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Autore: NightWatcher96    09/11/2013    5 recensioni
Un errore. Solo questo è una giustificazione per il problema di Michelangelo... Ma è davvero un errore?
T-Cest soft (MxL) Mprgn
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La luna piena brillava nel cielo americano, permettendo alle sue figlie stelle di accompagnare l'immensa distesa di blu notturno. Le luci della città creavano perle sfumate all'orizzonte e strano ma vero, il caos che normalmente regnava era completamente inghiottito da un silenzio irreale.
Il vento fischiava nelle orecchie, dando un piacevole conforto per un cuore in frantumi. 
Egli sedeva sul tetto di un alto edificio, dando le spalle a un trariccio dell'alta tensione, alto contro il cielo. Guardava la città distrattamente, ignorando che la sua pelle si fosse rivestita da uno strato sottile di freddo. Non c'era nulla, in quel momento, per tirargli su il morale. Tutto il suo mondo di divertimento si era evoluto in qualcosa di profondo.
Era cresciuto, aveva capito cosa significasse realmente avere a che fare con la vita di tutti i giorni, di un normale 24enne.
Michelangelo non fermò le lacrime sul volto. Si sentiva sporco ma, in fondo, non poteva odiare ciò che stava creando.
Quello che lui e Leo avevano creato circa un mese fa.
-Non so se potrò dirglielo, sai?- mormorò Mikey, poggiandosi una mano sul piatto stomaco: -Mi dispiace così tanto...-.

Michelangelo aveva scoperto di avere l'incredibile facoltà di poter formare altri esseri viventi come lui... ma nessuno sapeva nulla. Aveva scoperto di essere in dolce attesa con un test. Sì... era sgattaiolato fuori, quando i tipici sintomi da gravidanza erano ormai visibili. 
Quando aveva visto le doppie linee rosa gli si era quasi fermato il cuore. Non poteva essere vero... 
Eppure era davvero così. Aveva avviato una gestazione all'oscuro di tutti... e di se stesso, un mese fa...


-Come faccio, piccolo?- si chiese con le lacrime sul volto: -E' tutto sbagliato! Non posso parlarne con nessuno... ma io ti amo e non posso ucciderti...-.
Mikey sospirò e si massaggiò il ventre. Non poteva davvero annullare la piccola vita in lui. Nonostante tutto, sentiva già di amarlo o amarla. 
-Torniamo a casa, piccolino-.
Con molta attenzione, scese il meno velocemente possibile, alcune scale antincendio, calandosi nelle tenebre di un vicolo, dando un'ultima fugace occhiata al cielo, prima di calarsi in un tombino...

************************

-Mikey!- esclamò Leonardo, con immensa preoccupazione: -Dove sei stato?-.
Lo abbracciò strettamente, mentre l'altro si morse le labbra per non scoppiare in lacrime. Si trattenne e costruì un sorriso da porcellana.
-Mi dispiace... ero andato fuori per una boccata d'aria fresca-.
Le parole circa la piccola vita dentro di lui morirono in gola. Le lacrime velarono quegli opachi occhi azzurri, ma il corpo si rifiutò di restare ancora appiccicato a Leo. Sospirando con rammarico, si staccò docilmente, sorridendo per sfuggire all'azzurro e rintanarsi nella sua camera, il suo regno.
-Mikey!- chiamò il leader, preoccupato, ma l'altro non si voltò...

Per quanto tempo avrebbe potuto nascondere la sua gravidanza? Mikey si sedette sul letto, infilando la testa nelle mani e piangendo in silenzio. Sapeva che era solo una questione di tempo prima che i suoi pettorali si sarebbero allentati e gonfiati. Inoltre, era sempre più difficile nascondere i suoi continui vomiti alla sua famiglia. Non voleva destare sospetti, ma era così difficile.
-Mi dispiace...- sussurrò...

************************

Più tardi, nelle settimane successive...

Mikey non sapeva più che scusa inventare per evitare di far pratica o di nascondere i suoi malesseri. Lui era completamente esausto e sapeva che Leonardo era in perfetta preoccupazione per lui. Odiava mentire, ma era necessario. In bagno, dove il water aveva accettato il suo ennesimo vomito, si guardò allo specchio.
-Sei rotonda- mormorò alla sua pancetta più gonfia: -Sono nel mio secondo mese e nessuno sa niente di te, bambino mio...-.
Si sciaquò il volto pallido e contorto dalla sofferenza, cercando di mascherare inutilmente gli anelli di stanchezza e poco appetito sotto gli occhi. Legandosi nuovamente la maschera sul volto, sospirò, massaggiandosi distrattamente la pancia.
Tra sette mesi avrebbe avuto un bambino fra le braccia.
Un bambino che non avrebbe mai conosciuto Leonardo. 
-Non posso rimanere qui... devo andarmene...- mormorò Michelangelo: -Credo che tutti mi odierebbero se saprebbero di te, mio bambino dolce...-.
Mikey si morse le labbra per non piangere e si diresse in camera sua, quando una mano gli prese dolcemente la sua, tirandolo in un abbraccio stretto. Il profumo di tè, un colore verde mela, occhi ramati... quella maschera azzurra resa più scura dalla mancanza di luce.
-Leo...- espirò l'arancione, provando a staccarsi da quell'immensa sfera d'amore.
-Sei stato troppo lontano da me, in queste settimane...- sussurrò Leo, al suo orecchio: -Mi stai evitando-.
La mano accarezzò lentamente la nuca, giocherellando con il nodo della maschera, sino a raggiungere la guancia destra. Michelangelo lasciò fare, ma chinò lo sguardo. Di nuovo la sensazione di non meritare più Leonardo lo oppresse dall'interno.
-No... è solo che...-.
-Solo cosa?- affrettò l'azzurro, mentre le sue mani corsero dalle spalle sino alla vita, pericolosamente vicino alla pancia: -Non mentirmi...-.
Mikey aveva paura che se le dita avessero palpato i pettorali del ventre, avrebbero sicuramente notato la lieve sporgenza, rispetto al resto di essi. Con forza, fece un passo indietro, deglutendo.
-Non è come pensi- mormorò, notando Leonardo avvicinarsi per baciargli la fronte con dolcezza.
-Spiegami, allora. Non voglio che il nostro rapporto si frantumi-.
Rapporto e frantumi. Michelangelo avrebbe gridato contro Leonardo per averlo messo in questa situazione, ma il suo cuore ribatteva che era anche colpa sua... ma il bambino era una benedizione, in fondo e non poteva odiarlo. Egli si sentiva solo in questa situazione difficile...
-Mikey- sussurrò nuovamente l'azzurro, appoggiandogli il mento sulla testa: -Cosa c'è che non va? Sei troppo distante da tutti... da me...-.
-Leo... io ho...- iniziò l'arancione, respirando velocemente: -Io ho bisogno di andarmene da questa casa...-.
Come colpito da una scarica elettrica, Leonardo si staccò immediatamente da Michelangelo, guardandolo con bocca e occhi spalancati. Provò a ribattere qualcosa, ma le parole gli morirono in gola. 
-P... perché?- gemette, sudando freddo: -Mikey...-.
L'arancione chiuse gli occhi, mettendosi a braccia conserte: -Ho bisogno di restare da solo... per un po'-.
-Mikey, per favore... se ti ho ferito in qualche modo... ti prego, parliamone!-.
-Non c'è niente da parlare, Leonardo- rispose l'altro, voltandosi per entrare in camera sua: -Stasera stessa me ne vado... non fermarmi...-.
-Mikey...- s'affrettò l'azzurro, con occhi imperlati di lacrime: -N... non lasciarmi... n... non sono niente senza di te!-.
L'arancione mascherò un singhiozzo con la mano, prima di chiudere silenziosamente la porta alle sue spalle...

************************

Una casa di mattoni, con un tetto spiovente, rivestita di legno al suo interno. Due finestre, una nel salotto composto solo da un divano-letto e un caminetto; l'altra nella stanza da letto, con un letto e un piccolo armadietto ligneo. Un bel fuoco rosso riscaldava la fredda e piovosa serata invernale, mentre Michelangelo guardava malinconico la sua tazza di latte caldo.
Si sentiva talmente solo, anche se il bambino era con lui... o meglio, dentro di lui. La sua pancia era ancora molto piccola: nella metà del suo secondo mese di gravidanza, poteva ancora negare di essere in stato di gravidanza. Erano quasi diciassette giorni che se ne era andato di casa e, lontano dalla città, più verso le aree verdi, aveva trovato questo vecchio rifugio abbandonato. Un buon nascondiglio da tutto e tutti, anche dai nemici, in quanto nascosto dalla fitta vegetazione.
-Sai, piccolo?- mormorò Michelangelo, accarezzandosi il lieve gonfiore sotto la coperta di lana gialla: -Non mi pento di averti creato... mi dispiace solo di essere totalmente da solo in un momento come questo-.
Un'improvvisa vibrazione lo scosse: Mikey voltò stancamente il capo verso il posto vuoto del divano, vedendo il suo T-Phone illuminato e vibrante. Lesse il numero e il nome sul display: era Leonardo. Lui non se la sentiva molto di rispondergli all'ennesima domanda, in tutti quei giorni di silenzio. Eppure, una parte del suo cuore voleva sentirlo...
-Pronto?-.
-Mikey! Finalmente!-.
La voce sembrava sollevata, triste e preoccupata: -Leo...-.
-Ti prego, Michelangelo... ho bisogno di parlarti, di vederti! Dimmi dove sei e ti raggiungo!-.
Mikey sospirò: -Leo, ti prego, lascia stare. Ho solo bisogno di stare da solo... non me la sento di tornare a casa...-.
-Amore mio, per favore! Non posso vivere senza di te, no! Che cosa c'è che non va nel nostro rapporto?-.
Mikey chiuse gli occhi, tristemente: -Leo, va tutto bene, solo che...-.
-Dimmi solo dove sei... e affronteremo tutto insieme...-.
-Leo, è qualcosa che potrebbe cambiare tutto, lo capisci?- ora scattò Michelangelo, preda anche dei suoi ormoni alterati.
-Niente potrebbe farmi allontanare da te. Io ti amo...-.
-Lo capisci che aspetto un bambino?!- urlò Mikey, incapace di tenere il segreto: -Un nostro bambino e da due mesi!-.
Ci fu silenzio dall'altro capo del telefono, ma l'arancione giurò di aver sentito un respiro corto, simbolo di stupore... o rabbia.
-Per questo te ne sei andato?-.
-Sì- ammise il minore.
-Mikey... che cosa abbiamo fatto! Un bambino! No... no, mi rifiuto di crederlo! Tu mi stai prendendo in giro!-.
-Lo sapevo, lo sapevo! Tu non mi ami sul serio! Non vuoi questo bambino che abbiamo creato, ma io sì!-.
-Michelangelo, mi dispiace, ma... non posso accettare questo! Non voglio questo bambino! Voglio solo te!-.
L'arancione si sentì ferito: -Allora sono felice di crescerlo da solo, dannazione! Ti odio! Sei un codardo! Mi abbandoni in un momento simile!-.
Michelangelo chiuse il telefono e lo sbatté violentemente in terra, ansimando nella rabbia pura. Prendendo il viso nelle mani, scoppiò in lacrime amare, incapace di credere che, Leonardo Hamato, la tartaruga che aveva amato con tutto se stesso, lo aveva ferito... per sempre...

************************

-Leo, che succede?- fu la dolce domanda di Donnie, preoccupato di vedere suo fratello tanto depresso e con ancora il cellulare in mano.
-Nulla, Donnie. Ho bisogno di una boccata fresca-.
Il genio notò l'azzurro particolarmente distrutto emotivamente e lo fermò, bloccandogli il polso. Si guardarono, sebbene Leo cercasse di sfuggire al fratello.
-E' successo qualcosa con Michelangelo?-.
Leonardo si morse le labbra e strinse le palpebre: non voleva dire niente. O forse sarebbe stato meglio vuotare l'intero sacco? Così confuso, non si accorse neppure che due lacrime stavano rotolando sulle sue guance. 
-Leo...- mormorò sottovoce Donnie, abbracciandolo: -Se non vuoi dirmelo, va bene. Però, sappi che sono sempre pronto ad ascoltarti...-.
-Lo so... e ti ringrazio- sorrise l'altro, con voce incrinata: -M... ma ora, devo riflettere...-.
Fece per andarsene quando la mano del genio gli strinse sulla spalla: sfilandogli il cellulare dalla mano, fece un triste sorriso. Aveva capito una cosa e di già.
-So dov'è Michelangelo... va da lui...-.
-D... Donnie...- respirò l'altro, con occhi brillanti di lacrime: -C... come hai...?-.
-GPS, satellite... onde radio. La tecnologia non ha segreti per me... E ora ascoltami...-.

************************

Sembrava un'eternità... Michelangelo si sentiva ancora più solo di prima, mentre accarezzava la sua pancetta. Le lacrime non lo lasciavano in pace e lui non poteva fare a meno di singhiozzare nel letto, cercando di trovare conforto nel sonno. Erano passate circa otto ore da quando aveva chiuso "definitivamente" con Leonardo e questo non poteva che fargli molto male.
-Mi dispiace...- sussurrò sottovoce, raggomitolandosi a pallina: -Bambino mio... spero solo che... possa essere all'altezza di proteggerti-.
Le lacrime crearono una sottile e calda pellicola sul cuscino, mentre fuori il vento batteva freddamente contro la finestra, agitando i rami degli alberi. Non c'era paura, solo immenso dolore. La tartaruga affondò il viso nelle mani, quando, nella disperazione più totale, sentì un rumore alla finestra della camera dov'era. Accigliato, sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di respirare il meno frettolosamente possibile. Aveva, ora, davvero paura.
Il tonfo contro la sua finestra si udì: Michelangelo poté effettivamente vedere un'ombra appoiallata sul davanzale della finestra, ma nascosta dalle tende interne. Afferrando silenziosamente i nunchaku che teneva sotto al cuscino, l'arancione si mise la coperta addosso e si appiattì contro la parete, pronto per affrontare il nemico.
-Non preoccuparti, bambino mio... papà ti proteggerà!- sussurrò, sbloccando il fermo della finestra, nel buio più totale.
La finestra si aprì in fretta: il vento entrò rabbioso in casa, lasciando che le tende danzassero su di esso. Mikey rimase nascosto nell'angolo più buio della camera, osservando l'impavida figura atterrata silenziosamente accanto al letto. Chi era? Una minaccia?
"E se fosse uno degli uomini di Bishop? Magari sa del bambino e vuole portamelo via!" pensò spaventato.
Utilizzando tutte le sue tecniche ninja si avvicinò al nemico, fendendo l'aria con un colpo secco dei suoi nunchaku. Si levò un gemito addorato e Mikey subito accese la luce, guardando l'intruso.
Il suo cuore quasi si fermò quando riconobbe una maschera azzurra su una giacca nera, come il jeans aderente e gli stivali sino a metà polpaccio. Le sue katana brillavano sulle borchie dei manici, contro la lampadina nel soffitto. 
-Leo...- espirò Michelangelo, lasciando cadere i suoi nunchaku in terra.
Quegli occhi lo guardarono... ma non mostravano rancore. Prima ancora che l'azzurro potesse aprire un discorso, Mikey si strinse la coperta addosso, chiudendo la finestra e le tende, per poi mettersi a braccia conserte.
-Che cosa sei venuto a fare qui?- ringhiò: -E come mi hai trovato?-.
Leo si rimise in piedi, dato che era in ginocchio: -Donnie mi ha aiutato e... poi...-.
-Giusto, Donnie- sputò l'altro, interrompendolo: -Sei venuto a dirmi in faccia che non vuoi il bambino? Beh, potevi anche risparmiarti la camminata! Dannazione, andassi sino in capo al mondo e tu sempre mi troveresti!-.
-Ascoltami, per favore!- sbottò Leonardo, avvicinandosi solo per bloccargli le spalle: -Tutto questo è... strano... solo che non sono pronto, lo capisci?-.
Michelangelo abbassò lo sguardo, arrabbiato: -Nemmeno io, che cosa credi? Abbiamo affrettato tutto... ma, non posso che essere felice. Con o senza te-.
Leonardo inspirò profondamente, iniziando a togliere dolcemente la coperta dalle spalle del suo compagno, per accompagnarla con le mani lungo le braccia, sino a lasciarla cadere in terra. I suoi occhi si soffermarono sul rigonfiamento allo stomaco e ci poggiò su la mano.
-Il bambino...- mormorò sottovoce, deglutendo.
Sbattendo più volte gli occhi, raccolse dolcemente la mano sinistra di Michelangelo, per stringerla e appoggiarla sullo stomaco. In quell'istante, sentì una strana sensazione accrescergli in corpo. Era loro figlio... non potevano cambiarlo. 
-Posso affrontare l'intera gravidanza da solo. Non c'è bisogno che tu mi stia intorno solo per compassione-.
Leonardo scosse il capo, voltandosi altrove: -No. Ho sbagliato ogni cosa, dannazione! Ero così preso dal mio mondo... che mi ero dimenticato di te... di noi... della nostra piccola e nuova famiglia. Ho agito d'istinto, ti ho ferito... e non posso perdonarmelo... Non ho detto niente agli altri-.
Mikey sospirò incerto... sembrava che Leonardo si fosse realmente pentito del suo errore e gli aveva parlato con il cuore in mano. Il suo cuore avrebbe voluto perdonare definitivamente il leader, ma in quell'istante, una sgradevole sensazione di malessere lo prese. 
-Leo...- espirò, cominciando a ondeggiare: -Non mi sento troppo bene-.
In fretta, Leonardo lo raccolse prima che potesse cadere in terra e sullo stomaco; spaventato a morte, lo distese sul lettino, coprendolo con una coperta. Gli palpò la fronte e comprese dal calore, che Michelangelo era vittima della febbre.
-Mikey, amore mio... adesso mi prenderò cura io di voi...- sorrise tristemente, iniziando a spogliarsi solo per infilarsi accanto al suo amore, per coccolarlo...

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6 mesi dopo...

Il tempo era volato davvero. Leonardo e Michelangelo non avevano più fatto ritorno alla tana e si erano tenuti in contatto con Splinter, Raph e Don solo telefonicamente. Oramai la pancia dell'arancione era voluminosa e non l'avrebbe più potuta nascondere. Il leader era talmente entusiasta del bambino che nei suoi incubi si malediceva ancora per come la pensava inizialmente.
-Mikey, non stancarti- sorrise l'azzurro, cercando di aiutare Mikey ad apparecchiare per la cena.
-Tranquillo, non è niente per me- rispose, sedendosi e accarezzandosi la pancia: -Mi sento in colpa, sai? Vorrei rivedere il sensei e tutti gli altri, ma...-.
-Ma temi che possano reagire male, come me inizialmente, al piccolo, giusto?-.
Mikey avrebbe risposto, ma un calcio da parte del bambino lo costrinse a restare in silenzio e a godere dei movimenti in lui. Le calde braccia di Leonardo provocarono lieve elettricità statica sul maglione arancione del suo partner, permettendo alle mani di sentire i primi allenamenti ninja del bambino.
-E' incredibile...- sorrise l'arancione, alzando le labbra solo per essere catturate da Leonardo.
-Lo ammetto... mi piacerebbe sapere cosa si prova ad essere gestanti-.
-Oh... suppongo che, a parte vomiti, stanchezza e malesseri, sia l'esperienza più bella del mondo!- rispose Michelangelo: -Che vorrei condividere anche con gli altri...-.
Leonardo lo abbracciò, con espressione seria: -Se è questo quello che vuoi, domani stesso torneremo a casa... ma prima li chiamo, d'accordo?-.
-Sai sempre come rendermi felice, Leo!-.
L'azzurro sorrise e afferrò il telefono, componendo il primo numero che trovò nella lista della sim. Attendendo per una risposta, strinse Mikey a sè, godendo alla vista del pancione.
-Pronto?-.
La classica voce di Raph; Leo sorrise: -Raphael, fratello-.
-Leo, sei proprio tu?-.
-Sì, Raph. E c'è anche Mikey. Domani sera torneremo-.
-Ehi, Don! Hai sentito? Domani tornano i nostri piccioncini!-.
Mikey ridacchiò all'espressione raggiante del focoso, arrossendo alla parola affettuosa finale. Appoggiando la testa sulla spalla di Leo, chiuse gli occhi per ascoltare.
-Non vediamo l'ora!-.
Leo annuì: -A domani, allora!-.
Chiusa la telefonata, un altro bacio fu d'obbligo. I due Hamato si guardarono, ma la sfumatura della paura rapì gli occhi dolci di Michelangelo. Leo capì immediatamente quale fosse il problema e lo strinse in un abbraccio, attento alla pancia, che preferì accarezzarla. Rimasero così in quella posizione, sino a quando le lacrime dell'arancione rotolarono per l'ignoto...

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La sera successiva...

La tana, il suo odore, la sensazione di familiarità. Tutto era così caldo e accogliente. Tutto era mancato, ma ora era nuovamente tornato. Leonardo e Michelangelo erano sulla soglia della stessa casa che li aveva visti crescere, anno dopo anno, in una famiglia insolita e speciale.
Mikey era abbastanza camuffato in un'ampia giacca nera, ma rimase dietro Leo perché la paura di essere rifiutato era ancora presente. Con un profondo respiro, Leonardo sentì chiaramente i passi in corsa di due familiari paia di piedi, più altri più lenti e anziani.
-LEO! MIKEY!- fu il grido unisono e raggiante di Don e Raph.
L'azzurro sorrise e spalancò le braccia solo per abbracciarli strettamente. I suoi fratellini sembravano rilasciare tutta l'angoscia che avevano patito per la mancanza di un leader. Leonardo si accorse di Mikey che si appiattiva sempre più contro il suo guscio e il suo sorriso parzialmente si modificò.
-Leo, ci eri mancato!- sorrise Donnie, asciugandosi una lacrima randagia: -Dov'è Mikey?-.
Raph anche mostrò interesse per la domanda appena formulata e si tirò indietro dall'abbraccio fraterno.
-Proprio qui- rispose l'azzurro, facendosi da parte solo per mostrare il fratellino rigido dalle troppe attenzioni.
Splinter si avvicinò e i due Hamato ritornati s'inchinarono e lo abbracciarono.
-Padre, ci sei mancato!- mormorò Michelangelo, distogliendo lo sguardo: -Ci sono tante cose di cui dobbiamo parlare...-.
-E' giusto. Venite, figli miei. Andiamo in cucina-.
Leonardo strinse forte la mano del suo partner, sperando che nulla sarebbe andato storto...

Erano tutti intorno al tavolo, con una tazza di tè. Il silenzio era forse assordante, ma non era nulla paragonato alle continue occhiate che Mikey riceveva. Non aveva tolto il suo cappotto... aveva così tanta paura.
-Allora- cominciò Raphael, appoggiando il gomito sulla tavola: -Come mai non siete più tornati?-.
-Avevo bisogno di riflettere...- rispose Michelangelo, tenendo lo sguardo fisso al tè: -Non potevo più restare qui... dopo che...-.
Donnie intensificò lo sguardo: -Dopo che cosa? Mikey, per favore, non fermarti-.
L'arancione non poté fare a meno di manifestare e lasciar cadere delle lacrime pesanti, lasciando pura preoccupazione nell'intera famiglia.
-Figliolo...- espirò Splinter, triste nel vedere il suo figlio minore in lacrime.
-Dopo che...- continuò l'arancione, scuotendo il capo con forza: -Dopo che... avevo combinato un disastro...-.
-No, Michelangelo. Se c'è un colpevole, quello sono io. Non avrei dovuto attribuirti una tale resposabilità...- negò Leonardo, abbracciandolo.
Raph e Donnie si scambiarono un'occhiata ma alla fine, fu Leo a prendere le redini in mano.
-La verità è questa...- disse, tirando giù la zip del cappotto con forza: -Io e Michelangelo siamo in attesa di un bambino... da sei mesi, ormai-.
Gli sguardi si ampliarono: le bocche mute si aprirono e chiusero un paio di volte, mentre il silenzio calato lasciò trasparire solo i singhiozzi di Michelangelo, ormai implacabile. Donatello si avvicinò a inghiottì il fratellino in un abbraccio.
-Congratulazioni, fratellino... sarai genitore!- sorrise, commosso: -Non potevi darci una notizia migliore!-.
Splinter sorseggiò il suo tè e ridacchiò: -La vita è piena di sorprese. Leonardo, perché non mi hai avvertito che sarei diventato nonno?-.
L'azzurro si ritrovò un po' spiantato, ma sorrise imbarazzato: -Ecco... è una lunga storia, ma...-.
-Leadtheread ti sta seguendo con il bambino?- domandò Raphael, improvvisamente dolce e protettivo: -Su, Mikey. Basta piangere...-.
L'arancione annuì ma poi negò: -No... nessuno mi ha seguito, tranne Leo...-.
-Allora, vieni, abbiamo bisogno di un'ecografia urgente. Dobbiamo sapere se c'è più di un bambino e se è in buona salute!- mitragliò Donnie: -Ma ci credete? Saremo zii! Questo sì che è favoloso!-.
Mikey si alzò lentamente, dirigendosi in laboratorio con l'animo più sollevato che mai...

Sul lettino, Donnie aveva già installato immediatamente una piccola macchinetta a un monitor, con una sonda a forma di mouse stretto e bianco.
-Adesso ti metterò questo particolare gel sullo stomaco e vedremo il bambino, ok?- spiegò il genio, ottenendo un consenso.
-Come fai a sapere come si fa questa cosa?- chiese Raph, curioso.
-Un bravo medico abbraccia ogni campo della medicina-.
Il genio passò prima il freddo gel trasparente, per poi passarci la sonda, premendo un po' sulla vescica. Nel monitor monocromatico cominciò a delinearsi l'interno dello stomaco di Michelangelo, lasciando comparire l'immagine confusa di un bambino solo.
-I... il nostro nipotino?- esclamò Raph, completamente emozionato.
Mikey era commosso: -E' sano, almeno?-.
-Certo! Guarda, ora si sta succhiando il pollice! Direi che è perfettamente sano!- annuì felicemente il genio: -Complimenti! Ma... a causa delle gambe, non posso vedere il sesso-.
-Non importa, Donnie- rispose raggiante Leonardo, lo scopriremo alla nascita, baciando la fronte del suo compagno: -E' meraviglioso!-.
L'arancione annuì, mentre fu aiutato da Raphael a ripulirsi lo stomaco. La paura di essere rifiutato era completamente sparita e sembrava che tutto sarebbe andato per il verso giusto...

************************

3 mesi dopo, ore 23:58

Mikey era con Leonardo a guardare un film, mentre Donnie e Raph erano usciti per comprare delle pizze. L'aria era tranquilla e Splinter poteva anche meditare in santa pace. Il braccio del leader era avvolto sulle spalle dell'altro, colpito dalla sonnolenza; la tv emanava lampi colorati, nelle tenebre del salotto.
-Questo film è avvincente- ridacchiò Michelangelo, con una mano sul pancione ben gonfio: -E credo di aver nuovamente fame-.
Leonardo rise con voce dolce, massaggiando il piccolo non ancora non nato, con grande gioia. Come aveva potuto negare, inizialmente, una felicità così grande? Perso ancora nei suoi pensieri, percepì un certo irrigidimento da parte di Michelangelo. Sbatté le palpebre confuso e lo osservò preoccupato. Il suo compagno aveva un volto pallido, contorto dal dolore; inoltre, un liquido trasparente gli stava scorrendo lungo le gambe.
-Leo...- gemette, Mikey, prima di stringersi il pancione stretto: -Credo che... mi si siano rotte le acque!-.
Il leader, che si era informato di come avvenisse un parto normale e cesareo, scattò in piedi, preoccupato più che mai. Michelangelo era andato in travaglio!
-D'accordo, amore mio! Adesso, respira profondamente e calmati!- ordinò, aiutandolo a distendersi sul divano: -Chiamo il maestro!-.
Michelangelo annuì, in un bagno di sudore, mentre sentiva la pressione nella sua pancia. Sapeva che la creaturina voleva venire al mondo e premeva per uscire dal quel mondo caldo e protettivo. Dov'era Donnie, in questo momento? 
Leonardo tornò con il maestro Splinter, il quale accarezzò la fronte di Michelangelo per aiutarlo a concentrarsi.
-Leonardo, chiama Donatello! Abbiamo bisogno di molta focalizzazione! Il parto è un momento molto delicato!-.
Il minore annuì ma strinse gli occhi e urlò, quando il dolore fu immenso da sopportare. Lui lo sapeva che queste doglie erano piuttosto sconvolgenti, da quello che aveva letto, ma non pensava così tanto! Non sentì le parole dolci del padre che cercava di rassicurarlo...

-Donnie! Oh, Donnie, finalmente! Dovete tornare immediatamente! Il bambino sta per nascere! Si sono rotte le acque di Michelangelo!- aveva urlato Leo, attraverso il telefono.
-Che cosa? Dammi due minuti e sono subito da voi! Cerca di far respirare Mikey e rilassarsi!-.
Leonardo guardò il suo compagno urlante: -Temo che sarà piuttosto difficile...-.


************************

120 secondi dopo...

-Dai, Mikey, spingi!- ordinò Donatello, mentre osservava l'apertura per il neonato dilatarsi abbastanza.
Raph e Leo stringevano le mani al minore in un bagno di sudore, il quale urlava a squarciagola per il dolore irresistibile. Splinter gli asciugava quelle perle salate sulla fronte, sperando in bene.
-F... fa male!- ansimò l'arancione, respirando affannosamente.
-Stai andando bene, amore- sorrise Leonardo, non potendo fare a meno di sentirsi in colpa per tutto il dolore che vi era.
-Sei un ninja forte, fratellino!- annuì anche Raphael.
Una nuova scarica di dolore attraversò il corpo del mutante, mentre Donnie fu praticamente pronto a ricevere il neonato.
-Dai, fratellino! Comincio già a vedere la testa! Spingi con tutte le tue forze! Sei o non sei il Campione di Battle Nexus?-.
Mikey annuì all'ordine del genio e raccolse ogni sua energia per convogliarla in un forte urlo che si mischiò al pianto forte del bambino, fra i guanti insanguinati di un Donatello commosso. I presenti guardarono il piccolo fascio di gioia increduli e Mikey si appoggiò stancamente al suo lettino, ansimando ancora.
-Ce l'hai fatta, Michelangelo!- pianse Leo, baciandogli la fronte: -E' nato... il nostro piccolo è al mondo, ora!-.
Donatello e Splinter lavarono il bambino, controllandone il sesso.
-Allora?- chiese un raggiante e commosso Raphael: -Il mio nipotino è maschio o femmina?-.
-Direi che... è una bellissima Lei!- sorrise Donnie, avvolgendo la bambina avvolta in un caldo asciugamano giallo: -E' stupenda!-.
La bambina in lacrime, piccola e magnifica, venne posta a Michelangelo, il quale scoppiò in lacrime di gioia. Non poteva crederci che la piccola vita era tra le sue braccia, desiderosa di protezione e amore. Le baciò la testolina, mentre Leonardo si unì all'abbraccio tenero.
-La nostra bambina...- mormorò Leonardo, accarezzando timorosamente una guancia della piccola.
La nuova nata aveva la pelle simile a Leonardo, con alcune sfumature verde acqua come di Mikey. I suoi occhioni erano cobalto e scintillanti di vita: tre dita per mano, due per piede, quattro minuscoli pettorali e una codina. Era così piccola che sembrava fragile come la porcellana.
-Come la chiamiamo?- domandò Leonardo, porgendo la cucciola anche al nonno Splinter: -E' così bella-.
Stancamente, Mikey allargò un sorriso, con un'idea nella mente: -Abbiamo atteso questa bambina con tanto amore, Leo... ho pensato di chiamarla Ai-.
-Ai?- ripeterono gli altri tre maschi, curiosi.
-In giapponese, Ai significa "amore"- ridacchiò il sensei, cullando la piccola: -Benvenuta, Hamato Ai-.
Mikey e Leo si scambiarono un bacio, assaporando tutta la loro felicità. Era tutto così stupendo e perfetto...
-Ehi, andateci piano! O qui ci fate un fratellino per Ai!- ghignò Raphael, avvolgendo il braccio intorno alla vita di un Donnie inbarazzato.
-Tranquilli- rispose Michelangelo, accarezzando la guancia di Leo: -Per un po', basta gravidanze! Ma il sesso no!-.
Scoppiarono tutti a ridere, mentre un piccolo bacio sulla guancia di Don, da parte di Raph non passò certamente inosservato. Splinter sorrise felicemente, mentre Mikey e Leo capirono che stava nascendo qualcosa di dolce e delicato fra il rosso e il viola...
Gli Hamato, dopotutto, non erano destinati a estinguersi...

The End



Angolo dell'Autrice

Ehilà! Era da tantissimo che non scrivevo! Oggi sono tornata con un'idea ronzante nella testa ed ecco qui, sulla mia coppia preferita, ossia LxM! :) Spero che vi sia piaciuta e non mi dimenticate, per favore! Io farò capolino ogni tanto! E' la prima volta che scrivo una Shonen-ai di tipo Mpregn!

  
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