cose da dirle. Lei mi voleva bene e io invece la odiavo. Sì, okay, la trattavo bene, ma solo per far piacere a papà. E’ che… Lei si metteva sempre nei guai, faceva sempre di testa sua. E io non riuscivo a sopportarlo.-. Abby l’abbracciò. –Ascoltami, stai tranquilla. Vedrai che andrà tutto bene. Te lo prometto.-. Alexandra le sorrise e ricambiò l’abbraccio. Le due si separarono non appena Ziva e Tony entrarono nel laboratorio. –Andiamo, dai.- la esortò l’israeliana. La ragazzina si alzò e, preso Mitch per mano, seguirono i due agenti. Salirono in macchina e partirono. Arrivarono a casa e Alex andò in camera sua e si addormentò.

Rachel si svegliò. Si guardò intorno, sperando di trovare davanti a sé Ziva. E, invece, fece una smorfia dovendo accettare la realtà: si trovava nel solito sottoscala in cui era rinchiusa da due settimane. Si stiracchiò per bene e si preparò a ricevere la solita ciotolina di latte che Aaron le dava ogni mattina. Bevve rapidamente e poi si addossò contro la parete. Le sue giornate erano tutte uguali: sveglia all’alba, a causa della luce che penetrava dalla piccola finestra posta nella parte alta del sottoscala, poi restava ferma ad aspettare il pranzo fino a mezzogiorno per, infine, aspettare la cena fino alle sette di sera. Ogni tanto Aaron le portava qualcosa da leggere, ma oltre a questo non poteva fare nient’altro. Si guardò in giro. I suoi pensieri andarono subito su Alex e Mitch. Chissà come stavano. In particolare, era preoccupata per la sorellastra: non sapeva se erano riusciti a rimarginarle la ferita. Immediatamente, pensò alla sua di ferita: quella procuratale involontariamente da Ziva. Ancora non riusciva a credere di essere sua nipote. E, soprattutto, era rimasta sconvolta dalla scoperta dell’assassinio di suo padre. Si scoprì a piangere: da una parte avrebbe voluto che sua zia fosse lì, per proteggerla e salvarla, ma, dall’altra, non riusciva a perdonarla di un gesto simile. Si trovò a pensare che, in realtà, suo padre non fosse arrivato negli Stati Uniti per atti di terrorismo, ma per ricongiungersi a lei. “Sì, deve essere così.” pensò tra sé e sé, cercando di convincersene.

-McGee, dimmi che sei riuscito a trovare qualcosa!- esclamò Gibbs. –Capo, ho ascoltato la telefonata di Aaron cento volte, ma…- -“Ma” un corno! Ascoltala altre cento, se necessario. Non si tratta di un semplice caso! Si tratta di Rachel!-. Tim deglutì, impallidendo: non aveva mai visto il suo capo così. –Gibbs, vieni subito in ufficio.- lo chiamò Vance. Jethro si diresse verso il suo capo, a malincuore. Entrò nell’ufficio, chiudendo la porta e rimanendo a fissare il panorama fuori dalla finestra. –Senti, ti stai coinvolgendo troppo. Si può sapere che ti prende? Ho capito che è la nipote di Ziva, ma…- -Non è per quello Leon.- mormorò Jethro. –E, allora, per cos’è?- domandò il direttore dell’NCIS. Gibbs sospirò. –Si tratta di Kelly. Non posso permettere che succeda di nuovo. Non posso permettere che una persona così giovane paghi un prezzo così alto. Leon, il sangue è sempre sangue. Non importa di chi è. Si tratta sempre di morte e dolore.-. Vance pensò ai suoi figli. –Gibbs, non potrò mai capire quello che hai provato. Ma ora quella ragazzina ha bisogno della tua razionalità, non della tua agitazione.- affermò. –Sì, hai ragione. Cercherò di calmarmi.-.

-Abby, devi aiutarmi. Non riesco proprio a capire da dove Aaron abbia chiamato.- dichiarò Tim. –Mmm… Proviamo a riascoltare tutto.- suggerì la forense. Si misero a riascoltare la telefonata attentamente, provando a cogliere ogni particolare utile. –Accidenti, è finita di nuovo e non abbiamo cavato un ragno dal buco!- si innervosì McGee. –Tim, aspetta. C’era come un rumore di treni.- affermò Abby. Ascoltarono tutto nuovamente. –Sì, hai ragione. Questo vuol dire che…- -Devono trovarsi vicino a una stazione o a dei binari. E, dato che Aaron vuole qualcosa da Ziva, devono trovarsi a Washington!- esclamò Abby. –Corro da Gibbs, subito!- affermò Tim. Corse fino all’ufficio di Vance, urlando:-L’abbiamo trovata! L’abbiamo trovata!-. Entrò nell’ufficio, senza curarsi minimamente di bussare. – Agente McGee, le sembrano i modi?- lo rimproverò Vance. –Mi scusi direttore. Ma io ed Abby l’abbiamo trovata. Sono qui a Washington.- dichiarò Tim. –Bel lavoro McGee. Ora so cosa fare.- affermò Gibbs.

Angolo dell'Autrice

Ehilà, dai, sono abbastanza in orario stavolta. Che ve ne pare di Gibbs? Lui pensa a Kelly e, in effetti, lei era più o meno coetanea di Rachel. Ziva pensa ad Ari, ma sta iniziando a superare il suo passato. E McGee... McGee pensa a lavorare ahahah. Basta, lo adoro!

Grazie a Meggie90, AleTiva95 e a TinaTiva99 per le recensioni. 


Alla prossima!
   
 
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