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Autore: ShanHoward    09/11/2013    1 recensioni
…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro.
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi???
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Penultimo capitolo...e mi sto già dispiacendo...LittleMaffoo non mi uccidere pleaseee >.< ringrazio chi recensisce e anche chi legge soltanto...un bacio...

 

Don't let me go, cause i'm nothing without you...
 

 

Nei giorni seguenti, le cose andarono a meraviglia.
Dom era sempre presente 24 ore su 24 e quando non c’era, lasciava il posto a mia sorella o a Kelly. Da quando erano tutti al corrente del mio stato, facevano a gara a chi dovesse occuparsi di me; neanche fossi io la neonata. 
Si scapicollavano per non lasciarmi sola nemmeno un attimo. Erano talmente tanto indaffarati, che mi fecero promettere che non appena loro tre sarebbero ripartiti per terminare il tour, io mi sarei trasferita per un po’ da Spencer.


Il giorno della partenza sembrava stessimo partendo per un tempo indefinito e per chissà dove. Ero sommersa di valigie, borse di ogni genere, con all’interno le cose più impensabili. Così a fatica, salimmo in macchina e ci dirigemmo verso l’aeroporto, poiché volevo salutarli per bene.


Una volta arrivati, partì il momento “agitazione estrema”.
Dom era teso come una corda di violino; lui e Matt erano tutto un “come stai?”, “ti senti bene?”, “hai le nausee?”, “hai bisogno di qualcosa?”.  Li avrei uccisi prima o poi…
Mia sorella sbraitava contro entrambi, sostenendo che me la sarei cavata benissimo da sola; e che se avevo bisogno c’erano lei e Kelly. Tutto questo, difronte ad una folla di persone che guardavano curiosi, mentre Chris si gustava la scena ridendo sotto i  baffi.
Una volta placate le ansie della mia coppia preferita, ovvero i miei adorati BellDom, il loro volo venne chiamato. Fecero a turno con i saluti.
Si avvicinò per primo Matt…


“Mi mancherai, bambina” disse con gli occhioni lucidi
“Dai Matt, non hai detto che tornerete per capodanno?”
“Si, si. Certo!” sorrise
“E allora? Sono solo due settimane” lo rincuorai
“Chiamerò tutti i giorni”
“E io risponderò” sorrisi
“Mi raccomando, tratta bene mio o mia nipote” disse abbracciandomi
“Tranquillo” ricambiai


Poi venne il turno di Chris…


“Bambolina” disse aprendosi in quel sorriso che amavo tanto
“Ciao Chris” risposi un po’ dispiaciuta
“Non ti farò nessuna paternale. Ti lascio in ottime mani” disse indicando Kelly e Spencer
“Sicuramente” risposi
“Sii felice; ti tolgo di mezzo questi due rompiscatole”
“Eh già. Ora  sei tu che devi sopportarli per due settimane” dissi ironica
“Non farmici pensare” rispose scrollando il capo
“Ci vediamo tesoro” disse baciandomi la guancia
“Ciao” sorrisi timidamente


Infine, toccò a Dom…il momento più difficile.


“Ehy” disse avvicinandosi
“Ehy” risposi
“Ti telefonerò tutti i giorni”
“Starò bene Dom…e non sono da sola” rincuorai anche lui
“Lo so, lo so. Però se succedesse che…” insistette ad occhi bassi
“Non mi accadrà nulla ok?” dissi chiudendogli il cappotto
“Va bene” rispose “ora, devo andare” disse a malincuore
“Lo so, purtroppo” sorrisi debolmente


Mi stampò un bacio sulle labbra, prima di dileguarsi dietro gli altri due che stavano salutando con la mano. Velocemente io, Spencer e Kelly, ci dirigemmo verso l’uscita per consentire anche agli altri di salutare i propri mariti, figli, fratelli o sorelle.

Belli e tristi nello stesso tempo gli aeroporti.

Spencer e Kelly ormai erano abituate e perciò sotto questo aspetto, riuscivano ad affrontare la separazione con consapevolezza e maturità; ma soprattutto con compostezza.
Per me era la prima volta, ma cercai comunque di non farmi prendere dalla tristezza; le altre capirono al volo e perciò decisero di non dirmi nulla in proposito.


Stavamo camminando a passo ultra lento, quando tra la folla si alzò un vociare assordante nel quale riuscimmo a comprendere un debole “ma cosa sta facendo”. Non vi prestammo attenzione, finché non udimmo degli urli.


“Aspetti! Aspetti!”
“Mi lasci passare, ci metto un secondo!”
“Ma non può fare come vuole”
“Un attimo solo” … “permesso, mi faccia passare”


Nel momento in cui ci voltammo tutte e tre, mi ritrovai il volto di Dom a tre centimetri dal mio viso. Sorrideva consapevole solo lui di cosa gli stava saltando in mente. Mi sorrise in modo tenero, dopo avermi baciata appassionatamente.


“Dom, il tuo aereo sta per partire” dissi spiazzata
“Lo so, ma dovevo salutarti a dovere” sorrise


Tirò giù la zip del mio cappotto per abbracciarmi meglio, affondando il viso nell’incavo del mio collo. Inspirò forte il mio profumo quasi a volerlo imprimere nella sua memoria e poi si staccò, un po’ giù di morale.
Dopodiché mi schioccò un altro bacio sulla guancia, prima di inginocchiarsi e baciare il mio ventre sopra la maglia. Lo trovai il gesto più dolce del mondo e tentai con tutta me stessa di trattenermi dallo scoppiare a piangere come una bambina. Credetti di avercela fatta, pensando che ormai non avrebbe potuto fare nient’altro che sarebbe riuscito a fari tremare ancora le gambe.
Insomma, quante possibilità c’erano che uno dei miei idoli facesse parte della mia vita? In quel momento ero tornata indietro nel tempo ed il solo pensiero di vederlo lì a poca distanza da me, mi mandò in pappa il cervello. La Muser nella mia testa aveva appena terminato di fare i salti i mortali; e tornando in me stessa, sorrisi guardandolo col cuore che stava per scoppiarmi.
Ma evidentemente Dom, pensando che non ne avessi avuto abbastanza di gesti romantici ed eroici, mi uccise definitivamente quando rialzandosi, in un soffio tra le labbra, pronunciò…


“Papà torna presto”


Restai letteralmente paralizzata da quella affermazione e nonostante cercassi di mantenere un po’ di controllo, non riuscii a non guardarlo negli occhi senza trattenere a tento le lacrime e facendogli il labbruccio per la tenerezza che mi aveva trasmesso. Impietrita anche dal fatto che tra 7 miliardi di persone sulla faccia della terra proprio lui fosse il padre di ciò che stava crescendo dentro me. Potevo non amarlo? Credo proprio di no.


E così se ne andò in tutta velocità mentre gli addetti alla sicurezza ristabilivano l’ordine. Tornammo a casa non facendo che parlare di quello che era successo; estremamente meravigliate e nello stesso tempo spaesate. Stavamo parlando di Dominic Howard, il donnaiolo per eccellenza: la depravazione della band, colui che non si faceva scrupoli ad indossare i costumi più bizzarri durante i live! Spencer non riusciva a crederci; insisteva sul farsi dire che diavolo gli avessi fatto o detto per averlo trasformato a quel modo. Io semplicemente ridevo, più che consapevole di non aver fatto assolutamente nulla.


Passò altro tempo, ed i ragazzi chiamavano tutti i santi giorni facendoci un dettagliato resoconto di quello che stavano combinando. Una sera, mentre ascoltavo un po’ di musica, il telefono squillò per alcuni secondi prima che io me ne rendessi conto.


“Pronto”
“Ciao bambina
“Bells!!!” una delle voci che amavo di più al mondo
“Come va?”
“Tutto bene” risposi
“Senti, ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Senza stancarti troppo, ovvio”
“Ok” risposi confusa
“Più tardi ti manderò un'email con tutte le istruzioni”
“Puoi anche dirmele ora dato che sono sola” incalzai
“Sai che se Dom scopre che sei sola viene lì e ti uccide?” disse sbuffando
“Lo so Matt, però è per poco. Spence è in farmacia”
“Vi state ammalando?”
“No, ha solo terminato le pasticche per il mal di testa” sorrisi
“Ok. Comunque preferisco l’email, è più comoda e dettagliata”
“Perfezionista” lo presi in giro
“Antipatica” rispose facendo il finto offeso “comunque scappo…un bacio”
“Ciao Bells, saluta tutti”
“Senz’altro” disse felice


L’email con tutti i dettagli ordinati addirittura per numero, comparve nel mio cellulare il mattino dopo. Tentai di realizzare tutto quello che vi era scritto sopra, avvertendo Matt ogni qualvolta portavo a termine un obiettivo.
Ovviamente avendo altri impegni, cercavo di fare tutto più veloce che potevo, correndo da un posto ad un altro quando Spencer non c’era e promettendo a Matt di fare tutto con estrema tranquillità e soprattutto senza sforzi. Era una cosa divertente che mi teneva impegnata, dopotutto. Mi alzavo la mattina con in testa uno o più obiettivi da perfezionare; uscivo con la musica nelle orecchie e passavo da un luogo all’altro con il sorriso sul volto. Non vedevo l’ora che tutti quegli obiettivi si concretizzassero.


La mattina del 31 Dicembre, senza alcun genere di preavviso, Matt e Dom tentarono di entrare di soppiatto, credendo che io e mia sorella dormissimo ancora. Nemmeno il tempo di girare la chiave nella serratura, che io mi stavo già catapultando fra le braccia di Dom. Lui mi prese al volo leggermente sorpreso ma comunque molto felice.


“Ciao piccola” mormorò baciandomi
“Ciao batterista” risposi assecondandolo
“Sei già sveglia?”
“Si, non avevo molto sonno. Non vedevo l’ora di rivedervi” ammisi
“Oh, anche io non vedevo l’ora. Senti…durante la tua ultima visita…il dottore ti ha detto se è possibile…ehm…come dire…fare, certe cose” disse col suo sguardo perverso
“Si Dom, ha detto che si può fare tutto” risposi ridendo
“Bene!!!” esultò prendendomi in braccio e dirigendosi verso le scale
“Ehy, ehy. Frena, frena. Dove credi di andare?”
“Vado a divertirmi, Matt. Dovresti farlo anche tu” disse Dom
“Spencer non c’è” rispose
“Oh, peccato! Vorrà dire che dovrai divertirti da solo” lo prese in giro
“Cavolo almeno fammela salutare. Ti ricordo che nella frase non vedevo l’ora di rivedervi, sono compreso anche io” disse


Dom non accennò minimamente a volermi mettere giù, così con tutto il mio peso addosso si avvicinò a Matt in modo che potessi almeno dargli un bacio. Dopodiché, più veloce della luce, salimmo al piano superiore ad occupare due settimane di separazione, lasciando il povero Matt senza nulla da fare.


Più tardi, mentre Dom faceva una doccia, scesi al piano di sotto per parlare con Matt. Lo trovai che trafficava con le pentole ed i fornelli, imprecando di tanto in tanto.


“Matt”
“Che vuoi? Avete finito di mettere sottosopra l’intera stanza?” rispose
“Non ci vediamo da due settimane”
“Si è vero, ma vi ricordo che è sempre casa mia questa!”
“Va bene. Scusami” risposi piano
“Puoi anche tornartene sopra se vuoi. Non serve che tu scenda a scusarti per avermi lasciato come un imbecille qui sotto, senza essere stato salutato come si deve”


Annuii leggermente, mentre lo vedevo che stava per aggiungere altro.


“Fra un’ora è pronto il pranzo” disse altezzoso
“Bene. Non mi includere, resterò di sopra” risposi spiazzandolo
“Come?”
“Ero scesa per dirti che ho fatto tutto quello che mi hai chiesto in questi giorni. Comunque, per quel che vale…bentornato Bells”


Feci per salire le scale richiudendomi la porta alle spalle.
Aveva fottutamente ragione, ma forse ci rimasi male un pochino per il tono che aveva utilizzato. Mi sedetti sul letto mentre guardavo l’intero album di foto che ero riuscita a riempire da quando ero andata a stare da mia sorella per l’estate, per poi stabilirmi lì. C’erano foto buffe, foto serie, foto rubate nei momenti meno opportuni o semplici foto sorridenti.
Involontariamente persi la cognizione del tempo, e mi resi conto che era tardi, solo dopo aver sentito bussare alla mia porta. Entrò Bells con un vassoio,  co quello che doveva essere il mio pranzo.


“Matt, ti chiedo scusa. Sono stata una stupida. Hai ragione a dire che sono stata maleducata; insomma vivo a casa tua, mangio il tuo cibo, uso le tue cose, mi tratti come una della famiglia e mi permetto anche di non salutarti nel modo in cui meriti. Sai quanto ti voglio bene e che per me è già oltremodo surreale idealizzare che quello che sto facendo lo sto vivendo realmente”
“Bambina…non serve che ti scusi ok? Se ti ho rimproverato, è stato solo perchè, come ben sai, devo avere sempre ogni situazione sotto controllo” mi rincuorò
“Pace?” dissi sorridendo
“Pace” rispose “e ora mangia, stasera faremo tardi” sorrise
“Già…capodanno, non vedo l’ora”


Sorrise alzandosi dal letto e dicendo che sarebbe andato a riposare un po’. Io misi qualcosa sotto i denti e poi scesi al piano di sotto, rinchiudendomi nello studio di registrazione con il portatile in mano, mentre guardavo per la milionesima volta il concerto a Wembley. Non so perchè, ma mi faceva sentire importante guardarlo.


Arrivata la sera, in casa era tutto un via vai, tra Spencer che non sapeva cosa indossare, Dom che non trovava il cellulare e Matt che invece faceva saltare i nervi a tutti perchè poltriva sul divano. Saremmo dovuti andare a cena da Chris, poi in un piccolo locale ed infine avremmo visto i fuochi d’artificio sul terrazzo dell’appartamento di Matt.


La cena andò alla perfezione; in casa Wolstenholme il clima era esplicitamente magico.
C’era un enorme albero di Natale al centro del salotto; milioni di addobbi in ogni dove e uno squadrone di bambini ognuno impegnato nella propria attività. Insomma, era proprio come l’avevo sempre idealizzata.


Una volta lasciati i bambini con i genitori di Kelly, uscimmo di casa per recarci nel piccolo locale per bere qualcosa. Ovviamente erano tutti su di giri con gli alcolici, mentre a me toccò solo un misero succo di frutta. Che strazio!
I ragazzi colsero al volo l’occasione per consegnarci i loro regali di Natale, anche se in ritardo. Io ricevetti un paio di Converse nuove da Chris e Kelly,  che sottolinearono il fatto che le avesse scelte Buster; Dom mi regalò una bellissima collana che indossai all’istante, e Matt e Spencer decisero per due regali separati: un paio di tacchi nuovi da Spence e una fornitura a vita di accessori di ogni genere sui Muse da parte di Matt…


Poco dopo, quando mia sorella tornò dalla toilette, trovò soltanto Matt al tavolo. Noi altri eravamo usciti per andare sul terrazzo. Quando salirono le scale ed aprirono la porta, Spencer resto spiazzata.


Una scia infinita di candele era adagiata sul pavimento, creando un’atmosfera romantica che induceva a seguire il percorso. Si voltò leggermente per guardare Matt che in quel momento era sparito. Lei proseguì lungo la scia finendo in camera da letto e capendo di dover salire le scale.
Lentamente, molto lentamente, Spencer salì sul terrazzo trovando una distesa di petali di rosa con al centro un piccolo sgabello sul quale troneggiava Matt con in mano la sua chitarra acustica.


Portò così le mani alla bocca, completamente colta di sorpresa. Nel frattempo noi attendevamo nascosti dietro la botola. Sorridendo nella luce della notte e nel debole bagliore delle candele, Matt si destreggiò in una debole melodia, prima di intonare quella meraviglia che era Starlight.
Noi piano piano ci avvicinavamo con gli accendini in mano, accompagnando il ritmo.


Una volta proferite le ultime parole, Matt posò la chitarra e sorridendo nel mondo più imbarazzato del mondo, chiese a Spence di sposarlo. Eravamo tutti al corrente del fatto che quel giorno era il loro mesiversario, ma nessuno immaginava che sarebbe andata così. E dunque completamente esterrefatti, ci avvicinammo per il conto alla rovescia e per congratularci con quei due…perchè non poteva essere altro che un “SI”.


Con in mano la bottiglia di Champagne, Matt ci chiamò all’ordine…


“Meno 10. 9. 8. 7. 6. “ disse sorridendo


Io mi affiancai a Dom che era risalito portando del succo per me; Chris e Kelly si tenevano sottobraccio; Spencer sfoggiava il suo nuovo anello più eccitata che mai.


“5. 4. 3. 2. 1…Buon anno!!!” esclamammo soddisfatti


Partì un “Auguri” generale mentre Matt riempiva i bicchieri, e passava davanti a me facendomi l’occhiolino.


Brindammo così, sotto le luci di Londra e quelle dei fuochi. Vidi Chris abbracciare sua moglie e sussurrarle un “Ti amo” impercettibile; Matt cinse la vita di Spencer e sorridendo esclamò “Tanti auguri tesoro”; Dom invece mi abbracciò da dietro con le mani sulla pancia e dandomi un bacio sulla tempia mentre terminavo il mio succo di frutta.


Vedendo che stavo congelando, si tolse la giacca per mettermela sulle spalle, mentre guardavo mia sorella con occhi estasiati.


“Era questo il motivo per cui Matt ti chiamava?” chiese
“Si” sorrisi
“Sei la migliore” affermò


Dieci minuti dopo, mentre tenevo la mano di Dom, poggiai il capo sulla sua spalla sospirando.


“Sei stanca?” chiese
“Un pochino, ma non fa nulla” risposi
“Ormai la serata è finita, possiamo scendere”
“Oh, ho dimenticato di dirtelo. Per stanotte qui dormiranno Spencer e Matt”
“Quindi noi dobbiamo tornare nell’altra casa” constatò
“Si”
“Allora incamminiamoci”
“Oh, grazie al cielo! Queste scarpe mi stanno uccidendo” risposi


Prima di andarcene, Matt si avvicinò a me con gli occhi lucidi e mi stritolò in un abbraccio.


“Bambina! Non immagini quanto io ti sia grato per l’aiuto”
“L’ho fatto con piacere Matt era il minimo che potessi fare” dissi
“Ti voglio bene” esclamò
“Anche io Bells, tantissimo”


Così ci congedammo e tornammo tutti a casa, lasciando quei due liberi di godersi il momento.


Trascorsero altri mesi, e tutto andava secondo i piani, nausee e voglie comprese.


Nonostante vivessi nell’appartamento di Matt, lui era sempre fra i piedi perchè voleva  per forza farmi dei regali ed esigeva di sapere se fosse stato maschio o femmina; cosa che io volevo sapere ma Dom no. Alla fine cedetti quando il giorno dell’ecografia del terzo mese, me lo ritrovai sul pianerottolo di casa testardo come un bambino.


“Ce la porto io” esclamò a Dom
“Oddio Matt, no” sbuffai
“Sono suo zio, nonché tuo futuro cognato”
“Questo lo so”
“Se Dom non vuole saperlo sono affari suoi, io devo saperlo”
“Va bene, va bene” mi voltai verso Dom “in fondo ha ragione”
“Se qualcuno vuole farci un regalo deve essere indirizzato” ammise Dom “ma io non voglio saperlo lo stesso”


Così partimmo tutti alla volta della scoperta di quello che sarebbe stato mio figlio o mia figlia. Durante il controllo, e dopo aver saputo che si trovava in una posizione impossibile per saperlo, tutti e tre ce ne andammo sconfitti. Ma Matt non si perse d’animo decidendo di comprare cose per entrambi i sessi.


Qualche giorno dopo arrivò il momento di farmi prendere dall’ansia, quando Dom annunciò che, inevitabilmente, saremo dovuti andare a farmi conoscere sua madre. Lì cominciarono le mie paranoie…e se non gli piacessi? Se mi avrebbe presa per una poco di buono? Se gli fossi risultata antipatica?
Dom capì al volo i miei pensieri e si sedette vicino a me sul divano.


“Andrà tutto bene, vedrai”
“Lo spero” risposi
“E’ la persona più buona del mondo, gli piacerai sicuramente” sorrise


Annuii col capo, poco convinta.


“Hai tutto il tempo, piccola. Partiremo fra una settimana, ok?”
“Si, questo lo so”


Mi abbracciò forte, consapevole del fatto che ero preoccupata ma nello stesso tempo non vedevo l’ora di conoscerla.


Una settimana dopo, eravamo tutti in viaggio. Tutti e cinque tranne Kelly che ovviamente non poteva lasciare i figli; in fondo si sarebbe trattato solo di un paio di giorni. Ero stranamente rilassata, e armata di tutto l’ottimismo necessario per affrontare abbastanza ore di viaggio. Una volta partiti, crollò tutto.


“Hai messo la cintura?”
“Si, Matt” risposi
“Ti senti bene?”
“Si”
“Giramenti di testa?”
“No” dissi roteando gli occhi
“No, perchè qui il manuale dice che bisogna sempre tenere sotto controllo le donne incinte”


O santissimo Bellamy!!! Adesso aveva anche iniziato a leggere un manuale per le neomamme…ma stavamo scherzando!!! E per fortuna che non era lui il padre, altrimenti lo avrei scuoiato. Dom, al volante, sorrise di pure gusto.
Dopo un paio d’ore, eccolo di nuovo all’assalto.


“Nausee?”
“Oddio Matt, no!!!” … “se mai un giorno diventerai padre, non voglio saperne”
“Come sei cattiva!” rispose offeso
“Ti scongiuro Matt…se mi sentissi strana te lo dirò ok?”


Diverse ore dopo, arrivammo a Teignmouth. Mentre osservavo il paesaggio, non potei fare a meno di pensare che loro tre si erano conosciuti proprio lì. Molte volte avevo immaginato come potesse essere, ma mi sorpresi comunque. Mi ripetevo mentalmente che all’epoca erano piccoli, ma con il passare del tempo erano cresciuti sempre di più, fisicamente, mentalmente e musicalmente…i miei tre rompiscatole!!!


Scendemmo dall’auto e Dom, davanti a tutti, suonò il campanello. Una donna adorabile e minuta aprì la porta, scoprendo un sorriso disarmante e carico di affetto.


“Dominic!” urlò
“Ciao mamma” la abbracciò caloroso
“Matt! Oh Matt, sono felice di rivederti”
“Ciao zia” gli disse in tono affettuoso
“Uh c’è anche Spencer!”
“Salve!” la salutò lei
“Come dimenticarsi di Chris! Santo cielo, sei sempre più alto” gli sorrise
“E’ solo impressione” rispose
“E tu sei?” … “Chris, hai combinato qualche casino?”
“No, no, no mamma. Lei è Cinzia” lo anticipò Dom
“Piacere di conoscerla signora Howard” dissi
“Oh, il piacere è mio tesoro” rispose richiudendo la porta “allora! Cosa vi porta qui?”


Non appena si rese conto del fatto che ero visibilmente, anche se di poco, incinta e che Dom mi teneva la mano, puntò un dito contro il figlio guardandolo in cagnesco.


“Dominic James Howard, come hai osato tenere tua madre all’oscuro del fatto che diventerò nonna?”
“Siamo venuti apposta per dirtelo” si giustificò
“Uhm, non la passerai liscia” promise


Si riprese un attimo, prima di tornare in se stessa.


“Restate tutti a cena vero?”


Annuimmo, ed io tirai un sospiro di sollievo che alleggerì notevolmente le mie ansie. Aveva ragione Dom, era la persone più buona e dolce del mondo. Amava di un amore spropositato Matt e Chris come fossero figli suoi.


“Posso esserle d’aiuto?” chiesi mentre preparava la cena
“Oh, no tesoro. Vai a riposarti”
“Mi fa piacere aiutarla, e poi sono più che riposata” risposi
“Allora, se vuoi puoi apparecchiare la tavola”
“Va benissimo” le sorrisi


Cenammo così in perfetta armonia, poi ci accomodammo tutti in salotto per il dolce.


“Dominic, tesoro, vieni ad aiutarmi”


Lui si alzò baciandomi la fronte e raggiunse sua madre che stava tagliando la torta.


“E’ una brava ragazza” gli disse
“Lo so; la migliore” rispose
“E’ gentile, educata e un vero splendore” … “dove l’hai trovata una così?” sorrise
“E’ la sorella di Spencer”
“Infatti notavo qualcosa che le accomunava”
“Era destino che la conoscessi” affermò
“Si vede che prova amore nei tuoi confronti…sono felice per voi, ve lo meritate proprio”


Tornarono con i piatti e si sedettero vicino a noi.


“Allora, cara la mia zia acquisita, visto che hai cresciuto il figlio più gay del mondo” disse Matt occhieggiando Dom “volevo chiederti se insieme a mia madre voleste organizzare il nostro matrimonio”


Per tutta risposta la mamma di Dom, lo abbracciò quasi soffocandolo e facendo lo stesso con Spencer.  Così quella sera la portammo come minimo sull’orlo dell’infarto per ben due volte.  Dopodiché Matt e Spencer seguiti da Chris, decisero che sarebbero andati a dormire dalle rispettive famiglie.
La signora Howard ed io lavammo i piatti, mentre Dom era salito in camera sua abbastanza stanco per il viaggio. Lo raggiunsi venti minuti dopo, trovandolo immerso fra i cuscini.


“Caspita!” affermai entrando nel letto e guardandomi intorno
“Cosa!” disse
“Ti rendi conto che questa stanza è come il santo Graal per me?”
“E’ rispuntata la Muser?” mi prese in giro
“Certo!!! Verrei uccisa se qualcuno sapesse che sono nella stanza del batterista dei Muse”
“Oh, beh. Non sei la prima ad esserci entrata”
“Sai che dovrei farti dormire sul divano dopo questa affermazione?” lo fulminai
“Sto scherzando”
“Lo so che non scherzi, ma farò finta di crederci”


Poi mi coprii e mi voltai di spalle sistemandomi il cuscino. Sorridendo nella notte, si rannicchiò contro di me abbracciandomi.


Due giorni dopo, eravamo di nuovo in viaggio per tornare a Londra…




In aprile, la mamma di Dom, decise che si sarebbe trattenuta da noi finché non avesse visto nascere suo o sua nipote, oltre ad occuparsi del matrimonio. Così durante i preparativi e la prova degli abiti, eravamo tutti su di giri ai massimi livelli. Tentai di distrarre Matt dalle sue manie facendomi accompagnare da lui stesso a fare l’altro controllo in modo che potessimo finalmente sapere di che sesso fosse.
Purtroppo sopraggiunse un imprevisto che lo costrinse a stare al telefono per un po’, perciò non poté entrare insieme a me. Quando uscii dalla clinica, lo vidi gesticolare all’interno dell’auto. Non appena mi vide, accese il motore e mi guardò un po’ dispiaciuto. Così presi un foglio di carta dalla borsa, e mentre stava ancora conversando, vi scrissi sopra quello che aspettavamo entrambi. Abbassò lo sguardo rialzandolo velocemente e aprendosi in un sorriso da mozzare il fiato e che mi fece arrossire all’improvviso. Non potendo rispondermi, si limitò a stringermi la mano…


Sarà stata l’euforia o forse lo stress, ma un’ora dopo che mi ebbe riaccompagnata a casa e stavo preparando il pranzo con la mamma di Dom, iniziò a girarmi la testa in modo preoccupante, così lei chiamò Spencer. Per pura precauzione, chiamarono il loro medico di famiglia che mi vietò nella maniera più assoluta di sforzarmi, pregandomi di stare a riposo e aggiungendo più vitamine alla mia dieta. Quando lo seppe Dom, si precipitò a razzo verso casa ed entrò in camera bianco come un fantasma.


“Piccola”
“Dom, non allarmarti. Ho solo bisogno di riposo”
“Sicura? Comunque resterò a casa se serve” disse prendendomi la mano
“C’è tua madre con me. Continua a lavorare con i ragazzi. Gli album non nascono da soli” sorrisi



Arrivati a giugno, potevo ritenermi un dirigibile ambulante. Matt e Spencer decisero di rimandare il matrimonio a dopo il parto, perciò erano un po’ più tranquilli. Tanto che una sera, trovai i Muse al completo che dormivano con in mano delle foto per la location del matrimonio.
Svegliai Chris dicendogli che Kelly lo stava aspettando a casa. Quanto agli altri due…sorrisi guardandoli appoggiati uno sulla testa dell’altro e avvolti in una coperta leopardata. Quel momento echeggiava BellDom da ogni mattone dell’edificio. Era un bene…perchè ultimamente Dom mi sembrava tristissimo.


Semplicemente sparì da un giorno all’altro, e credendo fosse con i ragazzi non lo cercai. Un mattino, però, mi svegliai scombussolata e soffocavo per il caldo. Mi voltai nel letto ma Dom non c’era, sua madre era con la mamma di Matt. Trovai sul comodino una lettera indirizzata a me.


Ciao piccola…
Se stai leggendo questa lettera, sicuramente ti starai aggirando per casa alla mia ricerca. Non voglio farti nessun discorso triste o quant’altro. Volevo solo prendermi la briga di spiegarti tutto quello che ho amato, amo e amerò di te. Un piccolo elenco che ho conservato gelosamente…
La prima volta che in quella notte tempestosa hai trovato rifugio tra le mie braccia. La tua infinita timidezza. Il piccolo rumore che fai quando hai sonno. La tua testardaggine. La piccola smorfia con il naso che riservi a coloro a cui tieni. Il tuo MP3 strapieno delle nostre canzoni. La luce nei tuoi occhi quando ascolti Unintended. La bambina che c’è in te quando fai i capricci. I tuoi occhi che cambiano colore a seconda del tempo. Le tue infinite paia di Converse. Lo sguardo che mi rivolgi quando sono stanco e farnetico nel sonno. Il modo in cui riesci a tenermi testa quando discutiamo. La dolcezza che hai nei confronti di Buster. L’amore incondizionato che provi per tua sorella. L’intesa indescrivibile che hai con Chris, e la capacità di fare l’idiota insieme a Matt. La pazienza nei miei confronti quando, dopo aver discusso vengo a chiederti perdono. Il tuo spirito da combattente in questo periodo che aspetti nostro figlio; perchè l’ho capito che sarà un bambino, nonostante tu e Matt cerchiate di negarlo. Il modo in cui rimani con lo sguardo assorto mentre siamo nella vasca e ti accarezzi la pancia. Come potrei non amarti dopo tutto quello che hai fatto e stai ancora facendo per me! Sei entrata nella mia vita di soppiatto e piano piano sei riuscita a conquistare il mio cuore, assopito per anni in una gabbia. Sei stata capace di far uscire quella parte di me che non credevo esistesse. Tutto questo, solo per dirti che ti amo e che anche se dovessimo litigare, tirarci gli oggetti contro o altro, io sarò sempre qui per te come tu lo sei stata e lo sei, nonostante io non te l’abbia mai chiesto. Sei una persona meravigliosa, e  come ho letto in una frase “mi piaci perchè dai del tu a tutti, ma del tuo a pochi”. Lo dice sempre mia madre “caro Dominic, impara a dare il tuo amore a coloro che te lo dimostrano” e tu me lo dimostri. Lo dimostri eccome amore mio. In questo momento ho solo bisogno di ribadire il mio amore verso la persona che ho sempre cercato di non deludere, e che ha fatto si che imparassi tutto quello che so fino ad oggi. Ti amo con tutto il mio cuore, nonostante non avessi messo in programma di innamorarmi di te. Tieni a mente che ti amo sempre e che sei tutta la mia vita.
                                                                                                                                                                                                                                                                   Dom


Mentre leggevo quella lettera, mi resi conto di quante cose, piccole o grandi che fossero, lui aveva imparato a conoscere e ad amare.
Ero un po’ perplessa verso la fine quando parlava di voler ribadire il suo amore verso qualcuno. Poi, come un fulmine a ciel sereno, composi il numero di Matt.


“Matt, devi portarmi da Dom”
“Come? Ti ha chiamata”
“No, ma so dov’è”
“Passo a prenderti subito”


Lo cercavamo da quasi due giorni e quella mattina ero convinta di ritrovarmelo vicino, ma così non era stato.
Matt e Chris arrivarono più in fretta che poterono; sbraitandomi contro quando gli dissi dove volevo che mi portassero. Mentre viaggiavamo in macchina, ci avvicinavamo sempre di più ad un enorme temporale, ma cercai di non farmi coinvolgere dalle paure.


Tutti e due non accennavano a rivolgermi la parola, mentre io cercavo di addolcirli.


Alcune ore dopo, restarono sorpresi del fatto he avevo ragione; il motore si spense e sotto la pioggia battente scesi dall’auto. Poco dopo lo trovai bagnato fradicio, seduto a terra che si dondolava avanti e indietro.
La pioggia si stava diradando poco a poco e feci per avvicinarmi, bloccandomi mentre iniziava a parlare.


“Ciao papà” disse “sono tornato, anche se con un po’ di ritardo. È già passato un altro anno e per me non è cambiato nulla. Mi manchi da morire, ma so che in qualche modo tu sei sempre presente”


Nascosta dietro una statua, lo ascoltavo in silenzio.


“Non ci vediamo da un po’, e ti chiedo scusa per questo. Ti ho portato tante novità…abbiamo completato il tour e stiamo lavorando ad un nuovo album. E poi…ho conosciuto una persona fantastica. Mi sono innamorato di lei in un modo quasi folle. Non so se ti sia mai capitato di sentirti leggero e vedere positività ovunque. Ecco, io mi alzo al mattino e tutto quello che vorrei è starmene tutto il tempo con lei, ma purtroppo non posso e allora tento comunque di affrontare la giornata con positività. Anche se la giornata è stata un completo disastro, nel momento in cui apro la porta e la trovo lì che mi prepara la cena, o guarda la tv; basta che alzi lo sguardo verso di me e mi sorrida, e tutto ciò che di negativo c’era, sparisce in un attimo sotto quegli occhi meravigliosi. È una strana sensazione…ora capisco quello che c’è fra te e la mamma”


Poi, improvvisamente, iniziò a piangere.


“Mi hai sempre detto di prendermi cura delle persone che amo. Quando l’ho conosciuta era la persona più fragile del mondo nonostante riuscisse a rialzarsi sempre da ogni cosa. Con il passare del tempo, mi sono reso conto che non aveva bisogno di me, ma io di lei…
ti sarebbe piaciuta papà…a quest’ora magari, eravamo a farci una birra insieme, ricordando i vecchi tempi, o magari saresti stato ansioso come me, mentre attendo che nasca mio figlio, perchè si…sarai nonno. Avrei tanto voluto che tu fossi qui, anche solo per sentirmi dire che sei orgoglioso di me!” … “spero di essere all'altezza di un compito così importante”


Lentamente, portò le mani al viso finendo di sfogarsi.
Io non resistetti e mi avvicinai cauta alle sue spalle, prima di inginocchiarmi al suo fianco e dargli un bacio fra i capelli.


Respirò profondamente, prima di voltarsi e affondare il viso sulla mia spalla, continuando il suo pianto disperato mentre lo tenevo per la testa, sussurrandogli che andava tutto bene. Tremava come una foglia, sotto gli incessanti singhiozzi e la pioggia che iniziava ad asciugarglisi addosso.


“Come l’hai capito?” mi disse con i lacrimoni
“E’ il 27 Giugno amore, non potevi essere da nessun’altra parte” risposi
“Ti prego, non lasciarmi andare…sono una persona inutile senza te” riprese a piangere
“Non lo farò Dom…mai”
“Non lasciarmi andare…non lasciarmi andare…non lasciarmi andare” ripeteva piano piano


Istintivamente tirò su il viso e mi baciò dolcemente, comprendendo che lo conoscevo molto di più di quello che immaginava.


“Torniamo a casa?” chiesi asciugandogli una lacrima con il pollice


Si rialzò lento…


“Aspetta qui” dissi


Colsi un fiore che spuntava solitario dal prato circostante e lo adagiai sulla lapide di fronte  a me, mentre lui mi teneva la mano.


“Arrivederci signor Howard, e grazie di avermi regalato un persona come Dom. Cercherò di prendermi cura di lui proprio come ha fatto lei”


Dom mi abbracciò, sussurrando un “Ti amo” al mio orecchio, intuendo che lo avevo ascoltato sin dall’inizio. Dopo avergli detto che c’erano anche i suoi amici, si avvicinò per salutarli salendo poi sull’auto di Matt.


“Chris” dissi
“Non preoccuparti tesoro, la riporto io la sua macchina”
“Grazie…”
“Figurati. Ora vai da lui…ha più bisogno di te che di noi” disse prendendo le chiavi


Esausto, seduto  sul sedile posteriore dell’auto di Matt, si voltò verso di me che lo stavo fissando. Sostenne il mio sguardo fino alla fine, finché cedette. Mi accomodai meglio e lui si rannicchiò con la testa sulle mie gambe, addormentandosi inevitabilmente mentre gli accarezzavo i capelli.

   
 
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