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Autore: Invisible_    09/11/2013    5 recensioni
Matthew era una vera merda con Dom, ne era cosciente.
Si guardò il palmo della mano chiuso a pugno, che aprì di scatto.
Sì, una vera merda.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo mesi e mesi di assenza, eccomi di nuovo qui! :)
Allora, allora. Innanzitutto MI DISPIACE TANTISSIMO non aver risposto a tutte le recensioni delle altre storie, giuro che appena trovo qualche secondo recupero! Intanto un GRAZIE gigantesco a tutti voi **

Riguardo questa storia, spero vi piaccia. Era da un po' che non scrivevo (e si vede!) quindi è stato difficile iniziare di nuovo, però dopo la prima frase è diventato tutto più semplice e anche più piacevole!
Beh, se ci sono errori o se non vi piace la 'trama' o com'è scritta, fatemelo sapere :)

(Grazie pwo_ **)

Enjoy ;)

ADDICTED
 
Le gocce di pioggia si scontravano sul finestrino del treno, senza fretta, creando una dolce danza, prima avvicinandosi e poi separandosi, unendosi e dividendosi fino ad arrivare al bordo e sparire, perdendosi nell'aria e rimescolandosi alle altre gocce di pioggia erranti.

Beh, non c'è poi tutta questa differenza constatò mentalmente Dominic. In fondo lui e Matthew non erano così diversi da quelle gocce: prima si ritrovavano, poi si allontanavano bruscamente, dando vita ad una lotta infinita.
L'unica differenza? La loro danza aveva poco di dolce e Il biondo lo sapeva fin troppo bene.
Instintivamente sfiorò il livido- ormai quasi scomparso- sul suo braccio, poco più in basso della spalla, dipingendo sul suo viso una leggera smorfia di dolore- no, quello non era ancora sparito.

Si sistemò meglio sullo scomodo sedile del treno, ignorando le fitte che partivano dal fianco. Probabilmente aveva qualche costola incrinata, questa volta Matt ci era andato giù pesante.
Trovata la posizione migliore, emise un sospiro di sollievo, richiamando l'attenzione di un signore che abbassò il giornale che stava leggendo per osservare quello strano ragazzo,tutto dolorante.
Solo quando l'uomo distolse lo sguardo, Dominic riuscì a rilassarsi completamente.
Se fosse stato in prima classe avrebbe ordinato un po' di vino, ma no, lui era dovuto scappare da casa Bellamy il prima possibile, non aveva avuto il tempo di prenotare un treno, quindi si era dovuto accontentare della seconda classe e dei suoi scomodi sedili.

Spostò lo sguardo nuovamente verso il cupo paesaggio fuori dal finestrino. La pioggia continuava imperterrita a picchiettare contro il vetro, come a richiamare insistentemente la sua attenzione. Raggiunse il suo scopo, facendolo
concentrare per qualche secondo sulla tristezza, malinconia e solitudine della stazione nella quale il treno si era fermato; quando questo ripartì, anche la mente di Dominic si accese, agitando in modo furioso e disordinato tutti i suoi pensieri e i suoi ricordi.

Chiuse gli occhi, frustrato, cercando di dare un ordine a quel casino che aveva in testa, ma senza riuscirci.
Quella mano candida, quasi femminile, adornata da lunghe e sottili dita, tipiche di un pianista, stretta a pugno, pronta a colpirlo ancora una volta, quell' immagine così vivida gli fece aprire di colpo gli occhi.

Lui aveva paura. Aveva paura di Matthew. Aveva paura di Matthew ma lo amava.

A Matthew non fregava assolutamente nulla dei lividi che aveva sulle braccia, sul ventre, sulla schiena. No, a lui non importava. Non gli importava dell'ematoma proprio sopra le costole, che ancora non gli era passato.
Non gli importava perché sapeva che sarebbe tornato da lui, in ogni caso.

Perchè sei tornato?

Quante volte glielo aveva chiesto? E quante volte lui gli aveva dato la stessa identica risposta?

Non c'è un motivo, sono qui e basta.

E quante volte avrebbe voluto dirgli la verità?
Dominic aveva paura di Matthew, aveva paura ma lo amava. Aveva paura ma ne aveva bisogno.
Aveva bisogno di lui.

Riaprì gli occhi e li strofinò.
Il signore lo stava guardando di nuovo, lo sguardo pieno di dubbi e perplessità; Dominic ci vide, però, solo tanta comprensione.
Scostò la manica della sua giacca, così da poter vedere l'orario sul quadrante del suo orologio. Le 21.54. Sarebbe arrivato a casa nel giro di qualche ora.
Si rilassò, cercando qualcosa con cui occupare il tempo. Il cellulare gli sembrò un'ottima soluzione. Ci ripensò quando si ritrovò a leggere il messaggio che gli era appena arrivato.

'Torna da me'

Quelle semplici tre parole riuscirono a ferirlo, a mandarlo in confusione e a renderlo incomprensibilmente felice.
Si maledisse, non poteva reagire così, non era giusto e ragionevole.

Matthew voleva che tornasse da lui per potersi sfogare, per poter rilasciare quella sua rabbia trattenuta per troppo tempo.
E Matt gli chiedeva scusa ogni volta che lo picchiava, che gli faceva del male. Gli chiedeva scusa piangendo, baciandogli i lividi o le ferite aperte.
Dom continuava a ripetersi che se gli fosse dispiaciuto davvero, non avrebbe continuato a  fargli del male, non lo avrebbe chiamato ogni fottuta volta, implorando di tornare da lui, ma soprattutto, non gli avrebbe permesso di
ripercorrere i propri passi, rientrando nel suo universo pericoloso e caotico.
Ma la colpa era anche e soprattutto del biondo e quest' ultimo ne era cosciente. Era Dom che acconsentiva ogni volta, era Dom che non cercava di fermarlo quando Matt cominciava ad alzare le mani.
Non diceva nulla, stava in silenzio, incassava i colpi, nessuna smorfia, nessuna lacrima di dolore, nulla di nulla.
Questo perché Dom si meritava tutto ciò. Lo sfogo di Matt rappresentava per il biondo una sorta di rito di purificazione, un modo per espiare i suoi peccati, per farsi perdonare.

Matt non ce l'aveva con lui, no. Stava male, la sua anima era lacerata, la sua testa era un pozzo buio, oscuro, senza fondo dal quale lui non riusciva a risalire, Restava intrappolato tra quelle pareti che erano il suo corpo.
Dominic si era silenziosamente offerto di alleviargli il dolore, trasferendolo tutto dentro di sè e sulla sua pelle.

Chiuse gli occhi. Cosa lo portava ogni volta a ritornare da Matt, a perdonarlo nonostante tutto?
Ci pensò su, forse era ciò che lo aspettava dopo le botte. Forse- probabilmente, anzi, sicuramente- i numerosi baci, il modo di Matthew di chiedere scusa.

Le sue labbra leggere e bagnate dalle lacrime ora sulle palpebre chiuse dal dolore del biondo, ora sulla sua bocca, resa più rossa dal sangue.

Le sue mani a sfiorare delicatamente -così in contrasto con i pugni precedenti- il suo petto, coperto di lividi.

Le sue dita sottili e sempre fredde lungo i lineamenti del volto di Dominic.

I suoi folti capelli scuri a solleticare prima le guance poi le spalle, l'addome del biondo.

Tutte le scuse che sussurrava stringendolo a sè.

E alla fine quel bacio. Quel bacio che lasciava sempre per ultimo. Quel bacio che faceva male più di tutti i pugni, i calci, gli schiaffi che gli concedeva. Quel dannato bacio che bruciava le sue labbra, così violento e contemporaneamente eccitante, così doloroso e appagante.

Ecco perché lo perdonava ogni fottutissimo giorno, ora, minuto, secondo ed ecco perché lo avrebbe fatto anche questa volta.

Sorrise, consapevole del circolo vizioso dal quale non poteva e non riusciva ad uscire. Sapeva che continuare in quel modo lo avrebbe solo fatto affondare inesorabilmente in quell'abisso dagli occhi indaco.
Lo sapeva, ma non aveva la minima intenzione di essere salvato.

Si riappropriò della sua piccola valigia e si avvicinò alle porte d'uscita.
Quando il treno si fermò in una stazione, Dominic scese di corsa, diretto all'ufficio informazioni per prenotare l'altro treno che lo avrebbe riportato a casa, da Matthew, dalla sua goccia.


---------

P.s. Come al solito, Dominic Howard e Matthew Bellamy non mi appartengono, ciò che scrivo è solo frutto della mia mente annoiata dalla realtà e dalla monotonia della mia vita e non mi paga nessuno!

Grazie per aver letto questa storia :)
 
  
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