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Autore: DarkChary98    09/11/2013    1 recensioni
Lo chiamavamo K perché non sapevamo né di che specie fosse né dove vivesse, sapevamo solo che al suo passaggio seminava terrore, e al suo tocco seminava sangue...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Come ogni sera ero di pattuglia in città con il mio Lucario.
Ero tenente della polizia cittadina e ogni giorno era mio compito ispezionare i vari luoghi e verificarne le condizioni. I pokèmon come Lucario sono perfetti per questo tipo di compito, perché a volte incutono timore, a causa della loro potenza e del loro sguardo celeste; gli occhi di un Lucario sono capaci di brillare come una stella e quando diventano rossi potrebbero mettere in fuga persino un Aggron, ma quella stranamente era la parte di lui che a me piaceva di più.
Era molto fedele il mio Lucario, mi seguiva ovunque andassi, controllava le mie mosse, e sapeva esattamente se io stessi sbagliando o facendo il giusto. Era un pokèmon fenomenale, pieno di qualità; in natura sapeva riconoscere i cibi avvelenati da quelli commestibili e se qualche pokèmon selvatico si avvicinava, lui lo avvertiva da chilometri di distanza. Era un compagno fantastico e poteva fare qualunque cosa grazie alla sua aura azzurra, era il pokèmon modello, i miei colleghi mi chiedevano sempre come avessi fatto ad avere un pokèmon così eccezionale, ma evidentemente la risposta si celava nel nostro legame, forte e duraturo. Lucario era perfetto, tranne per un particolare: non voleva combattere.
Già, era molto ostile alla lotta, ma non ho mai capito se non volesse per scelta o se ci fosse qualcosa che glielo impediva, so solo che ogni volta che lo mettevo in campo, lui rientrava nella sua pokèball, quasi per farmi capire che non avesse voglia di combattere, ma sinceramente non capivo il perché.
Erano dieci anni che vivevo con quel Lucario, siamo stati amici fin da quando ero bambino e lui era un Riolu e non avevo mai avuto la gioia di poterlo veder vincere una lotta pokemon, e forse mai lo avrei visto e mai avrei avuto quella gioia; ma solo perché non sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco.
Era ormai arrivato l'autunno e per tutti erano finite le vacanze, così pensai che tutti gli abitanti sarebbero tornati a Kanto, ma non fu così.
Alcuni stavano rifacendo le valigie e stavano mettendo al sicuro i loro beni, per poi partire di nuovo. Tutto ciò era strano, così feci qualche domanda qua e là, ma nessuno mi rispose; la città era immersa nel silenzio più totale...
La gente continuava ad accennare disperatamente alla fuga; accennava ad una città ormai avvolta dalle tenebre, una città che nessuno avrebbe potuto salvare, una città fantasma. Dicevano che cosa migliore era fuggire, se non si voleva incappare nella morte.
Ma io e Lucario non avevamo paura, io e lui volevamo difendere la nostra città e i suoi abitanti anche a costo della nostra vita, era il nostro codice d'onore. Ci introducemmo nella città, ormai deserta, vuota, invasa da non-morti che si dirigevano verso di noi.
I loro volti erano pallidi e privi di espressione, come se le loro emozioni fossero state risucchiate e le loro paure più profonde risvegliate; i loro occhi erano completamente bianchi, senza pupille, le occhiaie arrivavano alle estremità della bocca, quella bocca dalla quale sgorgava sangue umano a zampilli. Il loro silenzio mi fece capire più di mille parole ed io avevo il cuore che batteva a mille al pensiero di poter diventare uno non-morto: la città era stata invasa da K...
Già da tempo io e Lucario davamo la caccia a questo pokemon.
Lo chiamavamo K perché non sapevamo né di che specie fosse né dove vivesse, sapevamo solo che al suo passaggio seminava terrore, e al suo tocco seminava sangue. Aveva un potere che gli permetteva di impossessarsi delle menti degli umani, di succhiare i loro ricordi e le loro anime e di cancellarli per sempre una volta che se ne fosse nutrito. Corsi subito a chiamare il professore per vedere che stava succedendo, ma stranamente non lo trovai a casa. Provai a cercarlo in città ma non riuscii a trovarlo, finché all'improvviso sentii una voce che proveniva dall'interno del museo della scienza.
PARTE DELL'ANIMA, PARTE DEL CORPO, PARTE DEI SENTIMENTI...A ME! RESTI LA PAURA NEL TUO CUORE E VEDANO I TUOI OCCHI LE TENEBRE, VEDA LA TUA MENTE OGNI COSA COME NEMICA, SIA NUTRITO IL TUO CORPO CON SANGUE UMANO, E POSSA LA TUA IRA, COSì COME LA MIA, ACCECARE GLI UOMINI E FARNE PARTE DI TE.
A quelle parole, il terrore in persona mi invase, caddi nel panico pensando ad una soluzione, a cosa stesse succedendo in quel museo, a cosa fare. Decisi di entrare, anche se la paura mi assaliva, anche se la paura mi divorava. Quel giorno forse avrei scoperto io stesso la vera identità di K, probabilmente a mie spese...
Mi feci coraggio, entrai nel museo, e con il cuore in gola tenni gli occhi chiusi per qualche istante, e sarebbe stato meglio se non li avessi aperti. Davanti a me si presentò uno spettacolo terrificante: migliaia e migliaia di pokèmon sfiniti, morti, a terra.
Erano rimasti senza anima, privi di vita; ma chi avrebbe potuto succhiare l'anima ad un pokèmon? Dopo la fine dell'oscurità a Kanto non c'erano più pokèmon non-morti, chi poteva essere stato?
Mi venne subito in mente K, già, K, dove era finito? Feci due passi più avanti, dirigendomi verso il centro del museo, e lì, ad aspettarmi, il professor Rowan. Era di spalle, e quando lo chiamai, si voltò di scatto ed io capii ogni cosa. Il professore aveva gli occhi rosso sangue e dalla sua bocca si udivano gli urli e gli echi di anime! Le anime che erano state sottratte a quei pokèmon che giacevano in quel museo, anime imprigionate nel corpo di un umano; ma come era possibile?
Ad un tratto vidi un'ombra levarsi dall'ingresso del museo.
L'ombra si stava dirigendo verso di me dalla parte opposta, se mi voltavo si voltava anche lei, mi seguiva, come se volesse cogliermi di sorpresa. Mi voltai poiché sentii una mano gelida posarmisi sulla spalla destra; divenni pallido come neve e sentii un brivido lungo la schiena, un brivido che ben presto si trasformò nel mio peggiore incubo. Dietro di me c'era K!
Mi fissava con quegli orrendi occhi trasudanti odio, glielo leggevo, era odio per gli uomini, odio per i pokémon stessi.
Stava per attaccarmi con un tremendo mangiasogni, quando con mio stupore, Lucario uscì dalla sua pokeball, sferrando un potentissimo ferrartigli! K venne scaraventato contro il muro e venne colpito ripetutamente dal mio Lucario. Non volevo crederci, Lucario stava combattendo! Era uscito dalla pokèball per salvarmi!
Purtroppo però K si rialzò e prima che il mio pokèmon potesse voltarsi, lo prese per il collo. Lucario si dimenava, non riusciva più ad attaccare, e di lì a poco udii il suo ultimo respiro... No, non poteva essere! Era il mio migliore amico! Non doveva morire! Dannazione!
K gli succhiò via l'anima; adesso capii cosa era successo al professore, era stato lui! Il mio Lucario era ormai una marionetta nelle mani di K, così come lo era il professore...
Impossessatosi del mio Lucario, K venne verso di me, dopo avermi immobilizzato. Io piangevo e mi disperavo per la perdita del mio Lucario, un immenso dolore mi avvolse.
Intanto K si avvicinava sempre di più e con una voce fredda e rauca, mi sussurrò nell'orecchio:
SCIOCCO UMANO. PENSAVI DAVVERO DI POTERMI BATTERE? IO SONO K, COLUI CHE PUO' TUTTO, L'ONNIPOTENTE, IL SUCCHIATORE DI ANIME, IO HO SETE DI ANIME, LA MIA VITA E' STATA ROVINATA DAGLI UMANI E DAI LORO MALEDETTISSIMI POKEMON. NON POSSO PIU' AVERE LA MIA VENDETTA MATERIALE, PERCHE' SONO MORTO, ORMAI NON ESISTO. MA C'E' UNA COSA,CHE VOI POTETE DARMI, CIBO! LE ANIME SONO CIBO, IL MIO CIBO. LE ANIME DEI POKEMON NON MI SAZIANO ABBASTANZA, SERVONO SOLO AFFINCHÉ IO ABBIA IL CONTROLLO SU DI LORO, SONO QUELLE DEGLI UMANI CHE IO VOGLIO, E LA TUA PRESTO SARA' MIA...
Dopo che K ebbe emesso una risata furibonda, vidi Lucario, ormai sotto il controllo di quell'essere, dirigersi verso di me. Sentivo ancora il suo cuore vicino al mio, ma lui forse no. K gli ordinò di uccidermi e lui lo avrebbe fatto, perché non poteva più nulla su sé stesso.
Ma successe una cosa...
Anche se mi doveva uccidere, Lucario mi prese dolcemente per un braccio e aprì il suo Ferrartigli, con la sua mano mi chiuse dolcemente gli occhi e mi infilzò...
Adesso capivo perché Lucario non voleva combattere. Non aveva il coraggio di uccidere, ma soprattutto, la sua grande paura era quella di poter far del male, o peggio, uccidere il suo allenatore, il suo migliore amico.
  
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