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Autore: Arsenic    09/11/2013    0 recensioni
Non era una scoperta molto edificante, ma Hermione non lo poteva negare: era bello avere un nuovo obiettivo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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First Day of School Torno dopo mesi con un'altra traduzione, di cui potete trovare l'originale su LJ e sull'archivio personale dell'autrice. Non è una storia particolarmente lunga o con grandi momenti di pathos, ma mi ha sempre convinto il personaggio di Hermione e il fatto che potesse essere essere quasi un missing moment dei libri.

Buona lettura e alla prossima,

Luxlucis
 

First Day of School

 
 

Durante il suo primo anno a scuola nel mondo magico, Hermione aveva chiesto a Ron: “Cosa succede ai piccoli maghi che non vengono ammessi a Hogwarts?”

Ron si era accigliato. “Tutti vanno a Hogwarts, sciocca.”

Hermione a quel punto aveva alzato gli occhi al cielo. “Certo che no. Si dice proprio qui in Storia di Hogwarts che questa è una delle scuole magiche più selettive al mondo.”

“E io cosa vuoi che ne sappia.” Aveva risposto Ron scrollando le spalle “In una scuola babbana suppongo.”

Anche allora – soprattutto allora – Hermione si era resa conto che gran parte delle supposizioni di Ron non avevano né capo né coda.

 

***


Scoprì la risposta alla sua domanda durante il suo primo anno al Ministero, dopo la Battaglia Finale, quando aveva firmato il contratto quasi esclusivamente per sorvegliare Harry e Ron nel mentre del loro addestramento. Era diventata un’abitudine ormai e non vedeva il motivo per cui avrebbe dovuto lasciarla perdere. Erano sopravvissuti tutti, dopotutto.

Il Ministero, come poi aveva scoperto, teneva un registro di tutti i bambini nati sulle isole con una propensione per la magia. Per i Nati-babbani era facile: se non sviluppavano le loro capacità oltre un certo livello, uno abbastanza alto per poter ricevere la lettera di ammissione per Hogwarts, proseguivano semplicemente la loro educazione nelle scuole babbane, consapevoli di possedere qualcosa di particolare, ma allo stesso tempo convinti di essere fondamentalmente uguali agli altri, senza mai venire a conoscenza dell’esistenza della magia. Quel pensiero aveva scosso Hermione più di quanto lei stessa fosse disposta ad ammettere e ad indagare.

I ragazzini provenienti dalle famiglie magiche, tuttavia, non avevano una valida alternativa. Non c’erano molte scuole superiori magiche e per la maggior parte erano molto costose, sfruttando il desiderio delle famiglie di garantire un qualcosa per i figli, qualsiasi cosa. Quelli che non potevano permettersi i costi – la maggior parte – educavano i ragazzi a casa. Con i maschi era più facile: esistevano svariati ambiti in cui si potevano cimentare con un apprendistato, a seconda delle loro capacità.

Tuttavia il mondo magico era ancora molto tradizionalista in alcuni campi e alle ragazze servivano almeno il doppio della preparazione e dei risultati rispetti ai ragazzi per ottenere un qualsiasi lavoro da adulte. Hermione aveva compiuto una ricerca molto approfondita scoprendo che il Ministero, Hogwarts e praticamente tutti i maggiori organismi di impiego dell’Arcipelago Britannico magico davano lavoro a meno dell’un per cento di donne che non si erano diplomate a Hogwarts. Per quanto ne sapeva il resto lavorava in negozio oppure era sposata e stava a casa.

Non era una scoperta molto edificante, ma Hermione non lo poteva negare: era bello avere un nuovo obiettivo.

 

***


Hermione era convinta che trovare i fondi adeguati sarebbe stato un incubo, fino a quando George Weasley non l’aveva invitata fuori per quello che aveva tutta l’aria di essere un appuntamento. Negli aveva imparato che quando si trattava dei gemelli ogni cosa che aveva un’aria particolare era con ogni probabilità tutt’altro. Con la morte di Fred le cose erano un po’ cambiate, ma questo non placava i sospetti di Hermione. Inoltre c’era anche il fatto che lei e Ron erano di nuovo in una fase di pausa, e se anche George non aveva molte qualità da Gryffindor, non si poteva negare che fosse leale.

Hermione, dunque, era andata a cena con lui perché lo aveva chiesto gentilezza e non aveva nessun reale motivo per dire di no. Ad un certo punto della serata aveva detto, “Gin mi ha parlato.”

“Oh?” Hermione non era sicura su cosa dire. Ginny era stata l’ancora di salvezza di George dopo che Fred era morto. Immaginava che i due fratelli parlassero molto tra di loro.

“Soprattutto di come io e Fred eravamo poco adatti all’ambiente di Hogwarts. Di come la nostra istruzione sarebbe potuta essere diversa se ci fossero state altre alternative.”

Hermione cominciò a tagliare la sua carne, senza dire nulla. George stava pensando a qualcosa, avrebbe avuto pazienza e lo avrebbe lasciato arrivare al punto con calma. George alla fine disse, “Abbiamo guadagnato  molti soldi nell’ultimo periodo della guerra. Soldi che probabilmente non avremmo dovuto guadagnare.”

Hermione pensò a Bill e tenne la bocca chiusa. Alcune punizioni erano abbastanza tremende da non richiedere anche un predicozzo aggiuntivo. “Ho pensato – magari se ti dessi i soldi, potresti intitolare la scuola a Fred?

Oh be’, Ginny aveva davvero parlato. Hermione si accertò che le sue mani non stessero tremando mentre reggevano le posate. “Sono un sacco di soldi,” disse.

“Sapere quanta gente pagherebbe per una risata ti stupirebbe.”

Guardandolo Hermione pensò che, no, non si sarebbe per nulla stupita. Dopo qualche istante proclamò, “Credo che la Scuola Fred Weasley per Giovani Maghi e Streghe sarebbe un nome perfetto.”

“Certo, non troppo altisonante, o niente del genere,” disse George, sul punto di ridere. Hermione si chiese se sarebbe riuscita a fargli andar di traverso il boccone.


***


La ricerca del personale si era dimostrata molto più difficile. L’insegnare in una scuola britannica che non fosse Hogwarts non era considerato propriamente un’ottima scelta di carriera, nonostante fosse promossa da un’eroina di guerra. A Hermione, tuttavia, non dispiaceva agire fuori dagli schemi. Aveva trovato il suo professore di Erbologia in un bravissimo impiegato di Hogsmeade, che di Hogwarts aveva visto a malapena i cancelli. Luna, che non aveva mai dato gran credito all’opinione che gli altri avevano di lei, prese la cattedra di Cura delle Creature Magiche; Hermione, invece, si sarebbe occupata in prima persona di Incantesimi. Un Auror che non era più in grado di rientrare in servizio dopo essere stato ferito accettò di insegnare Difesa. Dopo un’attenta ricerca aveva assunto come insegnate di Babbanologia un Magono che non era stato diseredato dalla sua famiglia ma che aveva vissuto per alcuni anni nel mondo Babbano; un contatto di Minerva, invece, si era rivelato un’ottima soluzione per Trasfigurazione. Ginny le aveva trovato il professore di Pozioni contattando un mago che lavorava come ricercatore freelance per il negozio di scherzi. Astrologia non si era dimostrato molto difficile da coprire, dato che molti astrologi venivano scartati a favore dei veggenti. Hermione aveva anche deciso di togliere Divinazione dalle materie insegnate, negli anni aveva in parte cambiato idea sulla disciplina, ma credeva ancora che fosse completamente innata, e che lo studio non fosse di molta utilità. 

Aritmanzia, invece, era stata un incubo ed Hermione aveva quasi gettato la spugna quando una strega Nata-babbana dagli Stati Uniti, con un’istruzione che avrebbe potuto tener testa a qualsiasi diplomato di Hogwarts, le aveva scritto una lettera, chiedendo se poteva essere ammessa nello staff. Le sembrava un progetto moderno ed interessante, una cosa di cui le avrebbe fatto piacere far parte. Hermione aveva letto il suo curriculum e poi era andata appositamente negli Stati Uniti per invitarla ad unirsi a loro.
Per il posto di allenatore part-time di Quidditch, invece, si erano presentate un mucchio di persone. Alla fine, però, aveva scelto Cho, perché quando le aveva chiesto di persona di assumerla e le aveva chiesto il motivo, Cho aveva risposto, “Sei sempre stata grande nel rendere possibili cose importanti. Io – mi manca essere parte di qualcosa.” 

Hermione aveva poi aggiunto alcune materie al curriculum tradizionale e ne aveva modificate delle altre. Ad esempio aveva cambiato Babbanologia in Rapporti con i Babbani, Storia della Magia in Storia e Contemporaneità, aveva aggiunto Fondamenti di Latino e Etimologia e Linguistica Magica, così come alcuni corsi di arte e musica, credendo fermamente che fosse anche l’immaginazione a fare i grandi maghi e streghe.

Si era consultata con i suoi collaboratori per ripensare i programmi, che non erano mai stati cambiati in migliaia di anni: Hermione pensava che fosse un bene introdurre qualche cambiamento. Avevano rimescolato un po’ le carte, modificato gli orari, diviso i corsi in più moduli, ogni idea che era sembrata ragionevole era stata utilizzata. Dopotutto aveva deciso di fare un esperimento e tanto valeva essere…be’…sperimentali.

***


Il primo giorno di lezione tutti i bambini – meno due – che erano stati iscritti dai genitori si erano presentati, se non in orario, almeno molto vicini. Quasi venti alunni erano arrivati sulla soglia, uno o entrambi i genitori per mano, sperando di entrare. Hermione non se l’era aspettato, ma aveva dirottato senza molte difficoltà parte dello staff in suo aiuto per le procedure di iscrizione. Avrebbe dovuto assumere anche del personale amministrativo, ragionò, ma a quello avrebbe pensato in un secondo momento.

Il primo giorno era passato nel tentativo di convincere i ragazzini più piccoli a stare lontano da casa per tutto il giorno e di far abituare i più grandi ad essere educati formalmente. Il secondo giorno non era stato meno impegnativo, e neppure il terzo. Alla fine della settimana, dopo che

anche gli ultimi genitori erano venuti a riprendere i figli, mentre alcuni di loro si fermavano a parlare con gli insegnanti, a fare domande o semplicemente a ringraziarli, Hermione si rivolse agli altri e disse “Una birra?”

“Anche cinque,” suggerì l’insegnante di difesa.

Hermione rise “Allora offri tu.”

***


La seconda settimana, Hermione sentì per caso una delle mamme parlare con Ciaran, il suo professore di Pozioni. “Sarà la prima di noi a diplomarsi, lo sa?” stava dicendo “La prima in famiglia dopo tredici generazioni.”

Ciaran aveva mormorato qualcosa, ma Hermione non aveva avuto bisogno di sapere altro. Aveva già sentito abbastanza.

 
   
 
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